Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Aprile 2003 - Volume VI - numero 4
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- L'uso del succhiotto contrasta con l'allattamento al seno nel periodo neonatale
La pulsossimetria come screening della malattia congenita di cuore nel neonato asintomatico
Beclometazone per via nasale e ipertrofia adenotonsillare
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- L'uso del succhiotto contrasta con l'allattamento al seno nel periodo neonatale
La pulsossimetria come screening della malattia congenita di cuore nel neonato asintomatico
Beclometazone per via nasale e ipertrofia adenotonsillare
Dosaggi elevati di antibiotici, per brevi periodi riducono la resistenza dello pneumococco class='share-popup' target='_blank'>Condividi su Facebook
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Aprile 2003 - Volume VI - numero 4
M&B Pagine Elettroniche
Avanzi
Novità,
riflessioni, contributi e proposte,
Ormai,
anche nel nostro Paese, il sovrappeso e l'obesità sono sempre
più frequenti; negli Stati Uniti, dove il fenomeno viene
attentamente studiato, dal 1999 a oggi il numero è quasi
raddoppiato, passando dal 12 al 22% dei bambini e degli adolescenti.
Poichè all'inizio l'aumentato consumo di grassi nella dieta
venne considerato come la causa dell'obesità, durante l'ultima
decade grande attenzione è stata posta da pediatri e dietologi
nel ridurre l'apporto di grassi nella dieta. Ma questo provvedimento
non ha sortito alcun effetto, perché la prevalenza
dell'obesità è continuata ad aumentare. La riduzione
dei grassi nella dieta è stata accompagnata da un concomitante
aumento nel consumo dei carboidrati, che ha richiamato l'attenzione
sul ruolo dei carboidrati nella dieta e sull'indice glicemico (IG)
dei cibi.
I cibi
che hanno un rapido aumento della glicemia sono classificati ad alto
IG e quelli che determinano una minima fluttuazione della glicemia
sono indicati come a basso IG. Le diete con basso IG hanno non solo
una riduzione postprandiale della glicemia, ma anche una minor
risposta insulinica, migliori profili lipidici, aumentata sensibilità
all'insulina e ridotta lipogenesi, in confronto alle diete ad elevato
indice glicemico. L'IG delle diete ricche in carboidrati sembra
giocare un ruolo importante nelle risposte metaboliche ed endocrine e
di conseguenza può avere un effetto significativo sul rischio
di malattie cardio-vascolari, sul diabete di tipo 2 e sull'obesità.
Le diete basse in IG possono essere specialmente utili nei bambini e
negli adolescenti obesi.
Per
ricercare se le diete a basso IG determinano risposte metaboliche,
ormonali e di sazietà, diverse da quelle che si osservano con
diete ad alto IG, sono stati studiati 16 adolescenti (8 maschi e 8
femmine) obesi (IMC rispettivamente di 33,65 e 35,24) (Ball S.D.
et al., Pediatrics 2003, 111:488-94), sottoposti alternativamente
a diete diverse. Dallo studio si ricava che si ha una differente
risposta insulinica a seconda della dieta e che si manifesta un
prolungamento del senso di sazietà quando siano stati
somministrati cibi con basso IG (latte, cioccolata, uova, formaggi,
prosciutto). Gli autori ritengono che la prolungata sazietà
associata con i cibi a basso IG può rappresentare un metodo
efficace per ridurre l'introito calorico e per ottenere un controllo
del peso per lunghi periodi di tempo.
La
sensazione che l'uso precoce del succhiotto riduca il ricorso
all'allattamento al seno esclusivo nel periodo neonatale e anche
successivamente è comune a molti pediatri. Una prova di questo
cattiva influenza la si ricava da una pubblicazione (Howard C.R.
et al., Pediatrics 2003, 111:511-8) che riguarda 700 neonati a
termine, allattati al seno. E' risultato che l'uso del succhiotto nel
periodo neonatale esercita un effetto negativo sull'allattamento
esclusivo al seno e in generale sull'allattamento al seno, sia
immediato che a distanza. Al di là del periodo neonatale (28
giorni di vita) l'influsso del succhiotto è meno evidente.
La
pulsossimetria come screening della malattia congenita di cuore nel
neonato asintomatico
In un
neonato sintomatico il sospetto di malattia congenita
cardio-vascolare (MCCV) è relativamente facile. Nettamente più
difficile il sospetto in neonati asintomatici. L'uso routinario della
pulsossimetria permette in modo semplice, non invasivo e non costoso,
di giungere ad un sospetto diagnostico di MCCV (Koppel R.I. et
al., Pediatrics 2003, 111:451-5). Su 11.281 neonati asintomatici
sono stati trovati 3 casi di MCCV (2 con ritorno venoso anomalo e 1
con tronco arterioso): la sensibilità della pulsiossimetria e'
stata del 60%, con una specificità del 99,95%, un valore
predittivo positivo del 75%, iun valore predittivo negativo del
99,98% e un''accuratezza del 99,97%. Gli autori ritengono che la
pulsossimetria possa essere usata come metodo di screening di MCCV in
neonati asintomatici.
L'ipertrofia
adenotonsillare, tale da condizionare un'apnea ostruttiva nel sonno
(AOS), una otite media ricorrente ed una sinusite cronica, è
una delle più frequenti indicazioni per l'adenotonsillectomia.
Pediatri e otorini dell'Università di Napoli (Criscuoli G.
et al., Pediatrics 2003, 111:e236-8) hanno studiato l'effetto di
un trattamento per 4 settimane, in cieco, di beclometazone in
soluzione acquosa (400 g/die) e di soluzione fisiologica;
successivamente è stato condotto uno studio per 24 settimane
con beclometasone alla dose di 200 g/die in tutti i bambini. Essi
sono stati seguiti poi per 100 settimane per valutare il grado di
ostruzione nasale e la frequenza dell'adenotonsillectomia. Nei 53
bambini trattati per 4 settimane, l'ostruzione nasale si è
ridotta del 45% entro due settimane, mentre nessun miglioramento è
stato notato nei soggetti trattati con soluzione fisiologica. Il
trattamento prolungato a dose più bassa ha ugualmente portato
a un netto miglioramento clinico dopo 52 e 100 settimane e ad una
riduzione dell'adenotonsillectomia. Se questi dati saranno
confermati, il trattamento con steroidi per via nasale rappresenterà
per alcuni bambini un mezzo efficace per evitare
l'adenotonsillectomia.
Dosaggi
elevati di antibiotici, per brevi periodi riducono la resistenza
dello pneumococco
I bambini
spesso albergano nel loro naso-faringe lo Streptococcus pneumoniae in
modo assolutamente asintomatico. Lo stato di portatore può
passare a malattia pneumococcica: dall'otite media acuta alla
polmonite, fino alla batteriemia e alla meningite. Molti studi hanno
identificato nel sempre più largo uso di antibiotici un
fattore di rischio nell'indurre resistenza degli pneumococchi e nel
determinare infezioni invasive da pneumococchi resistenti. L'uso di
dosi elevate e per brevi periodi di tempo di antibiotici è
stato di recente proposto come un mezzo per ridurre la diffusione di
pneumococchi resistenti nei casi in cui si ritenga necessario il
trattamento. Per determinare la validità di questa
impostazione, è stato condotto uno studio in bambini da 6 a 59
mesi, che erano stati trattati con antibiotici per malattie delle vie
aeree (Schrag S.J. et al.,JAMA 2001; 286:49-56). Questi sono
stati suddivisi in due gruppi: uno che aveva ricevuto amoxicillina 90
mg/kg/die, in due dosi per 5 giorni e l'altro 40 mg/kg/die per 10
giorni. A distanza di 28 giorni la presenza di pneumococchi non
sensibili nel naso fu significativamente più bassa nei bambini
che avevano ricevuto un trattamento di breve durata a dosi alte
(rischio relativo 0,77; P=0,03). Dosi alte per brevi periodi
rappresentano quindi una modalità di trattamento per ridurre i
rischi di pneumococchi antibiotico-resistenti.
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