Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri

Recensioni

Apeirogon
Autore: Colum McCann
Editore: Narratori Feltrinelli, , 2021, €22 , 528 pagine
L'Apeirogon è un poligono dal numero infinito di lati, come infiniti sono gli aspetti, i livelli, gli elementi di scontro che vedono contrapposti due popoli e due esistenze su un'unica terra. In questo libro, un po’ saggio e un po’ romanzo ibrido, perché parte da due storie assolutamente vere, Colum McCann descrive le sfaccettature infinite del conflitto israelo-palestinese, una realtà in continuo divenire, come purtroppo sappiamo bene dalle cronache quotidiane.
La trama di Apeirogon è piuttosto semplice: Rami Elhanan, pubblicitario israeliano, nel 1997 perde la figlia tredicenne Smadar in un attentato kamikaze palestinese su un autobus di linea; Bassam Aramin, ex terrorista palestinese pentito, dieci anni dopo, nel 2007 perde anche lui la figlia di dieci anni, Abir, a seguito di un proiettile di gomma vagante sparato da un giovane militare israeliano in pattugliamento della zona. Rami è un israeliano che è contro l’occupazione; Bassam, un palestinese che ha imparato l’ebraico e studia la Shoah. I due si conoscono, dopo la morte violenta delle figlie, e fanno amicizia nel Circolo dei Combattenti per la Pace, un’organizzazione che ha come scopo quello di risolvere pacificamente la questione israelo-palestinese. Da anni girano il mondo, nelle scuole, nei teatri, nelle librerie per riconsegnare almeno per un attimo alla vita quelle ragazzine che mai diventeranno donne, per raccontare la tragedia che li ha uniti, per esprimere il dolore che non si è trasformato in vendetta, perché la vendetta è una spirale senza fine, che non restituisce i morti alla vita.

Rami dirà in una intervista: “mi vergogno di ammettere che solo a 47 anni, quando sono entrato nel Circolo, ho visto i palestinesi come esseri umani normali, con le stesse lacrime, gli stessi sogni. E ho conosciuto Bassam, il “terrorista” incarcerato in una prigione israeliana, che ha scritto le parole più commoventi, quelle di qualcuno che prova lo stesso dolore”.
Il romanzo è frammentato in 1001 paragrafi (come le notti di Sharazad, “uno stratagemma per la vita di fronte alla morte”), alcuni brevi composti da una sola frase, altri comprendenti fotografie, altri ancora semplicemente fatti di spazi vuoti. E in questi paragrafi si parla di tante cose: dal volo degli uccelli, che sulla striscia di Gaza hanno uno dei punti di maggior affollamento nei percorsi migratori, ai numeri amicali, dagli esempi portati da monaci asceti al sistema di irrigazione delle acque, dalla descrizione dei checkpoint alle rappresaglie, intervallando il tutto con lo sviluppo delle storie di Rami, Bassam e delle figlie Abir e Smadar ripercorse, quali al rallentatore, decine di volte.
E poi c’è quella terra martoriata. Già, perché “qui la geografia è tutto”. Il romanzo si apre con le colline di Gerusalemme immerse nella nebbia e si chiude con quelle di Gerico avvolte nell’oscurità, in un cerchio che alla fine è la rappresentazione geometrica dell’apeirogon. Terra sacra per tutte le grandi religioni monoteiste figlie di Abramo che qui si combattono da millenni.
McCann, pur essendo “straniero”, irlandese, riesce comunque a raccontare e riportare al lettore quelle ferite, quelle divisioni, quel vivere tra muri e checkpoint, probabilmente perché, da irlandese, di muri e divisioni se ne intende. I muri sono tutti uguali, da Berlino a Belfast, passando per il Messico fino a Gerusalemme.
Se leggerete Apeirogon ne coglierete l’attualità e il forte impatto emotivo che ne deriva. Non è un libro che lascia indifferenti.