Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
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I Poster degli specializzandi
La
solita cefalea?
Clinica
Pediatrica, Università di Pisa
G., 13
anni, veniva condotto presso il Pronto Soccorso Pediatrico per la
presenza di cefalea frontale persistente insorta da circa due
settimane e scarsamente responsiva alla terapia con paracetamolo. Il
ragazzo riferiva cefalea di tipo tensivo, di intensità
moderata, non preceduta da aura ed esacerbata dall’esercizio
fisico. In anamnesi non erano riportati episodi infettivi recenti. Il
ragazzo aveva eseguito circa un anno prima una visita oculistica
risultata nella norma e non aveva mai lamentato precedentemente
cefalea. In anamnesi familiare si rilevava che la madre lamentava
cefalea senza aura sin dall’età adolescenziale. Nei due
giorni precedenti la nostra osservazione G. aveva presentato ripetuti
episodi di vomito, in particolare occorsi nelle prime ore del
mattino. Il ragazzo descriveva gli episodi di vomito come “a
getto”, non preceduti da nausea; tali episodi si presentavano
costantemente associati alla cefalea, distanziati l’uno
dall’altro da circa 30-60 minuti. Alla visita G. appariva in
buone condizioni generali; l’esame obiettivo neurologico, la
valutazione del fundus oculi e i valori di pressione arteriosa
risultavano nella norma. Pertanto, si decideva di somministrare
paracetamolo + codeina per os con risoluzione della cefalea. Il
ragazzo veniva quindi dimesso con antidolorifico al bisogno e la
raccomandazione di tornare per una nuova valutazione nel caso la
cefalea si fosse ripresentata.
Due
giorni dopo G. veniva condotto nuovamente presso il Pronto Soccorso
per la persistenza della cefalea. Il ragazzo appariva sofferente, con
condizioni generali lievemente scadute. Riferiva, inoltre, la
comparsa di fotofobia mentre l’esame neurologico persisteva
nella norma. G. e i suoi genitori apparivano estremamente
collaboranti e affiatati e non emergevano sospetti di disturbi su
base emotivo-funzionale. Alla luce del peggioramento delle condizioni
generali in un ragazzo con comparsa recente di una cefalea
scarsamente responsiva alla terapia antidolorifica e pregressi
episodi di vomito mattutino a getto, si decideva di eseguire una TC
encefalo per escludere una causa secondaria di cefalea. La TC
evidenziava la presenza di una lesione espansiva intraparenchimale
con aspetto cistico-necrotico in sede fronto-polare e fronto-basale
dell’emisfero sinistro. La lesione era caratterizzata da un
nodulo morulare sul suo versante postero-superiore dove si
riconoscevano segni di recente sanguinamento. L’area attorno
alla lesione appariva edematosa con compressione dei corni frontali,
in particolare a sinistra, e dislocazione del setto pellucido a
destra. Per chiarire l’eziologia della lesione veniva eseguita
una RM encefalo che orientava verso la diagnosi di angioma cavernoso
che sarebbe stato asportato chirurgicamente il giorno successivo.
L’esame istologico della lesione confermava la diagnosi.
Commento: Il caso descritto sottolinea l’importanza di porre la dovuta attenzione a una cefalea di recente insorgenza, in particolare se intensa e accompagnata a vomito. La cefalea è un disturbo estremamente frequente nella pratica clinica del pediatra; l’approccio a questa patologia generalmente non richiede l’esecuzione di esami ematici e/o strumentali ma si basa essenzialmente su un’anamnesi e un esame obiettivo neurologico accurati. L’anamnesi è necessaria per evidenziare eventuali fattori che caratterizzano la cefalea essenziale(familiarità, stress, presenza di aura ecc.), la forma più frequente di cefalea in età pediatrica. D’altra parte, la presenza di familiarità così come la normalità dell’esame neurologico e del fundus oculi non possono escludere la natura secondaria della cefalea. In particolare, il riscontro di papilledema si osserva essenzialmente in corso di lesioni espansive che determinano l’instaurarsi di ipertensione endocranica, condizione tipica soprattutto delle lesioni sotto-tentoriali. Pertanto, nel sospetto ragionevole di una cefalea secondaria, il pediatra non deve esitare a richiedere l’esecuzione di un esame radiologico (TC o meglio RM), anche con carattere di urgenza. La RM appare particolarmente utile per discriminare la natura vascolare-malformativa o neoplastica di una lesione espansiva. Questo caso è peculiare per la presenza di una cefalea secondaria a una lesione espansiva cerebrale rara in età pediatrica (prevalenza dell’angioma cavernoso 0,3-0,7% della popolazione generale con picco nella III-V decade) in cui l’esame obiettivo neurologico risultava assolutamente nella norma.
tratto
da: Le
Giornate di Medico e Bambino, Lecce,
4-5 maggio 2012
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