Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.

Dicembre 2009 - Volume XII - numero 10

M&B Pagine Elettroniche

Fin da Piccoli

Meglio l'affidamento intrafamiliare quando possibile
tratto da “Fin da Piccoli” Aggiornamenti sulla letteratura in tema di interventi nei primi anni di vita
gennaio - aprile 2009 - Anno 1 - numero 1 pgg 1-6
Per approfondire: Centro per la Salute del Bambino – ONLUS http://www.csbonlus.org/?CONTENT=NEWS&newID=87


Negli Stati Uniti c’è stata negli ultimi anni, in tema di affidamento di minori, una tendenza a preferire l’affidamento familiare rispetto a quello istituzionale. I bambini pur essendo allontanati dai genitori vengono più frequentemente affidati a parenti stretti: nonni zii o parenti prossimi. Tale scelta pur presentando ovvii vantaggi potrebbe non essere priva di rischi. Per tale motivo sono stati condotti studi comparativi che hanno valutato anche esiti sullo sviluppo.
Studi di revisione recenti (2000 – 2006) hanno dimostrato che i bambini affidati a parenti hanno maggiore probabilità di rimanere stabili nello stesso ambito di affidamento, rispetto a quelli affidati ad istituzioni, case famiglie o famiglie di non parenti. Questi studi hanno dimostrato anche che la stabilità è un obiettivo importante per il benessere dello sviluppo globale del bambino.
Anche la ricerca di Rubin D.M, Downes K.J, O’Reilly A.L.R. et al. di cui riferiamo (Impact of Kinship Care on Behavioral Well-being for Children in Out-of-Home Care. Arch Pediatr Adolesc Med 2008;162:550-556) che analizza un ampio campione, conferma la migliore validità della scelta di un ambiente familiare. In questo studio infatti i bambini affidati a parenti avevano minor rischio di presentare problemi comportamentali dopo 3 anni dall’allontanamento dai genitori.

E’ utile riportare alcuni dati sulla situazione italiana pubblicati dall’Istituto degli Innocenti (L’eccezionale quotidiano 2006 pg 649), anche se riferentesi a una indagine del 1999: su 10.200 affidamenti il 53% è intrafamiliare (zii nel 38,2%,nonni nel 60%) e il 47% è eterofamiliare. L’età media dei bambini al momento dell’affidamento è di 6.6 anni; il 46% viene affidato nei primi 5 anni di vita, il 27% fra 0 e i 2 anni. Le motivazioni: nel 67% condotte di abbandono e/o di grave trascuratezza. Il 24% dei nuclei di origine ha gravi problemi economici e il 18% abitativi. Non stupisce quindi che il 73% degli affidi siano giudiziari. Solo il 42% dei bambini rientra nella famiglia di origine indicando che è superato il motivo alla base dell’affidamento. La maggioranza di affidamenti a parenti si osserva al Sud e Isole (68%) contro il 48% del Centro e il nel Nord 535. L’11% è straniero (ma siamo ancora a dati del 1999). La sola differenza per le condizioni familiari fra i due tipi di affido sta in una maggiore frequenza (37.4% vs 25.5%) di figli non unici nell’affido eterofamiliare mentre il figlio unico viene più frequentemente affidati a famigliari (11.3% vs 6.4%).

Altra caratteristica, facilmente comprensibile, che differenza i genitori degli affidati eterofamiliari è la scolarizzazione: il 14.3% dei padri e il e il 13.2% delle madri non ha alcun titolo di studio; tali valori in ambito intrafamiliare è del 7.5% e del 5.7%. Lo stesso si rileva per la condizione di occupato del padre. Mancano, almeno a nostro sapere, valutazioni sugli esiti delle due forme di affido del tipo di quelle fatte nel lavoro recensito. Alcuni dati però sono significativi anche se riguardano il passato dei bambini adottati. 6 bambini su 10 in affidamento eterofamiliare hanno già vissuto l’esperienza di affidamento ad altra famiglia o a una struttura hanno cioè avuto un affidamento instabile. Negli affidamenti a parenti però si nota una maggiore tendenza ad effettuare affidamento prolungati nel tempo: 5 anni vs 4 anni, superando la logica della temporaneità dell’intervento.


Conclusioni

I dati del lavoro recensito contribuiscono a rendere comunque preferibile, quando possibile, la scelta intrafamiliare. Questa scelta è condizionata dal fatto che per affidare i bambini a parenti è necessario che siano presenti alcune condizioni:
- che i parenti ci siano,
- che siano disponibili e quando lo sono di solito sono loro a farsi vivi (affido intrafamiliare consensuale),
- che non ci sia un decreto del tribunale che, giudicando necessario l’allontanamento, da tutti i familiari renda impossibile la scelta intrafamiliare. Infatti, la nelle singole realtà, gli affidi eterofamiliari su decreto del tribunale superano gli affidi familiari consensuali

Per chi è il messaggio
Il risultato della ricerca suggerisce di aumentare gli sforzi per cercare di identificare ambienti intrafamiliari idonei nel caso di allontamento dai genitori.

MM

Clicca qui sotto per un ampio sunto dell’articolo di Rubin D.M. e coll.


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tratto da “Fin da Piccoli” Aggiornamenti sulla letteratura in tema interventi nei primi anni vita. Meglio l'affidamento intrafamiliare quando possibile. Medico e Bambino pagine elettroniche 2009;12(10) https://www.medicoebambino.com/?id=FP0910_10.html