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MEDICO E BAMBINO - ultimi commenti

Medico e Bambino - Tutti i commenti
< 2013 >
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Casi indimenticabili Giugno 2013
Era il 1989 disponibile
C. Zacchè
Casi indimenticabili Ottobre 2013
Le adozioni disponibile
A. Barachino
Editoriali Settembre 2013
Nido, miracoloso nido disponibile
G. Tamburlini
Pediatria per immagini Novembre 2013
Un ascesso retrofaringeo recidivante disponibile
A. Favret, C. Germani, F.M. Murru, E. Neri, D. Grasso, E. Barbi
Casi indimenticabili Dicembre 2013
Quando è l’orecchio a tossire disponibile
M. Copertina, S. Dal Bo
Digest Maggio 2013
Le nuove linee guida sull’otite media acuta dell’American Academy of Pediatrics disponibile
V. Murgia, F. Marchetti
Casi indimenticabili, Giugno 2013
Non capisco...
Ciao collega!
Scusa ma non sono riuscita a capire il senso dell'articolo...
Gli hai chiesto scusa perché?
Avevi impedito ai genitori di parlare le loro relative lingue?Si è trovato in difficoltà per i tuoi consigli?
Mi spieghi?
Grazie
Angela
Pediatra di famiglia
Padova

Angela Fiore
angela.fiore@inwind.it
PdF
mercoledì 10/07/2013 23:17
Pediatria flash, Giugno 2013
Errata Corrige
Segnaliamo un errore a pagina 392 di questo articolo.

La frase nella colonna di destra:

"Si sa che l’infiammazione e la presenza di artrite possono causare una scarsa crescita dell’arto coinvolto con conseguente dismetria:"

va così corretta

"Si sa che l’infiammazione e la presenza di artrite possono
causare un aumento della crescita dell’arto coinvolto con conseguente dismetria:"

Ci scusiamo dell'errore
La Redazione

Redazione
redazione@medicoebambino.com
Medico e Bambino
lunedì 22/07/2013 12:35
Casi indimenticabili, Ottobre 2013
Le adozioni
Il caso, sicuramente drammatico e indimenticabile descritto dalla collega apre sicuramente un dibattito, a cui certamente partecipo, essendo mamma adottiva.
Una mamma un po' speciale, visto che due dei miei figli sono stata adottati a 17 anni e 10 mesi l'una e 8 anni e mezzo l'altro, e non è stata "rispettata" la primogenitura.
I ragazzi grandi hanno sicuramente un vissuto drammatico alle spalle ma, a volte, sono motivati e mostrano tutta la loro disponibilità ad affrontare un cambiamento epocale della loro vita. Molto spesso lo siamo molto meno noi genitori!

MARIANI DANILA
damagio@iol.it
Pediatra di famiglia
venerdì 25/10/2013 14:39
Editoriali, Settembre 2013
Chiarificazioni
Caro collega Rolla,
rispondo alle tue obiezioni che sembrano condivise da altri pediatri che ho incontrato nel frattempo. Devo in primo luogo ricordare che l’editoriale è di fatto un commento a quanto riportato in modo molto più approfondito nel Digest. Leggendo questo, e forse con maggiore attenzione l’editoriale stesso, emerge come l’apparente associazione tra frequenza al nido e problemi comportamentali sia in gran parte dei casi, come Il lavoro norvegese su oltre 70.000 bambini ha messo in evidenza, dovuta in realtà alla situazione famigliare di base. Questa osservazione deve allertarci e non indurci ad una troppo facile attribuzione “sulla base dell’esperienza” al nido della responsabilità di alcuni comportamenti del bambino.
Ribadisco inoltre quanto affermato nell’editoriale, e cioè che il nido non va proposto ad ogni costo: la scelta va effettuata tenendo conto sia delle possibilità che la famiglia ha di offrire un ambiente affettivamente e cognitivamente ricco sia della qualità dell’offerta del nido, che in gran parte dipende dalla formazione delle educatrici. Tenendo conto che, riguardo ai vantaggi socio-cognitivi di una frequenza di strutture, analoghe ai nostri nidi, di day care, c’è una vastissima e qualificata letteratura, che sottolinea come i vantaggi siano legati alla qualità della early education. In base a queste evidenze la Germania ha appena varato una legge che assicura il nido a tutti i bambini tedeschi. Se lo facessimo anche noi, avremmo un capitale umano più preparato e, probabilmente, anche più sano.
Infine, ho forse peccato nel dare per scontato quel tanto di ironia necessario per apprezzare la metafora nido = vaccino e l’attributo di “miracoloso”.



Giorgio Tamburlini
redazione@medicoebambino.com

mercoledì 30/10/2013 09:47
Editoriali, Settembre 2013
Perplessità
L’editoriale di Giorgio Tamburlini intitolato “Nido, miracoloso nido” mi lascia perplesso nella parte riguardante il rapporto nido-relazione e comportamento. Non mi pare che uno studio effettuato in Norvegia (considerata l’alta qualità delle strutture dedicate ai bambini in questa nazione) possa dire una parola definitiva su tale rapporto. Così come paragonare il nido a un vaccino quando si tratta di aspetti comportamentali, emotivi, psicologici dei bambini futuri adolescenti e futuri adulti mi pare azzardato. Come si fa a non considerare le differenze rimarchevoli che ci sono tra la cultura americana e norvegese in tema di assistenza ai bambini?
È opinione condivisa da parecchi colleghi pediatri di base del mio territorio che bambini precocemente inseriti in comunità infantile (in taluni casi a partire dai 5 mesi di vita!) abbiano ad esempio maggiori problemi di iperattività e difficoltà di relazione col genitore (in particolare la madre): si tratta di osservazioni sul campo, non verificate (per ora) scientificamente, ma che cozzano in maniera chiara con il titolo dell’editoriale. Il dott. Tamburlini non si è posto una semplice domanda: come mai l’allontanamento precoce del piccolo dalla madre, dalla famiglia e dal proprio “nido” (la casa, la cameretta, i suoi giochi) porterebbe ad un effetto positivo “sullo sviluppo cognitivo e sociale complessivo”? Si potrebbe allora ipotizzare un influsso negativo (negli USA, in Norvegia e magari anche in Italia) della madre sullo sviluppo comportamentale del bambino?
Grazie.


Andrea Rolla
redazione@medicoebambino.com
Pediatra di libera scelta
mercoledì 30/10/2013 09:42
Pediatria per immagini, Novembre 2013
Forse bastava Rx
A volte il gold standard non è golden.

MARINELLI ITALO
italomarinelli@gmail.com
Ospedale Gubbio
mercoledì 11/12/2013 15:08
Casi indimenticabili, Dicembre 2013
Riflesso di Arnold e ATM
Gentili Colleghi, nel mio quotidiano riscontro il riflesso di Arnold con una certa maggior frequenza rispetto alla media, in quanto mi occupo di disfunzioni dell'Articolazione Temporo Mandibolare: lo stimolo sul meato acustico, infatti, può avvenire non solo dall'interno ma anche dall'esterno: il rapporto con il condilo mandibolare è percepibile con la palpazione endoauricolare, cioè infilando i mignoli nelle orecchie e battendo i denti in chiusura. A volte questa manovra risulta anche dolorosa, nonostante un apparente benessere.
Nel mio articolo sulla tosse cronica ho citato espressamente questa possibilità.

www.studiober.com/pdf/Tosse_Medico_Pediatra.pdf

Nel caso citato la "colpa" sembra essere del cerume. Sottolineo che nessun ricercatore, compresi coloro che hanno stilato le Linee Guida italiane e americane sulla ceruminosi, a fronte dell'attenzione sulle tecniche di indagine e di rimozione del tappo, si sono posti il problema del PERCHE', cioè dell'eziopatogenesi della ECCESSIVA produzione di cerume e del suo ristagno.

Peter S. Roland, MD, Timothy L. Smith, e altri: Clinical practice guideline: Cerumen impaction. Otolaryngology–Head and Neck Surgery (2008) 139, S1-S21
"Normally, cerumen is eliminated or expelled by a self-cleaning mechanism, which causes it to migrate out of the ear canal, assisted by jaw movement".

Intervenire sui jaw movement significa intervenire sia sulla iperproduzione di cerume (per lo stimolo irritativo del condilo sul CUE), che sul meccanismo di "self-cleaning", oltre che, direttamente (specie nell'adulto) sul riflesso di Arnold.

Cordiali saluti ed auguri di buone Feste


BERNKOPF GIULIA
edber@studiober.com
dentista libero professionista
lunedì 23/12/2013 17:12
Digest, Maggio 2013
OMA incerta?
Ho letto con interesse il Commento alla nuova Linea Guida dell'American Academy of Pediatrics sull'Otite Media Acuta pubblicato nel numero di maggio 2013. Mi permetto di fare alcune riflessioni su un punto che, a mio parere, merita una maggiore attenzione perché l'OMA rappresenta una patologia tipica delle cure primarie e una delle diagnosi più frequentemente digitate nei software gestionali del pediatra di famiglia.
In questa nuova versione della LG viene rinnovato un forte messaggio a conferma del fatto che il cardine della gestione dell'OMA è la DIAGNOSI.
Questo è il punto imprescindibile, ma spesso sottovalutato e/o dato come presupposto ovvio, dal quale dipendono tutte le scelte di tipo terapeutico.
Il problema, quindi, più volte dibattuto anche sulle pagine di M&B, resta quello se sia opportuno, fatta salva la condizione di netta e marcata estroflessione della membrana timpanica (segno specifico di OMA), che il pediatra si faccia guidare da una "impressione" diagnostica (diagnosi otoscopica "ad occhio") o se sia più utile avvalersi di uno strumento che riduca quell'incertezza diagnostica che non raramente accompagna l'ispezione otoscopica nella valutazione della presenza di essudato retrotimpanico. È questo dato, infatti, che, associato ai segni di flogosi e di recente insorgenza dei sintomi, permette la formulazione di una diagnosi certa di OMA. La letteratura ci conferma, d'altra parte, che la sintomatologia riferita dal bambino e/o dai genitori non è predittiva nel differenziare un'OMA da una flogosi virale delle prime vie aeree.
Pertanto, è solo dopo aver posto una diagnosi corretta e sufficientemente certa di OMA, e solo allora, che si può dar seguito alla flow-chart decisionale dell'OMA proposta dalla LG e decidere se e quando utilizzare il wait-and-see o l'amoxicillina: sono convinto che in questo modo useremmo meno la seconda opzione e applicheremmo con maggiore appropriatezza la prima. Com'è proponibile, infatti, una corretta decisione terapeutica se non siamo certi se ci sia o meno l'OMA?
La condizione che conduce all'iper-prescrizione di terapia antibiotica per diagnosi (incerte) di OMA è proprio l'incertezza diagnostica. Quante delle diagnosi di OMA per le quali oggi in Italia ancora si prescrive molto antibiotico sono vere OMA? Questo è il dilemma. Quante di queste, invece, dovrebbero essere classificate non come OMA ma come flogosi delle prime vie aeree!

Mi pare impropria, quindi, l'affermazione che si legge nel Commento del Digest a proposito del fatto che i quadri di OMA "incerta" (entità patologica, peraltro, inesistente!!) siano da ascrivere alle OMA virali. Per favore, attribuiamo la definizione di OMA solo a ciò che risponde a determinate caratteristiche clinico-diagnostiche e non a ciò che rimane di una diagnosi approssimativa o "incerta", appunto.
Prima e più importante della proposta della vigile attesa o della prescrizione dell'antibiotico è, quindi, fare una diagnosi più accurata possibile di OMA, otoscopio pneumatico alla mano (che è veramente inexpensive e easy-to-use).
Ed è questo il motivo per cui la nuova LG dell'AAP non affronta più il tema delle diagnosi "incerte" come già aveva anticipato la LG italiana nel 2011. Anche la letteratura più significativa degli ultimi anni si basa su ricerche che partono dalla formulazione di diagnosi certe fatte con criteri stringenti.
Una diagnosi "incerta" è di fatto una non-diagnosi di OMA e, contrariamente a quanto presuppone il Commento del Digest, non entra nel percorso decisionale della gestione dell'OMA (wait-and-see o amoxicillina).
Perché ci preoccupiamo della molecola più corretta da usare, sottolineando (giustamente!) l'opportunità di utilizzare l'amoxicillina, e non ci preoccupiamo del perché i pediatri italiani ancora prescrivono l'antibiotico in più dell'80% delle "diagnosi" di OMA?
Se migliorerà la capacità diagnostica del pediatra andando così a ridurre il numero di diagnosi improprie di OMA si farà, assieme ad un virtuoso utilizzo della vigile attesa, un ulteriore bel passo in avanti nella riduzione della prescrizione antibiotica.
Un caro saluto



Mattia Doria
mattia.doria@gmail.com
Pediatra di famiglia
lunedì 10/06/2013 09:24

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