Medico e Bambino - Tutti i commenti
< 2009 >
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Editoriali Gennaio 2009
Le sfide della pediatria italiana per il 2009 disponibile
F. Marchetti
Pediatria per l'ospedale Febbraio 2009
Neurofibromatosi tipo I (parte prima) disponibile
G. Bartolozzi
Farmacoriflessioni Febbraio 2009
La pillola del giorno dopo ovvero il “piano B” della contraccezione disponibile
E. Barbero, L. Bello, F. Olivero, L. Maglitto, L. Minioni, Maria Rosa Giolito, R. Sandrini, A. Guala
Editoriali Novembre 2008
Dalla parte della casta disponibile
F. Panizon
Contributi Originali - Ricerca Aprile 2009
Allattamento al seno: quale calo ponderale attendersi? disponibile
A. Volta, C. Capuano, E. Ferraroni, D. Novelli
Editoriali Giugno 2009
Immigrazione irregolare: accogliere, integrare o respingere disponibile
G. Tamburlini
Lettere Novembre 2009
L'influenza suina disponibile
Editoriali, Gennaio 2009
Le sfide
Caro MeB,

così non funziona. Ho letto e apprezzato l’editoriale a firma di Marchetti. Condivisibile, sì... ma non funziona. “La situazione è disperata ma non è seria” (come diceva il protagonista di un vecchio film di B. Wilder): la situazione della PdF potrebbe essere questa, e perché no, anche per parte della pediatria in generale.
Marchetti ha indicato quali opportunità ci potrebbero essere per la pediatria delle Cure Primarie. Tutto bello e tutto già letto da anni. Cambiano gli interpreti politici, cambiano le sigle (oggi dovrebbero chiamarsi UTAP), ma le risorse economiche per queste novità non ci sono. Spero che qualcuno mi sconfessi e mi dica che le strutture saranno inaugurate a breve e che ci sia anche la disponibilità del personale paramedico.
Piangiamo pure per gli irrisori stipendi dei pediatri ospedalieri, ben sapendo che il Pdf guadagna un 30% in meno del collega assunto a tempo indeterminato (i dati li ho letti dal “Sole 24h” del 2008).
Contratti che continuano a confermare un’idea di pediatria di famiglia che poteva funzionare trenta anni fa ma che ora non rispecchiano la nuova realtà sociale e che oggi non favoriscono certamente un'adeguata tutela all’infanzia. Contratti “bulgari” dove non si deve riconoscere nessuna sostanziale diversità tra le possibili diverse forme di assistenza che si possono attuare.
Difficoltà nell’aggiornamento e nella formazione. Sia da parte dei Pdf come per tutti i pediatri (di famiglia, ospedalieri, di comunità -se ancora esistono :-) -). Ma dove sono le risorse per l’aggiornamento….e (maliziosamente, scusate) dove sono i vantaggi per chi si aggiorna?
Ricerca di gruppo? Magari, ma gli ostacoli da superare e il prezzo da pagare alla fine ti fanno rinunciare anche se ti senti un missionario. E spero proprio che il pediatra senta la sua mission ma non si senta un missionario. Almeno, io non lo sono.
L’evoluzione insegna che al cambiare delle condizioni ambientali anche l’organismo cambia (i geni non sono marmorei, ma molto agili). La mancanza di adattamento favorisce la morte e l’estinzione della specie. Poco male, l’habitat verrà popolato da una nuova specie senz’altro con maggiori risorse e più agile.
Parlare di quello che si dovrebbe e potrebbe fare (le sfide) senza permetterne le condizioni è un esercizio di frustrazione.
Scusate tutti, oggi mi sono alzato di malumore e ho scritto di getto. Un saluto a tutti.





Costantino Panza
costpan@tin.it
pdf
lunedì 02/02/2009 17:51
Pediatria per l'ospedale, Febbraio 2009
Re: Neurofibromatosi tipo I

Gentile dott.ssa Iacona Caruso,

sono lieto che abbia compreso quanto ho scritto nel commento alla pubblicazione sulla neurofibromatosi tipo 1. Anche per il caso di cui Lei parla non comunicherei ai genitori il suo sospetto, anche perché non esiste un elemento diagnostico sicuro e poi perché, anche con la diagnosi, in mano non abbiamo nessun tipo di cura.
Tuttavia, per difendere la sua professionalità, deve descrivere sulla cartellina del bambino, in mano ai genitori, o sul suo computer, le macchie caffè e latte che Lei ha notato, in modo tale da ricordare, ogni volta che visiterà il bambino, di controllarne le caratteristiche. Anche la visita da parte di un oculista pediatra per il riscontro dei noduli di Lisch non è da eseguire prima degli 8-9 anni. Per quanto riguarda gli esami radiografici, di sicuro essi sono spesso in grado di confermare un sospetto, ma richiedono una preparazione specifica da parte del radiologo, molto difficile, secondo la mia esperienza, da riscontrare. Quindi anche per questa parte aspetterei che il bambino abbia un’età più avanzata; nel frattempo Lei, durante l’esame obiettivo, controlli ogni volta eventuali modificazioni a carico della colonna vertebrale (scoliosi) e degli arti: nel caso si rilevasse qualche modificazione, prima di avviare il bambino al radiologo, per un aspetto specifico (e quindi non per il problema generale, ma per quello locale), cerchi di avvicinarlo, per conoscere la sua competenza per il problema del quale stiamo trattando.
Tuttavia nel caso in cui avesse a che fare con un caso che già presentasse, oltre alle macchie caffè e latte, dei neurofibromi,
non esiterei ad avviarlo subito a un dermatologo pediatra, esternando dolcemente il sospetto diagnostico ai genitori.



Giorgio Bartolozzi
bartolozzi@unifi.it
Membro della Commissione Nazionale Vaccini
venerdì 24/04/2009 11:19
Pediatria per l'ospedale, Febbraio 2009
Neurofibromatosi tipo I
Interessante l'introduzione dell'articolo. Coglie nel segno le difficoltà del pediatra di base che, di fronte ad alcuni sintomi, deve muoversi con cautela per non allarmare i genitori.
Ho un paziente di 2 anni (con nonno siriano) che manifesta ampie macchie caffè latte superiori a sei, bassa statura, al 10° percentile, alla nascita al 50°, macrocefalia con bozze frontali prominenti. Visita oculistica negativa.
Capacità intellettiva alta: parla correntemente, riconosce le lettere dell'alfabeto, ripete le favole. Come procedere?
Come posso giustificare una radiografia senza turbare la serenità del nucleo familiare?




Elena Iacona Caruso
elena.ped@tiscali.it
Pediatra di base
mercoledì 11/03/2009 18:14
Farmacoriflessioni, Febbraio 2009
Pillola del giorno dopo: abortiva?
Cari colleghi
È vero, come afferma il dott. Castelli, che l'inizio della gravidanza non è più fatto coincidere con l'inizio della vita del figlio. Questa modificazione della terminologia si è resa opportuna per il diffondersi delle pratiche di fecondazione assistita: l'embrione in provetta esiste, ma la donna non può essere definita "in gravidanza" prima che sia impiantato in utero.
Ciò non sposta però i termini del problema etico: la contrarietà alle pratiche abortive non deriva dal fatto che interrompono la gravidanza, ma dal fatto che, interrompendo la gravidanza, interrompono la vita del figlio. E con la pillola del giorno dopo la vita del figlio viene interrotta, che noi usiamo o no la parola "aborto".
Di fronte a questa evidenza possiamo accettare di non pensarla allo stesso modo, ma non dobbiamo nasconderci dietro le parole: nessuno può onestamente negare che in quella tuba (o in quella provetta) sia già in corso l'esistenza di un essere umano.
Le due posizioni che si confrontano sono invece:
1) quella di attribuire un valore in sé a ogni essere umano;
2) quella di far dipendere il valore di un essere umano dal raggiungimento di determinate prerogative.
Ne derivano due differenti antropologie, con implicazioni culturali, sociali e politiche che vanno ben oltre la faccenda della pillola del giorno dopo.
Queste implicazioni non sono sempre evidenti, ma probabilmente tutti ne siamo sotterraneamente consapevoli, perciò è inevitabile (e forse giusto) che il confronto sia aspro: ma non deve mai essere fraudolento.


Antonio Meo
meoant@tin.it
Pediatra ambulatoriale, Rovigo
venerdì 21/08/2009 23:25
Farmacoriflessioni, Febbraio 2009
Re: Pillola del giorno dopo

Caro dott. Alberti,

sinceramente non capisco la Sua domanda, in una materia così delicata, la legge (una norma giuridica, come dice Lei) mi sembra fondamentale, anche dal punto di vista legale, per decidere se una gravidanza è iniziata o meno, altrimenti, seguendo la Sua logica, qualsiasi rapporto sessuale non protetto sarebbe uguale a gravidanza sicura, questo è assurdo e lo sa anche Lei.
Le ricordo che non solo la nostra legislazione, ma anche l’American College of Obstetricians and Gynecologists (quindi anche la “scienza”) intende per gravidanza il periodo compreso tra l’annidamento dell’embrione in utero e il parto.
Tutto quello sopra detto è confermato dal fatto che il levonorgestrel è “etichettato” come farmaco “contraccettivo d’emergenza” e non abortivo.




Stefano Castelli

Pediatra di famiglia, Massarosa (Lucca)
martedì 05/05/2009 10:35
Farmacoriflessioni, Febbraio 2009
Pillola del giorno dopo
Caro dott. Castelli,

ho letto le sue “Farmacoriflessioni” sulla Pillola del giorno dopo pubblicate sul numero di febbraio di Medico e Bambino (2009;28:118-20) e sono rimasto sinceramente sconcertato.
Un medico non può rifugiarsi dietro una norma giuridica per decidere se una gravidanza è iniziata o no. Non credo che Lei non sappia che quando l’ovulo è fecondato comincia lo sviluppo dell’embrione e l’annidamento in utero è necessario per garantire la continuità della gravidanza, ma non introduce nessun elemento qualitativo nuovo.
Siccome la legge 194/78 dice che la gravidanza inizia con l’annidamento dell’ovulo già fecondato in utero, allora anch’io, medico e consapevole che ciò non risponde alla verità scientifica, mi dovrei adeguare e così non avrei problemi di coscienza: non credo che sia un metodo di ragionamento accettabile, indipendentemente dalla posizione culturale o religiosa che uno può avere.
Si tratta solo di usare la ragione e di non far prevalere l’ideologia sulla realtà. Se c’è onestà intellettuale si possono affrontare i problemi e trovare le giuste mediazioni, se non c’è onestà intellettuale non si può fare un tratto di strada assieme.




Arturo Alberti

Pediatra di famiglia, Cesena
martedì 05/05/2009 10:13
Lettere, Marzo 2009
Self help
Ho imparato ad apprezzare il microscopio in ambulatorio tanti anni fa quando, proprio su Medico e Bambino, apparvero alcuni suggerimenti sul cosiddetto self help ambulatoriale e da allora ho qualche difficoltà a pensare di poterne fare a meno. Ma in pediatria ambulatoriale, oggi, nel 2009, qualsiasi approfondimento diagnostico che comunque meriti di far parte del proprio setting, deve rispondere ad alcuni requisiti: essere accurato (in termini di sensibilità, specificità, valore predittivo positivo e negativo), rapido, facile, poco cruento e in qualche modo standardizzato. Quanto scritto da Arturo Tozzi (Medico e Bambino 2009;28:152-3) è più che apprezzabile e risponde ad alcuni requisiti (facilità, rapidità, metodo poco cruento), ma per una maggiore applicabilità la standardizzazione è necessaria e il metodo proposto è un po’ vago e credo sia professionalmente più corretto rivolgersi a test con un protocollo (diluizione, componenti) definito e in qualche modo qualitativamente certificato (CE). Non nego che si possano dare esiti di prevalenza granulocitaria o linfocitaria su essudati (ricordandosi che però l’adenovirus si comporta esattamente come un germe batterico incrementando soprattutto i granulociti), ma su sangue è necessario dare un riferimento di conta totale e di percentuali delle classi cellulari e questo lo si può fare solo con metodi definiti, camera conta globuli, sistemi Unopette o Leuchrom o pipetta di Thoma Zeiss (per chi la riesce ancora a reperire sul mercato). La formula si riesce poi a realizzare in modo più rapido e standardizzato con i vetrini precolorati TestSimplets che hanno già il colorante essiccato nella struttura stessa del vetrino (e permettono anche la valutazione degli eosinofili su muco nasale) e fanno risparmiare un sacco di tempo, elemento non indifferente durante la normale attività ambulatoriale quotidiana (e valgono sicuramente il costo). Alla mamma consegnerò un esito con numero e percentuali (con specificato il sistema utilizzato per determinarli) e potrò su questi dati determinare le mie scelte successive. Questo indirettamente anche per salvaguardarsi professionalmente. Quando li utilizzerò? Al primo posto metterei la febbre di causa sconosciuta nel bambino 3 mesi-3 anni per allontanare il rischio di trascurare una batteriemia. Poi l’appendicite perché è vero come dice il prof. Panizon che il negativo alla leucocitosi rischia (dall’8 al 13% secondo la linea guida di Cincinnati) di essere un falso negativo per appendicite, ma è anche vero che la specificità del dato è alta (pochi falsi positivi) e un addome dubbio in cui riscontro una leucocitosi mi sollecita di più all’invio in Ospedale. Non facciamo mai una conta in una tonsillite (il test rapido per lo streptococco basta e avanza) mentre ritengo non sia sbagliato farla in un sospetto di mononucleosi (come scrive il dott. Tozzi), in una linfoadenite, in un dubbio di patologia ematologica leucocitaria severa. Ma sinceramente non ho il tempo (e forse sbaglio, ma non ne ho neanche la voglia) di farli in una congiuntivite, stomatite, dermatite da pannolino, vaginite. E vorrei anche spendere due parole sul microscopio: sì, è vero che con pochi euro si compra un microscopio col quale pensare di poter fare tutte queste cose, ma ritengo che in un ambulatorio pediatrico attuale tale strumento debba avere delle caratteristiche minime (binoculare, tavolino traslatore, messa a fuoco macro e micrometrica) che si riscontrano nei microscopi biologici semi professionali o professionali e richiedono un investimento non esagerato, ma comunque adeguato (500-600 euro). Anche se, e ne sono convinto, in condizioni di emergenza o di disagio utilizzerei quello che è disponibile e avrei comunque uno strumento in più che mi aiuterebbe a migliorare le mie diagnosi e di conseguenza le mie scelte terapeutiche e di gestione del caso insieme a tutti gli altri dati in mio possesso.




Lamberto Reggiani

Pediatra di famiglia, Pediatria di Gruppo, Imola (Bologna)
martedì 05/05/2009 10:31
Editoriali, Novembre 2008
Cornaglia Ferraris e il SSN
Questo intervento di Cornaglia Ferraris arriva a proposito del suo libro “La Casta Bianca”, di un editoriale dell’anno scorso (“dalla parte della casta”, e di una successiva piccola disputa epistolare tra me e il dott. Marinelli pubblicata più di recente su M&B.
L’editoriale in questione, il mio, criticava non tanto il contenuto del libro (sul quale anzi dichiaravo di concordare), quanto la larga recensione che aveva avuto su Repubblica e che, a mio modo di leggere, concorreva più o meno surrettiziamente, a portare acqua all’idea che il SSN non vada, e che dunque il privato debba venire in suo soccorso, o meglio in sua sostituzione. Così come mi dichiaravo d’accordo sul contenuto del libro, cioè sui suoi cedimenti al principio di “aziendalizzazione” (e semmai preoccupato dei suoi effetti, forse non consapevolmente ricercati, di delegittimazione del SSN, che inevitabilmente portano acqua al mulino dello spazio pre-destinato al “privato”), mi ritrovo ora d’accordo su quanto dice qui Cornaglia Ferraris a proposito della “appropriatezza” diffusamente violata, attraverso il DRG gonfiati, i ricoveri inappropriati, la erogazione di prestazioni non necessarie, tutti effetti di una aziendalizzazione mal vissuta, mali che M&B ha sempre denunciato, e che sono espressione di una, ammettiamolo, diffusa, degenerazione dell’etica professionale, peraltro indotta, perpetrata, voluta, coltivata dalla vera CASTA, quella che su SSN ci vive e ci mangia, quella della POLITICA, che svende il SSN al privato (vedi le più di 1000 strutture convenzionate della Sicilia o l’ammazzamento dell’assessore alla Sanità calabrese); al privato contro il quale, ancora, non ho nulla, ma che, figuriamoci, (e leggiamo un poco i giornali, please) da questa inappropriatezza non sembra proprio possa esser considerato esente.
Non è il caso che io continui la polemica. Ma non posso fare a meno di pubblicizzare invece, ringraziando Giorgio Tamburlini che me l’ha fatta pervenire, questa dichiarazione pubblica del nostro Presidente del Consiglio, dichiarazione che non conoscevo e che credo pochi conoscessero.

“Il Governo è consapevole della necessità di una riforma del sistema sanitario nazionale, non ci devono essere pregiudizi ideologici tra sanità pubblica e sanità privata. La sanità è un servizio pubblico che deve essere garantito a tutti, si tratta di una grande conquista di libertà, un servizio che può essere fornito sia dal pubblico che dal privato”.
Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione del nuovo Policlinico San Donato. La filosofia della riforma, per Berlusconi, è quella di garantire la libertà di scelta del medico, la libertà di scelta di dove andare a farsi curare, e che il pagamento al Servizio sanitario nazionale sia a prestazione. Questi per il premier sono “punti imprescindibili”. Berlusconi ha poi invitato gli imprenditori a investire nel settore della sanità che “non è rischioso. Secondo l’Onu, il Pil in questo settore aumenterà del 50% nei prossimi 8 anni grazie all’aumento della vita media. Gli imprenditori potranno avere grandi soddisfazioni. Solo la collaborazione tra pubblico e privato può migliorare il sistema sanitario nazionale. Per questo - ha annunciato il premier - possiamo anche pensare a esenzioni fiscali per chi investe nella sanità, esenzioni che potrebbero valere nei primi anni di attività”, ha spiegato. “La sanità è un grande problema del Paese, è necessario migliorare il sistema sanitario nazionale che in alcune regioni d’Italia, come la Lombardia, è d’eccellenza mentre la situazione è disastrosa in altre regioni con pessimi servizi - ha continuato - e anche disavanzi giganteschi. Tutto ciò ha costretto il Governo a commissariare la sanità in alcune regioni italiani, in particolare al Sud”.

Mi basta così. C’è un disegno dichiarato, aperto, pubblico. Mi domando se e come potrà mai esser possibile, in termini meramente economici che una struttura privatistica (ma convenzionata, investire nella quale promette di essere di “grande soddisfazione per gli imprenditori), che dunque darà buoni utili, possa dare ai malati del Paese il servizio di “assistenza totale” di cui tutti gli italiani hanno bisogno. Questo sarà domani il SSN di cui il mio ricordo va così fiero.
E l’opposizione è d’accordo? C’è un’opposizione? O siete d’accordo tutti?

PS. Rubo dall’editoriale di Tamburlini dell’anno scorso (M&B 2008;27:210-1) sull’ “incerto avvenire del SSN l’incipit, che non è altro che la dichiarazione che ha accompagnato l’istituzione del SSN inglese. Il nuovo Servizio Sanitario Nazionale inizia il 5 luglio 1948. Esso fornirà i servizi medici, odontoiatrici e infermieristici. Ognuno, ricco o povero, donna o bambino lo può usare. Non ci sono pagamenti da fare, se non per qualche prestazione speciale. Non ci sono iscrizioni da fare all’assicurazione. Non è una forma di carità. Tutti noi stiamo pagando per questo, attraverso le tasse.



Franco Panizon

Dipartimento di Scienze dello Sviluppo dell'Università di Trieste, IRCCS "Burlo Garofolo"
mercoledì 10/06/2009 16:37
Editoriali, Novembre 2008
Casta Bianca
Leggo con attenzione i commenti di Marinelli all'editoriale di Panizon e mi permetto di intervenire quale autore del libro "La Casta Bianca" (Mondadori).
Parola chiave del libro è: "appropriatezza".
Manipolando il significato di tale parola nella pratica applicazione quotidiana, il pediatra si trova davanti a sfide scientifiche e etiche mai prima così rilevanti e pericolose.
Sappiamo che il mercato e le sue pressioni commerciali inducono ad una inappropriatezza diagnostica e terapeutica dal livello più generalista a quello ultra specialistico. Sappiamo che il sistema premiante di benefit turistico alberghieri, carriere e DRG non è costruito per selezionare competenze e merito professionale né rigore morale.
Sappiamo che le spese di tutto ciò vengono pagate dalla crescente insostenibilità di un servizio pubblico gratuito, universalistico e scientificamente solido.
Pediatri anziani come Panizon e quasi altrettanto anziani come me sanno quanto sia migliorata l'assistenza pediatrica, quanti siano gli strumenti in più a disposizione. Poi sanno anche che tali strumenti sono utilizzati con grandi sprechi e rischi.
Sanno che c'è una bella differenza tra i cameroni degli anni 60 con i bambini contenuti a letto e le madri "fuori" e le camere con bagno del Mayer, letto per la madre e vista sul parco (ma perché le madri durante la visita vanno sempre "fuori"?).
Sanno, però, che il numero di TAC inutili fatte a bambini comporta un rischio di tumore cerebrale da adulti pari ad una percentuale crescente. Quanto crescente? Forse dipende dalla medicina difensiva e dal timore d'essere denunciati?
Leggere La Casta Bianca significa star male, come chiunque sta quando va a scoprire il peggio di una malattia: la cancrena.
Mettere il dito nelle piaghe del sistema sanitario serve? il SSN, ormai SSR (regionale), o se preferite SSF (federale) ha poco più di trent'anni, è giovane, vigoroso, capace. Lo paghiamo tutti i giorni con fior di milioni grazie alle tasse (per chi le paga) e ticket (per chi non è esente). Ci teniamo moltissimo e lo vogliamo conservare sano, robusto, capace ed efficace.
Se, nel fare diagnosi sulle diverse piaghe e ulcere che lo affliggono possiamo esprimere qualche disaccordo, la cosa fa parte della storia della medicina e perfino della fiaba, visto che non sono d'accordo nemmeno la Civetta e il Corvo sul capezzale di Pinocchio. Tuttavia da sempre è abile il medico capace di mettere il dito sulla piaga, evitando di coprirla col pannicello caldo perché non si veda, confidando in una improbabile guarigione.
La gestione partitica e affaristica, commerciale e corrotta del SSN attuale rappresenta un rischio molto elevato di perdita del ruolo sociale del pediatra e del medico curante. Il rischio è evidente. I genitori perdono fiducia, preferiscono la medicina alternativa, si fidano del farm,acista quanto del pediatra di famiglia, a rischio d'essere un prescrittore commerciale di farmaci o latti artificiali.
Evidenti anche l'opportunismo di troppi e l'inedia di tanti. Parlarne è già qualcosa e sino a che Medico e Bambino avrà spazi e desiderio di farlo, sarà certamente positivo.




Paolo Cornaglia Ferraris
camici.pigiami@gmail.com
camici & pigiami ONLUS
giovedì 07/05/2009 18:31
Editoriali, Novembre 2008
Cornaglia Ferraris e il SSN
La lettera del dott. Marinelli, destinata al blog, è finita nella posta comune (per il cartaceo) e ha avuto una risposta che, a ripensarci, non era poi soddisfacente. La mia difesa del SSN non era comunque manifestazione di “buonismo” (né, se ci fosse stato del “cattivismo”, il SSN si sarebbe sentito scosso per questo). Io cercavo solo di vedere i fatti, cioè la qualità “materiale” dell’assistenza, che per la mia esperienza (limitata) non è nemmeno confrontabile con quella erogata anche solo vent’anni fa: ma è molto migliore, in efficacia, in professionalità, in organizzazione, in albergaggio. Non parlo solo della pediatria; parlo di tutto il sistema. Certo non è tutto oro quel che riluce; e io so di vivere in una Regione “virtuosa”, con un bilancio in pareggio, e so che non tutte le regioni lo sono, e mi spavento e non mi so spiegare i buchi di bilancio mostruosi, per esempio del Lazio, dove l’assistenza pubblica non è il massimo e dove deve aver prevalso una specie di populismo marrazziano alla “mi manda RAI tre”, ma non basta a spiegare la profondità del buco. Ancora una volta mi trovo perplesso di fronte ai disastri della devolution. E tuttavia trovo -ma posso sbagliare- che le carenze, che certamente esistono nel sistema e che si manifestano innanzi tutto nelle diseguaglianze tra Regioni, sono dovute innanzi tutto all’occupazione politica del sistema, e conseguentemente dalla degenerazione affaristica che ne deriva. La salute è un affare. La salute è commesse. La salute è mazzette. La salute è sottobanco. Sì, forse Cornaglia Ferraris ha una parte di ragione; ma la malattia del sistema viene da fuori del sistema; viene dalla politica, e dunque è incorreggibile se -ma sarebbe un miracolo- la politica non correggerà se stessa. E il sistema va piuttosto difeso che perseguito.
La malattia -la politica- corrompe in parte lo spirito del personale che lavora nel SSN; mina dall’interno la struttura e l’efficienza del sistema attraverso i principi della aziendalizzazione, della politicizzazione e del burocratismo cieco: e lo corrode dal di fuori attraverso il meccanismo del convenzionamento delle strutture private (perché così “indispensabile”? così invadente? così rampante? e tanto più rampante quanto meno sono in ordine i conti del SSN?).
Ancora una volta non sono soddisfatto della mia risposta. Una buona occasione per avere altri interventi.




Franco Panizon


mercoledì 24/12/2008 10:26
Editoriali, Novembre 2008
Io sto con Cornaglia Ferraris
Caro prof. Panizon, il suo editoriale in “difesa della casta” dice cose di buon senso e ne comprendo lo spirito, ma io sto con Cornaglia Ferraris.
Il buonismo non serve; è verissimo che la forza del sistema pubblico sta soprattutto nei principi generali, ma non si può negare che sia profondamente malato, e certamente non per colpa di chi ne denuncia i tanti mali, di cui ciascuno di noi, in piccolo o in grande, in alto o in basso, è più o meno (molto molto più o molto molto meno) responsabile. Non possiamo autoassolverci. Non è solo la “politica” a essere responsabile del degrado che c’è, è innegabile e va denunciato anche al costo di passare per scandalisti o demagoghi.
E il sistema castale dell’Università, ancora solido arrogante e inattaccabile? E i concorsi ospedalieri (ne so qualcosa di persona)?
Vogliamo cominciare a dire chiaramente (stiamo cominciando a farlo) che i pediatri di famiglia (ben guidati dal loro sindacato) cominciano a somigliare un po’ troppo ai piloti dell’Alitalia?




Italo Marinelli


mercoledì 10/12/2008 10:18
Contributi Originali - Ricerca, Aprile 2009
Re: Se dormono
Caro Giuseppe Pagano, è vero, come dici, che in prima giornata è frequente vedere neonati che si attaccano poco; in questi casi noi preferiamo non svegliarli e spiegare ai genitori come interpretare i segnali di ‘voglia di succhiare’ (soprattutto la protrusione della lingua e i movimenti del capo).
In seconda giornata invece il discorso cambia: in questi casi una bassa frequenza di poppate rischia di condizionare negativamente i tempi della lattazione e la consistenza del calo (in particolare nelle primipare e nei cesarei); in questi casi suggeriamo alla mamma di portare ugualmente il neonato al seno così da stimolare tatto e olfatto e indurre la suzione, oppure di sfruttare i momenti successivi al cambio del pannolino.
Ritengo che alcuni neonati dormano più del dovuto a causa della confusione che li circonda (sia per la presenza di troppi parenti sia per il movimento di noi operatori), per loro dormire diventa l’unico modo per isolarsi e ‘proteggersi’ (e infatti di notte poi si scatenano). Un altro gruppo di neonati che ritengo sia da tenere d’occhio sono i nati da cesareo elettivo, che nascendo senza travaglio non sono ancora del tutto pronti (a volte sono assopiti, a volte sono irritabili).

Tanti saluti,



Alessandro Volta
alessandro.volta@ausl.re.it
Servizio Salute Donna e Infanzia e Assistenza Neonatale, Distretto di Montecchio Emilia, AUSL di Reggio Emilia
mercoledì 29/07/2009 10:03
Contributi Originali - Ricerca, Aprile 2009
Se dormono
Salve, leggo con molto interesse il vostro articolo e vorrei porvi una domanda: i neonati, soprattutto nella prima giornata, tendono a dormire, per cui le mamme li attacano 3-4 volte massimo (incluso quella in sala parto entro 30 min). Voi li attaccate al seno materno anche se dormono oppure aspettate i segnali che il neonato vi offre?

Grazie

Cordiali saluti,




Giuseppe Pagano
peppepag@yahoo.it
Cesena
mercoledì 15/07/2009 18:03
Editoriali, Giugno 2009
Re: Immigrazione
Mi pare di concordare con il contenuto della lettera, compresa l'affermazione che “non si può sempre dire di sì a tutto”, anche se forse meriterebbe scendere nel dettaglio di questo “tutto”. Verissima anche la questione demografica, e il fatto che di famiglia parlano tutti (alcuni più di altri) ma pochi fanno qualcosa (quelli che ne parlano di più, ancor meno di altri). Aggiungo che temo che una sostanziale politica di supporto diretto e indiretto, tramite servizi, alle famiglie sia necessaria ma non basterà a contrastare il fenomeno del calo della fertilità, che ha cause non solo economico-sociali ma antropologiche. Ed è infatti proprio per questo che l’immigrazione ci può salvare: porta energie fresche (non solo in senso riproduttivo), voglia di fare, voglia di futuro: quello che scarseggia in Italia.



Giorgio Tamburlini

Direzione scientifica, IRCCS "Burlo Garofolo", Trieste
lunedì 17/08/2009 11:15
Editoriali, Giugno 2009
Immigrazione
L’editoriale del dott. Tamburlini sul numero di giugno relativo alla immigrazione è per buona parte condivisibile, anche se poi quando si prova o ti succede di fare l’amministratore pubblico non è facile dare soluzioni, perché non si può sempre dire di sì a tutto.
Posso capire l’importanza degli immigrati, e che il processo di globalizzazione di popoli e culture sarà quasi inevitabile. Ma la prima causa forse di questa incontrollata situazione è che se gli italiani non fanno figli, gli spazi vengono occupati da altri. Questo è inevitabile. Ben vengano gli stranieri, regolari, con gli stessi diritti e doveri nostri però, come avevano preteso dai nostri padri emigrati all’estero i rispettivi governi, ma si dovrebbe riflettere sui pochi figli che in questi ultimi decenni abbiamo fatto, salvo eccezioni. Le civiltà cambiano anche per questo, non solo per le politiche sbagliate. Caso mai la prima unica vera responsabilità della politica è di non aver mai attuato una “politica” per la famiglia, vera, seria, di promozione.
Senza questo il resto è una conseguenza ineluttabile.
Grazie comunque per l’utilissimo e, per me, insostituibile mensile di aggiornamento per pediatri che fate.



Giovanni Meneghetti


lunedì 17/08/2009 11:12
Lettere, Novembre 2009
Re: Vaccinazione
Non ci resta che piangere.



M&B


mercoledì 18/11/2009 15:41
Lettere, Novembre 2009
Vaccino antinfluenzale
Ho scritto una mail un mese fa circa (pubblicata a novembre) nella quale lamentavo la cattiva conduzione e programmazione dell’acquisto da parte di chi di dovere delle 20 milioni di dosi di FOCETRIA paventando la possibilità che di fatto avremmo potuto vaccinare solo pochi bambini per il rifiuto di farlo da parte di genitori che avrebbero preferito Celvapan senza adiuvante.
Ora la situazione si è evoluta, è scoppiata la pandemia con mesi di anticipo sulle cervellotiche previsioni dei nostri soloni. Non ci voleva molto a capire che, presente il virus, appena schiuse le imposte si sarebbe propagato.
L’ipotesi di scarsa o nulla adesione al vaccino è adesso una realtà!
Innanzitutto chi dovrebbe farselo per buona parte ha o ha già avuto questa influenza, poi, anche ammettendo di farlo immediatamente, si deve aspettare almeno due settimane dalla seconda dose perché il livello anticorpale sia protettivo, cioè circa un mese, un mese e mezzo.
In ultimo, il vaccino NON C’È!!!
Attualmente, escludendo i proclami propagandistici, la situazione nelle ASL della provincia di Roma (sono della RM H) è la seguente:
I vaccini sono arrivati da una ventina di giorni alla sede centrale. Lì sono fermi perché non ci sono le direttive burocratiche, carte e cartuccelle, che sarebbero indispensabili per praticare il vaccino.
Ieri ci hanno chiesto di prenotare i vaccini da fare ai pazienti a rischio (la famosa fase 2) ma si sono dimenticati di dirci dove dobbiamo vaccinarci noi, i sanitari, che dovremmo essere la fase 1, inoltre, pare che non ci sia il software indispensabile per comunicare l’avvenuta vaccinazione alla asl, perciò non sanno quando effettivamente potremo ritirare il vaccino!
Fatte queste considerazioni penso che potremo iniziare tra 15-30 giorni, ergo NON vaccineremo nessuno!!
Sembra quasi che ciò che sta accadendo giunga inaspettato, nessuno sapeva che si sarebbe dovuto vaccinare un bel numero di persone, nessuno ha approntato una procedura e preparato gli strumenti, nessuno ha pensato chi dovesse vaccinare chi.... in fondo è un emergenza che è cominciata soltanto a maggio!

Adesso so io cosa dovrebbero fare con le 20 milioni di dosi di vaccino che ci hanno fatto pagare.



Luca Giangrande

Pediatra di famiglia dei Castelli Romani
mercoledì 18/11/2009 15:34
L'intervista, Novembre 2009
Il nome del pediatra
Novembre 2009. “Il pediatra di libera scelta non va bene”, tuona la SIP per voce di Dino Faraguna, “e non dovrebbe chiamarsi nemmeno pediatra di famiglia, perché, giustamente, non visita la famiglia. Finalmente abbiamo trovato la giusta definizione: pediatra convenzionato”.
Impossibile accettare la definizione che l’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) ci ha assegnato fino a oggi, perché ormai con la grande penuria di pediatri in Italia rispetto a ogni altra Nazione nel Mondo (Spagna, Francia e Gran Bretagna insieme non riescono ad avere lo stesso numero di pediatri… e forse posti letto pediatrici in ospedale) la scelta del pediatra non è più libera ma obbligata.

7 Gennaio 2010. Un sedicente comitato di pediatri ospedalieri e di comunità con iscritti alla SIP - CGIL-UIL - CODACONS - Propaganda Fide - CIPE - FIMP - propone la denominazione di “pediatra di scelta obbligata” o PSO, più veritiera della realtà.

20 giugno 2010. La commissione senatoriale incaricata di trovare il nuovo nome ai pediatri ex-di libera scelta, tuttavia boccia la proposta di denominare i pediatri “di scelta obbligata” perché non rispecchia la democraticità della nostra Nazione. Per assurdo, togliamo l’obbligatorietà alle vaccinazioni e obblighiamo alla scelta di un pediatra. Viene proposta la dizione: “pediatri democratici”.

21 giugno 2010. Gli esperti giuristi della FIMP - CIPE indicano nel “pediatra parasubordinato” il termine più corretto per riferirsi all’ex-pediatra di famiglia in quanto è con questo vocabolo che viene esplicitata la figura del pediatra nell’ACN. In una indagine affidata dalla CIPE - FIMP all’istituto Demoskopea risulta, tuttavia, che il 90% della popolazione intervistata pensa che la denominazione di pediatra parasubordinato sia da riferirsi a una abitudine di pedofilia, mentre il 2% pensa che questo termine significhi l’abitudine del pediatra a essere un po’ confuso e disordinato. Il rimanente 8% non sa cosa sia il pediatra.

23 giugno 2010. Sul “Corriere della Sera”, in una lettera al direttore, alcuni pediatri protestano: in realtà il pediatra di libera scelta deve intendersi non come possibile scelta tra più pediatri, ma come pediatra che ha scelto liberamente la professione in convenzione con il SSN. Avrebbe potuto liberamente scegliere di fare il pediatra senza convenzione, ma la concorrenza del pediatra in convenzione - ingresso gratuito rispetto all’ingresso a pagamento - lo avrebbe portato dopo pochi mesi a chiedere la carità: così spiegano i professionisti nella lettera. Nella risposta, il direttore del quotidiano spiega con delicatezza che i pediatri si sono incartati da soli e che era meglio in futuro non scrivere più lettere al direttore.

1 ottobre 2011 Finalmente il nuovo ACN, dopo soli trentasei mesi di gestazione, risolve il pasticcio. Abolizione della pediatria di libera scelta e nuova definizione di “pediatra in convenzione” o PiC. L’articolo 432 comma 3, in particolare indica che, per ben distinguere le competenze del pediatra convenzionato (in convenzione sul territorio, casi cronici, formazione di sei ore/anno) dal pediatra ospedaliero, quest’ultimo dovrà chiamarsi “pediatra dipendente dirigente” o PDD.

2 ottobre 2011. La pediatria ospedaliera scende in stato di agitazione. La pediatria di Comunità si accoda. Monta la protesta sindacale. “Se pediatria convenzionata sarà, l’altra pediatria dovrà definirsi dipendente”, dichiarano in conferenza stampa i quadri sindacali FIMP-CIPE uniti in questa giusta battaglia. Nelle nuove targhette dei pediatri ospedalieri si dovrà quindi leggere: dirigente dipendente: i contratti non si discutono.

08 ottobre 2011. Approvazione del decreto legge del ministro Brunetta che impone la decurtazione dello stipendio a chi è in stato di agitazione (anche se di natura sentimentale).

09 ottobre 2011. Tutte le organizzazioni sindacali dichiarano nullo lo stato di agitazione con validità retroattiva

12 ottobre 2011. “Non è possibile”, dichiara al quotidiano “La Repubblica” il portavoce dell’Accademia della Crusca. “Lo Stato italiano non può accettare legalmente questo insopportabile ennesimo ossimoro. O si dirige, o si dipende”. Con la lingua italiana non si scherza. I nobili letterati minacciano lo sciopero della fame.

14 ottobre 2011. In “Porta a Porta” nonostante la paziente opera mediatrice del conduttore Vespa, alcuni pediatri di sponde opposte vengono alle mani in diretta. Impennata degli ascolti. Improvvisa riduzione della natalità.

16 ottobre 2011. Eco sulla stampa internazionale. “La pediatria in Italia è obbligatoria: per i bambini o per i pediatri?” titola “Le Monde”. “I dirigenti non possono essere dipendenti“, “Il Sole 24 ore - Sanità”. “In Italia pediatria in stallo o in stalla” dal supplemento agricoltura della Pravda.

20 febbraio 2012. Istituzione della Commissione paritetica interparlamentare per le etichette sanitarie (CPIES).

20 novembre 2012. Istituzione della subcommissione paritetica interparlamentare interconfessionale per le etichette di sfera pediatrica (SPInInpESP) all’interno della CPIES.

30 giugno 2013. I lavori della subcommissione SPInInpESP appaiono in stallo, quando al rappresentante di “Puer felix” un organismo parasindacale di recente comparsa, viene una intuizione: se il nome dei pediatri sul territorio potesse riferirsi alle strutture a loro dedicate? Finalmente la gestazione si completa con la proposta di “pediatri nucleari” intendendo appunto riferirsi ai pediatri dei Nuclei delle cure primarie.

3 luglio 2013. Dopo soli due giorni dalla formalizzazione della proposta incrociano le braccia i medici di medicina nucleare. Il timore di dover perdere i propri clienti pensando alle migliaia di pediatri nucleari percepiti come antagonisti è troppo forte. La confraternita “Istologi per ispirazione” (IpI) propone la denominazione di “pediatri citoplasmatici” piuttosto che “pediatri nucleari” in quanto più significativa della periferia del territorio rispetto alla centralità dell’ospedale.

6 ottobre 2013. Dopo un confronto tra Medici Nucleari Uniti (MUN) e l’Associazione Etichette di Stato (AES) si propone per i pediatri convenzionati il nome di “Pediatri Territoriali”. Grande soddisfazione tra le varie sigle (Ospedalieri dirigenti dipendenti, Medici nucleari uniti, FIMP CIPE).

15 dicembre 2013 La Camera dei Deputati discute la proposta di legge 02/2013 per l’istituzione dei pediatri territoriali.

1 aprile 2016. Dopo il parere favorevole della CPIES, della SPInInpESP e il complesso iter parlamentare, il Consiglio di Stato approva la nuova denominazione di “Pediatri Territoriali”. La targhetta “PT” dovrà essere su sfondo giallo e dovrà essere ben visibile dalla strada in modo da favorire la visibilità ai genitori.

15 aprile 2016. Nel giro di due settimane viene depositata in Procura a Roma una denuncia per turbative dell’ordine postale da parte del comitato dell’ Associazione Portalettere Italiani (API). Il nome porta a un evidente confondimento: la gente crede di entrare in un ufficio postale e invece viene visitata da un pediatra. In molte località, in effetti, i correntisti entrano sperando di eseguire un versamento o di spedire un’assicurata ma tuttalpiù il pediatra, anche se pubblico ufficiale, si offre per misurare l’altezza al malcapitato cliente.

20 settembre 2017. La Corte Costituzionale boccia il nome PT, ordina di eliminare le targhette dagli ambulatori entro una settimana e chiede di riscrivere velocemente l’ACN già scaduto da alcuni anni. Le targhette di 80x80cm vengono gettate nell’arco di un giorno: i pediatri sono felici di evitare di provare la pressione ai vecchietti spiegando allo stesso tempo la loro incapacità di accogliere un vaglia, anche se alcuni professionisti avevano istituito interessanti convenzioni con uffici di spedizioni e corrieri espresso. Per l’ACN, tuttavia, bisogna attendere perché un decreto legge del governo sposta la scadenza per il nuovo ACN non a due settimane ma a quattro anni.

22 settembre 2018. La Commissione paritetica interparlamentare per le etichette sanitarie (CPIES) scioglie d’autorità la Subcommissione paritetica interparlamentare interconfessionale per le etichette di sfera pediatrica (o SPInInpESP). Ai componenti della commissione verrà elargito un vitalizio.

2 novembre 2018. Viene formalizzata la “Commissione per la denominazione dei pediatri” (o CDP). Dalle bozze della commissione si legge che un pediatra territoriale convenzionato può definirsi “pediatra DOP” se rimane residente in quel distretto per più di otto anni, aumentando così l’indennità di 0,0008 centesimi/bambino/anno i propri emolumenti. Mentre se il pediatra rimane più di venticinque anni nello stesso ambulatorio, senza traslocare mai, può assurgere al titolo di “pediatra d’argento”, con una indennità aumentata di 0,0009 centesimi/bambino/anno. Il pediatra sarà denominato semplicemente “pediatra certificato” negli altri casi.

4 maggio 2019. Il governo decide di spostare l’età pensionabile a ottantatre anni per i maschi e ottantasette anni per le femmine.

5 maggio 2019. La Commissione per la denominazione dei pediatri (o CDP) propone la denominazione “pediatra d’oro” per chi non trasferisce l’ambulatorio per cinquant’anni (senza però nessuna opera di ristrutturazione, altrimenti non vale!). L’indennità di 0,0010 cent/bambino/anno sarà corrisposta solo dall’ottantesimo compleanno del professionista.

20 settembre 2020. Con molto stupore, il Ministero della Salute, scopre che la pediatria sul territorio manca di ben 5000 medici pediatri per poter far fronte all’assistenza di 800 bambini per pediatra. Poiché il nuovo ACN dovrebbe essere approvato a breve, dopo una gestazione di soli centoquarantaquattro mesi, si pensa di aggiungere un correttivo all’articolo 36 comma due. Dove si legge “il pediatra assiste una popolazione di ottocento bambini” si corregge prontamente in “il pediatra assiste obbligatoriamente una popolazione di ottomila bambini”. Per il resto l’ACN è la fotocopia di quello del 2008.

24 dicembre 2020. Con un anticipo di ben sei giorni alla scadenza dei termini, viene approvato il nuovo ACP per i pediatri convenzionati sul territorio in strutture nucleari (PCTSN). Viene differenziato il pediatra cittadino, o PCTSNC, dal pediatra rurale, o PCTSNR, se la popolazione per km quadro è rispettivamente superiore od inferiore alle 5000 unità. Invece se la popolazione è inferiore alle 500 unità per km quadro il pediatra dovrà essere denominato “pediatra villico” o PCTSNV.

7 Gennaio 2021. Riportiamo da Il Messaggero: “Alla ricerca dei nuovi desaparecidos. Inspiegabile scomparsa dei pediatri: dalla fine delle feste natalizie i pochi pediatri della mutua non sono rientrati nei loro ambulatori. Allertato il Ministero degli Esteri e il Ministro per il Turismo. “Li scoveremo e li rimetteremo al loro posto!” afferma il Ministro degli Interni”.


30 gennaio 2021- Dalle pagine della cronaca del quotidiano “La Stampa”: “Da ogni parte d’Italia si organizzano torpedoni con destinazione Croazia, Bulgaria, Francia, Danimarca, Moldavia per trasportare bambini di ogni età accompagnati da un genitore per fare visite di controllo pediatriche o per patologia. Pullman speciali organizzati anche per chi ha una patologia cronica. Offerte cumulative e buoni sconto per famiglie con più di due bambini se ci si rivolge in Ucraina o in Irlanda. I prezzi sono vantaggiosi”.

31 gennaio 2021. Il ministro della Salute ha approvato una deroga all’ACN dei Medici di Medicina Generale: i MGG potranno prendere in carico i bambini già dall’età di quindici giorni. Il compenso per paziente, considerato il gravoso impegno aggiuntivo, sarà il quintuplo rispetto a quello già devoluto ai pediatri.



Costantino Panza

Pediatra di famiglia, Sant'Ilario d'Enza (Reggio Emilia)
lunedì 30/11/2009 11:18

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