Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Dicembre 1998 - Volume I - numero 10
M&B Pagine Elettroniche
Ortopedia per il pediatra
Una
coxalgia che nasconde un Perthes
Divisione
di ortopedia infantile , IRCCS Burlo-Garofolo, Trieste
Il
caso
M. S.,
maschio, 6 anni.
Viene
portato tre anni fa all'attenzione del pediatra poiché
presenta una zoppia da circa venti giorni. La madre riferisce di non
aver dato subito importanza all'evento perché tale zoppia,
inizialmente attribuita ad un plausibile trauma recente, era
scomparsa senza alcun trattamento, ricomparsa dopo due-tre giorni di
apparente benessere e receduta spontaneamente ancora una volta; al
suo ricomparire, in assenza di traumi o cadute, il bambino lamentava
anche una lieve sintomatologia dolorosa alla coscia destra. Alla
visita, l'arto inferiore destro risulta un po' rigido ai movimenti di
intra ed extra-rotazione dell'anca, e la flessoabduzione dell'anca
destra suscita dolore. Si consiglia alla madre di tenere il bambino a
riposo, di assumere un antiinfiammatorio per via orale, e si
indirizza il bambino da uno spedcialista ortopedico con il sospetto
diagnostico di coaxalgia benigna.
L'ortopedico,
dopo aver prescritto l'esecuzione di un radiogramma del bacino, che
risulta negativo e di un'ecografia articolare dell'anca destra che
rivela sei mm. di versamento non corpuscolato e un lieve ispessimento
capsulare, conferma la diagnosi di coxalgia benigna. Vengono
prescritti dieci giorni di riposo assoluto e una terapia orale a base
di flectadol; al controllo ecografico dopo il trattamento, sono
presenti ancora pochi millimetri di versamento articolare; alla
visita permane solo una lieve rigidità dell'anca in
extrarotazione. Si consiglia di proseguire con il trattamento in atto
per un'altra settimana e quindi di effettuare una visita di
controllo: alla visita la situazione clinica si è
normalizzata.
Dopo due
mesi di apparente benessere ricompare una zoppia transitoria, che
viene trattata nuovamente come una coxalgia benigna e recede in venti
giorni.
Al
ricomparire della zoppia si decide di ricoverare il bambino per
effettuare degli accertamenti. All'esame clinico, l'anca destra si
presenta rigida e lievemente dolente in intra, extrarotazione e nella
flessoabduzione. Gli esami ematochimici rivelano: 11.500 GB, 12.7 Hb,
formula inalterata, VES 35 e PCR 1.1. L'ecografia evidenzia un modico
versamento all'anca destra, il radiogramma del bacino è
negativo. Si decide di effettuare un a RMN, che rivela un'alterazione
di segnale a livello della testa femorale destra, compatibile con un
quadro di m. di Perthes. Come trattamento si consiglia di tenere
l'arto in scarico e di effettuare FKT in scarico e in acqua. Al
controllo radiografico successivo diventano evidenti le alterazioni a
carico della testa femorale.
Il
bambino viene mantenuto con l'arto destro in scarico ed esegue
periodici controlli clinici, radiografici e RMN, che rivelano la
progressione della malattia nei suoi vari stadi e la pressoché
completa distruzione della testa femorale.
L'intervento
Si decide
dunque di effettuare un intervento chirurgico di osteotomia di
centrazione dell'anca destra per facilitare una ricostruzione della
testa femorale. Il controllo radiografico post-operatoriio dimostra
la corretta esecuzione dell'intervento. Un controllo radiografico a
distanza di 20 mesi dall'intervento dimostra una buona ricostruzione
della testa femorale; clinicamente l'anca è mobile in tutti i
gradi di articolarità e indolente, non vi è asimmetria
degli arti inferiori.
Il
messaggio
La
malattia di Perthes ha un decorso molto subdolo: i segni radiologici
sono tardivi; i segni di versamento articolare non sono diversi da
quelli di una coxalgia benigna; ma il recidivare di una coxalgia
indica con molta evidenza che qualcosa in quell'anca "non va":
e il non andare è quasi sempre espressione di quel
riassestamento circolatorio strutturale, di quei disturbi di
nutrizione del nucleo, che costituiscono la sostanza stessa della
malattia di Perthes. La presenza di minimi segni flogistici (una VES
un po' mossa, una PCR appena superiore ala norma) non devono trarre
in inganno. Sono i segni (minimi) di una flogosi (minima) conseguente
ai danni (necrosi) del disturbo trofico che è alla base della
malattia.
La
diagnosi non è urgente; l'intervento terapeutico non è
risolutivo: una attesa ragionevole prima di fare l'esame
discriminante, la RMN, non è segno di cattiva professionalità.
L'intervento
varia in funzione della gravità, come questo caso illustra: da
un semplice intervento di scarico e fisioterapia si può
passare a un intervento cruento, per centrare il nucleo di
ossificazione dentro alla cavità articolare e permettere la
ricostruzione spontanea, che in questo caso, pur grave, si sta
verificando.
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