Novembre 2007 - Volume XXVI - numero 9

Medico e Bambino


Oltre lo specchio

C’è un futuro per il genere Homo? Economia, genetica, letteratura

FRANCO PANIZON

Professore Emerito, Dipartimento di Scienze della Riproduzione e dello Sviluppo, Università di Trieste

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F. Panizon
C’è un futuro per il genere Homo? Economia, genetica, letteratura
Medico e Bambino 2007;26(9):603-606 https://www.medicoebambino.com/?id=0709_603.pdf


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C'è un futuro per l'uomo?
L’articolo di Franco Panizon “C’è un futuro per il genere Homo?” (Medico e Bambino 2007;26:603-6) contiene preziosi elementi di riflessione circa il destino della specie umana negli anni a venire e sui possibili cambiamenti biologici prossimi venturi. La domanda finale che Franco Panizon pone all’amico fisico circa il paradosso di un’umanità che divora se stessa sotto la spinta ancestrale dell’espansione, racchiude il ‘nodo cosmico’ di tutta la questione. Ma, a dispetto della laurea in fisica, la risposta dell’amico appare piuttosto evasiva.

È un dato di fatto che negli ultimi decenni l’azione dell’uomo ha messo a rischio le basi fondamentali delle dinamiche naturali che garantiscono la nostra sopravvivenza sulla terra. Un gigantesco esperimento non controllato del quale iniziamo a intravedere le conseguenze (1). C’è sempre dell’azzardo nelle previsioni. I sistemi naturali non possono essere considerati come sistemi in equilibrio o che tendono all’equilibrio, ma piuttosto in uno stato di organizzazione instabile, diffuso ovunque (‘criticità auto-organizzata’). Ma è proprio questa stessa complessità costitutiva dei sistemi naturali a rappresentare, a mio modo di vedere, un elemento di speranza per il futuro.

Il suolo, l’acqua, l’atmosfera della terra si sono evoluti nel corso di miliardi di anni grazie a straordinarie capacità adattative e auto-organizzative, a cicli globali precisi, ma fragili, di energia e materia organica trasformata. I sistemi viventi possono tollerare un disturbo senza collassare in uno stato qualitativo differente, grazie a sistemi di controllo interni e diffusi, a stati ‘emergenti’ con i quali il sistema è in grado di riorganizzarsi (2). In natura sono enormemente complesse le espressioni dell’accoppiamento naturale tra materia ed energia: il nostro ‘istinto causale’ ci fa ricondurre qualcosa di ignoto a qualcosa di conosciuto attraverso il meccanicismo elementare della legge di causa-effetto. Alla luce delle attuali conoscenze sui sistemi complessi adattativi, la natura ci si presenta sempre più come una realtà difficilmente definibile, ricca di elementi che evidenziano discontinuità, ambiguità, ma anche disponibilità verso inedite possibilità di sintesi.

Nella nostra esperienza quotidiana cause ed effetti sono strettamente correlati nel tempo e nello spazio: invece negli ecosistemi complessi i sintomi possono apparire con grande ritardo; di fronte ad una nuova strategia, tendono a trovare un nuovo comportamento tale da restituire risultati che spesso, ma non sempre, riportano alle condizioni di partenza (3). Tuttavia, gli ecosistemi contengono punti sensibili manovrando i quali, anche attraverso uno stimolo minimo, si può influenzare pesantemente il comportamento del sistema ("biforcazioni catastrofiche").

L’imprevidibilità della relazione causa-effetto riguarda anche l’entità dei danni legati ai tossici ambientali, puntualizzati da Giorgio Tamburlini nell’editoriale di gennaio (Medico e Bambino 2008;27:8-9).

Ad aumentare la già affollata schiera delle criticità di origine antropica si aggiunge anche il rischio geochimico nei confronti delle falde acquifere, anch’esso di portata non completamente conosciuta. Mario Dall’Aglio, Ordinario di Geochimica ambientale dell’Università La Sapienza, e il Centro Studi “Dental Child” di Grottaferrata (Roma) hanno promosso una rilevazione sui livelli di svariate sostanze tossiche presenti nelle acque potabili di alcune zone del centro Italia (in primo luogo arsenico e fluoro). In alcune zone i livelli riscontrati sono ben al di sopra dei valori considerati sicuri. Che fare? Denunciare? Allarmare? Minimizzare? Chiudere fonti di approvvigionamento idrico in funzione da centinaia di anni? Le implicazioni etiche, politiche, amministrative di questi problemi sono evidentemente enormi, così succede che la comunicazione verbale agli assessorati di competenza dei risultati ottenuti produca sconcerto, che diventa dubbio, poi diffidenza, poi promesse di monitoraggi, di provvedimenti, e infine… il nulla. Per questo è prezioso l’invito di Tamburlini a informare le famiglie sulle priorità, sulle evidenze certe. Un utile invito ad una ‘alfabetizzazione eco-tossicologica’ da rivolgere a tutti i pediatri per aiutare a crescere famiglie capaci di futuro.


Bibliografia
1. Bologna G. Manuale della sostenibilità. Milano: ed. Ambiente, 2005.
2. Bettelli O. Modelli per sistemi complessi. Brescia: ed. Starrylink, 2003.
3. Auconi P, Bruscalupi G. Sistemi complessi per il pediatra. Prospettive in pediatria 2006;36:53-63.

Pietro Auconi
Centro Studi “Dental Child”, Grottaferrata (Roma)
luned�, 16 Giugno 2008, ore 12:17