Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Maggio 2000 - Volume III - numero 5
M&B Pagine Elettroniche
Appunti di Terapia
Uso
della camera iperbarica
Dipartimento
di Pediatria, Università di Firenze
Viene
definita camera iperbarica (CI) "una tecnica terapeutica, che
usa aria o altre misture di gas, a pressioni superiori a quella della
pressione atmosferica, per brevi intervalli, per periodi di giorni o
di mesi, per il trattamento di alcuni stati di malattia".
Il primo
impiego di questa tecnica, entrata in uso nel 1939, è stato
per il trattamento della malattia da saturazione di azoto, quale si
verifica nei soggetti che troppo velocemente risalgono dalle
profondità del mare. Successivamente sono stati riconosciuti
almeno un'altra decina di situazioni patologiche, nelle quali esiste
una precisa indicazione per la CI (Vedi tabella n.1).
Tabella
n.1 - Malattie nelle quali è indicato il trattamento con
camera iperbarica
Tipo
di malattie
| Malattie |
Malattie
infettive | -
Gangrena gassosa
-
Fasciite necrotizzante
-
Osteomielite |
Malattie
non infettive | -
Malattia da decompressione
-
Embolismo di aria o di gas
-
Avvelenamento da ossido di carbonio e da cianuro
-
Osteonecrosi da radiazioni
-
Anemia da perdita eccezionale di sangue
-
Lesioni da schiacciamento
-
Particolari problemi delle ferite
-
Inalazione di fumo |
L'ossigeno
iperbarico ha fondamentalmente due effetti fisiologici:
a)
riduzione della grandezza della "bolla": questo effetto è
importante nell'embolia di aria iatrogena e nella malattia da
saturazione di azoto.
b)
aumento della pressione di ossigeno nei tessuti dell'organismo
Quando
s'inspira aria a pressione normale (l'aria contiene il 20% di O2), il
98,4% dell'ossigeno disponibile si lega all'emoglobina e il rimanente
è disciolto nel plasma. Per ogni atmosfera di pressione, un
ulteriore 2,3% volumi di ossigeno si disciolgono nel plasma. A 3
atmosfere di pressione (il livello pressorio più spesso usato)
più di 6 volumi di ossigeno sono disciolti nel plasma.
Ispirando il 100% di ossigeno a 3 atmosfere si ottiene un aumento
della pressione tissutale di ossigeno, misurata attraverso la pelle,
da 40 mm Hg a oltre 2.200 mm Hg..
L'aumento
dell'ossigenazione dei tessuti porta a:
a)
aumento dell'inibizione o della morte dei batteri da parte dei
leucociti
b) morte
diretta dei batteri anaerobi e inibizione della alfatossina prodotta
dai clostridi
c)
stimolazione della crescita dei fibroblasti, in seguito all'aumento
del collageno e alla neovascolarizzazione
Altri
effetti sono l'inibizione dell'aderenza dei neutrofili alla parete
dei vasi ischemici, la reversione della vasocostrizione postischemica
e la riduzione dei livelli di perossidazione, tutti componenti chiave
delle lesioni da ischemia tissutale.
Fra gli
effetti spiacevoli va considerato in prima fila il barotrauma
dell'orecchio medio, dei seni, dei denti, del polmone,
particolarmente in soggetti che soffrano di asma, di malattia cronica
polmonare ostruttiva o di cisti polmonari. Purtroppo a Milano, non
molto tempo fa, è successa un'altra conseguenza, insieme
gravissima ed eccezionale, l'incendio della CI, nella quale persero
la vita una decina di persone.
Nellanecrosi da clostridi la CI assume importanti funzioni: a 3
atmosfere di ossigeno cessano la crescita dei clostridi e la
tossicità dell'alfa-tossina. Se accanto alle lesioni sono
presenti sangue e tessuto muscolare, l'effetto batteriostatico è
inibito dalla presenza in questi tessuti: infatti è necessario
allontanare il sangue e i tessuti necrotici dalla lesione che si
vuole trattare con la CI.
Anche lafasciite necrotizzante è un'infezione che aggredisce
intensamente la pelle, il tessuto sottocutaneo sottostante e la
fascia aponevrotica, senza interessamento muscolare. Le terapie
fondamentali sono lo sbrigliamento tissutale, l'antibioticoterapia e
il trattamento di sostegno. La CI rappresenta un utile supporto.
Un certo
successo della CI è stato riscontrato in casi diosteomielite refrattaria alle cure.
A parte i
successi nelle situazioni patologiche sopra descritte, la CI è
stata usata in oltre altre 100 situazioni, per le quali non sono
disponibili ancora dati sicuri.
Vuoi citare questo contributo?