Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Maggio 2012 - Volume XV - numero 5
M&B Pagine Elettroniche
I Poster degli specializzandi
Caso
di Kawasaki incompleta
UO
Pediatria, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana
indirizzo
per corrispondenza: monicabarrani@gmail.com
D.
ha 9 anni e ½ e giunge alla nostra osservazione per sospetta
linfoadenite acuta.
Otto
giorni prima della nostra osservazione il bambino aveva presentato
febbre, faringodinia, astenia e algie agli arti inferiori: per tali
motivi era stata iniziata terapia antibiotica con amoxicillina-acido
clavulanico, assunta in maniera non costante per scarsa compliance.
Dopo 3 giorni di terapia antibiotica, D. si era sfebbrato, ma dopo
altri 3 giorni la febbre era nuovamente comparsa, questa volta
associata a marcata irritabilità e cervicalgia con limitazione
antalgica dei movimenti di flesso-estensione e di rotazione del capo.
Il
bambino veniva quindi condotto presso il Pronto Soccorso Pediatrico,
dove veniva riscontrata tumefazione linfonodale dolente e dolorabile
in sede sotto-angolo-mandibolare; gli esami ematici mostravano GB
21.440/mm3 con N 84%, PLT 267.000/mmc, PCR 8,07 mg/dl, AST 17 U/L,
ALT 9 U/l e una ecografia del collo evidenziava multiple
linfoadenomegalie laterocervicali bilaterali di aspetto infiammatorio
con tendenza a conglomerare.
Nel
sospetto di una linfoadenite batterica, veniva consigliata terapia
con amoxicillina-acido clavulanico; al controllo clinico, due giorni
dopo, il bambino si presentava ancora febbrile e sofferente, con
aumento di dimensioni della tumefazione sotto-angolo-mandibolare a
sinistra e relativo peggioramento della cervicalgia: per tale motivo
veniva intrapresa terapia endovenosa con ceftriaxone (60 mg/kg/die in
monosomministrazione) e teicoplanina (10 mg/kg/die in
monosomministrazione). Nei giorni successivi la febbre persisteva
elevata, la linfoadenopatia mostrava soltanto una minima riduzione,
ma si associavano marcata iperemia congiuntivale bilaterale non
secretiva, irritabilità generale a secchezza delle labbra con
minima cheilite angolare.
Nel
sospetto clinico di malattia di Kawasaki incompleta venivano
ripetuti gli esami ematici (GB 11.400/mmc con N 76% , PLT
486.000/mmc, PCR 8,73 mg/dl, VES 62 mm/h, ALT 112 U/L, AST 111 U/L,
proteine tot. 7,9 g/dl, albumina 3,36 mg/dl) ed un esame
ecocardiografico con riscontro di pericoronarite a carico della
coronaria destra in assenza di aneurismi; veniva così iniziata
terapia con IVIG (2 gr/kg/die in monosomministrazione) e, dopo 24
ore, si assisteva alla scomparsa della febbre e a una netta riduzione
sia dell’iperemia congiuntivale, che della tumefazione
sotto-angolo-mandibolare a sinistra. Veniva inoltre intrapresa
terapia antiaggregante con acido acetilsalicilico (3 mg/kg/die)
proseguita per 8 settimane.
In
considerazione del quadro clinico (febbre persistente per oltre 5
giorni, linfoadenomegalia laterocervicale dolente e dolorabile,
congiuntivite non secretiva bilaterale, mucosite), degli esami
ematochimici e del reperto ecocardiografico di pericoronarite, si
poneva diagnosi di "malattia di Kawasaki incompleta”.
Il nostro
caso ha avuto un esordio significativamente più tardivo
rispetto alle forme classiche che generalmente interessano la fascia
d’età tra i 18 e 53 mesi e si è manifestato con
la comparsa di marcata irritabilità associata alla febbre
persistente e alla linfadenopatia bilaterale, anche se maggiormente
evidente a sinistra, con importante limitazione funzionale nei
movimenti del collo. Tali sintomi, potevano inizialmente simulare una
linfadenite acuta ma, la mancata risposta alla terapia antibiotica e
la comparsa della congiuntivite bulbare bilaterale non essudativa e
le alterazioni a carico delle labbra, quali fessurazioni e cheilite
angolare, hanno indirizzato la nostra attenzione sulla possibilità
che si trattasse di una forma incompleta di malattia di Kawasaki. La
diagnosi è stata confermata dagli esami ematochimici che
evidenziavano la presenza di leucocitosi neutrofila, piastrinosi,
aumento degli indici di flogosi (VES, PCR) e delle transaminasi,
ipoalbuminemia e il reperto ecografico mostrava l’interessamento
cardiaco come si riscontra più frequentemente nei pazienti con
malattia di Kawasaki di sesso maschile e di età superiore ai 5
anni. D. è stato sottoposto a terapia con immunoglobuline ev e
antiaggregante con acido acetilsalicilico per os in accordo con i
protocolli di trattamento. L’ottima risposta alla terapia
somministrata confermava ulteriormente la diagnosi di malattia di
Kawasaki.
tratto
da: Confronti Giovani, XXIV
Congresso Nazionale Confronti in Pediatria
Trieste,
Palazzo dei Congressi della Stazione Marittima 2-3 dicembre 2011
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