Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri

Recensioni

Non chiamatelo svezzamento. L’autosvezzamento spiegato bene: una guida pratica dai pediatri di Uppa
autore: Sergio Conti Nibali
Editore: Uppa edizioni 2022, pp. 216, € 25
Nel corso degli ultimi 200.000 anni la specie umana ha saputo divezzare i propri cuccioli in modo competente e senza aver bisogno di dottori che dessero quelle rigide indicazioni che oggi a noi pediatri sembrano fondamentali nel guidare i genitori a offrire la giusta pappa al bebè: nelle ultime centinaia di anni si sono avvicendate tante teorie e modelli di svezzamento che hanno lasciato sgomenta Madre Natura. Lo svezzamento umano è radicalmente differente rispetto a tutti gli altri mammiferi, comprese le scimmie antropomorfe; i nostri piccoli hanno una speciale nutrizione, praticamente non esistente nelle altre specie, chiamata alimentazione complementare, con un significato biologico peculiare e che, prima della civilizzazione, i genitori sapevano gestire al meglio; poi, con la civiltà sono arrivati precetti e rischi alimentari.
Perché oggi noi pediatri parliamo di svezzamento proponendo regole speciali? Provo a elencare alcune possibili risposte: a) ci sentiamo sacerdoti sicuri di avere la ricetta corretta e perfetta (e provate a trovare due schemi di svezzamento uguali!); b) ci sono tante di quelle fantasiose regole per svezzare e noi pediatri dobbiamo spiegare la nostra personale evidence-based; c) beh, un po’ di autorità e di sapere professionale lo vogliamo dare alle famiglie? d) il mondo di oggi è così selvaggio al punto che l’alimentazione è diventata portatrice di malattia (questa è sicuramente vera). E così aumenta la girandola di regolette, indicazioni, schemini, prescrizioni e proscrizioni da seguire con fedeltà e rigore, ma sempre diverse da pediatra a pediatra. Da alcuni anni attraverso l’autosvezzamento, o detto più correttamente alimentazione complementare a richiesta, alcuni di noi hanno cercato di parlare di nutrizione del bambino all’interno del complesso sistema familiare dove l’alimentazione è considerata anche un atto relazionale. Parlare quindi di svezzamento vuol dire offrire informazioni di nutrizione per tutta la famiglia e ascoltare come i genitori gestiscono l’alimentazione responsiva lasciando che la famiglia costruisca le proprie regole. Il libro “Non chiamatelo svezzamento” dell’amico Sergio Conti Nibali va in questa direzione.
Attenzione alla famiglia, informazioni utili perché il genitore possa prendere decisioni autonome e, non ultimo, massimo rispetto al bambino, attore centrale di questo momento di crescita per tutto il sistema familiare. Ogni capitolo offre concreti spunti per sostenere l’autoefficacia del genitore: quando, come, con cosa, quanto, i baby food, il rischio di allergie o di soffocamento, le difficoltà di comportamento, come stare a tavola sono argomenti ben spiegati, anche con molti esempi concreti, che favoriscono la consapevolezza del genitore di essere efficace nel poter contribuire alle esperienze educative del figlio. Alla mamma o al papà che ha letto il libro chiederei come va a tavola e ascolterei il racconto del genitore: vale molto più di una prescrizione.
E perché leggerlo da pediatra? Un’opportunità per ridurre l’arcobaleno delle indicazioni pediatriche allo svezzamento, per distinguere quello che la scienza attualmente conosce dalle credenze o tradizioni, per dare uno sguardo a 360° sull’alimentazione in età prescolare e per rispondere con successo alle tante domande che ogni giorno arrivano in ambulatorio.

Constantino Panza