Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Settembre 2000 - Volume III - numero 7
M&B Pagine Elettroniche
Contributi Originali - Casi contributivi
Nefrocalcinosi
in lattante: ipersensibilita' alla vitamina D
Clinica
Pediatrica DeMarchi Università di Milano
Summary
Description
of a case of nephrocalcinosis which was detected by chance in a
female child aged 50 days, breast-fed with the addition of 850 U/day
of vitamin D. It was due to a primitive hypersensitivity to vitamin
D. Her picture was characterised by polyuria with hyposthenuria,
irregular growth, hypercalcaemia, no incretion of parathormone,
marked hypercalciuria, coarse accumulations of calcium in her
calices. The child recovered by discontinuing the administration of
vitamin D, by treating her first with prednisolone, then with
ketoconazole, to stop the hydroxylation of 25(OH) D at 1,25(OH)2 D,
but also by moving from breast-feeding to formulated milk, thus
producing an increase in phosphatemia and a (subsequent?) decrease in
calcaemia.
Sommario
Descrizione
di un caso di nefrocalcinosi scoperta per caso, in in una bambina di
50 giorni, allattata al seno con l'aggiunta di 850 U/die di vitamina
D, dovuta a ipersensibilità primitiva alla vitamina D. Il
quadro era caratterizzato da poliuria con ipostenuria, disturbata
crescita, ipercalcemia, azzerata increzione di paratormone, marcata
ipercalciuria, grossolani accumuli di calcio nei calici. Il quadro si
è risolto dopo la sospensione della integrazione vitaminica,
un trattamento prima con prednisolone e poi con chetoconazolo, per
bloccare la idrossilazione di 25 (OH)D a 1,25 (OH)2D , ma anche dopo
il passaggio dall'allattamento al seno al latet di formula che ha
prioodtto un aumento della fosfatemia e un (consecutivo?) calo della
calcemia.
Il
caso
Primogenita,
nata a termine, (g 3.O5O). Allattamento al seno, con aggiunta di
Adisterolo (3gtt/die, pari a 750 U) . A 50 gg di vita, viene
effettuata una ecografia renale, prevista da uno studio in corso
presso la divisione pediatrica della citta di residenza. L'esame ,
inattesamente, dimistra un'importante nefrocalcinosi. La bambina
viene inviata alla nostra Clinica per accertamenti
L'esame
obbiettivo è nei limiti; assenza di note malformative. Peso
3.8OO (-2DS) alterzza cm 53 (-1DS) , circonferenza cranica cm38,5. PA
92/53. Diuresi 700-800 ml/die. C'è dunque una poliuria
in un bambino di peso e statura ai limiti inferiori della
norma
Calcemia
12,8 mg/dl; fosforemia 4,3 mg/dl, fosfatasi alcalina 1233 U/ml,
creatinina 0,46 mg/dl, emogasanalisi normale, esame urine negativo
(PS 1.OO5), beta2microglolunlina 56 mcg/l (vn 0-100) Ca/cr urine
2,32. C'è dunque una ipercalcemia con
ipercalciuria e iperfosfatasemia.
Paratormone
<1pg/ml (vn 10-71) ; 25(OH) D 79,4 ng/Ml (vn 8,9-46,7, d'inverno;
15-80 d'estate) ; 1,25(OH)2 D 54 pg/ml (vn 16-50). Test DDAVP
patologico: massima concentrazione urinaria dopo 0,1 ml Miniein 205
mOsm/Kg. Ossaluria 30,6 mg/L (vn 13-38 ng/mL). beta2 mic. C'è
dunque un quadro di ipervitaminosi D e un difetto di concentrazione
urinaria
Il
cariotipo con ibridazione in situ (FISH) esclude una sindrome di
Williams. la radiograqfia dello scheletro è nei limiti. Gli
esami riguardanti il metabolismo calcico eseguiti alla madre sono
normali.
Viene
sospesa la somministrazione di vitamina D e la piccola viene tenuta a
solo latte materno (contenuto controllato=59 mg/l). Diminuisce
rapidamente il livello di 25(OH)D, e diminuiscono la calcemia e
la calciuria mentre aumenta il livello di 1,25(OH)D3.
Il
problema
Tutto fa
pensare ad una ipersensibilità alla vitamina D. La
ipercalcemia, la nefrocalcinosi, la ipostenuria e la malnutrizione
sono tipiche dell'avelenamento di vitamina D, che è
clincamente identico alla sindrome da ipersensibilità. Questa
è stata descritta negli anni '5O da Lightwood e altri gruppi
inglesi, ed ha una prevalenza, stimata dalla British Paediatric
Association (1964) di 1:20.000 nati in Inghilterra. Da noi
l'incidenza è probabilmente minore o la sindrome è
sottostimata.
Le altre
cause di ipercalcemia sono l'iperparatiroidismo primitivo (escluso in
questo caso), la sindrome di Williams (esclusa), l'ipofosfatasia
(esclusa) e la patologia ossea (fratture, tumori).
La
interruzione del (piccolo, ma comunque eccessivo per il nostro
paziente) dosaggio di vitamina ha avuto un pronto effetto sulla sul
livello di 25(OH)D, derivato dalla idrossilazione epatica, non su
quello della molecola finale 1,25 (OH)2 D, derivato dalla 1-alfa
ossidazione del citocromo P-450 renale. e un effetto parziale
sulla calcemia (che si è attestati attorno a 11-11,5 mg/dl),
mentre il rapporto Ca/Cr urinario solo dopo alcuni mesi scendeva
sotto l'unità, restando purtuttavia su valori patologici.
A 5 mesi
l'allattamento al seno veniva sotituito da latte formulato; questo
aumentava di poco l'intake stimato del calcio (il contenuto in calcio
del latte delal madre era pari a 259 mg/l; dall'età di 5
mesi, con 3 pasti di latte adattato e di minestrine, l'apporto
stimato di calcio era di circa 250-300 mg/die per 700-9000 Kcal/die)
; viceversa questo cambio aumentava considerevolmente l'apporto di
fosfati; e come vedremo, possiamo considerare un cambiamento
rilevante per la storia successiva del piccolo.
Contemporaneamente
è stato iniziato un trattamento con prednisone (che riduce
l'assorbimento di Ca D-mediato a livello intestinale), e
successivamente , verso l'ottavo mese, con Ketoconazolo (che
inibisce il citocromo P-45O del tubulo prossimale renale).. Entrambi
i trattamento, peraltro sono stati mantenuti per poche settimane
Fatto sta che dal quinto mese (fig 1), tutti i parametri sono
rientrati stabilmente nella norma: calcio 10,56 mg/dl, fosforo 4,5
mg/dl ( con una successiva tendenza a spostarsi verso valori più
alti, 5,2 e poi 5,5 mg/dl); fosfatasi 584 U/ml, creatinina 0,40
mg/dl, Ca/Cr urinario 0,30. Siamo portati ad attribuire questa
stabilizzazione della calcemia e della calciuria all'aumento
dell'apporto di fosforo con il latte formulato, con secondario
assestamento della calcemia per omeostasi.
Il
contributo
La
ipersensibilità primitiva alla vitamina D è una
condizione rara, non di tipo tutto-o-niente, che può dar luogo
a intossicazioni calciche più o meno severe, la cui conoscenza
ha posto fine alla pratica di iper-trattare tutti i lattanti con
vitamina D.
Il
contributo, tuttavia, ha una valenza più generale.
Il
trattamento dell'ipercalcemia/ipercalciuria è complesso; in
acuzie si usa la diuresi forzata+ furosemide, associata a prednisone;
quest'ultimo ha un effetto abbastanza rapido ma non può essere
continuato indefinitamente. Il trattamento cronico utilizza ancora i
corticosteroidi, se necesessari, il ketoconazolo, i fosfati (effetti
cololaterali, calcificazioni) , i bifosfonati (fissazione del calcio
all'osso), la mitramicina (anch'essa diminuisce il turnover osseo; ha
effetti collaterali sul midollo osseo).
Tuttavia,
l'aumento dell'apporto alimentare dei fosfati (il cui effetto, nel
nostro caso, può esser considerato "serendipico"), ha
costituito secondo ogni apparenza, l'intervento più
significativo.
La
somministrazione di vitamina D va, naturalmente, in questi casi,
proscritta, anche ai dosaggi "fisiologici"; il
controllo dell'apporto calcico deve essere rigido ( il nostro bambino
ne assume tra 200 e 300 mg/die), e questo può essere di per sè
sufficiente a controllare la situazione, una volta normalizzata la
calcemia e il livello di 1,25 (OH)2D.

Bibliografia
Pronicka
E, Rowinska E, Kulczycka H et al: Persistent hypercalciuria and
elevated 25-hydroxy-vitamin D3 in children with infantile
hypercalcemia. Pediatr Nephrol, 11, 2, 1997
Yavuz H:
familiar drugs for the treatment of hypercalcemia. J PEDIATR, 133,
311, 1998
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