Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Settembre 2001 - Volume IV - numero 7
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- Un caso di colera in Germania
Dinamicità dei tipi di pneumococco nelle malattie invasive
Le risposte immunologiche al vaccino del morbillo in età inferiore all'anno
La cura della nefropatia diabetica
L'uso di eritromicina nel neonato aumenta il rischio di stenosi ipertrofica del piloro
Un nuovo lassativo: polietilenglicol 3350&url=https://www.medicoebambino.com/index.php?id=AV0107_20.html&hashtags=Medico e Bambino,Pagine Elettroniche' target='_blank'>Condividi su Twitter
- Un caso di colera in Germania
Dinamicità dei tipi di pneumococco nelle malattie invasive
Le risposte immunologiche al vaccino del morbillo in età inferiore all'anno
La cura della nefropatia diabetica
L'uso di eritromicina nel neonato aumenta il rischio di stenosi ipertrofica del piloro
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Settembre 2001 - Volume IV - numero 7
M&B Pagine Elettroniche
Avanzi
Novità,
riflessioni, contributi e proposte,
La
somministrazione periconcezionale di acido folico, da solo o in
associazione con altre vitamine, riduce il rischio per la donna di
avere un figlio con malformazioni del tubo neurale. Nel 1997 uno
studio riscontrò un aumento del 16% nel numero degli aborti
fra le donne che prendevano un preparato multivitaminico che
conteneva 800 mg di acido folico (Lancet 1997, 350:513-5). In
occasione di una grande campagna per la prevenzione dei difetti
neurali, eseguita in Cina, con la somministrazione di preparati
vitaminici in gravidanza, contenenti 400 mg di acido folico, è
stata offerta la possibilità di controllare questa
affermazione; nella ricerca è stato coinvolto anche il CDC di
Atlanta (J. Gindler et al., Lancet 2001, 358:796-800). Dallo
studio di decine di migliaia di donne e dei loro figli è stato
concluso che non esiste nessuna prova che la somministrazione
giornaliera di 400 mg di acido folico, sia prima che durante la
gravidanza, aumenti il rischio di aborto. Una constatazione
liberatoria che ci toglie un dubbio.
Già
si sapeva che esiste un rapporto fra presenza di Helicobacter
pylori (HP) e cancro dello stomaco; tuttavia non era stato
stabilito fino a oggi un preciso rapporto numerico. Uno studio
prospettico giapponese segue in media per 7,8 anni 1.526 pazienti
adulti con ulcera duodenale o ulcera gastrica o iperplasia gastrica o
dispepsia non ulcerosa; di questi 1.246 avevano un'infezione da HP e
280 non l'avevano (Uemura N et al., N Engl J Med 2001,
345:784-9). In 36 dei soggetti infettati con HP, si sviluppò
un cancro dello stomaco, mentre nessun cancro comparve fra quelli che
non erano risultati infettati con HP. Nessun cancro gastrico si
sviluppò nei pazienti che avevano ulcera duodenale. Si può
concludere che l'Helicobacter pylori non è sempre un buon
agente infettivo.
In una
lettera al Pediatrics, ricercatori spagnoli (Garcil-Lopez M et
al., Pediatrics 2001, 108:819) riportano la storia di 3 bambini,
due di 6 anni e uno di 3, che hanno presentato una colorazione
grigio-bluastra di alcuni denti dopo l'utlilizzo di
amoxicillina-acido clavulanico, che si è attenuata a distanza
di mesi. La colorazione è stata attribuita alla formazione di
depositi sulla superficie del dente, che ha solo conseguenze
cosmetiche, senza causare nessun tipo di alterazione interna del
dente. Quindi un'origine senz'altro diversa e meno importante di
quella che hanno le tetracicline.
In
generale la somministrazione del solfato ferroso nella cura
dell'anemia ferropriva del bambino viene eseguita somministrando il
preparato (in gocce, fialoidi o sciroppo) in 3 somministrazioni
giornaliere: per le difficoltà che i genitori incontrano a
volte nell'uso di farmaci da usare 3 volte al giorno per periodi di
circa 8 settimane, è stato provato l'effetto sull'anemia della
stessa dose in una sola somministrazione giornaliera (Zlotkin S et
al. - Pediatrics 2001, 108:613-6). Sono studiati 557 bambini
anemici, abitanti in Ghana, di età fra 6 e 24 mesi, con
emoglobina fra 7 e 9,9 g/dL: a un gruppo di 280 vengono dati 40 mg di
ferro elementare, come sale ferroso in gocce, una volta al giorno e
negli altri 277 (gruppo controllo) la stessa dose giornaliera in 3
volte. Alla fine dello studio, sulla base del livello di Hb e di
ferritina è stato osservato che una somministrazione
giornaliera ha gli stessi effetti sull'anemia della somministrazione
per 3 volte al giorno. Il risultato è stupefacente e può
tornare utile per migliorare l'aderenza alla continuità della
cura; merita tuttavia una conferma, prima di modificare i nostri
comportamenti.
Un uomo
di 36 anni, di origine nigeriana, residente in Germania, si ammala
acutamente il 12 luglio 2001, con diarrea acquosa e vomito
(Eurosulveillance 2001, 5, n.36). Viene ricoverato
all'Ospedale di Berlino il 14 luglio per la prosecuzione dei sintomi,
aggravati dalla disidratazione, dalle modificazione degli elettroliti
e da un'insufficienza renale acuta, senza febbre. Al paziente vennero
dati liquidi ed elettroliti, senza antibiotici. Egli guarì
presto e i suoi reni ripresero a funzionare. Dalle sue feci il 17
luglio venne isolato il Vibrio cholerae (sierotipo O1, biotipo
Inaba, fenotipo El Tor). Egli venne dimesso il 25 luglio con la
coltura dalle feci negativa. Il paziente era tornato, dopo un periodo
di vacanza, dalla Nigeria il 30 giugno; 4 ore prima dell'inizio dei
sintomi egli aveva mangiato del pesce che era stato portato in
aeroplano dalla Nigeria, da un amico, il giorno precedente. Il
paziente aveva preparato lui stesso il pesce, bollendolo in acqua ed
era stata la sola persona a mangiarlo. Poiché il colera ha un
tempo d'incubazione da poche ore a tre giorni, viene concluso che
egli aveva preso il colera mangiando quel pesce. Poiché il
pesce era stato bollito, bisogna pensare che il vibrione sia stato
acquisito durante la preparazione del pasto. Fortunatamente nessun
altro caso di colera è stato riscontrato fra gli amici e i
contatti del soggetto a Berlino, né nella sua famiglia in
Nigeria.
LoStreptococcus pneumoniae è un'importante causa di
morbilità e di mortalità nei Paesi sviluppati e in via
di sviluppo, soprattutto fra i bambini dei primi anni e fra le
persone anziane: la meningite acuta, la batteriemia e la polmonite
sono gli eventi clinici più comuni. In Svezia, sulla base di
1.136 isolamenti di pneumococchi da soggetti con malattie invasive,
fra il 1987 e il 1997 è stato notato che sono aumentati in
maniera molto evidente gli isolamenti dei sierotipi 1 e 14, il primo
di 10 volte e il secondo di 4 volte; ambedue i ceppi sono risultati
penicillino-sensibili (Normark BH et al., J Infect Dis 2001,
184:861-9). Questi risultati documentano la capacità di
cloni di pneumococchi penicillino-sensibili di emergere e diffondere
rapidamente fra la popolazione di un Paese. Poichè questi
ceppi non sono inclusi nel vaccino coniugato eptavalente oggi in
commercio, gli autori sottolineano che questo rilievo è
particolarmente preoccupante e rende necessario un continuo
monitoraggio delle malattie invasive da pneumococco per sorprendere
la comparsa di ceppi invasivi, in modo tale da poter assicurare che
la copertura vaccinale rimanga sufficiente nelle singole regioni.
I
potenziali ostacoli all'immunizzazione dei lattanti contro il
morbillo dipende da due fattori: l'immaturità del sistema
immune e la presenza di anticorpi passivi di origine materna. Per
ricercare questi parametri sono stati studiati lattanti di 6 mesi (93
soggetti), di 9 (77 soggetti) e di 12 mesi (78 soggetti), dopo
vaccinazione contro MPR (Gans H et al., J Infect Dis 2001,
184:817-26). Nei confronti dell'immunità cellulo-mediata,
compresa la memoria immunologica delle cellule T, non ci furono
differenze legate all'età, né alla presenza di
anticorpi passivi. Invece nei bambini di 6 mesi la risposta
anticorpale (anticorpi neutralizzanti) al vaccino del morbillo
risultò diminuita, anche in assenza di anticorpi passivi di
origine materna. Nei lattanti, in età di 9 mesi, viene
confermato l'effetto negativo degli anticorpi passivi, anche se a
basso titolo: quando vennero vaccinati bambini in assenza di
anticorpi passivi, la loro risposta in anticorpi fu uguale a quella
dei bambini di 1 anno. Da tutto questo deriva la necessità di
somministrare la prima dose di MPR dopo il compimento del primo anno
di vita; nel caso si renda necessaria una somministrazione precoce (6
mesi) è importante una seconda dose a 13-15 mesi.
Tre
pubblicazioni, a cura di ricercatori diversi (in una ha collaborato
anche il nefrologo italiano Giuseppe Remuzzi di Bergamo), concludono
tutte che con l'uso di antagonisti del recettore per l'angiotensina è
possibile ottenere buoni risultati nel trattamento della nefropatia
da diabete tipo 2. In due ricerche è stato usato l'irbesartan
(Lewis EJ et al - N Engl J Med 2001, 345: 851-60; Parving HH et al
N Engl J Med 2001, 345:870-8) e nel terzo il losartan (Brenner
BM et al., N Engl J Med 2001, 345:861-9). I soggetti
complessivamente studiati sono 3.818: i farmaci non solo agiscono sul
livello pressorio, ma dimostrano indipendentemente un effetto
protettivo sul rene, con riduzione della microalbuminuria.
Quando
all'inizio del 2000 comparve sulla Pagina gialla (Honein Ma et
al., Lancet 1999, 354, 2101-5) la descrizione di casi di stenosi
ipertrofica del piloro (SPI) in 7 bambini, che avevano ricevuto
eritromicina come profilassi della pertosse, si manifestò fra
alcuni pediatri un sentimento d'incredulità. A distanza di
meno di due anni l'associazione è stata confermata (Mahon
BE et al., J Pediatr 2001, 139, 380-4). Su 14.876 lattanti, 43
(0,29%) svilupparono SIP; quelli che avevano ricevuto eritromicina
per via generale presentarono un'aumentata incidenza di SIP,
soprattutto quando il trattamento venne eseguito nelle prime due
settimane di vita (il rischio relativo fu di 10.51). L'uso
dell'eritromicina per via oftalmica, come trattamento della
congiuntivite neonatale, invece non aumentò il rischio di SIP.
L'uso di eritromicina nelle madri entro 10 settimane dal parto è
possibile che si associ a un aumentato rischio, ma i dati raccolti
non si sono dimostrati sufficienti per esprimere un giudizio preciso.
Tutto questo significa che l'uso dell'eritromicina nel neonati non
deve essere proscritto in modo assoluto, tuttavia il suo impiego deve
essere prudente: viene ritenuto necessario avvertire i genitori del
rischio e vanno loro descritti i segni della SIP.
La
costipazione riguarda almeno il 3% dei bambini che giugono al
pediatra di famiglia e il 25% delle visite di un Servizio di
gastroenterologia pediatrica. La costipazione nel bambino può
essere definita come l'emissione di feci in meno di 3 giorni per
settimana, con passaggio, doloroso, di feci dure o in seguito a
ritenzione volontaria. La cura si basa su consigli dietetici e
comportamentali e sull'uso di vari lassativi e ammorbidenti delle
feci. A 24 bambini con costipazione cronica viene somministrato
polietilen glicol (PEG) in polvere alla dose di 1 g/kg al giorno in
succo di frutta o in acqua, in due dosi giornaliere (Pashankar DS,
Bishop WP, J Pediatr 2001, 139:428-32), per 8 settimane. IL PEG
agisce come un agente osmotico che aumenta il contenuto di acqua
nelle feci. Il farmaco è risultato palatabile, efficace e
privo di effetti collaterali. A differenza del lattulosio il PEG non
determina fermentazioni da parte della flora batterica del colon e
non causa produzione di gas o di acidi, per cui non si accompagna a
dolori addominali o a irritazione perianali. Con il PEG la frequenza
settimanale delle feci passò da 2,3 per settimana a 16,9; le
feci risultarono anche meno consistenti. Il prodotto non è in
commercio in Italia; in USA è in commercio sotto il nome di
Miralax.
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