Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Febbraio 1999 - Volume II - numero 2
M&B Pagine Elettroniche
Ortopedia per il pediatra
Un
caso istruttivo di disostosi spondilometafisaria
Divisione
di Ortopedia infantile , IRCCS 'Burlo-Garofolo', Trieste
Il
caso
Vincenzo,
anni 4 e mezzo, è il primogenito di due fratelli, nato a
termine dei nove mesi di gestazione da parto spontaneo eutocico. Il
rivolgimento è stato tardivo: si presentava infatti podalico
fino all'ottavo mese di vita intrauterina. Alla nascita presentava un
punteggio Apgar pari a 10, si è attaccato subito al seno ed è
stato allattato al seno materno fino a sei mesi di vita. Le tappe
dello sviluppo psicomotorio sono state normalmente rispettate; ha
iniziato a deambulare autonomamente ai 16 mesi di vita. Ha sempre
goduto di buona salute , non è mai stato ricoverato in
ambiente ospedaliero e non è mai stato sottoposto a interventi
chirurgici. Nell'ottobre 1998 viene iscritto alla scuola materna: il
bambino rifiuta da subito l'ambiente e diventa irritabile. Subito
dopo inizia a deambulare con u'andatura cosiddetta anserina, per la
similitudine con la marcia dell'anatra e cioè con il bacino
dondolante ora da un lato, ora dall'altro, a seconda dell'arto
inferiore caricato. I genitori in un primo momento non vi danno
importanza anche perché lo reputano un atteggiamento per
attirare l'attenzione, o per gelosia nei confronti del fratellino o
per evitare la scuola materna. Il bambino, infatti, non lamenta alcun
dolore e svolge una normale attività ludica. Il persistere di
questo atteggiamento induce i genitori a portare il bambino dal
pediatra al fine di chiedere consiglio sull'eventuale utilità
di supporto psicologico per il piccolo.
Dopo
u'accurata anamnesi il pediatra visita il bambino: l'andatura gli
appare subito patologica, con un segno di Trandellemburg positivo
bilateralmente.
L'esame
neurologico è negativo. Il pediatra, sospettando la lussazione
congenita delle anche, invia il bambino da uno specialista
ortopedico.
L'ortopedico
conferma la presenza di un'andatura anserina, in assenza però
di limitazioni funzionali delle coxofemorali bilateralmente. Viene
evidenziato anche un valgismo bilaterale delle ginocchia, con
distanza intermalleolare pari a 9,5 centimetri sotto carico, che si
riduce in scarico: si tratta cioè di un valgismo funzionale.
Nel contempo si nota un piccolo gibbo da cifoscoliosi dorsolombare.
Vengono
pertanto prescritti dei radiogrammi del bacino, degli arti inferiori
in toto e del rachide.
Dalla
misurazione dei radiogrammi del bacino, l'angolo di inclinazione
cervico-diafisaria è pari a 90% a sinistra e 99% a destra.
Questo configura la diagnosi di coxo vara bilaterale. Dall'esame
radiologico della colonna si rileva una displasia di D10 e D11, con
una deformità a cartuccia di carabina dei corpi vertebrali.
Inoltre, il valgismo tibiale (dunque non soltanto funzionale) appare
correlato a una displasia dell'epifisi superiore della tibia.

Il
problema diagnostico
Le tre
patologie debbono essere evidentemente ricondotte ad una.
Per quel
che riguarda la lesione più importante, quella a carico
dell'anca (coxo vara congenita), la diagnosi si pone nei riguardi
delle forme acquisite. Questo è dovuto di regola a un trauma
ostetrico (distacco epifisario), di cui manca indizio nell'anamnesi;
inoltre è quasi sempre unilaterale. D‚altronde, la
coesistenza di altre lesioni displasiche orienta nettamente per una
forma genetica.
Questo ci
porta irrimediabilmente a proporre la diagnosi di displasia
spondilo-epifisaria frusta.
L'intervento
Il
problema da risolvere è principalmente quello della coxa vara:
col passare del tempo e con l'accrescimento, infatti, la deformità
tende ad aumentare progressivamente per l'alterato carico a livello
di collo e testa femorale. Un tentativo di raggiungimento
dell'equilibrio di carichi viene infatti spontaneamente indotto dalla
presenza del valgismo delle ginocchia, evidenziato dalla clinica che
porta ad un aggravamento generale della situazione scheletrica.
Il
trattamento conservativo è assolutamente inefficace: si pone
necessariamente l'indicazione ad una osteotomia intertrocanterica
valgizzante per orizzontalizzare la linea epifisaria, sottraendola
alle forze di taglio. Poiché il varismo tende a recidivare, è
opportuno eseguire una ipercorrezione.
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