IL FUTURO DELLA PEDIATRIA IN ITALIA

Il contributo del dott. Giovanni Meneghetti
luned�, 1 Gennaio 2007, ore 12:00
Gennaio 2007
Concordo con l’editoriale di Panizon e Marchetti sul tema “Quale pediatra per quale pediatria” (Medico e Bambino 2006;25:483). Credo che, dall’esperienza personale nei due ambiti, sia giunto il momento in cui pediatri ospedalieri e territoriali lavorino in collaborazione, e cessino le rivalità o le superiorità che ancora si vedono. In realtà l’interesse per la buona salute del bambino dovrebbe eliminare ogni scontro, che ancora c’è talvolta per una insofferenza di certi dirigenti di Reparto o per la supponenza di certi PLS. Io penso che un mio paziente, se ricoverato, debba essere seguito anche da me, che possa andare a vederlo senza sentirmi addosso gli occhi di altri che sembrano dire: cosa sei venuto a fare? Inoltre tante cose che si fanno in ospedale potrebbero essere svolte sul territorio, e una organizzazione adeguatamente riconosciuta anche economicamente porterebbe a una diminuzione di accessi in Pronto Soccorso. Per quanto riguarda la formazione, perché le Università, dedite per loro istituzione all’insegnamento, non aprono, con turni regolamentati, gli ambulatori specialistici vari in modo che i pediatri di famiglia, che desiderano, possano frequentare alcune ore tali ambulatori, per vedere, confrontare, discutere sul campo con altri colleghi esperti le varie patologie?

Giovanni Meneghetti
Pediatra Bassano del Grappa (Vicenza)
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