venerdì, 9 Dicembre 2011, ore 10:35
Ho pensato, pensato, pensato. Non per scrivere qualcosa, questo mio blog, che viva o che muoia non fa male né bene a nessuno; non è per lui che ho questa coazione a pensare. È proprio per capire. E mi è sembrato di capire quello che segue. Che è solo una parte di quello che si dovrebbe capire, ma da qualche parte bisogna ben cominciare. Se qualcuno mi aiuta, mi contraddice, mi corregge, grazie.
La CRESCITA. Una parola d’ordine sulla quale tutti, anche le sinistre più di sinistra sono d’accordo. La CRESCITA come imperativo categorico. Un imperativo materialmente impossibile, perché una crescita percentuale annua obbligatoria porta alla verticalizzazione dello sviluppo, una verticalizzazione materialmente insostenibile. Ma non importa, ci penseranno gli altri, quelli che verranno. Per intanto, la CRESCITA.
La crescita vuol dire: PRODURRE (e guadagnare) più DI QUELLO CHE SERVE. Produrlo per esportarlo. A chi? Non importa, ma in sostanza ad altri Paesi che devono CRESCERE anche loro, e produrre DI PIÙ, anche loro (sì, ci sono anche i Paesi poveri, ma quelli sono poveri, comperano solo armi, e meglio, semmai, mandar loro gli scarti, tanto bisogna fare lo sconto). Comunque, bisogna PRODURRE; ma anche, per buona sicurezza e per sostenere comunque la CRESCITA (messa in crisi dalla concorrenza) è doveroso consumare l’eccedenza: aumentare i consumi per sostenere la produzione.
Ma chi paga? Non importa, si fa il debito. Con chi? Con chi ha i soldi, e che, con gli interessi del debito, farà ancora altri soldi, e LI METTERÀ NEL SUO SALVADANAIO. Così la macchina della produzione tira, noi consumiamo finché possiamo, il salvadanaio si riempie; poi, quando non c’è più spazio sulle strade per le automobili e nel mare per le barche da diporto e negli armadi per i soprabiti, e nella pancia per i liofilizzati, e nel cervello per la pubblicità, dovremo pure fermarci. Ma allora il SALVADANAIO piangerà e chiederà di essere alimentato, di continuare a imbottirsi degli interessi, o almeno, del CAPITALE di ritorno. E ci toccherà continuare a produrre e a consumare più di quello che serve, ingrassando, ingrassando, ingrassando, per non far piangere quell’enorme salvadanaio (che contiene ormai, a seconda delle stime, un monte di soldi, da 6 a 8 volte la somma dei PIL di tutti i Paesi del Mondo) e per non farlo diventare vendicativo. Oppure faremo altri debiti per pagargli finalmente gli interessi, che stia buono.