Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Maggio 2003 - Volume VI - numero 5
M&B Pagine Elettroniche
Pediatria per immagini
Dermatite
allergica da contatto da tatuaggio all'henné
Clinica
Pediatrica, Dipartimento di Scienze della Riproduzione e dello
Sviluppo, IRCCS Burlo Garofolo, Trieste
Una
bambina di otto anni si presenta al nostro Pronto Soccorso per una
imponente reazione eritamato vescicolosa con evidenza di imminente e
massiva essudazione al braccio destro che riproduce esattamente le
forme di un delfino e che ricorda nel suo aspetto cosi paradigmatico
e “ florido” una forte reazione positiva di un patch test per un
allergene testato, con un quadro di ipersensibilità ritardata
di tipo IV.

Alcune
settimane prima, mentre era in vacanza sulle coste adriatiche del
Montenegro, la bambina si era fatta disegnare sul braccio da un
“artigiano” locale, con la tecnica riferita del tatuaggio
temporaneo all'henné, un delfino. La stessa cosa avevano
fatto papà, mamma e fratello. Il tatuaggio era quasi
completamente scomparso dopo due settimane in tutti i componenti
della famiglia ma nella nostra bambina si è successivamente
rievidenziato con arrossamento, vescicole e molto prurito.
Dopo la
detersione e l'antisepsi della fase vescicolosa ed essudativa è
stata fatta terapia locale con cortisone, che ha lentamente
migliorato la flogosi acuta cutanea e ridotto il prurito locale; a
circa un mese di distanza, però, il delfino fa ancora bella
mostra di se sul braccio della bambina: infatti la cute colpita
presenta esiti evidenti con “discolorazione” roseo pallida ancora
perfettamente demarcati (fig 2).

L'uso
dei tatuaggi evanescenti all'henné sta diventando sempre più
popolare e gradito fra i vacanzieri che frequentano località
domestiche ma soprattutto mete un po' più esotiche, per la
facilità di applicazione, la apparente innocuità e la
transitorietà, tanto che è ormai un fatto di costume e
di moda molto comune. Contemporaneamente in questi ultimi anni la
“moda del tatuaggio all'henné” ha contagiato anche la
letteratura medica e sono comparse molte segnalazioni sulle reazioni
avverse a questo apparentemente innocuo gioco delle vacanze: un
titolo significativo per tutte da Lancet del febbraio 2002 “An
unexpected tattoo”.
L'henné
è una sostanza naturale in forma di polvere verdastra derivata
dalle foglie e i fiori di una pianta “Lawsonia alba”,
tradizionalmente usato come colorante nei paesi islamici (in
particolare Medio Oriente e Asia del Sud) sia per adornare le unghie
e la cute, sia per tingere i capelli. L'uso di questo derivato
vegetale, il cui principio attivo è un naftochinone, è
sempre stato considerarto sicuro per la bassa allergenicità
comparata ai coloranti ossidativi e, anche per questo, oltre che per
la sua transitorietà, è diventato popolare in tutto il
mondo: in effetti l'incidenza di una dermatite da contatto da henné
puro è molto rara.
La causa
della sempre maggiore frequenza di reazioni avverse a questi tatuaggi
è la modalità con cui questi vengono eseguiti dagli
occasionali “tatuatori” che operano nei luoghi frequentati dai
turisti: per ridurre il tempo di applicazione da ore a minuti e per
accentuare il colore scuro vengono tradizionalmente aggiunte
all'henné, mescolata ad olio od acqua, varie altre sostanze
come polvere di caffè, foglie di the, olio di eucalipto, vcvx
carbone e oggi sempre più la parafenilendiamina (PPD), che è
molto efficace in particolare nell'accentuare il colore scuro dando
cosi' l'apparenza di un vero tatuaggio. La PPD è un
colorante blu scuro usato nelle tinture per capelli, nei cosmetici,
nelle gomme nere, nell'inchiostro da stampa, nei tessuti, nelle
pelli e nelle pellicce ed è una nota sostanza sensibilizzante.
La legislazione europea ne permette l'uso solo nelle tinture per
capelli a concentrazioni basse (al massimo al 6%) mentre l'uso per
prodotti cosmetici da applicare alla cute, alle ciglia e alle
sopracciglia è vietato. Alcune indagini fatte sul materiale
usato dagli “artigiani “ che praticono il tatuaggio all'henné
hanno documentato che spesso le concentrazioni di PPD aggiunte alla
polvere vegetale sono ben superiori a quelle consentite per le sole
tinture dei capelli (con percentuali attorno al 15%). Da segnalare a
questo proposito uno studio che dimostra il realizzarsi di una
sensibilizzazione a PPD in tutti e 24 soggetti testati in cui era
stata applicata tale sostanza ad una percentuale anche minore (del
10%). La reazione allergica da contatto può verificarsi sia in
rapporto ad una precedente esposizione, ma anche nel corso un primo
tatuaggio, come sembra essere successo nella nostra paziente, che si
è quindi sensibilizzata a PPD nel periodo in cui il disegno
del delfino è rimasto presente al suo braccio (circa due
settimane). Ad ulteriore conferma di ciò vi è
l'evidenza di una spiccata positività al patch test per PPD
(++) eseguito in fase di regressione della sintomatologia locale:
eritema, infiltrazione, vescicole.

In
conclusione, il caso di questa bambina ci insegna che anche un
tatuaggio all'henné, se eseguito in maniera scorretta, può
lasciare sequele permanenti, sia in termini di esiti locali in sede
di reazione da contatto (alterazioni della pigmentazione ed esiti
cicatriziali), sia in termini di realizzazione di una permanente
allergia alle tinture per capelli ed agli allergeni correlati, che
può avere ripercussioni su decisioni occupazionali e limitare
certe attività lavorative. Il termine °temporaneo° non
è, perciò, sempre appropriato per questi tatuaggi oggi
cosi' diffusi ed apparentemente innocui.
Bibliografia
Temporary
henna tattoo reactions in children. International J. Dermatology 2001
40 577-579
Identification
and quantification of paraphenilendiamine in a temporay black henna
tattoo. American J Contact Dermatitis 13 – 1; 2002: 15-18.
An
unexpected tatoo. The Lancet 359 23 2002 : 649
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