Il Blog del prof. Panizon

La crisi cammina. Qualcuno me la spiega?
  • meno male che non la avevi capita
    caro Franco
    Meno male che chiedi spiegazioni! Perché le tue, di spiegazioni, mi sembrano più chiare di quelle di molti politici ed economisti. Solo aggiungerei che oltre alle indebite redistribuzioni di denaro per opera dei meccanismi cancerosi della finanza, qualcosa abbiamo rubato anche noi, noi paesi ricchi, finché abbiamo potuto sfruttare il lavoro a buon mercato dei paesi più poveri. Ma questo tu lo sai molto meglio di me. Fa paura, sì ... ma qualcosa forse si può fare ... semplicemnte prendere una direzione diversa, che oserei definire un po' da "partito dei lavoratori".
    Basterebbe forse comionciare con il fare ogni legge e programma che sposti le tasse dal lavoro, dall'economia reale verso la finanza, la speculazione, il capitale non investito. Cetamente, portare il bilancio in pari eviterà di farci morire di usura, ma questo nulla conterà se non sapremo ridare al lavoro il suo valore reale. Credo che se volessimo veramente farlo, liberi da pressioni e interessi forti, il nostro paese avrebbe ancora grandi risorse da spendere contro questa crisi.
    Non so se è proprio così, ma forse è bene che anche noi ignoranti di economia e finanza ne parliamo un po'.
    AT
    Alberto Tommasini
    allievi del prof
    domenica, 27 Novembre 2011, ore 10:29

  • Si, caro Alberto
    Si, caro Alberto.
    Questo potrebbe essere uno dei modi; ma qualcuno potrebbe dire, forse non a torto, che quel provvedimento (classificabile come “di sinistra”) di tassare (anche solo un po’) la rendita potrebbe ostacolare la crescita. In sostanza, se penalizzi le rendite, l’iniziativa (nuove Imprese, nuovi progetti) si potrebbe fare più debole, più flebile: è questa l’idea che sostiene l’etica dell’OGGI (il danaro è la spinta per ogni cosa).
    Ma potrebbe essere anche un modo per trovare quell’equilibrio che ci manca: da una parte, 1, scommettere sull’idea che la crescita (io direi il progresso, non necessariamente accompagnato da un troppo consistente aumento del PIL) possa essere spinta anche soltanto dal bisogno del nuovo, del meglio, della conoscenza, dell’utile, della ricerca del famoso BENE COMUNE (un Bisogno, io penso, intrinseco all’Uomo); dall’altra parte, 2, dover tener bene in testa “l’ Uomo come fine”; cioè il dovere (umano, di tutti) di mantenere viva l’ attenzione ( dei Governi , delle Imprese, dei Singoli) proprio all’UOMO, non necessariamente a chi innova, a chi intraprende, ma anche solo a chi lavora, a chi produce, a chi anche soltanto esiste, che va protetto (ma non troppo, io penso, perché l’eccesso di protezione non fa bene a nessuno), e che comunque non va sedotto (per incrementare i consumi). Di conseguenza, dietro l’angolo, l’ipotesi, 3, di tollerare una morbida decrescita.
    Da un’altra parte ancora, come effetto della convergenza tra le due spinte, quella di sfavorire (un po’) le rendite e quella di proteggere (un po’) i lavoratori e i senzalavoro, vedrei la necessità (e l’utilità), 4, di un impegno (redditizio) degli Stati (ma anche delle Imprese, e anche dei Singoli) per la protezione dell’ambiente (grande lavoro da fare in casa nostra) e per la riduzione delle diseguaglianze (apertura personale e delle Imprese alla esportazione/emigrazione di persone e di know-how verso i Paesi Poveri, senza tentazioni antropofagiche).
    Ecco, stiamo facendo, tra noi due, un piccolo Governo Monti clandestino per lo sviluppo dell’UTOPIA. La verità di fondo è che QUI, in queste cose, in questi discorsi, in questi desideri, in queste disponibilità dello spirito, si vede cosa vuol dire sinistra e cosa vuol dire destra. E che Marx non è morto (e nemmeno il buon Dio).
    Franco Panizon
    Professore Emerito, Dipartimento di Scienze della Riproduzione e dello Sviluppo, Università di Trieste
    mercoledì, 30 Novembre 2011, ore 15:38