Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Febbraio 2009 - Volume XII - numero 2
M&B Pagine Elettroniche
Casi indimenticabili
Una gobba che non porta fortuna
Clinica
Pediatrica, IRCCS “Burlo Garofolo”, Trieste
Questa
storia inizia una mattina di maggio nell'ambulatorio
endocrinologico. Al momento della suddivisione dei casi
giornalieri mi viene assegnato, tra gli altri casi più
complessi, un paziente dalla gestione medica facile, ma con cui
vi sono problemi di comunicazione. A. ha 10 anni, viene dalla
Macedonia, e da circa un anno lui e la madre hanno raggiunto il
padre, che lavora in Italia da qualche anno. Il problema per cui
viene a controllo è quello di un probabile ipotiroidismo
al momento non ben chiarito, ma che pensiamo possa essere
attribuito a tiroidite autoimmune, giacché in Macedonia
avrebbe iniziato terapia con ormoni tiroidei dopo che aveva avuto
episodi di tachicardia (e mi viene in mente una fase tireotossica
da tiroidite seguita da ipotiroidismo, abbastanza tipica). Al
controllo odierno bisogna verificare il livello degli ormoni
tiroidei e del TSH, che alla precedente visita erano alterati (il
TSH era alto, gli ormoni tiroidei bassi, i genitori avevano
stracapito che bisognava smettere l'assunzione di tiroxina), e
soprattutto verificare che il ragazzo assuma le terapie
assegnate, appunto. Velocemente cerco in cartella l'esito di
una precedente ricerca di anticorpi anti-tiroide, che risultano
negativi. Alla visita il ragazzo si presenta con un cugino (in
Italia da qualche anno), è molto timido, un po' pallido,
quasi depresso, non parla bene l'italiano.
Chiedo
di parlare anche con la madre, viene chiamata ma neanche lei
parla l'italiano, anzi, non parla affatto in presenza dei
maschi della famiglia. Penso a questo povero ragazzino che ha
lasciato gli amici per seguire la famiglia in un Paese che
sicuramente gli sembrerà ostile. Dal controllo di tre mesi
prima è dimagrito di 300 g, è cresciuto mezzo
centimetro, ma scorrendo la cartella vedo che rispetto a sei mesi
fa ha preso peso, ed è al 50° percentile per peso e
altezza. “Non ha tanto appetito?” “Non tanto”. “Ma
mangia le cose che gli piacciono, le porcherie?”. Il cugino
traduce, la risposta è “certo”, seguono risate (e ride
anche la mamma, finalmente). Poi, prima di svestirlo per la
visita, mi si chiede di un busto, che sarebbe stato confezionato
in Macedonia circa un mese fa, per una scoliosi, il ragazzo non
lo porta sempre, la madre ha portato la radiografia della
colonna, fatta in Macedonia. A. si spoglia, molto malvolentieri,
e noto che questo ragazzino sfortunato ha una gobba dorsolombare
destra che balza alla vista. Dottore sono e visitare devo, provo
a fare un esame obiettivo completo del torace del ragazzo, ma
penso soprattutto a una visita di controllo ortopedica (che
diamine, siamo un ospedale italiano di terzo livello, offriremo
qualcosa di più dei macedoni?).
Di
scoliosi non ne ho mai viste, è troppo tardi per un
ripasso dal libro, il massimo che riesco a fare è scrivere
in cartella: “gibbo dorsolombare destro, con corrispondente
diminuzione del murmure vescicolare, si richiede consulenza
ortopedica”. Segue telefonata agli ortopedici: bene, lo vedono
stamattina. Dopo aver mandato il ragazzo col cugino in consulenza
ortopedica continuo le mie attività di quel giorno, poi
decido di passare a vedere cosa dicono gli ortopedici, un po'
anche per fare da mediatore, perché è un “mio”
paziente e lo devono trattare bene, anche se a parlare con questa
famiglia ci si capisce poco. Li trovo mentre stanno terminando il
colloquio con l'ortopedico, tutto bene, la lastra è
stata fatta bene, si vede un angolo di Cobb di 20 gradi, vedi? Il
busto che gli hanno dato va bene, controllo ortopedico tra
quattro mesi.
Il
ragazzo ha fatto il prelievo per la tiroide, seguirà una
lettera con le nostre indicazioni, arrivederci, e su col morale!
(Che dottore simpatico). Qualche giorno dopo arriva il risultato
degli esami, il TSH è alto, scrivo in lettera di prendere
con regolarità la terapia (visto che stavolta avevano
finito la scatola e quindi interrotto l'assunzione), anticorpi
ancora negativi, ci rivediamo fra tre mesi. Passano due mesi, è
di nuovo mattina e io vado a cercare il mio tutor, in oncologia.
Appena varco la porta del reparto incontro il primario, un po'
in imbarazzo, che mi chiama: “Hai visto tu il ragazzo con la
massa, là in endocrinologia?” (che ragazzo, che massa?)
“C'è qua un ragazzino macedone con una massa visibile
al torace, mandato da un pediatra del territorio”. “Ah!
Quello con la gobba?” (non ho capito). A. è seduto in
sala d'aspetto col padre, la madre, il cugino, li saluto, hanno
tutti gli occhi a terra (ho capito, adesso). Lo vediamo assieme,
è identico a due mesi fa, il primario lo accarezza in
testa, lo stringe un po' a sé, il ragazzo è
preoccupato.
La
TAC eseguita quella mattina mette in evidenza una massa toracica
a livello dorso lombare di destra, a partenza da una costa,
diametro massimo 18 cm, affiorante sul piano muscolare fino a
deformare il torace. Lieve atteggiamento scoliotico della
colonna, secondario. È presente un versamento pleurico (ne
verranno drenati circa 2 litri). Sintomi? Da pochi giorni è
comparsa un po' di tosse stizzosa, per cui sono andati dal
pediatra. La diagnosi istologica mostrerà che si tratta di
un tumore di Ewing, un tumore vero, cattivo, altro che gobba. Io
pensavo di essere un medico promettente. Non dico geniale, ma
sveglio. Il primario mi rincuora, ho pur scritto del murmure
diminuito. Corro a prendere la cartella endocrinologica, e vedo
che dall'anno scorso il ragazzo ha perso quasi due chili, e
questa maledetta gobba non era mai stata segnalata (ma forse non
è sempre stato fatto un esame obiettivo generale, come
accade). Non ho guardato. Non so cosa pensare (ma non è
difficile).
Penso
a quanto sono stato superficiale. Penso a questi soggetti
indifesi che si affidano a noi senza parlare (una madre italiana,
di fronte a una gobba di recente insorgenza, avrebbe scatenato un
putiferio, a confronto), che cercano protezione dal male. Penso
che ogni male del mondo, oggi, è per colpa mia.
Per
fortuna non ci sono metastasi, il ritardo di qualche mese non
dovrebbe inficiare la prognosi, che è comunque pesante.
Ho
paura, adesso: sono stato imprudente? In fondo no, ho richiesto
subito consulenza specialistica, aiuto. Sono stato imperito? Sì,
imperito fra gli imperiti, e negligente.
Ma
nella mia testa queste parole suonano in un altro modo, che da
quel giorno non dovrò mai dimenticare (fa rima con
“solleone”, scusate, e può uccidere un bambino).
TUMORE
DI EWING OSSEO:
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