Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Gennaio 2000 - Volume III - numero 1
M&B Pagine Elettroniche
Pediatria per l'ospedale
La
malattia di Kawasaki, rivista da Kawasaki
Molti
anni fa Kawasaki descrisse una malattia, caratterizzata da vasculite
e da organopatie; da allora sono stati compiuti molti passi avanti
sulla conoscenza della malattia e sulle migliori possibilità
di trattamento. Purtroppo manca ancora una precisa individuazione
eziologica.
La
classificazione della malattia di Kawasaki (MK) ha incontrato
inizialmente molte difficoltà: nelle ultime edizioni del
Nelson (il trattato di pediatria che va per la maggiore) essa è
stata classificata prima fra le malattie di origine sconosciuta, poi
fra le malattie cardiache, in riferimento alle alterazioni delle
arterie coronarie che la caratterizzano e solo nelle ultime due
edizioni viene posta fra le malattie reumatiche, proprio per la sua
componente vasculitica. Finalmente, quando sapremo quale ne sia la
causa, potremo conoscerla nella sua giusta dimensione e inserirla
probabilmente fra le malattie infettive.
Dopo 32
anni dalla prima descrizione, Onouchi e Kawasaki rivedono su Drugs
(novembre 1999) la terapia della malattia.
In
Giappone dal 1967 al dicembre 1996 si sono verificati 140.000 casi di
malattia di Kawasaki (MK): oggi, come si sa, la malattia è
stata riconosciuta in tutto il mondo; nella Clinica pediatrica di
Firenze, per esempio, i casi, raccolti dalla Prof. Fernanda Falcini,
pediatra reumatologa del Dipartimento di Pediatria, sono circa un
centinaio, nell'arco di oltre 20 anni.
A
proposito dell'eziologia, Kawasaki esprime un giudizio importante: il
riconoscimento delle epidemie della MK e la diffusione a ondate di
queste epidemie suggeriscono che la malattia sia dovuta a un agente
microbico. E Onouchi aggiunge: "vi è una stretta
relazione fra la velocità di diffusione della MK fra gli
abitanti delle aree metropolitane e il numero dei passeggeri
giornalieri sui trasporti intercity". Nonostante queste
affermazioni va riconosciuto che i casi secondari, da contatto con
pazienti affetti, sono estremamente rari.
Anche se
non si conosce l'agente eziologico, di recente l'attenzione si è
rivolta a una famiglia di enterotossine, prodotte da molti agenti
batterici, che si legano a una regione specifica del recettore delle
cellule T, in congiunzione con il complesso maggiore
d'istocompatibilità classe 2, agendo come un superantigene
nell'indurre la moltiplicazione delle cellule T e la liberazione di
citochine.
Non
esiste ancora una prova diagnostica specifica, per cui la diagnosi si
basa ancora sulle linee guida proposte dal Kawasaki Disease Research
Committee.
I
principali aspetti clinici e patologici sono rappresentati dalla
cardite e dalla vasculite dei vasi sanguigni di piccola e media
grandezza, in diverse parti del corpo. Lo sviluppo di un aneurisma a
carico delle arterie coronarie avviene nel 15-25% dei pazienti. Il
trattamento viene quindi rivolto soprattutto a ridurre
l'infiammazione e a prevenire la trombosi delle coronarie, inibendo
l'aggregazione piastrinica.
Aspirina
L'aspirina
rimane il farmaco di scelta sia come monoterapia che in associazione
alle immunoglobuline EV.
Sono
stati usati due schemi di trattamento nella fase acuta della MK:
a) dosi
alte: 80 mg/kg o più al giorno
b) dosi
moderate: da 30 a 50 mg/kg die
Questi
trattamenti si accompagnano al 15-25% d'incidenza di malattia
(aneurismi o ectasia) dell'arteria coronarica, percentuali simili a
quelle che si trovano nel decorso naturale della malattia. La durata
della febbre nei pazienti trattati con alte dosi di aspirina è
più breve di quella osservata nei pazienti trattati con dosi
moderate. Tenendo conto delle complicazioni legate all'uso di dosi
elevate di aspirina, le dosi da basse a moderate vengono raccomandate
per mantenere l'effetto antipiastrine. Sebbene non vi siano studi di
confronto con altri farmaci antipiretici, è probabile che
l'ibuprofen possa essere ugualmente usato per il contenimento della
febbre e dell'artrite grave.
Corticosteroidi
Come
nelle altre vasculiti, il prednisone e gli altri corticosteroidi sono
stati ampiamente usati nella malattia di Kawasaki, soprattutto in
Giappone, nell'era pre-immunoglobulinica.
Durante
questi studi è stato osservato che un gruppo di pazienti sono
resistenti al trattamento con steroidi ed è stato avanzato il
sospetto, forse non sufficientemente fondato, di un rischio maggiore
aneurisma della coronarica nei soggetti trattati..
Al
momento attuale alcuni ricercatori ritengono che il trattamento con
steroidi sia indicato, in associazione con il trattamento
immuno-globulinico nei soggetti con localizzazioni particolari, come
miocardite, insufficienza cardiaca congestizia e grave pericardite.
Di
recente altri autori (Shinohara et al., J Pediatr 1999,
135:465-9) hanno però rivalutato il problema e consigliano
il trattamento con steroidi nella fase acuta della MK. L'argomento
merita una pausa di meditazione.
Immunoglobuline
per via venosa ad alte dosi
a)
Meccanismo di azione
Il
meccanismo attraverso il quale agiscono le Ig nella MK è
ancora sconosciuto.
Uno dei
meccanismi più accreditati è quello che si basa su:
a)
effetto bloccante o modulante delle Ig sui recettori Fc
b)
presenza nelle Ig di un anticorpo specifico contro un agente
infettivo eziologico o una tossina
c)
meccanismo anti-idiotipo
d}
soppressione della funzione anticorpale
e} down
regulation della produzione di citochine.
Gli
effetti modulanti delle Ig non si limitano alla componente umorale
dell'immunità, ma si estendono alla componente cellulare. Le
tossine microbiche, come la tossina streptococcica e quella
stafilococcica, sono state proposte come importanti nella patogenesi
della MK, agendo come superantigeni, che si legano specificatamente
alle molecole della classe 2 del complesso maggiore
d'istocompatibilità o alle regioni variabili ? dei recettori
per l'antigene delle cellule T. Dal siero di pazienti con MK sono
stati isolati d'altra parte complessi immuni. Esiste inoltre una
competizione per i recettori Fc dei vasi sanguigni fra la porzione Fc
dei complessi e le Ig iniettate.
possibile
ruolo terapeutico della modulazione immune è stato evidenziato
in studi sperimentali. Le Ig possono rendere insolubili complessi
immuni solubili presenti in circolo, in modo tale da renderli
facilmente rimovibili da parte dei macrofagi.
b)
Reperti clinici
Alte dosi
di Ig (400 mg/kg/die per 5 giorni consecutivi) più aspirina
(30-50 mg/kg/die) finché la febbre non sia scomparsa, seguiti
da 1'-30 mg/kg/die) riducono la frequenza delle alterazioni delle
arterie coronarie nei bambini al 15%, a distanza di 30 giorni
dall'inizio della malattia e al 2,5% nei secondi 30 giorni. Questi
tassi erano molto inferiori a quelli riportati nei bambini trattati
solo con aspirina (rispettivamente del 42,2 e del 24,4%).
ulla
base di questi studi venne condotta una ricerca multicentrica in USA
con la somministrazione di 400 mg/kg/die per 4 giorni consecutivi,
insieme ad aspirina: risultò un evidente effetto preventivo
sulle lesioni coronariche della somministrazione di Ig per EV, con
l'8% delle lesioni coronariche dopo 2 settimane e il 3,8 dopo
un'altra settimana nel gruppo trattato, contro il 23,1 e il 17,1%
rispettivamente (p=0,01).
Tabella
n. 1 - Linee guida diagnostiche per la malattia di Kawasaki*
Questa
malattia di origine sconosciuta colpisce più frequentemente
lattanti e bambini in età inferiore ai 5 anni.
Quadri
clinici | Sintomi
o segni |
A.
Sintomi principali | 1.
Febbre persistente per 5 giorni o più
2.
Modificazioni degli arti: arrossamento della palme e delle
piante, edema duro
(stadio
iniziale), desquamazione membranosa dei polpastrelli (stadio
tardivo)
3.
Eritema polimorfo
4.Congestione
congiuntivale bilaterale
5.
Arrossamento delle labbra, lingua a lampone, arrossamento diffuso
della mucosa orale e
faringea
6.
Linfoadenopatia acuta cervicale non purulenta |
Per
la diagnosi di MK sono necessari almeno 5 dei 6 item; comunque
anche la presenza di 4 può essere sufficiente quando siano
associati ad aneurisma dell'arteria coronaria, diagnostica con
ecocardiografia a due dimensioni o con angiografia coronarica | |
B.
Altri sintomi o reperti significativi | -
Cuore: all'ascoltazione soffi, ritmo di galoppo, rumori cardiaci
distanti. ll'ECG: intervalli prolungati PR o QT, onda Q anormale,
aritmie. All'esame radiografico: cardiomegalia.
All'ecocardiografia 2-D: versamento pericardico, aneurismi
coronarici. Aneurismi di altre arterie (ascellare per esempio),
angina pectoris, infarto del miocardio
-
Intestino: diarrea, vomito, dolore addominale, idrope della
cistifellea, ileo paralitico, lieve aumento delle transaminasi
(aminotransferasi) sieriche
-
Sangue: leucocitosi, trombocitosi, aumento della velocità
di sedimentazione, proteina C reattiva positiva, ipoalbuminemia,
aumento delle gammaglobuline, lieve diminuzione nel numero dei
globuli rossi e dell'emoglobina
-
Urine: proteinuria, aumento nel numero dei leucociti nel
sedimento
-
Cute: arrossamento e croste nella sede d'inoculazione del BCG,
piccole pustole, solchi trasversali delle unghie (dopo qualche
settimana)
-
Apparato respiratorio: rinorrea, ombre anormali alla Rx del
torace
-
Articolazioni: dolore, tumefazione
-
Sistema nervoso: pleiocitosi di cellule mononucleate nel liquor
cerebrospinale, convulsioni, perdita di conoscenza, paralisi del
facciale, paralisi degli arti |
C.
Punti da sottolineare | - Per
l'item 2 del punto A., lo stadio della convalescenza è
considerato importante
-
Maschi/femmine: il rapporto è di 1,3-1,5 a 1; pazienti
sotto i 5 anni 80% e 55%; letalità 0,3 e 0,5%
-
Ricadute: 2-5%; proporzione di casi in gemelli 1-2% |
*Preparata
dal Committee Japan Kawasaki Disease Research
c)
Dosaggio
In un
ampio studio è stato confrontato l'effetto di due diversi
dosaggi di Ig per EV: 100 e 400 mg/kg/die. Ne risultò che la
dose è un elemento determinante sulla loro efficacia.
Tuttavia
l'elevato costo ha delle Ig per EV ha spinto gli autori a fare altre
esperienze: ma anche con dosi intermedie di 200 mg/kg/die per 5
giorni si ottengono effetti inferiori a quelli ottenuti con 400
mg/kg/die per 5 giorni.
Nel 1991
venne dimostrato che la somministrazione di 2 g/kg, in 10 ore, aveva
effetti uguali se non superiori alla dose di 400 mg/kg/die per 4
giorni. Venne stabilito che esiste una correlazione fra
concentrazione delle Ig sieriche ed effetto terapeutico,
indipendentemente dall'usare una sola unica dose o la stessa dose
suddivisa in giorni successivi.
Nonostante
la dose e il ritmo usato, esiste un piccolo ma significativo gruppo
di bambini con MK che non risponde al trattamento con le dosi
standard: in questo gruppo la febbre persiste o diviene ricorrente.
In questi casi viene raccomandata la somministrazione di una nuova
dose di Ig EV in quantità di 1 o 2 g/kg, per una o più
volte a seconda delle necessità.
Da tutto
questo deriva che oggi la dose preferita è quella di 2 g/kg in
una sola somministrazione, da ripetere eventualmente nei casi che non
rispondono.
d)
Tollerabilità
Trattandosi
di prodotti biologici, le Ig disponibili in commercio sono associate
con un rischio trascurabile di epatite e di infezioni da HIV: di
recente è stata dimostrata anche la possibilità di una
diffusione del parvovirus B19 con le Ig. A parte questo pericolo
potenziale, le Ig presentano pochi effetti collaterali: febbre,
brividi, caldane ed esantemi avvengono in meno dell'8% dei pazienti.
Il trattamento con propilenglicol delle Ig elimina i polimeri e
previene l'anafilassi. Tuttavia esiste sempre la possibilità
di rari eventi anafilattici.
Il
trattamento con alte dosi di Ig per EV può indurre eventi
trombotici in pazienti con sindromi da ipercoagulabilità o
tendenza alla formazione di trombi. Gravi reazioni anafilattiche
possono insorgere in soggetti deficienti di IgA.
e)
Indicazioni
Per
l'alto costo e per la possibilità di effetti collaterali
esistono in Giappone alcuni centri che riservano le Ig EV ai soggetti
con MK che siano ad alto rischio per alterazioni coronariche. Al
contrario la tendenza in USA e nei Paesi europei è quella di
trattare con Ig tutti i pazienti con MK.
In USA è
stato calcolato che una singola dose di Ig EV di 2 g/kg costa meno
che l'aspirina da sola o 4 giorni di trattamento con 400 mg/kg/die.
Trapianto
cardiaco
Il
trapianto cardiaco è indicato solo per una parte dei pazienti
con MK.
Due sono
le indicazioni principali:
1) la
presenza di una grave alterazione della funzionalità del
ventricolo sinistro, secondaria all'infarto del miocardio, in
presenza di un miocardio gravemente danneggiato
2) estesa
malattia coronarica distale, che renda impossibile la creazione di un
bypass. In un paziente a rischio di grave infarto del miocardio o di
morte improvvisa per aritmia ventricolare.
Conclusioni
Il
trattamento della MK con Ig EV riduce la durata della febbre,
l'infiammazione sistemica e la prevalenza delle lesioni
coronariche. Oggi le alte dosi di Ig EV insieme all'aspirina
rappresentano il tipo standard di trattamento della MK. Le dosi di
aspirina vanno da 30 a 100 mg/kg al giorno nella fase acuta, da
ridurre, come dose antiaggregante piastrinica, a 2-5 mg/kg/die quando
la febbre è caduta.
Nei casi
in cui vi sia la persistenza della febbre o la sua ripresa, dopo il
trattamento standard, va considerata una nuova somministrazione di Ig
EV alla dose di 1 g/kg, una sola volta o più volte.
I casi
lievi della malattia possono essere trattati solo con aspirina alle
dosi sopra indicate.
Bibliografia
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