IL FUTURO DELLA PEDIATRIA IN ITALIA

Cercando un senso: il futuro della Pediatria in Italia.
sabato, 1 Luglio 2006, ore 12:00
È questo il tema centrale di una lunga riflessione che ha portato e sta portando i pediatri italiani a interrogarsi sul futuro della propria professione. Medico e Bambino, rivista di formazione e di aggiornamento professionale del pediatra di famiglia e ospedaliero, pubblica sul numero di aprile 2007 un FOCUS su questo argomento. La pediatria italiana è forse la più ipertrofica del mondo. 14.000 pediatri, 7000 pediatri di famiglia, 5000 ospedalieri in 500 UO, 1000 nei reparti universitari, 500 pediatri di comunità, per 8 milioni di bambini (in Germania ci sono 6700 pediatri in tutto per 12.000.000 bambini; in Gran Bretagna ci sono 2000 pediatri ospedalieri per 9 milioni di bambini). Calcolando il numero delle borse di studio per specializzandi e il numero dei pediatri che andranno in pensione nei prossimi anni, si prevede un aumento fino a 15.000 unità da oggi al 2015, e da quella data in poi una diminuzione, fino a 11.500 nel 2025. Anche per i bambini è previsto un calo (proporzionalmente inferiore a quello dei pediatri): 7 milioni nel 2025 (-12% da oggi; ma -29% nella fascia 0-6 anni).
“Il Forum di Pisa (2006)” – si legge nel FOCUS – “un’iniziativa molto importante del Presidente e del Consiglio Direttivo della SIP- punto di partenza della discussione – “era finito peraltro con una conclusione unanime, ma discutibile: i pediatri italiani, a partire dal 2015, cominceranno a calare di numero: aumentiamo il numero dei posti nelle scuole di specialità”.
Se al calo dei bambini da assistere si aggiunge un calo prevedibile dei loro bisogni reali, il relativo squilibrio temuto per il 2025 non appare in realtà straordinario. Al calo dei bisogni reali fa tuttavia da contrappeso un aumento dei bisogni percepiti. Eccessivo ricorso all’ospedale e ai pronto soccorso per ricoveri impropri e per codici bianchi (5.000.000/anno).
“Problemi complessi certamente, ma che difficilmente si potranno affrontare aumentando il numero dei pediatri. L’Italia, in effetti, ha un problema in più rispetto al resto del mondo ricco: il numero dei pediatri, il numero degli ospedali e il numero dei ricoveri per bambino, che sono i più alti del mondo. Questo ha creato un modello che sembra fatto apposta per l’Italia, e che non funziona, nel suo insieme, neanche tanto male, ma che forse comincia a mostrare la corda, non tanto a livello di spesa (la pediatria costa comunque poco) o di soddisfazione dei pazienti (che si dichiarano mediamente contenti o molto contenti del servizio), ma di soddisfazione dei pediatri e di organizzazione delle cure”. Il FOCUS tende a concludere in favore dell’ipotesi del meglio con meno; è un’ipotesi apparentemente praticabile senza troppa fatica, ma con alcuni cambiamenti gestionali, che da alcuni anni vengono invocati.
Le proposte comportano: a) una più chiara divisione dei ruoli (le cure primarie) tra ospedali di rete e pediatri di famiglia; b) una migliore e più franca alleanza e sinergia tra le due entità assistenziali; c) una incentivazione della Pediatria di gruppo per la pediatria di famiglia con continuità assistenziale dalle 8 alle 20 e per 365 giorni all’anno e dell’Osservazione breve per l’Ospedale; d) un ridimensionamento (rivolto non tanto al risparmio quanto alla migliore efficienza) della rete ospedaliera.
Questo riassetto va inteso come una “nuova alleanza”, in uno spirito di servizio, alla ricerca di una sinergia di risorse tra ospedale e componente territoriale del distretto, di un linguaggio, di finalità e di comportamenti condivisi, in una fattibile e motivante partecipazione ai processi innovativi che attendono la pediatria italiana dei prossimi anni.

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