Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Ottobre 2008 - Volume XI - numero 8
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Ricerca
La
consulenza telefonica infermieristica in Pronto Soccorso Pediatrico:
esperienze e prospettive
*Infermiere
DEA ASO OIRM - S. Anna Torino
**Ostetrica Coordinatrice Corso di Laurea in Ostetricia Università di Torino
***Pediatra, Direttore Sanitario ASO OIRM - S. Anna Torino
**Ostetrica Coordinatrice Corso di Laurea in Ostetricia Università di Torino
***Pediatra, Direttore Sanitario ASO OIRM - S. Anna Torino
Indirizzo
per corrispondenza: paola.serafini@unito.it
Phone
consultancy in the Paediatric Emergency Unit: experiences and
perspectives
Key
words
Telephone
nursing consultancy, Paediatric Emergency Unit, Information
request
Summary
Background.
In the Paediatric Emergency Unit phone nursing consultancy
represents an important reference point for the users in case of
acute situations and at the same time enables to filter requests.
Aim.
The present work analyses and evaluates the work burden connected
with the activity of telephone nursing consultancy by identifying
the reasons that most frequently make the users call the
Paediatric Emergency Unit and by defining juridical liabilities.
Methods
and materials. For each phone call the general data concerning
the child, the output of the phone call and its duration as well
as the operator have been recorded in a form. The phone calls
have been divided into consultancy and information request. The
descriptive perspective study was carried out from May to
September 2007.
Results.
The total number of phone calls was 7,813 of which 5,874
consultancies and 1,939 information requests. The most frequent
symptom was fever followed by cutaneous eruption and accidents.
Conclusion.
Since 75% of the phone calls almost always concerns the same
symptoms, it would be useful to draw up protocols for the most
frequent questions in order optimize the whole procedure. |
La
consulenza telefonica è un'attività consolidata in
pediatria ambulatoriale soprattutto nei paesi anglosassoni, dove è
codificata e rientra nella formazione dell'infermiere e del
pediatra1,2. In letteratura vi sono diversi studi che
affrontano questo argomento: una recente revisione sistematica
conferma che le stesse consulenze telefoniche, che sono normalmente
effettuate dai medici, possono, parimenti, essere effettuate da
infermieri qualificati che utilizzino sistemi di supporto decisionali
clinici come i computer based clinical decision support systems3
e ciò a conferma dei cambiamenti di ruolo e responsabilità
degli infermieri negli anni più recenti. L'NHS Direct4,
in Inghilterra, è uno dei sistemi operativi di consulenza
telefonica gestito dagli infermieri 24 ore su 24; ha l'obiettivo di
aiutare, sostenere e indirizzare gli utenti nella gestione dei lori
problemi al fine di ridurre le domande inappropriate agli altri
servizi del sistema sanitario5. Con l'introduzione di
questo sistema si è potuto osservare una riduzione
particolarmente rilevante di visite pediatriche nei servizi
ambulatoriali ma soprattutto nei servizi di pediatria d'urgenza6.
Uno studio effettuato in Danimarca ha dimostrato una riduzione del
28% degli accessi impropri in pronto soccorso pediatrico ove presente
un servizio di consulenza telefonica infermieristica7.
In
Francia la maggior parte dei servizi d'urgenza offre la consulenza
telefonica, soprattutto i servizi pediatrici forniscono alle famiglie
consulenze telefoniche rapide e gratuite legittimate da una norma del
20038 relativa alla presa in carico dei bambini e
adolescenti che obbliga questi servizi a organizzarsi in maniera da
poter dare consigli telefonici 24 ore su 24.
Dal 1996,
in Svizzera, i dipartimenti di emergenza pediatrica adottano un
sistema di consulenza e triage telefonico infermieristico; uno studio
retrospettivo ha valutato l'adesione degli utenti ai consigli
telefonici9: dai dati è emerso che il 42% delle
richieste sono state soddisfatte telefonicamente (27% solo dagli
infermieri e 15% inoltrate ai medici), il restante 58% è stato
invitato a recarsi in PS
Negli USA
la consulenza telefonica infermieristica, negli ultimi 30 anni, si è
diffusa a tal punto da rappresentare una competenza specialistica
infermieristica10-20.
Più
studi hanno valutato la domanda di consulenza telefonica
infermieristica in diversi servizi statunitensi [13,21-26],
dimostrando che: gli utenti sono in generale più
soddisfatti18-21; la domanda del consulto telefonico può
riguardare il self-care, il follow-up o l'emergenza vera e
propria13,20,29-31 ma i consigli che vengono dati dagli
infermieri attraverso questi servizi vengono accettati e messi in
pratica in maniera molto variabile dall'utenza21-24 così
come si è dimostrata estremamente variabile l'appropriatezza
delle consulenze16,26,33-35.
Negli
ultimi anni si è avuto un incremento dell'uso della
consulenza telefonica infermieristica anche nel nostro paese,
soprattutto nel Pronto Soccorso (PS) Pediatrico, dove risulta sempre
più utilizzata, nonostante le difficoltà per gli
operatori derivanti dalla mancanza di conoscenze sul bambino e
sull'adulto che fa da intermediario36-39.
Per
quanto concerne la legislazione italiana, in merito all'argomento,
sono scarsi i riferimenti giuridici cui far capo per la
regolamentazione della materia (DPR 22 luglio 1996, n. 484 e DPR 21
ottobre 1996, n. 613).
Dalle
ricerche effettuate nel contesto dell'organizzazione sanitaria
italiana non sono emerse esperienze chiaramente strutturate e
codificate di consulenza telefonica, specie in ambito pediatrico;
infatti, questa prestazione non rientra tra l'elenco tariffario
delle Aziende Sanitarie.
La
letteratura è concorde nell'affermare che la consulenza
telefonica è certamente utile sia per la funzione di filtro
che permette di limitare gli accessi all'ospedale per problemi
ambulatoriali o non urgenti, sia per la possibilità di
suggerire interventi immediati a domicilio da parte dei familiari,
sia per indicare un tempestivo trasporto al PS in situazioni
potenzialmente gravi38,39. Per il raggiungimento di questi
obiettivi la letteratura indica che la consulenza telefonica deve
essere adeguatamente strutturata40.
I
problemi inerenti alle responsabilità e alle competenze
dell'infermiere nella consulenza telefonica sono sintetizzati nel
BOX 141-43.
Box
1. Responsabilità e competenze dell'infermiere nella
consulenza telefonica |
I
principi generali delle responsabilità e delle competenze
dell'esercizio professionale dell'infermiere sono del tutto
assimilabili a quelli di qualunque altra professione sanitaria,
come per esempio quella del medico, e fanno più
precisamente riferimento ai presupposti scientifici delle attività
e delle funzioni proprie della professione, ai valori etici
condivisi e alle indicazioni che derivano dalla coscienza
personale, alle norme giuridiche che disciplinano la professione,
alla natura degli atti assistenziali che bisogna compiere e ai
contesti dell'esercizio professionale (D.M. 14 settembre 1994,
n. 739; L. 26 febbraio 1999, n. 42; DM 3 novembre 1999, n. 509;
Codice Deontologico dell'Infermiere, maggio1999).
Come
tutti i processi di trasformazione, anche quello relativo al nuovo
assetto professionale dell'infermiere vede ancora molte
difficoltà di attuazione e interpretazione. Molte delle
attività di esercizio professionale dell'Infermiere
andranno quindi riviste e rivalutate alla luce delle normative
attuali, della appropriatezza del loro utilizzo nella pratica
clinica e nei diversi contesi organizzativi, delle competenze
formative e esperienziali maturate.
Il
principio generale derivante dall'attuale ordinamento giuridico
è quello del “primum non nocere” e dell'agire
improntato a scienza e conoscenza professionali ossia quegli
interventi che verranno giudicati come i più opportuni. Con
questi presupposti finalizzati alla salvaguardia della vita della
persona assistita e mediate l'approntamento delle risposte più
adeguate, secondo i criteri di perizia professionale e di quella
diligenza e prudenza che si devono avere nei confronti degli
assistiti come le avrebbe un buon padre di famiglia, si può
essere certi che per l'operatore sanitario pubblico non vi
saranno mai concreti rischi di incorrere nei rigori della norma
disciplinare né della legge penale per responsabilità
[41].
Benché
non ci siano delle norme esplicite che legittimano le competenze e
le responsabilità dell'infermiere in materia di
consulenza telefonica pediatrica, è verosimile affermare
che essa è del tutto sovrapponibile alla situazione, ormai
accreditata, che riveste l'infermiere di Centrale Operativa
nell'assolvere al compito di determinare “l'apparente
criticità dell'evento segnalato” e analoga situazione
investe anche l'infermiere di 118 che sovente si trova da solo a
dover stabilizzare le condizioni critiche nella prima ora che
segue l'evento (“golden hour”) agendo sul free therapy
interval [42,43]. Sulla base di questa esperienza sarà
quindi possibile definire gli ambiti di responsabilità
dell'infermiere relativamente alla consulenza telefonica.
Le
possibili fonti di responsabilità professionale per
l'infermiere di triage pediatrico telefonico, relativamente alle
richieste di consulenza via cavo, attengono ai provvedimenti che
vengono fatti “seguire” alla richiesta telefonica e quindi,
alla questione della legittimità che la prestazione si
possa o si debba esaurire o meno in un semplice consiglio
telefonico ovvero si completi con un accesso in PSP.
In
linea generale, andrà raccomandata la massima prudenza
nell'agire professionale evidenziando che, a differenza di
quanto avviene per le consulenze telefoniche per necessità
sanitarie degli adulti, spesso l'interlocutore all'altro capo
del telefono può essere assai poco attendibile, non solo
per la sua incompetenza tecnica nel “riferire” i sintomi
propri di uno stato di malattia ma anche per il fatto che la
fenomenologia clinica cui viene fatto riferimento è
relativa al soggetto bambino che spesso, per la tenerissima età,
non è neppure in grado di riferire i propri disturbi. |
L'Azienda
Sanitaria Ospedaliera OIRM - Sant'Anna di Torino, costituita
dall'Ospedale Infantile Regina Margherita e dall'Ospedale
Ostetrico Ginecologico Sant'Anna, è polo tecnologico e
scientifico di eccellenza, riconosciuto a livello nazionale e
internazionale per la sua elevata specializzazione in ambito materno
infantile. Rappresenta un punto di riferimento per le problematiche
della salute delle donne e dei bambini, dell'area metropolitana
torinese, regionale e nazionale. Il Dipartimento Emergenza
Accettazione (DEA) del Presidio Ospedaliero OIRM è un PS
Pediatrico medico, chirurgico e traumatologico che risponde ai
bisogni della popolazione con un'età di competenza 0-15
anni. Nel triennio 2004-2006 ci sono stati 159.851 accessi,
distribuiti come nella Tabella 1.
Tabella
1. Accessi nel DEA OIRM suddivisi per codici colore - triennio
2004/2006
Anno |
Tot
Accessi |
Rossi |
Gialli |
Verdi |
Bianchi |
2004 |
54.722 |
87 |
1984 |
16.318 |
30.808 |
2005 |
51.957 |
62 |
2068 |
17.881 |
31.946 |
2006 |
53.172 |
85 |
2457 |
17.928 |
32.702 |
Oltre
all'assistenza degli utenti nel Pronto Soccorso, gli Operatori
Sanitari del Servizio devono soddisfare numerose richieste
telefoniche che insistono sul personale di triage 24 ore su 24, delle
quali non è mai stato calcolato, a oggi, il volume né
la tipologia delle richieste.
Tenuto
conto dell'ingente numero di accessi e delle percezioni degli
infermieri relative al carico di lavoro derivante dalla richieste di
consulenze telefoniche, è scaturita la necessità di
approfondire il fenomeno che investe il Pronto Soccorso Pediatrico.
Lo scopo di questo lavoro è quello di analizzare e proporre
possibili modalità di risposta nella consulenza telefonica.
Disegno
dello studio
È
stato effettuato uno studio descrittivo prospettico valutando tutte
le telefonate di richiesta di consulenza telefonica presso il Pronto
Soccorso Pediatrico OIRM di Torino.
Obiettivi
- Quantificare le telefonate in entrata al Pronto Soccorso Pediatrico;
- Classificare i motivi che più frequentemente inducono gli utenti a telefonare;
- Analizzare e valutare il carico di lavoro infermieristico legato all'attività telefonica;
- Analizzare fattibilità e responsabilità giuridica in tema di consulenza telefonica infermieristica.
Durata
dello studio e popolazione
Tutte le
chiamate consecutive in entrata effettuate dagli utenti e ricevute
dal personale di triage 24 ore su 24 nel periodo tra il 17 maggio
2007 e il 15 settembre 2007.
Metodi
Ogni
telefonata è stata sintetizzata su di un'apposita scheda
dagli infermieri di triage nelle 24 ore; nella scheda, costruita
sulla base della letteratura8,9 e validata da esperti e
operatori triagisti, sono stati registrati: l'ora della chiamata,
il giorno e il mese della chiamata, l'età del bambino, il
grado di parentela di chi ha chiamato, le motivazioni delle richieste
distinte in due gruppi (informazioni e consulenze), ricorso
preliminare a un'altra struttura/servizio sanitario, l'esito
della telefonata, la necessità di intervento del pediatra di
PS, la qualifica del rispondente e la durata della conversazione
rilevata mediante cronometro.
La
risposta iniziale alla telefonata a opera quasi sempre
dell'infermiere, mediante alcune semplici domande-chiave, mira a
individuare elementi (età, precedenti anamnestici,
caratteristica dei sintomi principali e associati, eventuale
compromissione generale delle attività del bambino,
trattamenti praticati ecc.) che consentano la valutazione e la
gestione del caso, dalla semplice tranquillizzazione dei genitori al
consiglio di un controllo medico urgente.
Sono
state considerate come informazioni le richieste da parte di utenti,
esterni e interni all'Ospedale, relativi ai diversi aspetti
organizzativi del servizio di PS o di altri servizi, agli orari di
accesso ecc. Sono state considerate consulenze le richieste di
esterni relative a segni e sintomi in atto, incidenti, consigli
terapeutici o di gestione dei problemi dei bambini (abbigliamento
idoneo alla condizione febbrile, primo trattamento di piccoli traumi,
consigli alimentari nei disturbi gastrointestinali ecc.).
Le
consulenze sono inoltre state differenziate per motivazioni e quindi
confrontate con gli accessi post-chiamata (avvenuti entro le 24 ore
dalla telefonata) e con gli accessi diretti al Servizio di PS nel
periodo tra il 17 maggio e il 15 settembre 2007.
Per
determinare il tempo complessivo della durata della telefonata è
stato utilizzato un cronometro elettronico, azionato dall'operatore
rispondente alla telefonata, posto in prossimità della linea
telefonica della sala triage.
Per
analizzare i risultati, tenuto conto della letteratura8,9, sono state
definite sei classi di età: 0-1 mese, 0-1 anno, 1-3 anni, 3-6
anni, 6-10 anni e 10-15 anni.
Per
ragioni tecniche-organizzative e per la tutela della privacy si è
deciso di non registrare le conversazioni.
Analisi
statistica
I dati
sono stati inseriti in foglio di calcolo Excel e successivamente
analizzati utilizzando il programma SPSS Inc. Chicago IL, per
Windows, versione 12.0.
Per
valutare l'associazione tra età e sesso è stato
utilizzato il test del chi quadro
e valori di p < 0,05 sono stati considerati statisticamente
significativi.
Nei 124
giorni considerati sono state registrate 7813 telefonate: di queste
3841 (49,16%) hanno avuto durata inferiore a 1 minuto; 2582 (33,05%)
superiore a 1 minuto; 1043 (13,35%) superiore ai 2 minuti e 347
(4,44%) oltre i 3 minuti per un totale di 184,32 ore di
conversazione. Le telefonate soddisfatte dagli infermieri sono state
7060 (90,36%) mentre 753 (9,64%) sono state inoltrate al medico per
una consulenza di 2° livello. Le consulenze sono state 5874
(75,18%) mentre le informazioni 1939 (24,82%).
Tutte le
schede di rilevazione dei dati, utilizzate nel presente studio, sono
risultate complete in tutte le loro parti per quanto riguarda le
consulenze e 2 (0,10%) delle schede riferite alle informazioni
presentavano solo una voce mancante riferibili a dati non in seguito
analizzati nello studio.
Le
consulenze telefoniche sono state richieste per 3409 bambine (58,03%)
e 2465 bambini (41,97%) di età compresa tra 4 e 5400 giorni,
con età mediana di 90 giorni.
Nella
tabella 2 si nota che la maggior parte delle richieste di consulenza
telefonica provengono dalle madri 3223 (54,87%), quindi dai padri
1515 (25,79%) e solo 5,57% dalle nonne (327). La fascia d'età
più interessata alle richieste, delle sei prese in esame,
risulta quella compresa tra 1-12 mesi (25,93%), seguita da quella di
1-3 anni (23,98%) e da quella di 3-6 anni con il 20,85%.
Per tutte
le fasce di età le femmine sono risultate in numero superiore
rispetto ai maschi, ma questa differenza non è risultata
statisticamente significativa al test del chi quadro,
p = 0,593.
Tabella
2. Caratteristiche sociodemografiche degli utenti
Totale
delle richieste di consulenza ricevute |
N.
5874 |
% | |||
100 | |||||
Grado
di parentela dei chiamanti |
|||||
Madre |
3223 |
54,87 | |||
Padre |
1515 |
25,79 | |||
Nonna |
327 |
5,57 | |||
Nonno |
146 |
2,48 | |||
Baby
sitter |
132 |
2,25 | |||
Altri |
531 |
9,04 | |||
Età
dei bambini* |
M
(%) F (%) |
||||
0-1
mese |
969
|
401
(41,38) |
568
(58,62) |
16,50 | |
1-12
mesi |
1523 |
634
(41,38) |
889
(58,62) |
25,93 | |
1-3
anni |
1408 |
608
(43,18) |
800
(56,82) |
23,98 | |
3-6
anni |
1225 |
527
(43.02) |
698
(56.82) |
20,85 | |
6-10
anni |
531 |
208
(39.17) |
323
(60.83) |
9.04 | |
10-15
anni |
218 |
87
(39.91) |
131
(60.09) |
3.71 | |
Sesso
dei bambini |
|||||
Femmine |
3.409 |
58.03 | |||
Maschi |
2.465 |
41.97 | |||
Età
mediana dei bambini in giorni (range) |
90
(4-5.400) |
*
p=0,593 chi quadro test
La
Tabella 3 riporta le motivazioni delle 5874 richieste di
consulenza confrontate con la quantità e le cause degli
accessi al PS post-chiamata e con la quantità e le cause degli
accessi diretti al PS. La febbre risulta il sintomo che richiede più
consulenze (19,13%), seguita dall'eruzione cutanea (13,67%) e dagli
incidenti (10,47%), questi ultimi hanno la percentuale più
alta (63,09%) di accessi post-chiamata e rappresentano anche il
motivo principale di accesso diretto in PS (21,45%) sul totale della
popolazione generale nel periodo di osservazione considerato. I
bambini che presentano sintomi gastroenterici (vomito, diarrea e
entrambi i sintomi) costituiscono complessivamente il 19,74% delle
chiamate. Tali sintomatologie rappresentano il motivo più
frequente di chiamata. Quanto alle precisazioni sui farmaci, nessuna
delle 491 (8,36%) persone che hanno chiamato si è
successivamente recata in PS, così come pure le 87 (1,48%)
persone che hanno richiesto un consiglio alimentare. Tutti i casi che
hanno richiesto consulenza per problema di intossicazione o di
avvelenamento 246 (4,19%) sono stati invitati e si sono recati in PS
(246); il sintomo che ha indotto gli utenti al minor numero di
consulenze telefoniche è risultato l'otalgia con 93 casi
(1,58%). Gli infermieri risultano i professionisti maggiormente
coinvolti nella consulenza telefonica, con 5810 (98,89%) contro i 65
(1,11%) medici.
Tabella
3. Motivi della consulenza telefonica, professionisti coinvolti e
confronto con gli accessi post-chiamata e totali
N
(%)
5874
(100) |
Medico |
Infermiere |
Accessi
post-chiamata*
n
= 1761 (%) |
Accessi
Diretti
N
= 18.238 (%)§ | |
Motivo
della chiamata |
|||||
Febbre |
1124
(19,13) |
15 |
1109 |
321
(28,5) |
2061
(11,3) |
Eruzione
cutanea |
803
(13,67) |
11 |
792 |
37
(4,61) |
1132
(6,21) |
Traumi
- Ferite - Ustioni |
615
(10,47) |
3 |
612 |
388
(63,09) |
3.912
(21,45) |
Diarrea |
583
(9,92) |
2 |
581 |
226
(38,76) |
906
(4,97) |
Precisazioni
su farmaci |
491
(8,36) |
7 |
484 |
- |
- |
Vomito |
369
(6,28) |
3 |
366 |
71
(19,24) |
967
(5,3) |
Pianto
nel lattante |
358
(6,09) |
6 |
352 |
92
(25,70) |
3.662
(20,08) |
Intossicazioni
- Avvelenamento |
246
(4,19) |
4 |
242 |
246
(100) |
719
(3,94) |
Vomito
e Diarrea |
208
(3,54) |
5 |
204 |
98
(47,11) |
385
(2,11) |
Tosse |
174
(2,96) |
3 |
171 |
31
(17,82) |
868
(4,76) |
Dispnea |
162
(2,76) |
0 |
162 |
88
(54,32) |
764
(4,19) |
Dolore
addominale |
143
(2,43) |
1 |
142 |
13
(9,09) |
624
(3,42) |
Otalgia |
93
(1,58) |
0 |
93 |
21
(22,58) |
221
(1,21) |
Alimentazione |
87
(1,48) |
2 |
85 |
- |
- |
Altro |
418
(7,12) |
3 |
415 |
129
(30,86) |
2,017
(11,06) |
§ Dati
della popolazione generale che accede al PS nel periodo di
osservazione considerato (17 maggio - 15 settembre 2007).
* Accessi
avvenuti entro le 24 ore dalla chiamata.
Analizzando
la distribuzione oraria delle 7813 telefonate ricevute in PS è
risultato che la fascia oraria in cui arrivano più telefonate
è quella che va dalle 16.00 alle 24.00 e in coincidenza delle
ore 24.00 si è registrato il numero più elevato di
telefonate (436) (5,58%); di queste, 391 (89,68%) sono state
consulenze e solo 45 (10,32%) informazioni (Tabella 4).
Tabella
4. Distribuzione delle telefonate nelle 24 ore
N°
di chiamate |
N. |
Consulenze |
Informazioni |
per
fascia oraria |
7813 |
5874 |
1939 |
01.00 |
291 |
266 |
25 |
02.00 |
143 |
123 |
20 |
03.00 |
110 |
104 |
6 |
04.00 |
129 |
127 |
2 |
05.00 |
206 |
189 |
17 |
06.00 |
266 |
199 |
67 |
07.00 |
352 |
258 |
94 |
08.00 |
307 |
187 |
120 |
09.00 |
414 |
261 |
153 |
10.00 |
363 |
184 |
179 |
11.00 |
332 |
215 |
117 |
12.00 |
345 |
234 |
111 |
13.00 |
323 |
231 |
92 |
14.00 |
302 |
209 |
93 |
15.00 |
285 |
180 |
105 |
16.00 |
404 |
283 |
121 |
17.00 |
413 |
301 |
112 |
18.00 |
397 |
307 |
90 |
19.00 |
368 |
272 |
96 |
20.00 |
403 |
327 |
76 |
21.00 |
407 |
332 |
75 |
22.00 |
386 |
321 |
65 |
23.00 |
431 |
373 |
58 |
24.00 |
436 |
391 |
45 |
Il numero
delle telefonate complessive è risultato maggiore nella fascia
oraria pomeridiana 3209 (41,07%), rispetto al mattino 2674 (34,23%) e
alla notte 1930 (24,70%). Le 1939 (24,82%) richieste di informazioni
sono risultate concentrate prevalentemente al mattino 1077 (55,54%),
rispetto alle 528 (27,23%) del pomeriggio e alle 334 (17,23%) della
notte, mentre le 5874 (75,18%) consulenze sono risultate concentrate
soprattutto al pomeriggio 2681 (45,64%) rispetto al mattino, 1597
(27.19%) e alla notte, 1596 (27,17%) Figura 1.
Figura
1. Richieste telefoniche per fascia oraria
Durante
la settimana le richieste di consulenza hanno presentato un aumento
costante per i primi quattro giorni, con un incremento verso il fine
settimana; in particolare, un aumento rilevante si è avuto i
venerdì, con 905 consulenze (15.41%), e le domeniche, con 995
consulenze (16.94%), con un picco rilevante i sabati con 1155
richieste di consulenze (19.66%). Le informazioni mostrano un
andamento costante per tutti i giorni della settimana (Figura 2).
Figura
2. Richieste telefoniche per giorno della settimana
Dall'analisi
delle 5874 consulenze telefoniche è risultato che l'utenza,
prima del consulto telefonico, per far fronte al problema: si era già
rivolta direttamente al PS, oggetto di indagine, nei giorni prima
della chiamata in 373 casi (6,35%); aveva già telefonato
precedentemente al PS in 1194 casi (20,33%); aveva già
richiesto un consulto telefonico al pediatra di famiglia in 858 casi
(14,61%); si era già rivolta direttamente al pediatra di
famiglia in 597 casi (10,16%); aveva richiesto privatamente, presso
il proprio domicilio, una visita dalla guardia medica pediatrica in
472 casi (8,03%); si era rivolta, direttamente, presso un altro
ospedale in 174 casi (2,96%) mentre i restanti 2380 utenti (40,52%)
non si erano rivolti a nessun professionista né struttura
sanitaria (tabella 5).
Tabella
5. Comportamenti pre-consulenza telefonica
n
= 5874 |
% | |
Si
è già rivolta per lo stesso motivo: |
||
Direttamente
al PS nei giorni scorsi |
373 |
6,35 |
Telefonicamente
al PS |
1194 |
20,33 |
Al
Pediatra di libera scelta telefonicamente |
858 |
14,61 |
Al
Pediatra di libera scelta direttamente |
597 |
10,16 |
Alla
guardia medica pediatrica |
472 |
8,03 |
Altro
ospedale |
174 |
2,96 |
Non
si era rivolta a nessun professionista / struttura |
2380 |
40,52 |
Dai dati
esposti si evince che, su 5874 consulenze telefoniche, 1761 (30%)
sono stati gli accessi post-chiamata. Per quanto riguarda l'esito
delle consulenze telefoniche i risultati evidenziano che, dei 1351
utenti invitati a recarsi in PS tutti, eccetto 1 (22,98%), hanno
seguito il consiglio dell'infermiere; mentre dei 4523 utenti (73%)
a cui è stato consigliato di recarsi dal pediatra di famiglia
il 7% (411) si sono comunque presentati in PS (Tabella 6).
Tabella
6. Esito delle consulenze telefoniche e confronto con gli accessi
post-chiamata in PS
Outcome
Motivi
|
Invito
a recarsi al PS:
n
= 1351
(23%)§ |
Accessi
PS
n
= 1350 |
Outcome
Motivi |
Invito
a chiamare il
proprio
pediatra
n
= 4523
(77%)§ |
Accessi
PS
n
= 411 | |
Traumi
– ferite -ustioni |
347 |
347 |
Vomito
e diarrea |
172 |
62 | |
Febbre |
297 |
296 |
Diarrea |
414 |
57 | |
Intossicazione
-Avvelenamento |
244 |
244 |
Dispnea |
130 |
56 | |
Diarrea |
169 |
169 |
Pianto
nel lattante |
309 |
43 | |
Pianto
nel lattante |
49 |
49 |
Traumi
– ferite -ustioni |
268 |
41 | |
Vomito
|
39 |
39 |
Eruzione
cutanea |
803 |
37 | |
Vomito
e Diarrea |
36 |
36 |
Vomito |
330 |
32 | |
Dispnea |
32 |
32 |
Febbre |
827 |
25 | |
Otalgia |
19 |
19 |
Tosse |
163 |
20 | |
Tosse |
11 |
11 |
Dolore
addominale |
139 |
9 | |
Dolore
addominale |
4 |
4 |
Intossic.-
Avvelen. |
2 |
2 | |
Altro |
104 |
104 |
Otalgia |
74 |
2 | |
Alimentazione |
87 |
- | ||||
Precisaz.
su farmaci |
491 |
- | ||||
Altro |
314 |
25 |
§La
percentuale è riferita al totale delle consulenze.
Dall'indagine
svolta risulta che vi è una rilevante richiesta di consulenza
telefonica indirizzata ai servizi di PS pediatrico. L'analisi dei
dati ha evidenziato come il motivo principale delle telefonate che
giungono in PS sia rappresentato dalla consulenza telefonica; in
particolare la febbre risulta essere il sintomo che induce più
frequentemente l'utenza a ricorrere al consulto telefonico, seguito
da eruzioni cutanee, dagli incidenti, dai sintomi gastroenterici ecc.
Ciò a riprova che qualsiasi sintomo il bambino accusi viene
spesso vissuto dai genitori come una malattia44. La
preoccupazione dei genitori riguardo la salute dei loro bambini,
specie se piccoli, viene particolarmente motivata dalla presenza
della febbre, che accresce l'ansia della famiglia come emerge dalle
frequentissime richieste di consulenze telefoniche che pervengono per
questo sintomo.
Anche
Villareal et al.45 e Poole et al.30 hanno
osservato che uno dei problemi o sintomi più frequenti di
chiamata riguarda la febbre e i disturbi gastrointestinali nel 33%
dei casi.
Anche in
questo studio, in accordo con i risultati di Poole et al. e Hanson et
al.46, la maggior parte delle richieste di consulenze
telefoniche avvengono nella fascia oraria pomeridiana, così
come la fascia di età più interessata dalla consulenza
telefonica risulta quella 0-6 anni.
Conseguentemente
al numero delle richieste di consulenza telefonica, dallo studio
emerge che il carico di lavoro infermieristico per le risposte
telefoniche è maggiore nel turno pomeridiano, mentre
diminuisce al mattino e la notte. I risultati evidenziano che i
week-end e i giorni festivi rappresentano per gli infermieri di
triage il maggior carico di lavoro, così come affermato da
Hanson et al. e da Philipp et al.47. Ciò
verosimilmente è correlabile al fatto che in quei giorni e in
quelle fasce orarie la attuale organizzazione della rete
assistenziale non prevede la copertura del pediatra di famiglia o dei
consultori pediatrici.
I dati
confermano la nota tendenza di utilizzare il PS come un ambulatorio
aperto 24 ore su 24, al quale ricorrere non solo per le urgenze vere
ma anche per quelle situazioni affrontabili in contesti ambulatoriali
ma generatrici di paura e ansia della famiglia, nonché alla
“inaccessibilità” degli orari del pediatra di famiglia,
che per questi motivi viene spesso “bypassato”48.
Nel
contesto territoriale specifico, contribuiscono all'elevato ricorso
al PS anche gli stretti legami di visibilità/affidabilità
percepita dagli utenti tra l'ospedale infantile Regina Margherita e
la popolazione torinese/piemontese, oltre che l'accessibilità
del servizio telefonico 24 ore su 24.
La
numerosità dei contatti telefonici incide in modo rilevante
sull'attività assistenziale del servizio, in particolare su
quella degli infermieri di triage, infatti la somma totale della
durata di tutte le telefonate corrisponde a un tempo-lavoro
infermieristico pari a 23 turni lavorativi (di 8 ore)/persona su un
periodo di 4 mesi.
Circa la
natura delle consulenze che afferiscono al servizio, queste sono
spesso richieste di aiuto generico dai contenuti più diversi,
non solo legate a modificazioni dello stato di salute con vari segni
o sintomi manifestati dal bambino, ma anche stati di insicurezza
generica sul suo benessere.
L'infermiere
di triage, non conoscendo quasi mai il bambino e la sua famiglia, una
volta identificato l'interlocutore, deve anche valutare la
completezza, la correttezza e l'attendibilità delle
informazioni ricevute, nonché il grado di comprensione delle
risposte che egli dà, in merito ai problemi più diversi
che gli vengono posti. Di fatto, la consulenza raramente richiede
l'immediato accesso al PS e è per lo più risolta con
consigli di gestione e di contenimento dello stato d'ansia
dell'interlocutore23: questo pone alcuni interrogativi
sulla informazione e sulla educazione sanitaria dei chiamanti e sulla
qualità delle risposte offerte dai servizi.
Dal
confronto dei dati di questo studio con l'analisi degli accessi
diretti si osserva che in caso di incidente i bambini vengono quasi
sempre portati direttamente in PS; al contrario alcuni sintomi, come
a esempio l'eruzione cutanea o l'alimentazione sono più
spesso motivo di consulenza telefonica.
Particolarmente
rilevante appare la percentuale dei chiamanti che ha aderito al
consiglio telefonico dell'infermiere di recarsi in PS: su un 23% di
chiamanti invitati, il 22,98% si è effettivamente recato in
PS. Questo dato trova riscontro in letteratura nello studio
effettuato da Bolli et al.9 in cui è risultato che
il 56% su un totale di 58% si è presentato in PS entro le 24
ore.
Interessante
notare come il 60% degli utenti adotta provvedimenti prima della
consulenza telefonica e che un terzo di questi ha già ricevuto
dal medesimo servizio una consulenza per lo stesso motivo qualche
giorno prima; un quarto dei provvedimenti riguarda il ricorso
telefonico al pediatra di famiglia. Questo dimostra come l'utenza
sempre più spesso adotta questo comportamento ed è in
generale più soddisfatta.
Poiché
il periodo di indagine è riferito ai mesi compresi tra maggio
e settembre la stagionalità potrebbe aver costituito un limite
dello studio in quanto alcuni sintomi, come per esempio le eruzioni
cutanee di natura allergica, potrebbero essere tipiche del periodo,
così come gli incidenti potrebbero essere influenzati dal
fatto che con il periodo estivo molti più bambini vengono
portati ai parco giochi quindi il campione osservato potrebbe non
essere rappresentativo della popolazione generale.
Dallo
studio emerge l'elevato carico di lavoro degli infermieri di triage
riferito alle consulenze telefoniche, attività che sembrerebbe
a una prima lettura fondamentale da un lato a evitare gli accessi
impropri in PS pediatrico, dall'altro, in assenza di altri servizi
idonei alla presa in carico dei problemi emergenti dei bambini, alla
rassicurazione e prima risposta agli utenti. Poiché l'attività
di consulenza telefonica viene principalmente svolta dagli
infermieri, in modo non formalizzato e non standardizzato la reale
efficacia e appropriatezza di questi interventi dovrebbe essere
verificata attraverso ulteriori successivi studi e una più
precisa misurazione della gravità dei bambini venuti dopo
consulenza telefonica (mediante il codice di triage o indicazione al
ricovero).
Considerando
che il PS OIRM rappresenta l'unica struttura di specificità
pediatrica dell'area metropolitana torinese sarebbe necessario
agire, a tutela delle persone assistite, dei professionisti e
dell'organizzazione su un sistema codificato di risposta
telefonica, poiché in assenza, la letteratura e l'esperienza
evidenziano il rischio: di una variabilità di risposte nella
consulenza, di un non riconoscimento del lavoro svolto dagli
infermieri e un rischio, comunque, di incidenti medico-legali in
assenza di norme specifiche in materia.
Si rende
pertanto necessario standardizzare il format delle risposte,
definendo chi risponde e che cosa verrà detto; inoltre
bisognerà dare delle garanzie organizzative di risposta con un
sistema che preveda, per esempio, la compilazione di una scheda per
le telefonate annotando la data e l'ora della chiamata, il motivo
della chiamata e chi risponde o parallelamente a quanto viene fatto
dalle centrali operative del servizio di 118, la registrazione delle
telefonate.
Per
sintomi come la febbre che per il PS OIRM, come per altre realtà
europee, rappresenta il motivo principale di accesso in PS, nonché
di richiesta di consulenza telefonica, la risposta (in consulenza
telefonica) deve necessariamente essere data sulla base di protocolli
basati - ove disponibili - su prove di efficacia e su check-list4
(es. i bambini con febbre che hanno meno di 1 mese di vita devono
comunque recarsi in PS). La predisposizione di protocolli di risposta
telefonica produce un effetto importante e significativo sul
miglioramento qualitativo delle prestazioni determinando una maggiore
appropriatezza sui ricoveri e sui criteri di accettazione e di
dimissione dei bambini da parte del PS. Ulteriormente consentirebbe
una razionalizzazione e quindi un risparmio di indagini sia di
laboratorio che radiologiche oltre che una riduzione del numero degli
accessi impropri in PS (codici bianchi).
Infine è
opportuno istituire un sistema di monitoraggio delle attività
di consulenza telefonica al fine di verificarne affidabilità,
sicurezza e qualità e inoltre per monitorare le richieste
dell'utenza in previsione dell'offerta attiva di servizi
appropriati di risposta anche diversi dal pronto soccorso pediatrico.
Per fornire risposte adeguate in età evolutiva, oltre alle
competenze di tipo organizzativo, tecnico-scientifico e
comunicativo-relazionale, che rientrano nella professionalità
di ogni operatore sanitario, sono indispensabili conoscenze e
competenze specifiche per le diverse età del bambino e
relativi problemi di salute e patologie correlate, urgenti o no.
Dai
risultati dello studio si comprende come il PS pediatrico abbia
particolarmente sviluppato questa attività. La formazione di
base deve perciò essere integrata con un piano di formazione e
aggiornamento dei professionisti, finalizzato a mantenere nel tempo
le competenze comunicative-relazionali e tecnico-scientifiche
specifiche.
È
chiaro che, per quanto accurata sia e per quanto i due interlocutori
comunichino bene, la consulenza telefonica non può sostituire
del tutto la visita clinica classica e il rapporto diretto
professionista sanitario-persona assistita; l'abilità
particolare dell'infermiere che risponde al telefono consiste nel
porre delle “domande chiave”, per poter distinguere se vi sia o
meno un'urgenza e prendere le decisioni più
appropriate49,50.
È
in ogni caso necessaria una più completa analisi della rete
dei servizi di assistenza al bambino, orientata non solo al
miglioramento delle attività degli infermieri nella consulenza
telefonica, ma anche alla organizzazione sinergica dei pediatri di
famiglia e al contributo dei consultori pediatrici, nell'ottica
della continuità dell'assistenza, del lavoro di équipe
e del coinvolgimento attivo delle persone assistite anche attraverso
interventi di informazione e educazione sanitaria.
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