Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Novembre 1999 - Volume II - numero 9
M&B Pagine Elettroniche
Pediatria per l'ospedale
Uso
di estratti pancreatici e colonopatia fibrosante nella fibrosi
cistica
Centro
Fibrosi Cistica – Azienda Meyer
L'importanza
della prevenzione
Gli
estratti pancreatici, specialità farmaceutiche i cui principi
attivi sono amilasi, lipasi e tripsina, sono da tempo disponibili per
supplire alle carenze enzimatiche del pancreas esocrino e
costituiscono un aspetto importante della terapia medica nella
fibrosi cistica (FC). In questa malattia l'85% degli affetti
presenta infatti un coinvolgimento del pancreas esocrino con
conseguente malassorbimento degli alimenti, compromissione
dell'accrescimento e dello stato nutrizionale.
Il
fabbisogno di estratti pancreatici, varia da paziente a paziente ed è
condizionato dalla quantità di lipidi introdotta; in media
sono necessarie 1.800 unità di lipasi per digerire
completamente un grammo di grasso. Per un paziente affetto da FC è
problematico stabilire l'esatto contenuto in grassi di ogni singolo
pasto, per questo, in maniera meno “fisiologica” ma più
pratica, la dose necessaria viene spesso calcolata facendo
riferimento al peso corporeo. Tenendo presente che con il progredire
dell'età i pazienti ingeriscono una minor quantità di
grassi in rapporto al peso dell'organismo, il fabbisogno è
di 1.000 U di lipasi/kg/pasto al di sotto dei 4 anni e di 500
U/Kg/pasto negli anni successivi. L'escrezione dei grassi fecali
(steatorrea) costituisce il metodo migliore per valutare l'efficacia
della terapia sostitutiva.
Gli
estratti pancreatici sono stati a lungo considerati completamente
privi di effetti indesiderati, tanto che, in molti casi, sono stati
erroneamente assimilati più a un supplemento nutrizionale che
a un farmaco vero e proprio. I primi effetti indesiderati sono stati
riportati nel 1993, quando è stata descritta la colonopatia
fibrosante, una complicanza a carico principalmente del colon
ascendente e trasverso, caratterizzata, nella forma più grave,
da presenza di abbondante tessuto fibroso nel contesto della lamina
propria e della sottomucosa.
Dal punto
di vista clinico i sintomi associati alla colonopatia
fibrosante sono:
-Deficit di crescita, malgrado un'adeguata assunzione di
estratti pancreatici al momento della diagnosi di questa complicanza
-Dolore addominale persistente con crisi di ostruzione o
distensione addominale
-Diarrea ematica
-Ascite chilosa
-Ispessimento della parete intestinale con riduzione della
peristalsi
-Accorciamento del colon con perdita delle fisiologiche
austrazioni
-Dilatazione del tratto terminale dell'ileo
Gli studi
epidemiologici, condotti per precisare la causa della colonopatia
fibrosante, hanno documentato l'esistenza di un'associazione fra
tale complicanza e l'uso, nei mesi precedenti l'inizio delle
manifestazioni cliniche, di specialità enzimatiche “ad alto
dosaggio”, costituite cioè da capsule gastroresistenti
contenenti 22.000-25.000 U di lipasi. Gli stessi studi hanno
individuato un “clustering” di casi in quei Centri FC che da più
tempo utilizzavano estratti pancreatici ad alto dosaggio,
sottolineando che la quantità di lipasi assunta dai pazienti
affetti da colonopatia fibrosante era estremamente alta (in media
46.000 U di lipasi/Kg/die).
L'analisi
delle specialità in commercio ha consentito di precisare che i
prodotti più strettamente associati alla colonopatia
fibrosante erano le capsule gastroresistenti ad alto dosaggio
enzimatico contenenti come eccipiente un copolimero dell'acido
metacrilico (Eudragit L30D-55). Queste osservazioni hanno
inizialmente suggerito l'ipotesi che l'acido metacrilico,
piuttosto che la quantità totale di enzimi assunta, potesse
essere responsabile della colonopatia fibrosante; tale ipotesi era
sostenuta dall'osservazione che, fra i preparati ad alto dosaggio,
la specialità in commercio contenente l'altro eccipiente
l'idrossimetilpropilcellulosa ftalato non sembrava associata a
colonopatia fibrosante.
In
realtà, il copolimero dell'acido metacrilico, anche se in
grado di determinare nell'animale da esperimento delle lesioni a
carico del colon, è usato come eccipiente da oltre 20 anni
dall'industria farmaceutica senza mai causare alcun problema a
livello intestinale.
Anche se
la possibilità che l'acido metacrilico possa essere in
qualche modo responsabile della colonopatia fibrosante non è
mai stata completamente scartata, altre ipotesi devono essere
considerate. Nella FC il pH dell'intestino tenue rimane basso a
causa del deficit della secrezione di bicarbonati da parte del
pancreas esocrino; la dissoluzione del rivestimento delle capsule
gastroresistenti, che normalmente avviene a un pH superiore a 5,5,
non si verifica quindi nel duodeno ma nell'ultima ansa del tenue o
nel colon. A causa del rallentamento del tempo di transito
intestinale, proprio della FC, le alte concentrazioni di estratti
pancreatici permangono a lungo in contatto con l'epitelio
intestinale e in presenza di minime alterazioni della mucosa, gli
enzimi proteolitici e lipolitici guadagnano un accesso a livello
della sottomucosa dove causano progressivamente dei danni. La
peristalsi intestinale favorisce la dispersione degli estratti
pancreatici a livello intramurale e nel corso del tempo si verifica
un esito in fibrosi della parete del colon con accorciamento del
viscere e stenosi del lume.
L'ipotesi
che la quantità totale di enzimi somministrata, e non la
presenza di copolimero dell'acido metacrilico, possa rivestire un
ruolo essenziale nella patogenesi della colonopatia fibrosante è
supportata da altre osservazioni. Esistono infatti in letteratura
sporadiche segnalazioni di casi indotti dalla specialità ad
alto dosaggio contenente come eccipiente
l'idrossimetilpropilcellulosa ftalato; il motivo per cui questa
specialità è meno frequentemente associata a
segnalazioni di colonopatia fibrosante non è completamente
chiaro ma potrebbe essere ricercato nelle caratteristiche fisiche
dell'eccipiente, un composto a più rapida dissoluzione
nell'intestino che consentirebbe un'ottimale liberazione di
estratti pancreatici.
Dalla
fine del 1995, inoltre, episodi di colonopatia fibrosante sono stati
segnalati anche in pazienti di età inferiore ai 2 anni in
terapia con specialità “a basso dosaggio”; in questi casi,
tuttavia, la quantità totale di enzimi somministrata era alta
e oscillava fra 40.000 e 50.000 U di lipasi/Kg/die.
Concludendo,
l'esperienza maturata con l'uso di estratti pancreatici, porta a
stabilire alcune semplici indicazioni per il loro corretto uso nella
FC. Gli estratti pancreatici sono da considerare a tutti gli effetti
dei farmaci, e un prolungato sovradosaggio è in grado di
determinare colonopatia fibrosante. In ogni caso, non devono essere
superate le 10.000 U di lipasi/kg/die, indipendentemente dal tipo di
specialità; un ulteriore incremento del dosaggio della lipasi
non determina infatti alcun miglioramento della digestione dei
grassi, ma incrementa il rischio di effetti indesiderati. In alcuni
Paesi (Regno Unito) le specialità ad alto dosaggio, contenenti
come eccipiente Eudragit L30D-55, continuano a essere controindicate
nei pazienti di età inferiore ai 15 anni.
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