Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Marzo 1999 - Volume II - numero 3
M&B Pagine Elettroniche
Ortopedia per il pediatra
Osteofiti
Divisione
di Ortopedia infantile , IRCCS 'Burlo-Garofolo', Trieste
Il
caso
Manuel
Z., anni 9, è stato seguito dal suo pediatra per la presenza
di una tumefazione nella regione anteriore della spalla sinistra.
All'età di 3 anni, infatti, il bambino era stato mandato
all'osservazione dello specialista ortopedico per la comparsa della
suddetta tumefazione. Essa appariva di consistenza dura, della
dimensione di 2 centimetri per 1 e mezzo circa, libera sui
piani superficiali ma adesa su quelli profondi; il termotatto non era
aumentato, la cute soprastante indenne, i linfonodi nel cavo
ascellare non interessati. Il sospetto era stato subito che la
tumefazione fosse a provenienza dall'osso ed era stata suggerita
l'esecuzione di un radiogramma dell'omero e non di un'ecografia
delle parti molli, come poteva sembrare più logco aduna
superficiale analisi. Il radiogramma aveva evidenziato la presenza di
una esostosi peduncolata del terzo prossimale dell'omero. Poiché
tale esostosi era sempre stata del tutto asintomatica, non si poneva
l'indicazione chirurgica. Da un accurato esame clinico di tutto il
corpo tale esostosi risultava isolata e non facente parte di una
malattia esostosante. Alla madre venne consigliato, quindi, di
portare il bambino a controllo una volta all'anno per una
valutazione clinica dell'estensione delle dimensioni dell'esostosi
e dell'eventuale comparsa di sintomatologia algica. Nei controlli
periodici che si susseguirono negli anni l'esostosi risultò
invariata. All'ultimo controllo, risalente a un mese fa, essa
risultava lievemente ingrandita , diventando visibile ad occhio nudo,
ed iniziava a dare al bambino la sensazione di averla: venne posta
così l'indicazione chirurgica. Si scelse di asportarla
durante le vacanze scolastiche, evitando al bambino di perdere due
giorni di scuola. Due settimane prima della data prevista
dell'intervento, in seguito a un trauma ricevuto nel corso di una
partita di pallacanestro a scuola, il bambino accusò un
fortissimo dolore al braccio sinistro.
L'intervento
Portato
al Pronto Soccorso, eseguiva un radiogramma del braccio che
evidenziava la rottura dell'esostosi a livello del suo peduncolo
d'impianto. L'esostosi fu asportata il giorno seguente.
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Il
messaggio
Il
messaggio è contenuto nel caso, e nella sua “naturale”
gestione. L'esostosi isolata, a differenza della malattia
esostosante, va considerata come un “non problema”, o più
semplicemente va trascurata fino a che non dà problemi. Se dà
fastidio, di solito per motivi tra l'estetico, il meccanico e il
semplicemente “fastidioso”, va tolto. La radiologia è
sufficiente per fare la diagnosi.
La
frattura, come si è verificato in questo caso, è
l'occasione. La degenerazione neoplastica, in età matura, è
stata descritta. “E' stata descritta” vuol dire che i casi in
cui è avvenuta questa degenerazione sono eccezionali: in altre
parole che sia l'asportazione sistematica, sia il controllo
radiologico periodico costituiscono un eccesso di intervento.
L'attenzione
andrà, normalmente, rivolto a quei casi, anzi a quei momenti
in cui “succede qualcosa”: per esempio, come in questo caso, il
dolore, ovvero un aumento inatteso delle dimensioni.
La
malattia esostoica, cui si è fatto cenno, è una
condizione più severa, che interessa più ossa, specie
in sede metafisaria, che disturba la crescita e la simmetria degli
arti. Ma anche lì, le indicazioni per l'intervento sono le
stesse: togliendo le esostosi non si hanno effetti utili sulla
crescita in lunghezza dell'arto e le esostosi vanno tolte solo se e
quando disturbano. Disturberanno più facilmente quello della
malattia esostosante che non la esostosi singola.
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