Il Blog del prof. Panizon

La crisi cammina. Qualcuno me la spiega?
venerdì, 25 Novembre 2011, ore 10:43
Scusate se adopero questo mio blog per me.
Cerco risposte; ho bisogno di capire. Cerco di capire, ma non ci riesco, se non per spiragli. E scrivere, anche per un blog, aiuta a capire.
La crisi cammina. Noi abbiamo bisogno disperato di soldi, tanto che li comperiamo, ovvero li compera il nostro Stato, a prezzi di usura, 7%. Questi soldi, che comperiamo a prezzi di usura, ci servono per pagare gli interessi del debito mostruoso che abbiamo accumulato. Chi lo ha accumulato? Tutti noi, certo; ma “per noi” lo ha accumulato, silenziosamente, senza chiedere niente a nessuno, il nostro Stato in tutti questi anni, dalla guerra in poi: lo ha accumulato la serie dei governi che si è succeduta, irresponsabili controllori dei cordoni della borsa. Irresponsabili di cui, forse colpevolmente, ci siamo fidati, e che, comunque, ci hanno condotto a un benessere, sia pure fittizio (un benessere “buono”, misurabile anche col crollo della “nostra” mortalità infantile, e con l’istruzione diffusa, oltre che con la nostra automobile e col nostro televisore, e col nostro riscaldamento e col nostro eccesso di peso).
Bene. Noi siamo stati forse i peggiori tra gli Stati spendaccioni, ma anche gli altri Stati, in questi anni, sono vissuti sul debito: anche loro hanno bisogno, continuamente, di rinnovare il loro debito e di pagare i loro interessi. Non ne possono fare a meno. Nemmeno la Germania. E chi è che presta i soldi a questi Stati spendaccioni? Un Capitalista Anonimo, un numero infinito di ignoti capitalisti anonimi che sarebbero i detentori della ricchezza mondiale. Ricchezza, quale ricchezza? La ricchezza non è fatta di cibo, che viene dal terreno di ogni Stato, di energia, che viene dal sottosuolo di ogni Stato, di bellezza, che è stata donata dal Signore oppure costruita dagli Artisti di ogni Nazione, di lavoro, un lavoro che tutti, o quasi, svolgono, in ogni Stato? No, è una ricchezza “astratta”, per forza, una ricchezza accumulata “per astrazione”, da chi guadagna, con le sue prestazioni, più di quanto, in realtà queste possano valere; è la ricchezza, per esempio, dei supermanager e dei possessori di azioni delle multinazionali, ma anche la ricchezza dovuta all’usura, dovuta proprio agli interessi del debito pubblico, o di tutti i debiti, alla “rendita”, ai BOT; e anche quella che arriva con i “bonus” (oltre che la ricchezza che tutti i politici, e gli amministratori di ogni livello - Stato, Regioni, Provincia, Comuni, Enti Pubblici - si auto-distribuiscono). Una ricchezza, in qualche modo, rubata. E allora, il nostro debito? Anche quello deve considerarsi “astratto”? illegittimo? Illegale?
C’è qualcosa che non mi torna; ma qualcosa, forse comincio a capire. E mi spaventa.
Il prossimo
lunedì, 14 Novembre 2011, ore 16:34
Esco poco. Vado da mio figlio, 150 metri da casa mia. Vado all’Ospedale, con mia moglie, Oculistica. Oppure vado all’Ospedale, per me, Emato-Onco. Ma ogni uscita, proprio perché rara e breve (veramente in Ospedale le attese sono lunghe), diventa sempre più intensa. Cammino lento, come posso, e dunque guardo ogni persona che incrocio, a lungo (di solito gli altri, invece, che cercano di non vedermi; forse hanno paura che voglia chiedere qualcosa), come per capirla. Capirla è troppo, ma in qualche modo intuire la sua storia, sentire, cosa ha dentro, dai vestiti, poveri, o troppo trasandati, o troppo curati, o “giusti”, o fuori posto; dalle gambe, stecchite, slanciate, o un po’ troppo grassottelle, dall’andatura, sicura, insicura, troppo controllata, o sgangherata; dalle pieghe della pelle, dai capelli ossigenati o bianchi, o naturali, lunghi, o a spazzola; dalla pancia troppo grande, dal sedere esagerato (che pance, ragazzi, che culi), o dagli occhi, dalle pieghe sotto gli occhi, o dagli angoli della bocca o da come parlano, tra loro, o al telefonino. Ciascun insieme ha una sua personalità, abbastanza ben definita: gli occhi si adattano alla bocca; gli occhi, la bocca e i capelli si adattano ai vestiti e i vestiti all’andatura. Tutti si assomigliano, ma nessuno si assomiglia. Tante vite. Tante vite, incredibili. E ognuno, a casa sua, ha la SUA storia; che si arriva a leggere, un poco, attraverso quello che si porta dietro. L’Ospedale mi presenta il teatrino della vita più ricco e vario (l’Ospedale... quanti vecchi, quanto costiamo alla Sanità?) e nell’attesa, qualche volta mi succede di parlare, e di ascoltare qualcuna di quelle storie (a volte, differente da quella che la mia osservazione superficiale mi vorrebbe raccontare) incredibile, inimmaginabile. Vite, dolori, pianti, debolezze. Anni, anni, anni, anni. La ricchezza della vita.
Piove, Governo ladro
lunedì, 7 Novembre 2011, ore 10:27
Piove da quattro, cinque giorni. Roma, un morto, poi Liguria, cinque morti, poi l’alta Toscana, i morti salgono a otto, poi l’Emilia, due quasi-morti sotto un ponte; senza contare i dispersi che non è tanto facile che siano ancora vivi. Mai successo, finora, almeno non nel mio ricordo; certo ho una memoria fragile, da vecchio, ma, altrettanto certo, tutti questi morti per la pioggia sono tanti, e basterebbe quell’uno di Roma.
Difficile non domandarsi se è proprio un caso; difficile non rispondersi che, messi insieme questi morti, questi torrenti di fango, questi tombini che non funzionano, queste auto trascinate via dallo tsunami che viene dal cielo, e messi assieme agli altri morti, alle altre frane, agli altri torrenti di fango, ai paesi che scendono a valle, alle corse della Protezione Civile su e giù per la Penisola che hanno movimentato quest’annata che si avvia alla conclusione, non possiamo non finir convinti che c’è una relazione, forte, col saccheggio incontrollato del territorio che si è verificato in questi anni. Un pensiero banale, c’è perfino in giro un ricorso contro lo Stato. Mi è successo altre volte di scrivere, per altri motivi, di un Paese Sgovernato. Non tanto dal Potere Centrale (forse, magari un po’ troppo “genericamente benevolo” nei riguardi di quello che non è esattamente il BENE COMUNE, magari un po’ troppo “disattento” e corrivo nei riguardi di chi “si arrangia”), quanto dai poteri diffusi, le Regioni che hanno rosicchiato l’Italia, svenduto lo svendibile, corrotto i cittadini e le Istituzioni; o i Comuni che hanno regalato, o venduto sottobanco licenze di costruzione, o semplicemente lasciato fare, centinaia di migliaia di case senza licenza, fantasmi coi piedi affondati nella terra. Mi faccio un po’ fastidio, con questa mia specie di moralismo “indignado”; ma non è da oggi, che mi faccio fastidio e che mi arrovello, dentro, per l’oltraggio al territorio, alla bellezza, alla campagna, alla montagna, alle coste, alla città.
Adesso c’è la crisi. Forse per fortuna che c’è. Forse per fortuna che non ci vogliono fare più credito. Forse per fortuna che ci accorgiamo che tutti, in questi decenni, in questi ultimi decenni, abbiamo inseguito i nostri interessi, o anche soltanto i “fatti nostri”; fiduciosi, in qualche modo, che altri (chi di dovere?) avessero il compito, l’impegno, il dovere (appunto) di preservare il BENE COMUNE, a dispetto dei singoli. Invece, siamo noi che dobbiamo sentire, e fare, giorno per giorno, il piacere di “comportarci bene”. Di non buttare alle ortiche il mondo dei nostri figli. Di ritornare a essere (?) protagonisti di quel CAMBIAMENTO che predichiamo, o attendiamo, o che ci viene sempre promesso.
Provvedendo, quotidianamente, alla raccolta differenziata della “mondezza” di casa mia, mi accorgo dell’impegno, invisibile, in realtà, e disertato proprio perché invisibile, che occorre per separare, per esempio, la carta dalla plastica (fanno adesso delle confezioni meravigliose, con carta e plastica incorporate l’una nell’altra, in maniera quasi indissolubile). Ma perché, come mai, la raccolta differenziata non viene fatta, nel 100% dei Comuni, dal 100% dei cittadini? "Monàde", direbbero a Trieste. Ma intanto i pesci, i delfini, le balene, il fondo dei mari, sono soffocati dalla plastica. E cosa dire di quegli altri, dei più ricchi, di quelli che mettono il gruzzolo “in più” all’estero, e intanto rubano tutto quello che possono, Scuola, Sanità, Territorio, Paesaggio, Solidarietà; e anche di quegli altri, i “normali”, quelli come noi, che, comunque, per principio, evadono le tasse, e rubano, eguale. Ma perché? Come mai? Come si fa? Certo... è perché LI LASCIANO FARE.
Sto andando troppo sul banale, e troppo per le lunghe; la cosa sarebbe più semplice, da dire e da fare; ognuno dovrebbe, semplicemente FARE IL SUO DOVERE. Che dopo un po’ diventerebbe anche un piacere. Perché ciascuno che fa il suo dovere, con piacere, è un felice esempio per gli altri. Così come accade, come sta accadendo, al contrario, ora, che chi non lo fa, il suo dovere, è un infelice e contagioso esempio per tutti quelli che incontra. Così, non aspettiamo che il proprio dovere lo facciano tutti. Ciascuno può farlo, intanto, per sé. Lo farebbe sentir bene, che è la cosa che conta. E poi, il PIÙ, la seconda casa, la barca d’alto mare, il SUV, sono diventati, anche loro, banali.
Sì, sono insopportabile. E intanto piove. GOVERNO LADRO.