Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Ottobre 2000 - Volume III - numero 8
M&B Pagine Elettroniche
Chirurgia per il pediatra
L'
appendicite recidiva
Il
caso
M.P. è
un ragazzo di 15 anni che è giunto alla nostra osservazione
con un quadro di addome acuto, caratterizzato da viva dolorabilità
e scarsa trattabilità in fossa iliaca destra. In tale regione
si palpava una tumefazione di circa 8 cm. Gli esami ematochimici
evidenziavano un intenso processo flogistico in atto (GB 19,90x 10 3,
PCR 17.22 mg/dl, VES 74 mm/h).
All'intervento
chirurgico la tumefazione palpabile risultava essere l'ileo
terminale, con una parete edematosa e congesta, il cui aspetto
lasciava sospettare un'ileite terminale di Crohn. In sede
retrocecale era presente una raccolta ascessuale, con all'interno
frammenti di appendice colliquata e un coprolita. In questo magma
ascessuale non si riusciva a riconoscere la base dell'appendice.
Il
paziente veniva trattato con copertura antibiotica completa
(Ceftriaxone, Netilmicina e Metronidazolo) per 13 giorni, fino all'
apiressia. Successive ecografie di controllo, eseguite durante il
ricovero, avevano dimostrato una remissione dell'edema dell'ileo
terminale e una progressiva riduzione prima, e risoluzione poi, della
raccolta ascessuale. Durante l'anno successivo, il ragazzo è
stato ripetutamente controllato ecograficamente e con esami
ematochimici per il sospetto di malattia infiammatoria formulato
all'intervento ma non confermato dai test eseguiti.
A 14 mesi
dal primo intervento, il paziente si è ripresentato con dolore
e presenza di tumefazione dolente di circa 5-6 cm in fossa iliaca
destra associata ad iperpiressia. Gli esami di laboratorio indicavano
un processo flogistico in atto (GB 13.26 x 103 , PCR 12.67 mg/dl, VES
20 mm/h). Nel sospetto di malattia infiammatoria, sono state eseguite
ecografia e TAC addome che suggerivano invece un quadro di
invaginazione ileo-ileale. Considerando l'ulteriore aumento degli
indici di flogosi, si poneva indicazione ad una laparotomia
esplorativa. All'intervento si evidenziava una struttura da
riferire al precedente moncone appendicolare, che aveva ricostituito
una neoappendice in intensa flogosi. E' stato quindi eseguito
intervento di appendicectomia. Il paziente è stato trattato
con triplice terapia antibiotica per 5 giorni. Successive ecografie
hanno dimostrato la risoluzione completa del quadro.
Il
problema
La
recidiva di appendicite su moncone residuo è un argomento
ampiamente discusso in letteratura (1,2,3,4,5,6,8). Tale complicanza
tardiva si verifica nel 3-38% degli ascessi appendicolari trattati
conservativamente (terapia antibiotica e/o drenaggio percutaneo),
secondo i lavori considerati (1,4,7). E' proprio l'alto tasso di
recidive che ha orientato numerosi chirurghi ad effettuare l'
“interval appendectomy”, ovvero un'appendicectomia a distanza
di circa 3 mesi dall'episodio acuto. In uno studio istopatologico
di Gahukamble et al (9), 13 delle 14 appendici rimosse dopo
intervallo di 3 mesi, presentavano un lume pervio e mettevano quindi
a rischio di recidiva i pazienti.
Più
recentemente, il problema della recidiva di appendicite su moncone
residuo si è riproposto anche per i pazienti operati mediante
tecnica laparoscopica (3,5,6). Lasciando infatti un moncone
appendicolare troppo lungo, quest'ultimo può svilupparsi con
la crescita del bambino ed evolvere nuovamente verso la flogosi. Va
sempre tenuto in mente quindi, nella diagnosi differenziale del
dolore addominale in fossa iliaca destra, che un pregresso intervento
di appendicectomia non esclude automaticamente un nuovo processo
flogistico in quella stessa sede.
Bibliografia
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9.Gahukamble
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