Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.

Aprile 2011 - Volume XIV - numero 4

M&B Pagine Elettroniche

Casi indimenticabili

Gocce o sciroppo?: questo è il problema!
Teresa Vanacore, Elena Chiocca, Francesco Vierucci, Benedetta Marchi, Silvia Nastasio, Giampiero Igli Baroncelli
UO Pediatria II, Azienza Ospedaliero-Universitaria Pisana

Livio, 3 anni, presenta febbre elevata (>39,0 °C) da 5 giorni associata a linfoadenopatia laterocervicale bilaterale. Al mattino, la mamma, molto preoccupata per il persistere della febbre, somministra 250 mg di paracetamolo per via endorettale e decide di portare il bambino a visita dalla pediatra. La pediatra diagnostica una probabile virosi e suggerisce di continuare esclusivamente con terapia antipiretica al bisogno. Livio pesa 14 kg, pertanto viene consigliato paracetamolo sciroppo alla dose di 8,5 ml in caso di febbre superiore a 38,5 °C, ripetibile ogni 4-6 ore.
Quando la mamma si reca in farmacia per acquistare il paracetamolo, la farmacista domanda se preferisce la formulazione in gocce o in sciroppo. La mamma è indecisa, non ricorda con precisione quale tipo di formulazione era stata consigliata dalla pediatra e chiede alla farmacista quale differenza vi sia tra i due prodotti. La farmacista, piuttosto scocciata, risponde che “sono uguali, cambia solo il dosaggio”. La mamma decide infine di acquistare il prodotto in gocce.

Prima di andare a letto, Livio scotta e si misura nuovamente la febbre: 38,9 °C! La mamma prende il flacone di paracetamolo gocce e, non sapendo con precisione quante gocce somministrare, prende il misurino dello sciroppo e decide di seguire il dosaggio indicato per la sospensione orale. Così facendo, somministra a Livio circa 10 ml di gocce (si sa, meglio abbondare!). Dopo che il bambino, diligente, ha assunto tutto il farmaco, alla mamma comincia a venire il dubbio di aver fatto un errore e, turbata, decide di portare in Pronto Soccorso Livio, che continua ad avere la febbre. Arrivati al pronto soccorso, la madre riferisce in modo piuttosto confusionario gli eventi accaduti. Dopo lo stupore iniziale, viene calcolata la dose giornaliera totale di paracetamolo somministrata al bambino che risulta pari a circa 90 mg/kg/die. Vengono quindi contattati i colleghi del Centro Antiveleni che consigliano, a scopo precauzionale, di eseguire terapia endovenosa con acetilcisteina e monitoraggio clinico-laboratoristico del paziente per 24 ore. Durante l’osservazione, il bambino non presenta alcun segno di intossicazione acuta e gli esami ematochimici risultano nella norma; d’altra parte, la dose di paracetamolo somministrata a Livio non ha raggiunto livelli tossici (>150 mg/kg/dose). Il giorno successivo Livio è apiretico e le sue condizioni generali sono nettamente migliorate; per sua fortuna, la mamma non ha più avuto necessità di somministrare paracetamolo!
Questo caso ci insegna come la prescrizione di una terapia “banale”, come quella antipiretica, possa presentare delle insidie. È raccomandabile, soprattutto nei genitori di diversa madrelingua, verificare un’attenta comprensione dello schema terapeutico, rilasciando sempre la prescrizione per iscritto.

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T. Vanacore, E. Chiocca, F. Vierucci, B. Marchi, S. Nastasio, G.I. Baroncelli. Gocce o sciroppo?: questo è il problema!. Medico e Bambino pagine elettroniche 2011;14(4) https://www.medicoebambino.com/?id=IND1104_20.html