Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Aprile 2011 - Volume XIV - numero 4
M&B Pagine Elettroniche
Casi indimenticabili
Gocce
o sciroppo?: questo è il problema!
UO
Pediatria II, Azienza Ospedaliero-Universitaria Pisana
Livio,
3 anni, presenta febbre elevata (>39,0 °C) da 5 giorni
associata a linfoadenopatia laterocervicale bilaterale. Al
mattino, la mamma, molto preoccupata per il persistere della
febbre, somministra 250 mg di paracetamolo per via endorettale e
decide di portare il bambino a visita dalla pediatra. La pediatra
diagnostica una probabile virosi e suggerisce di continuare
esclusivamente con terapia antipiretica al bisogno. Livio pesa 14
kg, pertanto viene consigliato paracetamolo sciroppo alla dose di
8,5 ml in caso di febbre superiore a 38,5 °C, ripetibile ogni
4-6 ore.
Quando
la mamma si reca in farmacia per acquistare il paracetamolo, la
farmacista domanda se preferisce la formulazione in gocce o in
sciroppo. La mamma è indecisa, non ricorda con precisione
quale tipo di formulazione era stata consigliata dalla pediatra e
chiede alla farmacista quale differenza vi sia tra i due
prodotti. La farmacista, piuttosto scocciata, risponde che “sono
uguali, cambia solo il dosaggio”. La mamma decide infine di
acquistare il prodotto in gocce.
Prima
di andare a letto, Livio scotta e si misura nuovamente la febbre:
38,9 °C! La mamma prende il flacone di paracetamolo gocce e,
non sapendo con precisione quante gocce somministrare, prende il
misurino dello sciroppo e decide di seguire il dosaggio indicato
per la sospensione orale. Così facendo, somministra a
Livio circa 10 ml di gocce (si sa, meglio abbondare!). Dopo che
il bambino, diligente, ha assunto tutto il farmaco, alla mamma
comincia a venire il dubbio di aver fatto un errore e, turbata,
decide di portare in Pronto Soccorso Livio, che continua ad avere
la febbre. Arrivati al pronto soccorso, la madre riferisce in
modo piuttosto confusionario gli eventi accaduti. Dopo lo stupore
iniziale, viene calcolata la dose giornaliera totale di
paracetamolo somministrata al bambino che risulta pari a circa 90
mg/kg/die. Vengono quindi contattati i colleghi del Centro
Antiveleni che consigliano, a scopo precauzionale, di eseguire
terapia endovenosa con acetilcisteina e monitoraggio
clinico-laboratoristico del paziente per 24 ore. Durante
l’osservazione, il bambino non presenta alcun segno di
intossicazione acuta e gli esami ematochimici risultano nella
norma; d’altra parte, la dose di paracetamolo somministrata
a Livio non ha raggiunto livelli tossici (>150 mg/kg/dose). Il
giorno successivo Livio è apiretico e le sue condizioni
generali sono nettamente migliorate; per sua fortuna, la mamma
non ha più avuto necessità di somministrare
paracetamolo!
Questo
caso ci insegna come la prescrizione di una terapia “banale”,
come quella antipiretica, possa presentare delle insidie.
È raccomandabile, soprattutto nei genitori di diversa
madrelingua, verificare un’attenta comprensione dello
schema terapeutico, rilasciando sempre la prescrizione per
iscritto. |
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