Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
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Il commento
"Sui
passi di Maria Bonino".
Un Congresso della Pediatria italiana e della Regione Autonoma Valle d'Aosta sulla cooperazione internazionale in Africa
Un Congresso della Pediatria italiana e della Regione Autonoma Valle d'Aosta sulla cooperazione internazionale in Africa
Professore
Emerito, Dipartimento di Scienze della Riproduzione e dello Sviluppo,
Università di Trieste
Indirizzo
per corrispondenza: f.panizon@libero.it
Maria
Bonino è stata certamente una delle figure più
rilevanti nell'ambito della cooperazione italiana in Africa.
Possiamo dire che ha dedicato al lavoro in Africa la maggior parte
della sua vita professionale e che è morta sul campo. Il
suo lavoro, come quello di buona parte del lavoro medico dedicato
all'Africa, si è svolto nell'ambito di Medici per
l'Africa Cuamm, una struttura di impostazione cattolica, ma
con proiezione non confessionale, con sede a Padova, dedicata alla
preparazione del personale volontario, alla organizzazione e
distribuzione dei servizi, e alla gestione di numerose realtà
operative, ospedaliere e non solo, in tutto il territorio
africano. Maria Bonino ha svolto il suo lavoro con totale
dedizione e alta professionalità in Etiopia, poi in Uganda,
e alla fine in Angola, dove ha condotto per molti anni la
pediatria ospedaliera nella cittadina di Uige e dove è
morta, nel corso di una epidemia di febbre emorragica da virus
Ebola-Marburg, che ha avuto il suo epicentro in quell'ospedale,
e che lei ha tempestivamente diagnosticato mettendo in atto le
prime misure di isolamento e di contenimento. |
La
mortalità della febbre emorragica è vicina al 100%, e
contrarre la malattia significava dunque firmare anche per un
terribile destino di autodistruzione che Maria Bonino ha affrontato
con coraggio stoico.
Nei
giorni 4 e 5 aprile 2008, due splendide giornate di una primavera
esplosiva, tra le nevi dei monti e le mura romane di Aosta, città
avamposto e sentinella “ai confini”, si è tenuto, in suo
ricordo, ma non solo, questo Congresso che Medico e Bambino ha
voluto registrare per i suoi lettori. Non si tratta di un incontro di
rievocazione: Maria Bonino vi è spesso citata, ma quasi solo
per caso, perché molti dei relatori l'hanno incontrata nella
loro attività sul campo. Il Congresso ha anzi come proposito
primario quello di indicare nel lavoro medico in Africa, che può
essere considerato un lavoro missionario solo in un senso laico:
nell'impegno trasferire in Africa, non necessariamente tutta una
vita, come ha fatto Maria, ma anche solo una frazione della vita,
come ha fatto la maggior parte dei relatori; e con questo
trasferimento, far sì che una frazione della forza-lavoro e
delle conoscenze mediche, che in Occidente sono in esubero, trovino
spazio in un continente che si è risvegliato e che vuole
vivere, nel quale le competenze sanitarie indigene, medici,
infermieri, personale logistico, sono in grave carenza, e dove le
risorse economiche devolute dalla cooperazione internazionale, molto
consistenti anche se ancora molto insufficienti, trovano difficoltà
a essere coerentemente gestite.
Senza
voler creare degli eroi, la medicina e la pediatria italiane, assieme
al Dipartimento di Protezione Civile, col concorso di istituzioni
pubbliche, di Amministrazioni Regionali, di Associazioni no profit e
quant'altro, veicolano in Africa risorse, cultura, medici che
ritengono di poter trasferire lì stabilmente la loro
professionalità, diventando anche un punto di appoggio per
altri professionisti “a tempo determinato”, e infine questi
ultimi, che rappresentano in ultima analisi la componente più
numerosa di questa corrente “missionaria”. Questi professionisti
“a tempo determinato” possono essere medici ancora non entrati in
carriera, che decidano di svolgere in Africa, o in altri Paesi in
bisogno, parte del loro curriculum (pubblicheremo anche, in appendice
a questo congresso, una sintesi, già presentata al Congresso
Nazionale della SIP di 3 anni fa, delle attività “missionarie”
svolte da Scuole di Specialità Italiane oltre che da strutture
ospedaliere, Istituti Scientifici di ricovero e cura ed altre
Istituzioni pediatriche). Un'altra possibile “riserva” di mano
d'opera è rappresentata da medici arrivati all'età
della pensione, che vogliano aggiungere alla loro vita professionale
un'appendice africana. Un altro modo è quello di lavorare
nelle strutture volontaristiche della Protezione Civile che
intervengono nelle situazioni di emergenza, all'interno del nostro
Paese, ma anche al di fuori.
In ogni
modo, questo Congresso offre, forse per la prima volta, uno spaccato
di un'attività medica, in grande misura pediatrica, forse
“di complemento” ma certo non marginale, che viene usualmente
dimenticata. Questo bisogno molto personale, che trova però
risposte strutturate, di allargare l'intervento medico e il proprio
ruolo professionale al di fuori dei confini del proprio Paese merita
quanto meno di essere conosciuto.
Presenteremo
i contenuti del Congresso sotto forma di serie di immagini illustrate
da un commento, di facile, rapida e speriamo non noiosa lettura. Le
diverse relazioni saranno raccolte in due tranche, rispettivamente in
onda al principio e alla fine di agosto.
Dedicheremo
la prima tranche prima di tutto a due relazioni di carattere
generale: quella, molto critica, di padre Dante Carraro,
direttore dei Medici con l'Africa Cuamm, sullo stato di sviluppo
dei diversi progetti destinati a raggiungere traguardi specifici,
i cosiddetti Millennium Developmental Goal o MDG, entro il 2015; e
quella di Guido Bertolaso,
direttore del Dipartimento della Protezione Civile, lo stesso che
ha risolto l'emergenza rifiuti di Napoli, che mette in evidenza
i risultati di una convergenza di interessi e di intervento tra il
Dipartimento e il Cuamm, sulle sponde di un fiume africano. Seguono
due relazioni, ancora di impostazione generale, sui due principali
MGD, MGD4 e MGD5 sulla salute del bambino e della donna. |
Entrambi
gli interventi riguardano specialmente le criticità che
interessano la donna come colonna dell'economia africana di
sussistenza e la donna come madre. Il primo, quello della dott.ssa
Chiara Pierotti, infettivologia della London School of Hygiene
and Tropical Medicine, è piuttosto rivolto ai temi sociali e
riguarda la donna come vittima ma anche come protagonista
dell'economia e del risveglio dell'Africa. La seconda, del dott.
Ambrogio Sangalli, ginecologo dell'Ospedale degli Infermi di Biella,
riguarda quasi esclusivamente i problemi della gravidanza e del
parto, problemi che occupano un ruolo centrale nella lista dei MDG; e
si sofferma su di una esperienza sul campo, per alcuni versi
esemplare, riguardante un disturbo quasi simbolico, molto comune,
largamente invalidante, la fistola retto-vaginale; banale complicanza
di un parto mal gestito, che nella maggioranza dei casi potrebbe
essere evitato o quanto meno adeguatamente corretto, mentre la
povertà delle strutture di assistenza lo rende una vera piaga
sociale, fortemente invalidante ed emarginante.
La
terza e la quarta sessione sono dedicate alle grandi calamità
africane: rispettivamente alla malnutrizione e al terzetto malefico
AIDS, TB, Malaria.
La
sessione dedicata alla malnutrizione si apre con la relazione della
dott.ssa Mara Mabilia, antropologa sociale e medica
dell'Università di Padova, una antropologa di battaglia, che
ha fatto la sua esperienza sul campo per molti anni. Questa
relazione, in realtà, può rappresentare una specie di
prefazione a tutto il Congresso; è una relazione sulla
difficoltà intrinseca al trasferimento di un approccio
spiccatamente tecnico e pragmatico, come può essere la cura
della malattia, in un contesto profondamente diverso, fatto di una
cultura orale, di tradizioni, conoscenze, sensibilità e
linguaggio molto diversi, di un diverso sentimento della vita, di una
diversa accettazione della malattia e della morte. Più in
generale, tratta della necessità di conoscere meglio la
società nella quale ci si inserisce, di cercare un linguaggio
comune, di spogliarsi della propria presunta superiorità
culturale. Tutto questo richiede, in ciascuno, un certo grado di
umiltà e di accettazione della diversità; che la
mediazione professionale da parte di uno studioso di antropologia può
facilitare o quanto meno far intendere.
La
seconda relazione, della dott.ssa Dunia Ismail (Department
of Endocrinology and Adolescent Service, University College
Hospital, London), più tecnica, riporta l'esperienza di una
giovane specializzanda presso il St Mary Hospital di Lacor,
nell'Uganda del nord, oggi sede di una Facoltà di Medicina a
gestione italo-ugandese, sponsorizzata e cogestita dall'Università
di Napoli. Una parte della relazione è dedicata all'esperienza
di terapia della malnutrizione mediante l'utilizzo di un alimento,
il NUTRICAM, ottenuto con risorse locali, mais, pesce, legumi,
arachidi.
La
terza relazione, del dott. Milton Tectonidis, responsabile
della campagna di nutrizione di Médecins sans Frontières,
fornisce un approccio ancora diverso, quasi antagonista rispetto
al precedente, con l'utilizzo di un alimento più costoso
ma molto più standardizzabile e utilizzabile in ogni
contesto. Si tratta di un prodotto alimentare solido,
conservabile, distribuibile a domicilio, ad alto contenuto
proteico-calorico, ricco di oligoelementi, il RUTF o Ready-to-Use
Therapeutic Food. L'estensione e il successo della
sperimentazione con questo prodotto sono abbastanza
impressionanti. Il limite dell'intervento sta nel costo del
prodotto, apparentemente basso, ma alto per l'Africa: non è
applicabile estensivamente se non attraverso un impegno economico
(donazione) da parte delle agenzie dell'OMS. |
L'ultima
sessione, dedicata rispettivamente allo stato dell'arte nei
riguardi del AIDS, della TB e della malaria è articolata
(ovviamente) in tre parti dedicate, condotte rispettivamente dal
dott. Filippo Ciantia, coordinatore di progetto di una
importante associazione italiana, la AVSIU (Associazione Volontariato
per il Servizio Internazionale Uganda)
e da due tecnici di alto livello e di ricca esperienza dell'OMS di
Ginevra, rispettivamente il dott. Giuliano Gargioni e il dott.
Sergio Spinaci.
In tutte
e tre potrete trovare puntuali riferimenti a questi tre cavalieri
dell'Apocalisse; la prima, quella del dott. Ciantia, purtroppo
senza immagini, ha un carattere più personale e forse più
diretto e umanamente coinvolgente: si tratta sostanzialmente della
storia dell'AIDS in Uganda (che è, a vero dire, anche
l'unico episodio vincente della guerra contro l'AIDS in Africa).
Una storia fatta coi numeri, che registrano una progressiva,
consistente riduzione della prevalenza della malattia in questo
Stato, pur sconvolto tuttora dalla guerriglia intestina. Si tratta,
va aggiunto, di un successo nel quale l'Italia, anche con l'impegno
diretto del Istituto Superiore di Sanità, ha avuto un ruolo
politico tutt'altro che marginale.
La
seconda relazione di questa sessione, sull'epidemiologia della
tubercolosi, sul terribile problema della combinazione mortale
HIV-TB, sulla emergenza dei ceppi multiresistenti e estensivamente
resistenti, e sulle politiche di rilevamento e di cura della
malattia, è dovuta al dott. Gargioni. La terza, del dott.
Spinaci, espone la geografia, tutta africana, della malaria nella sua
espressione più acuta e mortale (l'infezione da Plasmodium
falciparum, soprattutto la prima infezione, nei bambini <5
anni), degli strumenti per contenerne la diffusione e ridurne la
mortalità, e infine del grande problema, anche quello tutto
africano o quasi, della resistenza alla clorochina, un farmaco a
bassissimo costo, quasi insostituibile.
La
seconda tranche del Congresso sarà on line alla fine di agosto.
È alquanto più magra della prima; comprende due interessanti esperienze sul campo, e si conclude con la storia significativa dell’epidemia di febbre emorragica da virus di Marburg e del ritorno in Italia dei contatti, ritorno che ha come protagonista ancora il Dipartimento di Protezione Civile.
La prima relazione è quella della dott.ssa Maria Teresa Perenchio, Direttore del SOC di Neuropsichiatria Infantile dell’ASL 9 di Ivrea (Torino), e riguarda un aspetto dimenticato ma in realtà pesantissimo della patologia pediatrica africana: il neurodanno e la conseguente disabilità: da polio, da meningite, da parto, da malaria cerebrale, da malnutrizione; e il poco-niente che oggi si può fare per la prevenzione e per il recupero.
La seconda relazione contiene l’esperienza molto particolare di un volontario di Médecins sans Frontières, il dott. Andrea Felappi, che, anziché in Africa, è stato comandato a fare il suo servizio in Italia, a difesa dei diritti sindacali, civili, umani, dei lavoratori africani; diritti continuamente negati e violati.
La tranche si conclude con l’esposizione, a cura del dott. Roberto Turra, epidemiologo del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL 6 di Vicenza, delle conoscenze sulla febbre emorragica da virus e in particolare sulla epidemia di virus Marburg che ha visto il sacrificio di Maria Bonino e con la relazione della dott.ssa Adriana Volpini, dirigente del Dipartimento della Protezione Civile Italiana a Roma, sugli aspetti organizzativi del Dipartimento sulla gestione delle emergenze da infezione.
Il Congresso si chiude quindi un po’ da dove era iniziato.
È alquanto più magra della prima; comprende due interessanti esperienze sul campo, e si conclude con la storia significativa dell’epidemia di febbre emorragica da virus di Marburg e del ritorno in Italia dei contatti, ritorno che ha come protagonista ancora il Dipartimento di Protezione Civile.
La prima relazione è quella della dott.ssa Maria Teresa Perenchio, Direttore del SOC di Neuropsichiatria Infantile dell’ASL 9 di Ivrea (Torino), e riguarda un aspetto dimenticato ma in realtà pesantissimo della patologia pediatrica africana: il neurodanno e la conseguente disabilità: da polio, da meningite, da parto, da malaria cerebrale, da malnutrizione; e il poco-niente che oggi si può fare per la prevenzione e per il recupero.
La seconda relazione contiene l’esperienza molto particolare di un volontario di Médecins sans Frontières, il dott. Andrea Felappi, che, anziché in Africa, è stato comandato a fare il suo servizio in Italia, a difesa dei diritti sindacali, civili, umani, dei lavoratori africani; diritti continuamente negati e violati.
La tranche si conclude con l’esposizione, a cura del dott. Roberto Turra, epidemiologo del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL 6 di Vicenza, delle conoscenze sulla febbre emorragica da virus e in particolare sulla epidemia di virus Marburg che ha visto il sacrificio di Maria Bonino e con la relazione della dott.ssa Adriana Volpini, dirigente del Dipartimento della Protezione Civile Italiana a Roma, sugli aspetti organizzativi del Dipartimento sulla gestione delle emergenze da infezione.
Il Congresso si chiude quindi un po’ da dove era iniziato.
In
appendice abbiamo ritenuto utile ri-presentare un interessante Power
Point preparato dal dott. Gian Vincenzo Zuccotti per il
61° Congresso Nazionale della SIP del 2005. Si tratta del censimento
delle attività svolte dalla pediatria italiana (Cliniche,
Scuole di Specialità, IRCCS, Ospedali) nei Paesi in via di
sviluppo, specialmente in Africa, ma anche in Europa
Centro-orientale, in Asia, in America Centrale. Contiene indicazioni
sugli interventi “missionari” di queste istituzioni, con cifre
indicative di impegno economico e umano forse sorprendenti, ma
certamente al di sotto del reale, perché molte iniziative
importanti, per un motivo o per l'altro, sono sfuggite, come
succede, al censimento. Almeno tre di queste iniziative, la Facoltà
di Medicina Napoli-Gulu, la realizzazione di un servizio di
emato-oncologia per l'intero stato del Nicaragua, la realizzazione
di un servizio di nefrologia nello stesso Nicaragua, e in corso di
sviluppo in tutte le Repubbliche dell'America Centrale vanno molto
al di là dell'episodico e testimoniano di una tensione molto
viva e diffusa.
Sempre in appendice aggiungiamo l'articolo "L'Africa, gli aiuti e noi", già pubblicato nella rivista cartacea di Medico e Bambino a marzo 2008, che discute in termini generali il problema degli aiuti all'Africa e porta in sintesi la testimonianza e l'esperienza dei gruppi pediatrici di Trieste e di Modena, centrato sul tema della malnutrizione.
Per concludere, segnaliamo l'articolo speciale pubblicato su Medico e Bambino a ottobre 2008, a firma del Direttore dei Medici con l'Africa Cuamm, don Dante Carraro, "Medici con l'Africa Cuamm e gli Obiettivi del Millennio": un tentativo di visione globale dei problemi sanitari dell’Africa, dello stato attuale degli aiuti internazionali in funzione degli obiettivi della Millennium Declaration e del ruolo giocato dai Medici con l’Africa Cuamm nella ricostruzione dell’assistenza sanitaria “dal basso” in quel travagliato continente.
Sempre in appendice aggiungiamo l'articolo "L'Africa, gli aiuti e noi", già pubblicato nella rivista cartacea di Medico e Bambino a marzo 2008, che discute in termini generali il problema degli aiuti all'Africa e porta in sintesi la testimonianza e l'esperienza dei gruppi pediatrici di Trieste e di Modena, centrato sul tema della malnutrizione.
Per concludere, segnaliamo l'articolo speciale pubblicato su Medico e Bambino a ottobre 2008, a firma del Direttore dei Medici con l'Africa Cuamm, don Dante Carraro, "Medici con l'Africa Cuamm e gli Obiettivi del Millennio": un tentativo di visione globale dei problemi sanitari dell’Africa, dello stato attuale degli aiuti internazionali in funzione degli obiettivi della Millennium Declaration e del ruolo giocato dai Medici con l’Africa Cuamm nella ricostruzione dell’assistenza sanitaria “dal basso” in quel travagliato continente.
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