Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Dicembre 2006 - Volume IX - numero 10
M&B Pagine Elettroniche
Pediatria per l'ospedale
Sclerosi
multipla (Parte seconda)
Membro
della Commissione Nazionale Vaccini
Indirizzo
per corrispondenza: bartolozzi@unifi.it
Negli
ultimi anni sono fortemente aumentate le conoscenze sulla sclerosi
multipla (la vecchia sclerosi a placche), sia per quanto riguarda i
meccanismi che portano all'infiammazione, che quelli della
demielinizzazione e della neurodegenerazione. Inoltre si sono
ampliate le strategie cliniche a disposizione per il trattamento
della malattia.
La
comparsa di una recente revisione di tutti questi aspetti della
sclerosi multipla ci permette di tornare sull'argomento: Frohman
EM, Racke MK, Raine CS. Multiple sclerosis – The plaque and its
pathogenesis. N Engl J Med 2006, 354:942-55.
Classificazione
delle lesioni
Secondo
la classificazione di Lucchinetti (Brain 1999, 122:2279-95) le
lesioni attive della sclerosi multipla possono essere suddivise in 4
tipi, tutti caratterizzati dalla presenza di cellule T e
dall'infiammazione, dominata dai macrofagi:
- Il tipo I è caratterizzato dalla demielinizzazione e dalla presenza di citochine, prodotte dai macrofagi, di cui la principale è il tumor necrosis factor α;
- Il tipo II è caratterizzato dalla presenza di immunoglobuline e complemento;
- Il tipo III non presenta immunoglobuline e complemento e presenta una perdita iniziale di glicoproteine, associate alla mielina, e nessun aspetto di rimielinizzazione; la demielinizzazione nel tipo III è stata attribuita a una disfunzione degli oligodendrociti, le cellule del sistema nervoso che formano la mielina;
- Il tipo IV è caratterizzato dall'apoptosi (morte programmata) degli oligodendrociti, attraverso la frammentazione del DNA.
È
stato visto di recente che in uno stesso paziente possono essere
presenti gli aspetti caratteristici di più di un tipo di
lesioni (Bernett MH et al. Ann Neurol 2004, 55:458-68). È
probabile che nel futuro vengano approntati altri schemi
classificativi della sclerosi multipla.
Disfunzione
assonale e alterazione dei canali del sodio
L'unità
oligodendrociti-mielina-assoni rappresenta un'unica
specializzazione strutturale e funzionale, all'interno del sistema
nervoso centrale. La mielina non soltanto interessa l'aumento del
diametro trasverso degli assoni, che aumenta la velocità di
conduzione , ma contribuisce anche a proteggerli e a garantire il
loro stato di salute, fornendo loro nutrimento. Negli stadi precoci
della sclerosi multipla è presente la distruzione di questi
stretti rapporti.
All'interno
di una venula post-capillare (parte alta della figura) varie molecole
di adesione interagiscono con le cellule mononucleate (cellule T,
cellule B e macrofagi) a livello della superficie endoteliale. Le
metalloprotenasi della matrice (MMPs) digeriscono il collageno e la
fibronectina della membrana basale, facilitando in tal modo la
migrazione di queste proteine nel sistema nervoso centrale. Nel
frattempo le cellule B, entrate nell'area, formano immunoglobuline.
Le cellule T sono capaci di liberare una serie di citochine
infiammatorie e antinfiammatorie. L'interleuchina 12 e
l'interleuchina 23 sono liberate dalla microglia e possono
stimolare le cellule T a liberare interferon γ (IFN-γ) e
interleuchina 17. I macrofagi attaccano gli internodi della mielina,
esponendo le superficie degli assoni e liberando agenti lesivi, come
l'ossido nitrico (NO), i radicali liberi dell'ossigeno (O2) e il
glutamato. L'entrata del calcio può provocare una serie di
fenomeni lesivi, con conseguente danno dell'assone ed eventualmente
la sua sezione e la neurodegenerazione. Le cellule della microglia
sono allineate lungo il perimetro della placca. Lungo questa sottile
linea fra la placca della sclerosi multipla e il tessuto normale
circostante, ci sono in fila le cellule precorritrici degli
oligodendrociti (OPCs), capaci di entrare nell'area della placca e
potenzialmente riparare i processi patologici. Nella parte bassa a
destra della figura, un astrocita con una chemochina legante CXC
(CXCs) interagisce con una cellula precorritrice degli
oligodendrociti (OPC), che presenta un recettore per la chemochina
CXC (CXCR). Altre cellule precorritrici degli oligodendrociti sono
convertite in oligodendrociti. Nogo indica l'inibitore della
crescita del nervo, LINGO-1 indica il ripetitore ricco di leucina e
il dominio d'imunoglobulina, contenente il recettore Nogo,
interagente con la proteina 4, MCP indica la proteina che chemoattrae
i monociti e infine CCR2 indica il recettore 2 delle chemochine.

La
lesione degli assoni nella sclerosi multipla sembra essere
parzialmente spiegata dalla demielinizzazione e dalla presenza di un
anormale funzionamento dei canali del sodio, localizzati nella
membrana. Nel tentativo di ristabilire una normale conduzione
dell'impulso nervoso, c'è un'aumentata entrata di sodio,
che rallenta la conduzione del nervo e potenzialmente potrebbe
portare a un blocco (Figura 3). Questo processo è seguito da
un'inversione degli scambi sodio-calcio, con fuoriuscita di sodio e
ingresso di calcio, che può portare alla comparsa di una
sofferenza intracellulare, mediata dal calcio, che può essere
responsabile alla fine della degenerazione neuronale. Questa ipotesi
è confermata dalla recente prova che i bloccanti dei canali
del sodio, come la fleicamide e la fenitoina, preservano gli assoni
nell'encefalomialite sperimentale autoimmune del topo, preservando
la funzione fisiologica (vedi Tabella
2, riportata nella prima parte).
La
lesione dell'assone rappresenta un elemento fondamentale nella
sclerosi multipla; queste alterazioni, visibili precocemente in base
all'accumulo di proteina precorritrice dell'amiloide, sembrano
dovute all'infiammazione e rappresentano un fenomeno importante per
l'evoluzione della lesione. Esse sono più diffuse durante lo
stadio acuto e quello progressivo. La perdita crescente di assoni, in
seguito alla demielinizzazione infiammatoria e infine alla sezione
del cilindrasse, si correla con l'invalidità irreversibile.
Il numero degli assoni continua a diminuire durante il decorso della
malattia: alcune delle vecchie lesioni mostrano una perdita assonale
di oltre l'80%. Nella Figura 3 sono
evidenti le cellule e le citochine che sono interessate alle lesioni
all'interno della placca.
I
fattori di crescita nervosa
La
lesione dell'assone, la sezione e la morte delle cellule neuronali
possono essere modificate dall'applicazione di particolari fattori
di crescita. Ugualmente la sopravvivenza dei neuroni può
essere migliorata dall'uso di elementi anti-apoptosici, come il
gene BCL2.
Al
contrario, il recettore dell'inibitore della crescita del nervo
(Nogo) media l'inibizione della crescita dell'assone, un processo
probabilmente importante durante lo sviluppo del sistema nervoso
centrale, quando si verifica un avvicinamento critico fra i terminali
degli assoni e l'albero dendritico dei neuroni riceventi, a livello
delle sinapsi. Gli agonisti dei recettori Nogo possono portare a un
arresto della crescita dell'assone. Al contrario il blocco dei
recettori Nogo può promuovere la crescita assonale e forse
questo sarà il futuro della strategia terapeutica della
sclerosi multipla.
L'enigma
della rimielinizzazione
La
rimielinizzazione è oggi considerata come un aspetto
importante delle lesioni della sclerosi multipla (Figura D della
Figura 2, presente della prima parte). La rimielinizzazione è
forte nelle lesioni che si sono sviluppate precocemente nel processo
di malattia e nelle aree satelliti delle grandi lesioni, chiamate
“placche ombra”. Il processo di rimielinizzazione è
probabilmente transitorio, perché esso è solo un
aspetto minore nelle lesioni vecchie; esso è stato attribuito
al reclutamento delle cellule precorritrici degli oligodendrociti,
che posso esprimere di nuovo geni di sviluppo e produrre quindi nuova
mielina nelle aree demializzate. Fra questi geni è stato
dimostrato nelle aree rimielizzanti il gene per la proteina basica
mielina (MPB) esone II, un gene precoce transitorio espresso durante
la mielinogenesi. Inoltre è stato visto che il fattore 1 di
trascrizione degli oligodendrociti (Olig1) è riattivato
durante la rimielinizzazione in pazienti con sclerosi multipla. Le
molecole, che sono associate al reclutamento e possibilmente alla
mielinizzazione in questa malattia, includono i recettori delle
chemochine CXC e CC, che sono stati di recente descritti sugli
oligodendrociti. Così le chemochine e i loro recettori possono
essere responsabili dell'accumulo degli oligodendrociti ai margini
delle lesioni attive (Figura 3, in basso).
Ma,
accanto a sostanze che attivano la crescita, nelle cicatrici
gliotiche della sclerosi multipla si trovano altre sostanze che
inibiscono la crescita e perpetuano l'arresto di sviluppo,
limitando la crescita assonale e la rimielinizzazione. Un modulatore
negativo della mielinizzazione degli oligodendrociti è il
ripetitore ricco di leucina e il dominio delle immunoglobuline,
contenente il recettore Nogo, integrante con la proteina 1: questo
recettore può essere manipolato in modo tale da promuovere la
mielizzazione e riparazione dei danni della sclerosi multipla. E'
questa probabilmente una delle strategie terapeutiche del futuro.
Un'altra
via del sistema nervoso centrale per la rimielinizzazione è la
via di segnalazione Jagged-Notch. Jagged è espresso
sull'assone e sugli astrociti, mentre Notch, la controparte di
Jagged, è espressa principalmente sugli oligodendrociti,
intorno alla lesione attiva. L'interazione fra queste due molecole
determina un blocco nella differenziazione degli oligodendrociti.
Questa via d'altra parte è reversibile e può essere
regolata verso il basso, tanto che essa viene presa in considerazione
nelle strategie terapeutiche per la riparazione delle lesioni della
sclerosi multipla.
Valutazione
alla risonanza magnetica (RM) del carattere patologico delle lesioni
Un'ipotesi
importante, confermata dall'uso della RM, è stata che la
sclerosi multipla è inizialmente un processo subclinico,
caratterizzato da frequenti cambiamenti nell'architettura del
cervello e del midollo spinale, punteggiato da rari attacchi di
manifestazioni cliniche. L'attività nascosta della malattia,
dimostrata dalla RM, è da 5 a 10 volte più frequente
dell'attività clinica, caratterizzata dalla esacerbazioni.
In linea
di massima le lesioni della sclerosi multipla possono essere situate
in sedi “eloquenti” (comunemente associate a sindromi cliniche) e
sedi “noneloquenti” (non necessariamente associate a
corrispondenti sindromi cliniche).
Sedi
eloquenti sono quelle rappresentate dal nervo ottico, dal tronco
cerebrale, dal cervelletto o dal midollo spinale: esse sono
frequentemente associate a sindromi ben conosciute, come la neurite
ottica, le alterazioni nel movimento degli occhi (per esempio
diplopia, vertigini e nistagmo), modificazioni dell'equilibrio, e
deficit sensitivi o notori.
In
contrasto le sedi noneloquenti sono confinate in altri territori
della sostanza bianca, comprese le zone periventricolari, che sono
spesso non clinicamente evidenti.
Queste
osservazioni sono confermate dalla presenza di evidenti lesioni
disseminate preesistenti nel sistema nervoso centrale, in presenza di
sclerosi multipla, che sono state trovate in oltre l'80% dei
pazienti al momento della diagnosi iniziale.
Con le
tecniche avanzate di RM è possibile rilevare più
facilmente le alterazioni della mielina, dell'assone e altri
elementi dell'architettura dei tessuti nel sistema nervoso centrale
di pazienti con sclerosi multipla. Le aree del cervello
apparentemente normali con gli apparecchi classici di RM, dimostrano
spesso un discreto grado di alterazioni quando vengano applicate
queste più moderne tecniche i analisi. Studi longitudinali
confermano che la malattia è attiva radiograficamente, anche
quando si sia in corso di periodi di apparente stabilità.
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