Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Gennaio 2009 - Volume XII - numero 1
M&B Pagine Elettroniche
Pediatria per l'ospedale
Terapia
della dermatite atopica (Parte terza)
Membro
della Commissione Nazionale Vaccini
Indirizzo
per corrispondenza: bartolozzi@unifi.it
La
dermatite atopica è una delle più comuni
affezioni del bambino: la sua prevalenza va dal 10 al 20%.
Una
recente pubblicazione sul Pediatrics di ottobre 2008
(Krakowski AC, Eichenfield LF, Dohil MA. Management of atopic
dermatitis in the pediatric population. Pediatrics
2008;122:812-24) riguarda lo STATO DELL’ARTE. La sua lettura
offre considerazioni teoriche e pratiche di grande interesse, anche
per chi sia già uso a trattare la dermatite atopica del
bambino.
Uso
locale dei corticosteroidi e degli inibitori della calcineurina
Sia il
trattamento delle riacutizzazioni, sia la cura complessiva della
malattia deve essere ritagliata sul singolo paziente, tenendo conto
della gravità della malattia.
Come
trattamento iniziale di pazienti con ripresa della sintomatologia gli
Autori hanno adottato l’uso di steroidi topici di media o forte
potenza, applicati due volte al giorno per 7-10 giorni, seguito da un
attento riesame del paziente. Dopo aver ottenuto il controllo, gli
Autori passano a un regime di mantenimento con creme idratanti. Nel
mantenimento si può utilizzare uno steroide a media potenza
con un’applicazione da due a tre volte per settimana. I
pazienti con una storia di ricorrenza di ricadute dopo la sospensione
dei corticosteroidi topici possono beneficiare del passaggio alla
terapia con inibitori della calcineurina. Alcuni medici preferiscono
l’uso della monoterapia con inibitori della calcineurina per
controllare le riprese della malattia, limitando l’esposizione
per lungo tempo alla terapia con corticosteroidi.
Senza
tener conto della strategia impiegata, i medici dovrebbero
controllare il decorso della malattia del paziente a 2, 6 e 12
settimane, per valutare l’efficacia e la tollerabilità
della terapia. Questa valutazione include un giudizio dell’uso
del medicamento (tipo, quantità usata, tipo di farmaco usato e
altro). L’unità “punta di dito” (FTU)
è definita come la quantità di medicamento presente
dalla punta del dito alla prima articolazione dal lato palmare:
questa unità è una guida per valutare la quantità
di medicamento locale necessaria per coprire questa area: con un FTU
si copre la mano o l’inguine, due FTU per la faccia o un piede,
tre FTU per un braccio, sei FTU per gamba e quattordici FTU per il
tronco.
Terapia
aggiuntiva
Il
prurito è uno degli aspetti della dermatite atopica;
con il grattamento porta a escoriazioni, spesso infettate,
sanguinanti, con lichenificazione e/o interessamento
linfoghiandolare. Inoltre il prurito può causare disturbi del
sonno e interessare la qualità della vita del paziente e dei
genitori. È quindi necessario ridurre il prurito. I farmaci
antistaminici sistemici sedativi, come l’idroxizina (Atarax)
e la difenilidramina, possono migliorare il sonno dei pazienti. Gli
antistaminici di seconda generazione sono poco utili per trattare il
sintomo prurito della dermatite atopica. È stato usato anche
un antidepressivo triciclico con effetti ansiolitici, riservato a
pazienti con gravi manifestazioni.
Agenti
antimicrobici
Le
lesioni della dermatite atopica sono un ambiente favorevole per la
colonizzazione e la proliferazione batterica: Staphylococcus
aureus può essere isolato in più del 90% delle
lesioni cutanee. Pazienti con dermatite atopica possono presentare
esacerbazioni improvvise, dovute alla forte crescita dello
stafilococco. Le croste color miele, le follicoliti e il pioderma
sono segni d’infezione aperta, ed è indicata la terapia
antibiotica, locale o generale, di breve durata, per evitare lo
sviluppo di resistenza batterica. Bagni ripetuti rappresentano un
trattamento antinfettivo, che può aiutare a ridurre il numero
delle infezioni cutanee locali e a ridurre la necessità di
antibiotici sistemici in pazienti con dermatite atopica, fortemente
colonizzati e/o con cute superinfetta.
Pazienti
con dermatite atopica sono predisposti anche alle infezioni virali
ricorrenti, forse per un difetto locale della funzione delle cellule
T. Il Molluscum contagiosum, una comune infezione virale
cutanea può spesso manifestarsi come una piccola papula
semisferica, che mostra in modo caratteristico un’ombelicatura
centrale. Esse si ritrovano tipicamente al tronco, all’ascella,
alla parte anteriore del gomito, al cavo del poplite e nelle aree
crurali.
L’eczema
erpetico, detto anche eruzione varicelliforme di Kaposi, è
un rischio grave nei pazienti con dermatite atopica diffusa: esso può
essere erroneamente considerato come una superinfezione batterica.
Dopo un periodo d’incubazione di 5-12 giorni questi pazienti
possono presentare lesioni multiple, pruriginose, vescicolo-papulari,
disseminate e dolorose, con erosioni a timbro che non rispondono al
trattamento antibiotico orale. Prima del trattamento le infezioni
erpetiche vanno documentate (con la coltura o con l’anticorpo
diretto fluorescente): poi la terapia antivirale va iniziata il prima
possibile.
Le
infezioni fungine da Trichophiton rubrum sono relativamente
comuni nei pazienti con dermatite atopica.
Coperta
bagnata
Pazienti
con grave dermatite atopica o malattia refrattaria al trattamento
locale possono richiedere il trattamento con la “coperta
bagnata”, che fu reclamizzata come un trattamento relativamente
sicuro ed efficace oltre 20 anni fa. Questa tecnica aumenta
l’idratazione della cute e serve come una barriera efficace per
ridurre il trattamento e aiutare a dormire tranquilli. Agirebbe come
una barriera occlusiva che promuove la penetrazione dei
corticosteroidi nella pelle e aumenta la quantità di farmaco
liberato nelle aree di cute infetta e infiammata. L’applicazione
può essere fatta una volta al giorno usando i corticosteroidi.
Il trattamento può causare macerazione della cute e infezione
secondaria se è stato fatto un uso esagerato o non corretto.
Paradossalmente la cura può determinare secchezza della cute
se non viene usata una quantità sufficiente di emollienti.
Terapie
sistemiche
Terapie
sistemiche immunomodulanti come la fototerapia, la ciclosporina,
l’azatioprina e il micofenolato hanno guadagnato spazio nella
cura della dermatite atopica.
La
fototerapia, basata sui buoni risultati dell’esposizione
della dermatite atopica alla luce nei mesi estivi, è un tipo
di terapia efficace, anche se sono richiesti trattamenti ripetuti.
Fra gli effetti collaterali vanno ricordati gli eritemi, il prurito e
le modificazioni della pigmentazione. D’altra parte è
noto che i raggi ultravioletti sono causa d’invecchiamento
della cute e di tumori della pelle. Sebbene siano necessari ulteriori
studi pediatrici, sembra che la fototerapia sia un’opzione
terapeutica efficace e sicura nei bambini, nei quali il quadro
clinico non migliori con gli altri trattamenti.
La
ciclosporina può essere usata per trattamenti di breve
durata, o come un ponte verso altri trattamenti, per non usare gli
steroidi. L’efficacia del trattamento della dermatite atopica
nell’adulto è stata ben dimostrata, sebbene
l’ipertensione e la tossicità renale rappresentino
limitazioni al suo impiego.
L’azatioprina,
in dosi calcolate sulla base del genotipo/livelli di
tiopurina-metiltransferasi, può essere efficace in
monoterapia: l’esame emocromocitometrico e le prove per la
funzionalità epatica debbono essere monitorate strettamente.
L’ipersensibilità al farmaco e i disturbi
gastrointestinali vanno monitorati strettamente.
Il
mofetil micofenolato, un inibitore della sintesi delle purine,
ha un buon profilo di sicurezza e rappresenta un’alternativa
terapeutica sicura nelle forme gravi e refrattarie di dermatite
atopica; sono necessari ulteriori studi per il suo uso in età
pediatrica.
Invio
allo specialista
Poiché
la dermatite atopica è un problema di cattivo funzionamento
della barriera cutanea e di infiammazione, l’obiettivo primario
del trattamento deve essere un trattamento che comprenda la cura
della pelle e la riparazione della barriera cutanea. La consulenza di
un dermatologo pediatra può essere utile sotto questo
riguardo.
Può
essere utile richiedere la consulenza per:
- pazienti con diagnosi di dermatite atopica moderata a grave
- pazienti che non rispondono al trattamento standard, compresi quelli trattati con corticosteroidi di media o elevata potenza
- pazienti con malattia persistente e/o frequenti ricadute
- pazienti che sono stati ricoverati in ospedale per la loro dermatite atopica
- pazienti che hanno richiesto un trattamento generale per le ricadute o per il mantenimento.
In
generale le prove allergiche non sono da richiedere come esami di
prima linea. Anche la consulenza con un allergologo pediatra
può essere utile, quando la cura appropriata della cute non
dia risultati o quando il quadro clinico indirizzi fortemente per un
scatenante specifico. La consultazione di un immunologo o di
un gastroenterologo può essere utile rispettivamente se
vi sono frequenti infezioni sistemiche o quando si sospetti una
gastroenterite/esofagite eosinofila in un piccolo bambino con
inappetenza/difficoltà nella deglutizione.
Conclusioni
La
dermatite atopica è una comune malattia cronica della cute,
che inizia precocemente nella vita e può influenzare
negativamente la salute e sullo sviluppo del bambino. I
corticosteroidi topici rimangono la pietra miliare della terapia:
recenti studi continuano a rassicurarci sui loro effetti a lungo
termine, specialmente nei bambini più piccoli.
I farmaci
inibenti la calcineurina (tipo tacrolimus) offrono un’alternativa
efficace, risparmiante i corticosterodi per pazienti particolari,
soprattutto per quelli che abbiano frequenti ricadute e richiedano
trattamenti in aree sensibili della cute. Non sono farmaci di prima
scelta.
In
associazione a questi trattamenti farmacologici, la cura complessiva
va completata:
- educando alle caratteristiche croniche della dermatite atopica, il cui decorso non è prevedibile, caratterizzato da ricadute, che insorgono nonostante i più strenui sforzi;
- dando il giusto valore alla barriera cutanea compromessa e all’importanza di cure appropriaste della cute;
- cercando di evitare accuratamente le ricadute, riconoscendo che la dermatite atopica è una malattia multifattoriale;
- prevedendo per i casi difficili un approccio con competenze professionali multidisciplinari.
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