Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
M&B Pagine Elettroniche
I Poster degli specializzandi
Un
caso di febbre persistente
I
Clinica Pediatrica, AOU Cagliari
indirizzo
per corrispondenza: robertapuxeddu@virgilio.it
Un
bambino di 3 anni, giunge alla nostra osservazione per vomito e
iperpiressia (39,5 °C) da 3 giorni. All’ingresso in reparto
appare in condizioni generali scadute, astenico, pallido, itterico,
con epatomegalia e manifestazioni maculo-papulose alla radice degli
arti e in regione addominale, associati a disepitelizzazione
linguale. Gli esami ematochimici documentano una leucocitosi
neutrofila, un aumento degli indici di flogosi, di colestasi e delle
transaminasi, con coagulazione normale. All’esame urine è
presente bilirubinuria con ematuria e leucocituria al sedimento. Si
richiedono i markers per virus epatotropi maggiori e minori, le
indagini metaboliche e l’autoimmunità risultati tutti
nella norma. L’ecografia addome documenta un fegato con
ecostruttura disomogenea e ipoecogeno; vie biliari e colecisti
normali. Anche la colangioRM evidenzia un’attenuazione di
segnale su tutto il parenchima, confermando la flogosi epatica. Dopo
7 giorni dal ricovero per il persistere della febbre resistente alla
terapia, e la comparsa di notevole irritabilità, si esegue una
visita cardiologica che evidenzia solo un calibro delle arterie
coronarie ai limiti superiori della norma, prive di dilatazioni
aneurismatiche.
Considerando
l’andamento della febbre, la presenza del rash polimorfo, le
alterazioni della mucosa orale, l’iniziale dilatazione
coronarica, la trombocitosi si sospetta una malattia di Kawasaki
atipica che, raramente, può manifestarsi con Sindrome
citolitica acuta mista1. Si imposta un trattamento con Ig
ev ed a. acetilsalicilico che, dopo poche ore, determina una
defervescenza della temperatura corporea che si manterrà
stabile sotto i 37 °C. Dopo il terzo giorno di terapia compare la
desquamazione delle prime falangi del II e III dito della mano sx e
dei piedi. Nei giorni seguenti si assiste a un graduale miglioramento
delle condizioni cliniche, con riduzione dell’epatomegalia,
degli indici di citolisi e di colestasi. Il piccolo viene dimesso con
diagnosi di epatite acuta colestatica in corso di malattia di
Kawasaki che deve essere presa in considerazione in ogni caso di
febbre persistente, vista la crescente frequenza delle forme atipiche
che spesso si manifestano con epatopatie ed irritabilità, da
non sottovalutare, per evitare le complicanze cardiologiche.
Bibliografia
1.
Grech V, Buttigieg T, Portelli A, et al. Kawasaki disease presenting
as hepatitis. Ann Trop Paediatr 2007;27:303-6.
tratto
da: Confronti Giovani, XXIV Congresso Nazionale
Confronti in Pediatria
Trieste,
Palazzo dei Congressi della Stazione Marittima 2-3 dicembre 2011
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