Rivista di formazione e di aggiornamento professionale del pediatra e del medico di base,
realizzata in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri
Caro prof Panizon
la solitidine sociale ci circonda.
Le autostrade elettroniche: cellulari, internet, satelliti hanno cambiato il nostro modo di comunicare e forse di capire ed osservare gli altri.
Confrontarsi con il mondo da prospettive inusuali come la strada e la sala d'aspetto di un Ospedale, ascoltare chi ti siede accanto e ti racconta il suo cammino, la sua storia, è un ottimo esercizio per incontrare il prossimo e la vera ricchezza della vita.
Grazie per aver condiviso con noi le sue belle riflessioni.
Mariarita Cajani
ACP
mercoledì, 23 Novembre 2011, ore 18:51
...confronti tra vissuti inconfrontabili
Cara Mariarita
Non so bene cosa abbia cambiato il rapporto tra noi e il prossimo nostro. Io penso sia stata, per gli ultimi 50 anni, la città; penso che nel paese, o nella cittadina di 10.000 abitanti, il rapporto tra due persone che si incontrano, che si conoscano e che non si conoscano, non sia tanto diverso da quello di una volta, di quando io ero ragazzo, settanta, ottanta anni fa (quando ho vissuto a Fiume, la città aveva 12.000 abitanti, e quando sono venuto a Padova, Padova ne faceva 60.000, e quando sono sceso a Terni, eravamo sui 20.000). Molto, molto prima, d’altronde, diciamo più di 100 anni fa, i nuclei abitati erano assai piccoli, spesso poche decine di persone, spesso devastati da inimicizie familiari o personali. Non credo si possano fare, davvero, confronti “storici” tra vissuti inconfrontabili.
Credo comunque, che dobbiamo essere NOI a sentirci (a volerci sentire) in comunicazione con gli altri; gli altri nell’insieme, e gli altri uno-per-uno. E quanto agli effetti della comunicazione elettronica, non so. So però che ogni giorno apro il computer a vedere se c’è qualche messaggio per me. E il tuo? Non è un messaggio “vero”? E perché gli altri no?
Franco Panizon
Professore Emerito, Dipartimento di Scienze della Riproduzione e dello Sviluppo, Università di Trieste
la solitidine sociale ci circonda.
Le autostrade elettroniche: cellulari, internet, satelliti hanno cambiato il nostro modo di comunicare e forse di capire ed osservare gli altri.
Confrontarsi con il mondo da prospettive inusuali come la strada e la sala d'aspetto di un Ospedale, ascoltare chi ti siede accanto e ti racconta il suo cammino, la sua storia, è un ottimo esercizio per incontrare il prossimo e la vera ricchezza della vita.
Grazie per aver condiviso con noi le sue belle riflessioni.
Mariarita Cajani
Non so bene cosa abbia cambiato il rapporto tra noi e il prossimo nostro. Io penso sia stata, per gli ultimi 50 anni, la città; penso che nel paese, o nella cittadina di 10.000 abitanti, il rapporto tra due persone che si incontrano, che si conoscano e che non si conoscano, non sia tanto diverso da quello di una volta, di quando io ero ragazzo, settanta, ottanta anni fa (quando ho vissuto a Fiume, la città aveva 12.000 abitanti, e quando sono venuto a Padova, Padova ne faceva 60.000, e quando sono sceso a Terni, eravamo sui 20.000). Molto, molto prima, d’altronde, diciamo più di 100 anni fa, i nuclei abitati erano assai piccoli, spesso poche decine di persone, spesso devastati da inimicizie familiari o personali. Non credo si possano fare, davvero, confronti “storici” tra vissuti inconfrontabili.
Credo comunque, che dobbiamo essere NOI a sentirci (a volerci sentire) in comunicazione con gli altri; gli altri nell’insieme, e gli altri uno-per-uno. E quanto agli effetti della comunicazione elettronica, non so. So però che ogni giorno apro il computer a vedere se c’è qualche messaggio per me. E il tuo? Non è un messaggio “vero”? E perché gli altri no?