Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Febbraio 2002 - Volume V - numero 2
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Casi contributivi
Una
malattia rara, ma da non dimenticare…
IRCCS
Burlo Garofolo, Trieste
Primo
caso
Giovanni,
14aa, la sua storia è iniziata una sera, dopo un terribile
incidente nautico a suo padre: da quel giorno per lui la vita è
cambiata. Da quella sera, infatti, dopo una scarica di diarrea muco
ematica sono comparsi febbricola, dolori addominali, anoressia, calo
ponderale, qualche irregolarità dell'alvo che lo hanno fatto
star male per qualche mese.
Dopo
diversi sospetti diagnostici a Giovanni è stata posta diagnosi
di M. di Crohn (Conferma istologica, colonscopica ed ecografica di
malattia).
Negli
anni la malattia si è dimostrata cronico-attiva e cortico
dipendente: i tentativi di ridurre il dosaggio del cortisone hanno
portato sempre ad un aumento degli indici di flogosi (VES 90mm/h,)
anche se, spesso, in totale benessere.
Dall'età
di 16 anni, visto il costante aumento degli indici di flogosi, è
stata somministrata anche una terapia immunosoppressiva di fondo con
azatioprina. I controlli endoscopici, l'istologia, l'ecografia e la
scintigrafia eseguiti un anno più tardi hanno confermato la
presenza di una malattia attiva pur se asintomatica.
In
terapia con Deltacortene 30 mg/dì; Azatioprina 100 mg/dì
gli indici di flogosi si sono sempre mantenuti elevati
A 17aa.
Giovanni giunge alla nostra osservazione, per un parere.
Il
problema e gli inaspettati sviluppi
La
malattia è totalmente asintomatica dal punto di vista
gastroenterologico, il ragazzo lamenta unicamente stanchezza e un
dolore toracico-sottoascellare, peraltro presente già da circa
un anno. Gli indici di flogosi sono solo lievemente alterati. Lo
scopo del ricovero è di valutare la situazione della malattia
e, in caso di decidere per un eventuale riduzione del cortisone.
Viene eseguita a questo scopo, tra l'altro un TAC addominale.
L'esame
risulta negativa per quanto riguarda l'aspetto intestinale ma, con
sorpresa viene riscontrato un ispessimento della parete dell'aorta
addominale di 3mm.
L'esame
obiettivo cardiovascolare, che effettuato con superficialità
in un primo momento sembrava evidenziare solo un lieve soffio, viene
ripetuto: si evidenzia un soffio diastolico in area aortica 2/6
compatibile con insufficienza aortica, iposfigmia radiale sinistra,
soffio carotideo a sinistra, soffio epigastrico. A posteriori si
ripensa alle difficoltà incontrate nel sentire il polso
sinistro nell'atto di misurargli la pressione!!!!!
Giovanni
ha ricevuto la diagnosi di ARTERITE DI TAKAYASU in paziente
con morbo di Crohn in remissione.
All'ecocardiografia:
lieve ipertrofia ventricolare sinistra, insufficienza aortica lieve,
ectasia della radice aortica e dell'aorta ascendente. TAC
toraco-addominale: patologico ispessimento di parete a livello
dell'aorta toraco-addominale, ectasia dell'aorta ascendente e
discendente retrocardiaca.
Il
ragazzo è stato quindi posto in terapia con Ciclofosfamide per
os come la letteratura raccomanda di fare in caso di resistenza al
corticosteroidi e Giovanni era in terapia steroidea dal momento della
diagnosi di M. di Crohn.
Attualmente
la malattia appare in remissione clinica, gli indici di flogosi si
sono negativizzati.
Secondo
caso
Giulia,
17aa. Un anno da dimenticare. Giulia è sempre stata una
bambina sana, mai ricoverata in ospedale per alcunché. A
Novembre 1999 ha incominciato a lamentare un fortissimo mal di gola….
o meglio, male al collo. L'importanza del sintomo è tale che
la ragazza viene fatta visitare da un'otorinolaringoiatra. Alla
palpazione del collo il medico riscontra un ispessimento del collo e
un forte dolore alla pressione. Ritiene quindi opportuno consigliare
alla ragazza un'ecografia dei vasi del collo che dimostra con stupore
di tutti…
un
ispessimento della parete dell'arteria carotide sinistra con
ostruzione del lume del 50% e un minore ispessimento della parete
della carotide dx. Giulia giunge quindi alla nostra osservazione, già
con la diagnosi di Arterite di Takayasu, per iniziare la terapia del
caso.
All'ingresso
la ragazza è apparsa in ottime condizioni generali. Era
presente un soffio carotideo sinistro; per il resto tutti i polsi
erano presenti e la restante obiettività era negativa (VES
130).
La TAC ha
mostrato un lieve ispessimento del tratto ascendente dell'aorta e
dell'imbocco dei vasi epiaortici oltre al noto ispessimento delle
carotidi.
La
terapia da noi iniziata è stata quella con steroide +
metotrexate. Tale terapia non è stata però in grado di
modificare né gli esami di laboratorio né la stenosi
carotidea. Per di più in Giulia abbiamo osservato una
manifestazione della malattia segnalata in letteratura, ma pur sempre
molto rara: la comparsa di tromboflebiti superficiali migranti da
arterite dei vasa venorum (confermata anche alla biopsia)!
Dopo 2
mesi di terapia si è deciso di tentare con i boli di
ciclofosfamide visto il loro buon effetto segnalato in letteratura e
la loro minore tossicità rispetto alla terapia orale
protratta. Anche qui la malattia di Giulia, pur non progredendo, non
ha dato segni di remissione tanto che la ragazza è ricaduta
prima del termine stabilito per eseguire il secondo bolo.
Il
passaggio alla Ciclofosfamide per os è stato quindi quasi
obbligatorio. Questa terapia è stata l'unica a mostrare un
effetto sulla malattia che a maggio, dopo due settimane di
somministrazione orale, appariva in remissione con VES 18 e benessere
generale di Giulia. Questa condizione di benessere generale è
durata, con fasi alterne, ma mai di ricaduta franca, fino alla fine
di luglio.
Una TAC a
fine settembre ha mostrato un quadro invariato rispetto alla TAC
della diagnosi.
Per il
persistere dell'attività della malattia si è tentato
con il Mofetil, nuovo immunosoppressore, segnalato come possibile
farmaco efficace in questa malattia: una sconfitta, Giulia non l'ha
assolutamente tollerato.
Da non
dimenticare che sotto tutto ciò c'era una ragazza di
diciassette anni esausta per la malattia, per le continue
ospedalizzazioni e i continui fallimenti. Da non dimenticare che
dietro tutto ciò 'era una ragazza di diciassette anni con
densitometria ossea patologica, spaventata per gli eventuali effetti
tossici della ciclofosamide e che continuava a perdere peso per la
costante nausea e la costante attività della malattia.
Il
contributo.
1.Attenzione ai segni più banali: un polso difficile da
sentire (prendendo la pressione a Giovanni non sentivo il polso da un
lato e ho cambiato braccio!!), un soffio cardiaco (mai da
sottovalutare!).
2.Malattia rara sì, ma come sempre da non dimenticare.
Non dare mai per scontato niente, mente aperta su ogni caso anche se
ha già una sua diagnosi: Giovanni aveva un Morbo di Crohn, ma
il suo problema adesso è un'arterite d Takayasu che stava
dando i suoi segni da un po' (stanchezza, VES, dolore
toraco-ascellare….).
3. Una
VES alta in terapia steroidea? VES molto alte e in assenza di
sintomatologia chiara tipo FUO? Mai per caso! Come i più
anziani raccomandano sempre, attenzione ad eseguire un esame
obiettivo completo ed accurato: Giovanni aveva un soffio carotideo,
un soffio cardiaco ed un soffio epigastrico, la sua malattia aveva
già dato dei segni clinici obiettivabili che non so quanti di
noi vanno normalmente ad osservare! Giulia aveva pochi segni clinici,
ma i soffi carotidei erano presenti!
4. E'
una malattia diversa da caso a caso anche se in ogni paziente
abbastanza fedele a se stessa come comportamento (nel caso di
Giovanni la ciclofosfamide è stata risolutiva, per Giulia
dobbiamo ancora trovare il farmaco giusto).
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