Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Ottobre 2011 - Volume XIV - numero 8
M&B Pagine Elettroniche
Casi indimenticabili
Un
capello...di troppo!
Pediatra,
Ospedale Regionale di Lugano, Svizzera
Driiiin!
Al telefono una giovane mamma disperata poiché la sua
piccina non riesce a smettere di piangere e lagnarsi dalla sera
prima, e ora, verso l'ora di pranzo, è diventata
insopportabile. Pensava fossero le solite colichette anche se,
forse, il comportamento non sembra essere proprio lo stesso, e
nonostante abbia somministrato il procinetico, la piccola non
trova pace. Ovviamente non riesce a contattare la pediatra e dopo
nemmeno venti minuti eccola in sala d'attesa del Pronto
Soccorso. Così conosciamo G., una lattante di 4 mesi dal
bel faccino paffutello e dagli occhioni azzurro cielo. La piccina
non presenta febbre, si è alimentata regolarmente al seno
ogni quattro ore circa, ha un peso di 5,8 kg, nella norma. Le
feci sono quelle tipiche del lattante in buona salute, l'urina
non presenta odori particolari. La mamma riferisce che prima di
portarcela le ha fatto un breve bagnetto (non ha notato eruzioni
cutanee particolari) che l'ha calmata un pochino. Alla visita,
G. si presenta in buone condizioni generali, interattiva,
parametri nella norma. L'obiettività ORL è nella
norma, come quella toracica, cardiaca e addominale. Ma allora che
cosa celava quel pianto cosi prolungato? Alla ricerca di qualche
possibile focus, diamo un'ulteriore ispezione globale alla
bimba e… ecco rivelato l'arcano!! Guardate come si
presentavano le dita dei piedini. Le
dita appaiono come “salsicciotti” con strozzature o tagli
circolari tra le falangi, con edema distale e cute tesa e lucida.
Non sono visibili corpi estranei o raccolte ascessuali.
Soffre
di “toe tourniquet syndrome”!! Di cosa si tratterà
mai?
Come
recita un breve articolo di Pediatrics1 del
2003, è una situazione clinica che avviene quando un
capello, o una fibra di tessuto, si avvolge strettamente attorno
a un'appendice (dita dei piedi, dita delle mani, genitali, lobi
auricolari, ombelico o capezzolo) di un bambino piccolo e ne
ostruisce la circolazione, causando dolore, edema e, in alcuni
casi, se non riconosciuto e trattato, danno permanente2.
In molti casi è totalmente accidentale3, ma in
alcuni casi selezionati può essere causata da un abuso. Il
capello, attorcigliandosi, può tagliare la cute
sottostante andando in profondità, causando compressione
ischemica del tessuto circostante che si presenta edematoso,
dolente, con una netta demarcazione a circonferenza rispetto al
tessuto sano prossimale. A volte il capello o la fibra si
mantengono visibili, come ritrovato nel “caso
indimenticabile” di Cutrone4 del 1999, ma spesso
può essere difficoltoso il loro riconoscimento, perché
nascosti dall'edema o inseritosi in profondità
all'interno del taglio prodotto. L'unico sintomo presente può
essere l'irritabilità, il pianto inconsolabile. Un
articolo di Pediatrics5 del 1988, analizzando
66 casi di “Hair thread tourniquet syndrome”, ne ha
classificato tre tipologie, a seconda se siano coinvolte le dita
delle mani, dei piedi o i genitali. La maggior parte dei casi
erano dei lattanti, di età media di quattro mesi, sulle
cui dita dei piedi si avvolgevano dei capelli. I capelli vanno
incontro a tre fasi di vita: la crescita o stadio di anagen, lo
stadio transazionale di catagen e lo stadio finale telogen. Una
persona perde circa dai 50 ai 100 capelli al giorno, numero che
può variare a seconda delle situazioni stressanti. Una
mamma, infatti, nei primi tre-sei mesi di post-partum, perde
oltre 100 capelli al giorno, situazione autolimitante che prende
il nome di “telone effluvium”. è facile perciò
che in questo periodo uno dei tanti capelli persi dalle madri si
possa infilare nei posti più nascosti dei bebè, e
mediante la flessione-estensione ripetuta delle dita intrappolate
nel calzino, alla fine si possano attorcigliare strettamente. Un
24%, dei pazienti analizzati, di età media di 3 settimane,
avevano coinvolte le dita delle mani e il responsabile era un
fibra di tessuto (dei guanti). In una minoranza di bimbi, di età
media di 2 anni, invece, i peli lavati, assieme alla regione
glutea, e quindi bagnati e imprigionati nel pannolino, si
attorciglierebbero lentamente finché, asciugandosi e
disidratandosi, darebbero lo strozzamento6. In molti
di questi casi si è sospettato di un abuso. Il trattamento
di questa sindrome è la pronta rimozione del capello o
della fibra mediante l'ispezione diretta e il districamento o,
se possibile, con bisturi o anche mediante l'ausilio di
cosmetici specifici per la depilazione e rimozione di peli,
sempre che la pelle sia integra. In certi casi selezionati, è
necessario l'intervento chirurgico. La patologia diventa seria
se non riconosciuta poiché può portare a danno
permanente o perdita dell'appendice coinvolta, a seconda del
grado e della durata di permanenza del laccio, con necrosi delle
strutture distali.
Nel
nostro caso, poiché il capello non era più
visibile, abbiamo ipotizzato che si fosse allentato e fosse
scivolato via durante il bagnetto, liberando le ditina coinvolte.
La nostra piccola ha beneficiato di un po' di crema emolliente.
Da questo caso abbiamo potuto imparare che anche una situazione
“banale”, come la caduta dei capelli possa causare danni, e
quanto sia importante e necessario “visitare i bimbi dalla
testa ai piedi”!!
Bibliografia
1.
Strahlman RS. Toe tourniquet syndrome in association with
maternal hair loss. Pediatrics 2003;111;685-7.
2.
Golshevsky J, Chuen J, Tung PH. Hair-thread tourniquet syndrome.
J Paediatr Child Health 2005;41:154-5.
3.
Cevik Y, Kavalci C. Hair tourniquet syndrome. Ann Saudi Med
2010;30:416-7.
4. M.
Cutrone, “La 34° visita di pronto soccorso pediatrico: un
caso di hair thread tourniquet syndrome” Medico e Bambino
1999;18(10):662-3.
5.
Barton DJ, Sloan GM, Nichter LS, Reinisch JF. Hair-thread
tourniquet syndrome. Pediatrics 1988;82:925-8.
6.
Alverson B. A genital hair tourniquet in a 9-year-old girl.
Pediatr Emerg Care 2007;23:169-70.
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