lunedì, 7 Novembre 2011, ore 10:27
Piove da quattro, cinque giorni. Roma, un morto, poi Liguria, cinque morti, poi l’alta Toscana, i morti salgono a otto, poi l’Emilia, due quasi-morti sotto un ponte; senza contare i dispersi che non è tanto facile che siano ancora vivi. Mai successo, finora, almeno non nel mio ricordo; certo ho una memoria fragile, da vecchio, ma, altrettanto certo, tutti questi morti per la pioggia sono tanti, e basterebbe quell’uno di Roma.
Difficile non domandarsi se è proprio un caso; difficile non rispondersi che, messi insieme questi morti, questi torrenti di fango, questi tombini che non funzionano, queste auto trascinate via dallo tsunami che viene dal cielo, e messi assieme agli altri morti, alle altre frane, agli altri torrenti di fango, ai paesi che scendono a valle, alle corse della Protezione Civile su e giù per la Penisola che hanno movimentato quest’annata che si avvia alla conclusione, non possiamo non finir convinti che c’è una relazione, forte, col saccheggio incontrollato del territorio che si è verificato in questi anni. Un pensiero banale, c’è perfino in giro un ricorso contro lo Stato. Mi è successo altre volte di scrivere, per altri motivi, di un Paese Sgovernato. Non tanto dal Potere Centrale (forse, magari un po’ troppo “genericamente benevolo” nei riguardi di quello che non è esattamente il BENE COMUNE, magari un po’ troppo “disattento” e corrivo nei riguardi di chi “si arrangia”), quanto dai poteri diffusi, le Regioni che hanno rosicchiato l’Italia, svenduto lo svendibile, corrotto i cittadini e le Istituzioni; o i Comuni che hanno regalato, o venduto sottobanco licenze di costruzione, o semplicemente lasciato fare, centinaia di migliaia di case senza licenza, fantasmi coi piedi affondati nella terra. Mi faccio un po’ fastidio, con questa mia specie di moralismo “indignado”; ma non è da oggi, che mi faccio fastidio e che mi arrovello, dentro, per l’oltraggio al territorio, alla bellezza, alla campagna, alla montagna, alle coste, alla città.
Adesso c’è la crisi. Forse per fortuna che c’è. Forse per fortuna che non ci vogliono fare più credito. Forse per fortuna che ci accorgiamo che tutti, in questi decenni, in questi ultimi decenni, abbiamo inseguito i nostri interessi, o anche soltanto i “fatti nostri”; fiduciosi, in qualche modo, che altri (chi di dovere?) avessero il compito, l’impegno, il dovere (appunto) di preservare il BENE COMUNE, a dispetto dei singoli. Invece, siamo noi che dobbiamo sentire, e fare, giorno per giorno, il piacere di “comportarci bene”. Di non buttare alle ortiche il mondo dei nostri figli. Di ritornare a essere (?) protagonisti di quel CAMBIAMENTO che predichiamo, o attendiamo, o che ci viene sempre promesso.
Provvedendo, quotidianamente, alla raccolta differenziata della “mondezza” di casa mia, mi accorgo dell’impegno, invisibile, in realtà, e disertato proprio perché invisibile, che occorre per separare, per esempio, la carta dalla plastica (fanno adesso delle confezioni meravigliose, con carta e plastica incorporate l’una nell’altra, in maniera quasi indissolubile). Ma perché, come mai, la raccolta differenziata non viene fatta, nel 100% dei Comuni, dal 100% dei cittadini? "Monàde", direbbero a Trieste. Ma intanto i pesci, i delfini, le balene, il fondo dei mari, sono soffocati dalla plastica. E cosa dire di quegli altri, dei più ricchi, di quelli che mettono il gruzzolo “in più” all’estero, e intanto rubano tutto quello che possono, Scuola, Sanità, Territorio, Paesaggio, Solidarietà; e anche di quegli altri, i “normali”, quelli come noi, che, comunque, per principio, evadono le tasse, e rubano, eguale. Ma perché? Come mai? Come si fa? Certo... è perché LI LASCIANO FARE.
Sto andando troppo sul banale, e troppo per le lunghe; la cosa sarebbe più semplice, da dire e da fare; ognuno dovrebbe, semplicemente FARE IL SUO DOVERE. Che dopo un po’ diventerebbe anche un piacere. Perché ciascuno che fa il suo dovere, con piacere, è un felice esempio per gli altri. Così come accade, come sta accadendo, al contrario, ora, che chi non lo fa, il suo dovere, è un infelice e contagioso esempio per tutti quelli che incontra. Così, non aspettiamo che il proprio dovere lo facciano tutti. Ciascuno può farlo, intanto, per sé. Lo farebbe sentir bene, che è la cosa che conta. E poi, il PIÙ, la seconda casa, la barca d’alto mare, il SUV, sono diventati, anche loro, banali.
Sì, sono insopportabile. E intanto piove. GOVERNO LADRO.