Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Ottobre 2004 - Volume VII - numero 9
M&B Pagine Elettroniche
Pediatria per immagini
Un
bambino con Difetto Interventricolare
1Clinica
Pediatrica e 2 Servizio di Cardiologia IRCCS Burlo
Garofalo, Trieste.
Indirizzo
per corrispondenza: max.maschio@tiscali.it
Bambino
rumeno di 4 mesi viene in Italia per la presenza di difficoltà
respiratorie non meglio precisate presenti fin dalla nascita e
per il riscontro radiologico di una massa, interpretata come di
pertinenza mediastinica. Una delle ipotesi è che si
trattasse di una ipertrofia timica in regressione. Non emergono
da quanto riferito dai genitori e dalla persona che ha
accompagnato la famiglia altri elementi per la diagnosi.
Al
momento del ricovero il bambino è tuttavia polipnoico, con
rientramenti al giugulo, epigastrici e intercostali, tosse
stizzosa in decubito supino e presenta facile affaticabilità
durante i pasti, epatomegalia. All'obiettività
cardiologica appare un accenno di bozza precordiale, polsi molto
ampi, itto e fremito epigastrico, soffio sistolico ad alta
frequenza di intensità 3/6. La valutazione della
Radiografia del torace (Fig.
1) evidenzia una cardiomegalia con ipertrofia biventricolare,
senza chiari segni di iperaflusso polmonare. Evidente
l'ipertrofia timica già descritta.
L'ecocardiografia
evidenzia la presenza di un difetto interventricolare
sottoaortico tra aorta e tricuspide con diametro superiore al
50% dell'aorta (Fig.
2), senza alcuna copertura aneurismatica, con sovraccarico di
volume del ventricolo e dell'atrio sinistro; al color doppler
ampio jet sinistro-destro a bassa velocità suggestiva per
elevata pressione in ventricolo destro (Fig.
3).
E'
stata quindi avviata terapia diuretica e digitalica con buona
risposta clinica ma senza completa risoluzione dei segni di
scompenso (tendenza all'incremento ponderale, polipnea).
A
fronte del quadro clinico si è reso necessario trasferire
il piccolo presso la Cardiochirurgia di Padova, per la correzione
chirurgica in elezione del difetto interventricolare, attualmente
il piccolo è in buone condizioni e libero da terapia.
Ildifetto interventricolare è la più comune
malformazione cardiaca alla nascita; in letteratura è
riportato che fino al 4% dei neonati asintomatici presenta un
piccolo difetto interventricolare alla nascita1.
La
dimensione e la morfologia appaiono gli indicatori prognostici
più importanti nel determinare la storia naturale di
questo difetto. Si definiscono difetti di piccolo, medio o grosso
calibro dal rapporto con il diametro dell'anello aortico
(minore, uguale o maggiore del 50%).
Una
classificazione comunemente accettata è quella di
Somerville et al.2
secondo la quale i difetti interventricolari si suddividono in
sottovalvolari e muscolari. I sottovalvolari sono in diretto
rapporto con le valvole atrioventricolari o semilunari o
entrambe, il bordo è costituito interamente da tessuto
valvolare, senza interposizione di tessuto muscolare; a seconda,
quindi, della valvola loro contigua si suddividono in
subtricuspidali, submitralici, subaortici, subarteriosi o
“doublecommitted” e subpolmonari (Fig
4).
I
difetti muscolari sono interamente delimitati da tessuto
muscolare e possono essere classificati a seconda della loro
posizione nel setto interventricolare in apicali, medi e della
zona di efflusso (Fig
4).
La
maggior parte dei difetti (60%), tende a chiudersi spontaneamente
entro i primi sei mesi di vita, prevalentemente quelli di tipo
muscolare, un altro 10% si chiuderà successivamente e un
14%, quasi sempre di tipo sottovalvolare di grosso e medio
calibro, necessita di intervento chirurgico.
Un 15
% dei pazienti diventa adulto con persistenza di un difetto
interventricolare: tra questi individui la complicazione maggiore
è rappresentata dall'endocardite batterica, che ha
un'incidenza tra l'1 e il 15%3.
Il
caso descritto è “didattico” per le immagini
diagnostiche (radiologiche ed ecocardiografiche), ma anche per il
modo in cui è giunto in Italia: senza una apparente
diagnosi (almeno da quanto dichiarato dalla madre), ma
probabilmente con una patologia conosciuta dai colleghi rumeni,
ma con la difficoltà ad intervenire, con un invito a
rivolgersi altrove. Una storia di povertà e di bisogni dei
Paesi dell'Est. Una riflessione su una Sanità che sia
partecipe e che guardi lontano.
1.
Stephen W.T, Tim Hornung, Stewart Hunter. “Closure of
ventricular septal defects: a study of factors influencing
spontaneous and surgical closure.” Cardiol Young 2002 12:
357-63.
2.
Neumayer U, Stone S, Somerville J. “Small ventricular septal
defects in adults”. European Heart Journal 1998;19:1573-82
3.
H.M. Gabriel, M Heger, P Innerhofer.“Long-Term outcome of
patients with ventricular septal defect considered not to require
surgical closure during childhood”. Journal of the American
College of Cardiology 2002; 6:1066-1071
| Figura
1
![]() RX
torace antero-posteriore: cardiomegalia con ipertrofia
bi-ventricolare, evidente anche l'ipertrofia timica.
![]() Ecocardiografia:
DIV sotto-aortico
![]() Ecocardiografia
color-doppler: visibile uno shunt sx-dx a bassa velocità
![]() Classificazione
dei DIV visti dal ventricolo destro:
1-5
sottovalvolari:
(1)submitralici,
(2)
subtricuspidali,
(3)
subaortici,
(4)
subarteriosi o double committed,
(5)
subpolmonari;
6-8
muscolari:
(6)
DIV della zona di efflusso,
(7)
medi,
(8)
apicali.
MPM:
muscolo papillare mediale.
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