giovedì, 23 Febbraio 2012, ore 09:42
Avrei ancora qualcosa da dire sulla crisi, un pensiero molesto. Molesto, ma forse pertinente; e sarei felice se qualcuno lo controbattesse. Affabulazioni di un vecchio chiuso in casa.
Dunque, il progresso ha dato ricchezza; pochi dubbi, nessun paragone possibile, anche adesso, nella crisi, con l’ondata della recessione, del precariato e della disoccupazione, con la povertà di prima della guerra, la “civiltà contadina” e la grande emigrazione; e di dopo la guerra, con la migrazione interna, la valigia di cartone e, a seguire, il “miracolo economico”. Si dice che la nostra, di oggi, è una falsa ricchezza, ottenuta col debito. Vero; certo. Il Paese si è indebitato fuori misura. Ma tutti i Paesi sono indebitati, a cominciare dai più ricchi, potenti e avanzati, Stati Uniti e Giappone compresi; ma anche la grande Germania. Tutti, meno la Cina, capitalista di stato, che ha pure lei migliorato le condizioni di vita dei suoi cittadini, ma molto molto meno di noi. E allora, con chi è che siamo indebitati? E’ ovvio, con quel mostro dalle sette teste, con quella piovra gigante anonima e nascosta, che è il Capitale. Sempre quello di Marx, ma infinitamente cresciuto, al di là del confini della fabbrica, al di là dei confini dei Paesi. Cioè con quelle multinazionali, nomen omen, dietro le quali, dentro le quali, ci stanno persone, persone che guadagnano molte volte, troppe volte, troppissime volte più di quanto possono spendere e che quindi non possono fare altro che investire. Investire per cosa? per guadagnare ancora di più. E per farsene cosa, del danaro guadagnato? E' ovvio, per investirlo. E investirlo come? Sempre allo stesso modo: prestando. Prestando ai poveri Stati, prestando ai poveri cittadini di quei poveri Stati. E rubando a piene mani risorse ai Paesi poverissimi, ai cittadini dei poverissimi Paesi sottosviluppati: l’Africa, la mia Africa.
Allora, forse è giusto, come fino a qualche settimana fa pensavo anch’io, forse è giusto che i debiti, tutti i debiti, siano pagati. Ma QUESTI debiti? Fatti da una piccola parte dell’umanità sul groppone di tutto il resto dell’umanità, e destinati a un accumulo senza fine, che genererà altra ricchezza, per loro, i ricchissimi, e altra dipendenza per gli altri, i normali, i dipendenti, i precari; e a spese di un pianeta sempre più spogliato, sempre più inquinato, sempre più messo a rischio?
Io credo, adesso, che sarebbe giusto pensarci su. E poi, dopo ben pensato, non so proprio cosa si potrebbe fare. Ma la forza del Pensiero non va sottovalutata.