Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri

Recensioni

Pediatra di famiglia
L'evoluzione necessaria di un mestiere tra nuovi bisogni di salute e nuovi contesti organizzativi
a cura di: Michele Gangheri e Giorgio Tamburini
Editore: Il Pensiero Scientifico Editore, 2024, pp. 376, €33,25
A fronte dei tanti cambiamenti sociali epidemiologici demografici e tecnologici e delle nuove sfide poste da questi, l’organizzazione dei servizi di salute per la maternita e la paternita, l’infanzia e l’adolescenza e rimasta sostanzialmente, a partire dalla stessa PdF, quella dei primi anni Ottanta. E ancora molto carente la prevenzione. Permane, sia a livello di cure primarie che di cure specialistiche, insufficiente l’integrazione/collaborazione tra professionisti e Servizi, che conduce ad approcci parziali e poco efficaci. Manca una visione basata sui diritti, pure riconosciuti formalmente, per cui interi gruppi di bambini e adolescenti, dai rifugiati ai nati da genitori migranti, da coloro che abitano in periferie povere di servizi a quelli coinvolti da procedimenti giudiziari a carico dei loro genitori, restano di fatto privati di diritti fondamentali. La presenza di indicatori tradizionali – quali la mortalità o gli esiti per patologie specifiche – del tutto soddisfacenti nel contesto europeo e di non poche eccellenze, in particolare nelle cure per patologie pediatriche complesse, non può oscurare una situazione ben lontana dall’ottimale per molti, troppi, bambini e per le loro famiglie. Lo stesso SSN, a lungo ritenuto dalle organizzazioni internazionali un modello da seguire per un rapporto tra costi e benefici molto buono, ha subito, in particolar modo negli ultimi 20 anni, un progressivo processo di degrado, imputabile a diversi fattori quali il definanziamento, la politicizzazione degli incarichi di dirigenza, la pessima pianificazione e la mancanza di politiche per la ritenzione del personale necessario, sia medico che infermieristico, la spinta, occulta o esplicita, alla privatizzazione, e la scarsa lungimiranza dei sindacati medici. Il progresso si è visto, ed è stato notevole, nelle capacità diagnostiche e terapeutiche per molte condizioni complesse, ma anche per queste non sempre c’e stata la capacità di una presa in carico comprensiva e centrato sul bambino come un tutt’uno e sulla famiglia come contesto che è indispensabile considerare e coinvolgere. Le riforme che sulla carta sono in atto, anche per ottemperare agli impegni inclusi nel PNRR, e inclusi nel Dlgs 77/2021, subiscono gli ostacoli derivanti da stanziamenti insufficienti, sempre in difetto rispetto all’aumentare dei costi di esercizio, carenza di personale e interpretazioni diverse e a volte divergenti da parte delle Regioni, per cui il futuro che si delinea e probabilmente caratterizzato da disparita regionali ancora più accentuate, basti citare il caso della Case di Comunità, caposaldo della riforma e destinate ad essere attuate in alcune regioni, e con intenti e modalità diverse. Sono cambiati i bisogni, quelli degli interlocutori e beneficiari principali, genitori e bambini, ma l’agire quotidiano del Pediatra non è stato al passo, soprattutto perché la formazione e rimasta troppo simile a quella di molti anni fa, nei contenuti (aggiornamenti scientifici e tecnologici a parte, quelli si sono stati adeguati), e nelle modalità operative. Ancora oggi la maggior parte dei Pediatri di famiglia lavora individualmente, ancora oggi i rapporti con i rimanenti servizi di salute e non per l’infanzia e l’adolescenza sono subottimali quando non conflittuali, ancora oggi vige l’anacronistica cesura ai 14 anni, proprio in mezzo all’età più complicata, sia per i sani che per i malati. Il Pediatra si trova di fronte a problemi di comportamento e funzionali, per i quali ha ricevuto formazione insufficiente, e a genitori con cui dovrebbe saper dialogare, ma questa competenza specifica non si e potuta acquisire durante la scuola di specialità, e chi se l’e costruita lo ha fatto di sua iniziativa, e quasi sempre a sue spese.
A fronte di tutto questo, dei cambiamenti in atto che sono stati sinteticamente descritti, il ruolo della Pediatria di Famiglia, e più in generale delle cure primarie pediatriche, ha ancora un senso? E come deve attrezzarsi questa componente del sistema per rispondere alle sfide di un contesto sempre più complesso? I curatori di questo volume, e tutti i coautori, credono di si. Credono che in questo contesto complesso e in rapida evoluzione, dove la messa a disposizione di strumenti che facilitano la componente cognitiva del lavoro si combinano con bisogni nella componente di comunicazione e sociale del lavoro più presenti e necessari, sia necessario far emergere una professione nuova, capace di maneggiare i nuovi strumenti, di rispondere ai bisogni dei neogenitori aprendo finestre di dialogo, come nel campo della promozione dello sviluppo e della genitorialità, di condividere piano di intervento con altre figure professionali, di contribuire a che le riposte della comunità a bambini adolescenti e famiglie siano adeguate. Nel 1984 e venuta alla luce la prima edizione di “Pediatria di base” (Tamburlini e Gangemi, 1984): un’opera a più mani, allora mani molto giovani. Questo volume conserva dell’opera prima il proposito di servire da orientamento e consultazione soprattutto ai giovani Pediatri e Pediatre di famiglia da poco entrati nella professione e, ancor più, a quelli di loro che sono ancora in formazione. Il percorso di questo libro si svolge tra le diverse stanze di quell’ edificio ancora in divenire che e la Pediatria di Famiglia, un edificio delicato che si regge su molti diversi saperi e competenze, ma che e un gran bel edificio, dove scienza e cura si integrano, dove le famiglie possono trovare consiglio medico ma anche supporto nelle difficolta e indirizzo. Scritto da chi si è concretamente misurato con i problemi e ha cercato risposte nuove, il libro vede in molti casi Pediatre e Pediatri con ormai lunga esperienza di lavoro affiancati da giovani specialiste e specialisti o specializzandi.
I diversi capitoli del libro illustrano come i cambiamenti intervenuti nel contesto generale, a partire da quello che riguarda le famiglie, e in quello più specifico di lavoro possono e devono tradursi in nuove risposte, organizzative e culturali e come la Pediatria di Famiglia possa dare un contributo a fornire risposte efficaci, adottando sistematicamente modalità di lavoro condiviso sia tra gruppi di Pediatri che tra Pediatri e altre figure professionali, curando la comunicazione col bambino/adolescente e la sua famiglia, costruendo collaborazioni e capacità di lavoro in rete con altri professionisti e settori per rispondere a bisogni complessi, acquisendo sempre maggiori capacità di ricerca critica delle evidenze, esercitando, singolarmente o come gruppi locali o società nazionali anche un’opera di advocacy, sui problemi relativi all’ambiente e agli stili di vita, sulle politiche per l’infanzia e l’organizzazione dei servizi di salute, necessariamente, formandosi a questi nuovi compiti in modo molto diverso dal passato, contribuendo a costruire le condizioni migliori per lo sviluppo fin dai primi anni di vita.
Ogni capitolo tenta di fornire elementi di analisi e indicazioni pratiche per ognuna di queste esigenze. I lettori potranno chiedersi il motivo di alcune suddivisioni o accorpamenti nei diversi capitoli, o dello spazio attribuito alle diverse tematiche. Non sempre la riposta e logica, a volte appartiene alla varietà degli autori e alla difficolta, o incapacità, dei curatori di imporre una pax romana, un ordine cartesiano al tutto. Ma si confida nella possibilità, quasi necessita, di leggere, o meglio utilizzare, questo libro nei suoi frammenti, anche trascurandone la sequenza e scegliendo le parti che più interessano. E nel fatto che possa divenire strumento di formazione per i giovani che certamente trovano un mestiere diverso per molti aspetti da quello immaginato quasi mezzo secolo fa.