Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Aprile 1999 - Volume II - numero 4
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Casi contributivi
Un
caso di polmonite “tipica” da mycoplasma
U.O di
Pediatria, Ospedale “M. Bufalini”, Cesena
The
Case
E.T., a
girl aged 16, was hospitalised after 4 days of temperature, started
with shivers and pain to the left flank. At auscultation: obtusion
and murmur at the lower third of left lung base, opacity of left
lower lobe with small effusion; CRP 17 mg%ml., GB 6,600, N 73 %, PLT
90,000, Alt 243, GPT 178, negative blood culture.
The
Problem
When an
infection is detected, the problem is always related to the choice of
the most suitable antibiotic. The clinical picture is a lobar
pneumonia, which is almost by definition “pneumococcal”;
therefore, a beta-lactamic antibiotic should be preferred.
Treatment
based upon ceftriaxone, no response; addition of vancomycin, then
addition of teicoplanin, no response.
The
Solution
On day 6
change in mycoplasma titre (1/320) and addition of a macrolide.
Temperature disappeared.
Comments
Thrombopenia
and the change in ALTs suggest a mycoplasmatic aetiology. Mycoplasma
can induce a lobar pneumonia and can be associated to a pneumococcus.
We believe that both the first choice and the addition (not the
replacement) of macrolide to beta-lactamic antibiotics can be
supported. Maybe this case is not a real “contribution”, but it
is certainly very interesting (at least for us).
Articolo
Il
caso
C E.T.,
f. di 16 anni, viene ricoverata per una storia di febbre
elevata con brivido da 4 giorni seguita, dopo 48 ore da tosse e
dolore in ipocondrio destro, trattata a domicilio con amoxicillina a
dose adeguata per 3 giorni e farmaci antidolorifici (diclofenac
e ketorolac) senza apparente beneficio. Le condizioni generali
all'ingresso non sono particolarmente compromesse e all'obiettività
toracica si apprezza un ‘area di ottusità e un soffio
bronchiale in corrispondenza del terzo inferiore del campo polmonare
di destra.


L'Rx del
torace evidenzia un addensamento parenchimale che occupa la base di
destra (fig.1-2) con modesto versamento (ecografia: pochi
millilitri). Indici di flogosi elevati (VES 52, PCR 17 mg/dL.
GB 6.600, N73%, L11%, M15%,E1%, Plt 90.000). Emocultura negativa;
ricerca di antigeni batterici nelle urine negativa, anticorpi
anti-micoplasma<1/32; GOT 243, GPT 178, gammaGT 96.
Il
problema
Il
problema, come sempre di fronte a una infezione, massime se severa, è
quello del farmaco da scegliere. Ci sono pochi dubbi (almeno a una
visione semplificata dei dati) che il quadro sia quello della
classica polmonite lobare da pneumococco, e tale eziologia, pur in
presenza di ripetute emocolture e della ricerca degli antigeni
batterici urinari negativi, ci è apparasa la più
verosimile. Abbiamo iniziato terapia antibiotica con ceftriaxone alla
dose di 1,5 g per 2 volte/die ma senza risposta clinica:
persistenza della febbre ed estensione del focolaio. Ci sono dei
problemi aggiunti: quello delle transaminasi mosse e quello
della piastrinopenia, che ci sembrano, in prima battuta, di rilevanza
marginale, forse da attribuire alla terapia anti-infiammatoria
Il
problema non è risolto
In 5a
giornata, nell'ipotesi di una forma da pneumococco resistente,
viene sostituito il ceftriaxone con la vancomicina, a sua volta
sostituita quasi subito, per la comparsa di segni di
intolleranza, con la teicoplanina. Nessuna risposta.

La
soluzione
Il giorno
successivo, in 6a giornata, c'è il riscontro di un franco
movimento del titolo anticorpale per micoplasma (negativo all'
ingresso, 1:320 in 6a giornata), e naturalmente viene aggiunto un
macrolide. A partire dall' 8a giornata si verifica un progressivo
miglioramento del reperto clinico e radiologico e la febbre diventa
intermittente. La ragazza si sfebbra stabilmente in 11a giornata. A
posteriori, ad ulteriore supporto della eziologia da
micoplasma, vengono valorizzati i seguenti reperti di laboratorio:
iniziale piastrinopenia (90.000/mmc in 1a giornata, 152.00 in 4°
giornata, 242.000 in 7° giornata e 336.000 alla dimissione) e un
movimento transitorio degli enzimi epatici (GOT 243 U/l, GPT 178 U/l,
gammaGT 96 U/l all'ingresso e GOT 29 U/l, GPT 31 U/L, gammaGT 45
U/l alla dimissione), inizialmente interpretato come possibile
conseguenza della terapia con farmaci antidolorifici assunti alcuni
giorni prima. La ragazza viene dimessa in 13a giornata, a PCR quasi
normalizzata e dopo evidenza di un consistente miglioramento
del reperto radiografico.
Discussione
La storia
di questo caso (febbre e brivido seguiti solo a distanza di qualche
giorno da tosse e dolore pleurico) ed il quadro clinico radiologico
(polmonite lobare) suggeriscono una eziologia pnemococcica o comunque
la diagnosi di polmonite “ematogena” mentre, la piastrinopenia, e
l'aumento degli enzimi epatici avrebbero potuto già al momento
del ricovero far pensare alla eziologia da micoplasma (Nelson,Trattato di Pediatria, XV edizione, pag. 810-811),eziologia confermata sia dal successivo movimento del titolo
anticorpale (anche di questo bisogna tener conto: che il movimento
anticorpale, nell'infezione da micoplasma, ma non solo in quella, è
un esame ingannevole all'esordio) e soprattutto il viraggio clinico
dopo aggiunta del macrolide sono fortemente suggestivi di una
eziologia da micoplasma.
E'
difficile dire se abbiamo sbagliato e se dovevamo pensare fin
dall'inizio all'eziologia da micoplasma. E' vero che il
micoplasma può dare, specie nel bambino più grande,
quadri di polmonite lobare, ed il nostro caso ne è una prova.
Tuttavia abbiamo preferito (e continueremo a preferire) restare
ancorati alla posizione tradizionale di trattare le forme lobari con
un betalattamico e, solo in caso di insuccesso (da valutare entro 24
ore, ci dice il protocollo pubblicato proprio su queste pagine nel
mese di febbraio), dopo aver escluso l'esistenza di una raccolta
(l'empiema deve essere drenato ed è causa di fallimento
della sola terapia antibiotica) e prima di pensare al pneumococco
resistente (che per il momento e per fortuna non pare esserci in
Italia) considerare l'eziologia da micoplasma e aggiungere il
macrolide. Aggiungere e non sostituire poiché il pneumococco
ed il micoplasma possono coesistere, e così riteniamo sia
successo nel nostro caso.
Recenti
lavori della letteratura, recensiti anche nelle pagine gialle di M&B,
indicano come questa associazione sia tutt'altro che rara
(Pediatr Infect Dis J 17, 986, 1998).
Vuoi citare questo contributo?