Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Insulin
resistance in children: results of a recent consensus
Keywords
Insulin
resistance, insulin sensitivity, cardio-metabolic risk, metabolic
and cardiovascular complications
Summary
Insulin
resistance is an emerging condition among children and
adolescents, associated with an increased risk for metabolic and
cardiovascular complications, therefore it requires consideration
early in life. However, there is still confusion on how to define
insulin resistance, how to measure it, which are its risk factors
and whether there are effective preventive and treatment
strategies for it. In order to clarify these points, the main
International Societies for Paediatric Endocrinology organised a
consensus conference on insulin resistance in children. The
original article that reports the results of this consensus has
been published in the Journal of
Clinical Endocrinological and Metabolism.
L’insulino-resistenza
rappresenta una condizione emergente nei bambini e negli adolescenti,
associata ad un rischio cardiovascolare e metabolico elevato, che
richiede pertanto attenzione già in età pediatrica.
Tuttavia c’è ancora confusione su come definire
l’insulino-resistenza, come misurarla, su quali siano i suoi
fattori di rischio, e se ci siano mezzi specifici per prevenirla e
trattarla. Allo scopo di chiarire questi punti varie Società
Internazionali di Endocrinologia Pediatrica hanno organizzato una
specifica riunione per raggiungere un consenso su vari aspetti
inerenti l’insulino-resistenza nel bambino.
Il lavoro originale che riporta i risultati di tale consenso è
stato pubblicato su Journal of Clinical
Endocrinological and Metabolism (2010
Sep 8. [Epub ahead of print]).
Il
metodo
La
consensus è stata supportata a livello internazionale da tutte
le maggiori società scientifiche di Endocrinologia Pediatrica
ed i partecipanti sono stati 37. E’ stata effettuata una
ricerca indipendente e sistematica della letteratura per identificare
articoli chiave relativi all’insulino-resistenza nei bambini.
La conferenza è stata basata su 5 temi principali e
altrettanti gruppi di lavoro: 1) Background e Definizione; 2) Metodi
di misurazione e di screening; 3) Fattori di rischio e Conseguenze;
4) Prevenzione; 5) Trattamento. Ogni gruppo ha selezionato gli
argomenti chiave, ha effettuato una ricerca della letteratura e ha
sviluppato un documento preliminare. Durante un incontro di tre
giorni, ogni gruppo ha discusso ed è giunto ad una conclusione
sul lavoro relativo al proprio argomento prima di presentarlo
all’intero forum per l’ulteriore discussione e il
raggiungimento di un accordo.
INTRODUZIONE
Nell’adulto
l’insulino-resistenza contribuisce alla patogenesi del diabete
di tipo 2 (T2D), dell’ipertensione, della dislipidemia, della
sindrome metabolica e della patologia cardiovascolare1.
Vi sono anche dati indicanti una chiara associazione
dell’insulino-resistenza con un aumentato rischio
cardio-metabolico nei bambini2.
Tuttavia c’è una mancanza di chiarezza su come definire
l’insulino-resistenza in età pediatrica, su come
valutarla, su quali siano i suoi fattori di rischio e le varie
complicanze associate, su come prevenirla e trattarla. Al fine di
chiarire tali punti, la
European Society for Pediatric Endocrinology (ESPE),
la Lawson Wilkins Pediatric Endocrine Society (LWPES), la
International Society for Pediatric and Adolescent Diabetes (ISPAD),
la Asian Pacific Pediatric Endocrine Society (APPES), l‘Australasia
Pediatric Endocrine Group (APEG), la Sociedad Latino-Americana de
Endocrinologia Pediatrica (SLEP) e la Japanese Society for Pediatric
Endocrinology (JSPE) hanno riunito un gruppo di esperti per tenere
una consensus conference sull’insulino-resistenza in età
pediatrica.
METODI
La
consensus conference si è tenuta a Enghien, Francia, dal 20 al
23 Maggio 2009. La consensus è stata supportata da tutte le
maggiori società scientifiche internazionali di Endocrinologia
Pediatrica, con 37 partecipanti, rappresentati diversi paesi. I 37
partecipanti sono stati assegnati ad uno dei 5 gruppi di lavoro su 5
argomenti differenti: 1) Background e Definizione; 2) Metodi di
Misurazione e di Screening, 3) Fattori di rischio e Conseguenze
dell’insulino-resistenza; Prevenzione; Trattamento. La
conferenza è stata preceduta da 8 mesi di preparazione,
durante i quali ogni gruppo di lavoro ha identificato 10 argomenti
principali che sono stati dibattuti e analizzati prima di preparare
un abbozzo preliminare del manoscritto, che è stato circolato
tra l’intero gruppo prima della conferenza.
Per la
consensus è stato utilizzato un approccio basato
sull’evidenza. È stata effettuata una ricerca
sistematica ed indipendente della letteratura tramite EMBASE e PubMed
basata su termini MeSH, per identificare articoli
sull’insulino-resistenza nella fascia di età 0-18 anni,
pubblicati nel periodo 1975-2008. Tale ricerca è stata
condotta da una compagnia indipendente (Pharmagenesis, Oxford, UK),
che ha provveduto anche a creare uno specifico database includente
tutti gli articoli selezionati con i relativi abstracts e pdf dei
manoscritti allegati. Ad ogni articolo è stato assegnato un
punteggio da 1 a 4 basato sulla metodologia, sulle dimensioni della
popolazione in studio, sull’impact factor della rivista e sul
citation index dell’articolo: 1: Indiscutibile; 2: Aggiunge
qualcosa alla discussione ma presenta dei limiti; 3: Di conferma
anche se informativo; 4: Non informativo o con molti limiti o bias.
I
5 gruppi hanno presentato i risultati relativi ai loro argomenti
specifici durante la sessione plenaria, sotto forma di statements.
Dopo la discussione, si è raggiunto un consenso se almeno il
65% era d’accordo con la dichiarazione proposta (statement) e
con il livello di evidenza (LOE) a essa assegnato, in accordo con la
revisione della letteratura. La gradazione finale dell’evidenza
riportata nella consensus è stata basata sugli standard prima
pubblicati dall’American Diabetes Association3
(Tabella
1). Nel caso in cui non è
stato possibile applicare ‘alla lettera’ il grading
dell’ADA, come nella sezione “Definizione”, è
stato deciso che il livello A di evidenza sarebbe corrisposto alla
maggioranza di articoli votati 1 e 2, il livello B alla maggioranza
di articoli votati 3 e il C alla maggioranza votati4.
DISCUSSIONE
Definizione
e background
Statement
1: Il termine insulino-resistenza fa riferimento a una ridotta
utilizzazione del glucosio da parte di tutto l’organismo. [LOE
A; prevalentemente negli adulti]
L’insulino-resistenza
è definita come la ridotta risposta dei tessuti alle azioni
cellulari mediate dall’insulina ed è l’opposto
dell’insulino-sensibilità. Il termine
“insulino-resistenza”, com’è generalmente
utilizzato, si riferisce a un ridotto uptake di glucosio da parte di
tutto l’organismo in risposta a livelli fisiologici di
insulina, e ai suoi effetti sul metabolismo. Studi effettuati
mediante clamp euglicemico iperinsulinemico hanno dimostrato che
l’insulino-resistenza è determinata soprattutto dalla
risposta del muscolo scheletrico, con più del 75% di glucosio
infuso captato dal muscolo e solo un 2-3% dal tessuto adiposo4.
Statement
2. L’insulino-sensibilità è un continuum (LOE
A negli adulti)
L’insulino-sensibilità
è un continuo da livelli molto bassi presenti in individui con
elevata insulino-resistenza, fino a livelli molto elevati in
individui non insulino-resistenti.
Statement
3. L’insulino-resistenza è spesso associata con
l’obesità (LOE A negli adulti e nei bambini).
L’insulino-resistenza
è spesso associata con l’obesità, sebbene non
tutte le persone obese siano insulino-resistenti e uno stato di
insulino-resistenza possa riscontrarsi anche in adulti e bambini non
obesi5-7. L’insulino-resistenza può essere,
inoltre, presente durante normali condizioni fisiologiche come la
gravidanza o la pubertà8.
Statement
4. Una delle complicanze dell’insulino-resistenza è
l’iperinsulinemia compensatoria (LOE A negli adulti, B nei
bambini.)
Molti
degli effetti avversi dell’insulino-resistenza appaiono mediati
dall’iperinsulinemia compensatoria a essa associata9.
Tuttavia, nonostante la ben documentata presenza di tale stato
iperinsulinemico, il livello di evidenza attuale non supporta lo
sviluppo di una definizione di insulino-resistenza basata
sull’insulinemia a digiuno.
Statement
5. Nel bambino mancano valori di normalità per
l’insulino-resistenza che permettano di discriminare livelli
normali da quelli alterati (LOE C nei bambini)
Nei
bambini non sono stati definiti valori di normalità per
l’insulino-resistenza. Questo è dovuto, in parte,
all’uso di una varietà di tecniche per misurare
l’insulino-sensibilità, alla mancanza di studi di coorte
adeguati per stabilire una distribuzione normale
dell’insulino-sensibilità, e alla mancanza di studi
longitudinali adeguati per stabilire definizioni di
insulino-resistenza in rapporto ad outcomes a lungo termine.
Caratteristiche cliniche, come l’acanthosis nigricans e
l’obesità, possono indicare la presenza di
insulino-resistenza, ma non possono definirla. L’insulinemia a
digiuno non è uno strumento ottimale per stimare, nel singolo
individuo, la sensibilità insulinica a livello periferico, ma
può dare informazioni sulla presenza di iperinsulinemia
compensatoria e sul metabolismo epatico dell’insulina. Secondo
la popolazione studiate, l’insulinemia basale non è
stata sempre ben correlata con l’insulino-resistenza nei
bambini10, ed esistono differenze tra l’ereditabilità
dei livelli insulinemici e quella dell’insulino-resistenza11.
Molti studi hanno utilizzato l’insulinemia basale da sola o in
combinazione con la glicemia a digiuno come surrogato di
insulino-resistenza, ma questi sono indici di insulino-resistenza non
ottimali, di scarsa precisione. L’insulinemia a digiuno come
indice di insulino-resistenza è applicabile a studi
epidemiologici basati su ampie popolazioni di bambini e/o coorti ben
definite.
Metodi
di misurazione e screening
Statement
6. Il clamp euglicemico iperinsulinemico è il “ gold
standard” nella misurazione dell’insulino-sensibilità;
il test di tolleranza al glucosio endovenoso con campionamento
frequente (FSIVGTT) e lo steady state plasma glucose (SSPG) sono
inoltre metodi di misurazione validi (LOE A negli adulti, C nei
bambini.)
Il clamp
euglicemico iperinsulinemico, il FSIVGTT, e lo SSPG sono generalmente
accettati come validi e affidabili per la misurazione
dell’insulino-sensibilità. Tuttavia, ciascuno di questi
metodi richiede molto tempo, richiede infusioni endovenose e
frequenti prelievi ematici, è impegnativo per i partecipanti,
è costoso e richiede un centro di ricerca dedicato per essere
eseguito.
I
metodi meno complessi, come la misurazione dell’insulina
durante il test di tolleranza al glucosio orale (OGTT), offrono il
vantaggio di richiedere un minor numero di campioni ematici. Una
buona correlazione è stata riportata in studi condotti su
adulti che mettevano a confronto indici derivati dall’OGTT con
il clamp euglicemico iperinsulinemico12.
L’OGTT come metodica per valutare l’insulino-sensibilità
non è stato molto studiato nei bambini. In uno studio condotto
su un gruppo di 38 bambini obesi dagli 8 ai 18 anni, la correlazione
tra l’OGTT (indice di insulino-sensibilità dell’intero
organismo) e clamp euglicemico iperinsulinemico era di 0.7813.
Statement
7. Il modello di valutazione dell’omeostasi (homeostasis
model assessment (HOMA)) e il quantitative insulin sensitivity check
index (QUICKI) non offrono alcun vantaggio rispetto all’insulinemia
a digiuno nei bambini con normale tolleranza glucidica (LOE A negli
adulti, B nei bambini)
Al
fine di semplificare la misurazione dell’insulino-sensibilità,
sono stati sviluppati alcuni metodi surrogati basati su singoli
campioni di insulinemia e di glicemia a digiuno ottenuti
simultaneamente. Ognuno di questi utilizza una formula matematica che
aggiusta per la variabilità individuale dell’insulina,
della secrezione di glucosio e della clearance. Nonostante lo scopo
di questo metodo era di migliorare la precisione dell’insulinemia
a digiuno da sola attraverso l’aggiunta della glicemia a
digiuno, i dati a disposizione indicano che tali indici producano
risultati simili all’insulinemia a digiuno. Per esempio, l’HOMA
per l’insulino-resistenza, la misura surrogata più
largamente utilizzata tra i bambini, è fortemente correlata
con l’insulinemia a digiuno (r ≥0.95) nei bambini10.
Questa forte correlazione può essere attribuita al ristretto
range di glicemia a digiuno anche tra i bambini obesi e quelli con
un’alterata tolleranza al glucosio14,15,
mente c’è una notevole variabilità
nell’insulinemia a digiuno nei bambini10.
Statement
8. L’insulinemia a digiuno è una misura debole della
sensibilità insulinica dell’intero organismo nel singolo
bambino (LOE A)
L’accuratezza
dell’insulinemia a digiuno come misura di sensibilità
insulinica è stata stimata attraverso delle analisi di
correlazione con il clamp euglicemico iperinsulinemico, il FSIVGTT, e
lo SSPG, ed è risultata bassa (16). Studi di coorte includenti
50 o più bambini hanno riportato correlazioni di 0.42-0.91 tra
l’insulinemia a digiuno e il clamp10,17
e di 0.18-0.8 tra l’insulinemia a digiuno e il FSIVGTT18-21.
Nella coorte di maggiori dimensioni studiata fin’ora, la
correlazione tra l’insulinemia a digiuno e il clamp è
stata di 0.42 per bambini con un’età media di 13 anni
(n=323) e 0.29 nei bambini con un’età media di 15 anni
(n=300), con una correlazione leggermente maggiore nei bambini obesi
rispetto a quelli magri (10). Da questi studi si può
concludere che l’insulinemia a digiuno è una misura
scarsa dell’insulino-sensibilità dell’intero
organismo nel singolo bambino, e non dovrebbe essere usata per
prendere decisioni cliniche nella pratica clinica quotidiana. Sebbene
l’insulinemia a digiuno sia un debole surrogato, molti dei dati
relativi alla prevalenza, alla prevenzione e al trattamento
dell’insulino-resistenza sono basati su questo o su altri
indici surrogati, portando ad interrogarsi sulla precisione dei
risultati di questi studi.
Statement
9. Basandosi sugli attuali criteri di
screening e sulle attuali metodiche a disposizione, non c’è
giustificazione per uno screening per l’insulino-resistenza nei
bambini, inclusi quelli obesi (LOE A)
La
prevalenza dell’insulino-resistenza è sconosciuta, ma è
chiaro che bambini obesi insulino-resistenti hanno un profilo di
rischio cardiovascolare maggiore, e che l’insulino-resistenza
in età pediatrica predice il rischio cardiovascolare futuro21.
Sebbene questo suggerisca che lo screening potrebbe identificare i
bambini a rischio, il fattore chiave per ciascun programma di
screening è la disponibilità di un metodo di
misurazione accurato, affidabile, riproducibile e facilmente
applicabile. Non è praticabile usare metodi complessi che
richiedono molti campioni a causa della complessità, del tempo
e dei costi. Nel campo clinico, la determinazione dell’insulinemia
a digiuno è un indice non attendibile di insulino-sensibilità
e valutazioni di uno stesso campione in laboratori diversi danno
risultati variabili22. Anche se diventasse disponibile un
metodo di misurazione dell’insulinemia uniformemente
affidabile, dovrebbero essere sviluppati standards differenti in base
al sesso, al gruppo etnico e allo stadio puberale8,23,24.
Attualmente non c’è un trattamento farmacologico
raccomandato per l’insulino-resistenza isolata.
Alla
luce dei limiti di applicabilità delle metodiche di
misurazione e della mancanza di un trattamento specifico, uno
screening per l’insulino-resistenza non è giustificato
nella pratica clinica in età pediatrica, nemmeno nei bambini
affetti da obesità. La sola presenza dell’obesità
dovrebbe richiedere interventi volti a ridurre il peso corporeo e di
conseguenza, a migliorare l’insulino-sensibilità, senza
la necessità di misurare i livelli di insulina o di altro.
Fattori
di rischio per l’insulino-resistenza
Statement
10. Le due più importanti condizioni fisiologiche
associate con l’insulino-resistenza in età pediatrica
sono il gruppo etnico e la pubertà (LOE A)
Utilizzando
diversi metodi, vari studi hanno dimostrato che i bambini africani,
americani, indiani Pima ed asiatici sono meno insulino-sensibili
rispetto ai bambini caucasici. L’insulino-resistenza nelle
minoranze etniche si manifesta come ridotto uptake di glucosio
stimolato dall’insulina, concomitante con iperinsulinemia,
evidenza di un’aumentata secrezione insulinica dalle β-cellule
e riduzione della clearance dell’insulina25-27.
Durante
la pubertà c’è una riduzione di circa il 25-50%
della sensibilità insulinica con un recupero alla fine dello
sviluppo puberale meno marcato nei ragazzi afro-americani ed
ispanici, aumentando così il loro rischio di sviluppare T2D
durante l’adolescenza28,29.
Statement
11. L’obesità, in
particolare l’aumento del grasso viscerale addominale, e la
steatosi epatica (NAFLD) sono correlate con l’insulino-resistenza
in età pediatrica (LOE A)
L’obesità
è la principale causa di insulino-resistenza.
L’insulino-sensibilità è inversamente associata
al BMI e alla percentuale di grasso corporeo, e i ragazzi obesi hanno
una minore insulino-sensibilità rispetto ai loro coetanei di
peso normale30,31. Indipendentemente dalla relazione tra
il grasso corporeo totale e l’insulino-resistenza, l’aumento
di tessuto adiposo viscerale a livello addominale in giovani obesi è
associato con una ridotta insulino-sensibilità ed una maggiore
secrezione insulinica acuta23. Alcuni studi mostrano che
la deposizione di grasso ectopico, come a livello delle miocellule,
negli adolescenti obesi è associato ad una ridotta
insulino-sensibilità periferica32.
Studi
condotti con il clamp euglicemico iperinsulinemico hanno dimostrato
che la NAFLD è associata ad insulino-resistenza epatica e
periferica33. La relazione tra l’insulino-sensibilità
e la NAFLD sembra essere mediata in parte dal contenuto di grasso
addominale34.
La
relazione tra stile di vita, es. la nutrizione e l’attività
fisica, e insulino-sensibilità è scarsamente definita
nei bambini.
Un
aumentato introito calorico che conduce all’obesità,
piuttosto che la composizione dei macronutrienti della dieta, è
associato con insulino-resistenza ed iperinsulinemia. Dati limitati
derivati da studi cross-sectional suggeriscono che i grassi saturi
alimentari e le bevande zuccherate possono essere associati con
alterazioni della sensibilità e della secrezione
insulinica26,35.
Gli
effetti dell’attività fisica sull’insulino-sensibilità,
indipendentemente dai cambiamenti nel peso e nell’adiposità,
rimangono controversi.
Statement
12. La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS),
indipendentemente dal peso, è caratterizzata da
insulino-resistenza nei bambini (LOE B)
Adolescenti
affette da PCOS possono presentare insulino-resistenza con aumentato
rischio di ridotta tolleranza ai carboidrati (IGT) e di sviluppare
T2D. La riduzione della sensibilità insulinica è più
marcata nelle adolescenti obese affette da PCOS rispetto a ragazze
magre con PCOS36,37. In alcuni gruppi etnici, le ragazze
con pubarca precoce, un potenziale antecedente della PCOS, hanno
livelli aumentati di insulina, ed è stata ipotizzata una
relazione causale tra l’iperinsulinemia e l’ipersecrezioni
di androgeni ovarici e/o surrenalici38,39. Tuttavia, studi
di popolazione su ragazze di controllo hanno mostrato che un rapido
aumento di peso è associato con aumentati androgeni surrenali
e adiposità, e che l’insulinemia è correlata con
il menarca precoce40. Pertanto, l’associazione di
livelli di insulina con il pubarca precoce e conseguentemente con la
PCOS potrebbe essere mediato, almeno in parte, dall’obesità.
Statement
13. La genetica e l’ereditarietà giocano un ruolo
nell’insulino-resistenza in età pediatrica (LOE B)
Studi
condotti su gemelli adulti hanno evidenziato che circa la metà
della variabilità nell’insulino-sensibilità e
nella secrezione insulinica può essere attribuita a fattori
genetici41,42.
Bambini sani con una storia familiare di T2D sono più
insulino-resistenti, con un ridotto equilibrio tra
l’insulino-sensibilità e la secrezione insulinica43,44.
Recentemente, è emerso che alcune comuni varianti genetiche
identificano componenti ereditabili dell’insulino-sensibilità45.
La variante protettiva Pro12ala nel PPAR-γ è associata
con una maggiore insulino-sensibilità nei bambini Caucasici46.
Statement
14. L’esposizione intrauterina a
diabete materno scarsamente controllato aumenta il rischio di obesità
, insulino-resistenza, e IGT nell’infanzia (LOE B)
Studi
clinici ed epidemiologici hanno dimostrato che i figli di madri con
diabete mellito preesistente (DM) o con diabete gestazionale (GDM)
hanno un rischio aumentato di obesità ed alterato metabolismo
glucidico47. Un basso o eccessivo peso alla nascita sono
indipendentemente associati con un aumentato rischio di obesità
infantile e di un possibile alterato metabolismo glucidico48,
ma il rischio di IGT/diabete è anche maggiore nella prole di
peso normale di madri con DM o GDM49. Piccoli di madri con
GDM hanno più grasso corporeo dei piccoli nati da madri con
normale tolleranza glucidica50, ma si conosce meno
riguardo la possibilità che l’adiposità in
eccesso in questi bambini sia un fattore di rischio per obesità
o insulino-resistenza nella vita futura. Elevati livelli di glicemia
materna durante la gravidanza, che rispondano o meno ai criteri per
la diagnosi di GDM, potrebbero giocare un ruolo nel rischio futuro di
obesità infantile ed insulino-resistenza nella prole51.
Statement
15. L’aumento di peso precoce
postnatale e durante l’infanzia aumenta il rischio di
insulino-resistenza in bambini con normale peso alla nascita e
piccoli per età gestazionale (LOE B)
Un rapido
aumento di peso nel periodo postnatale è stato associato con
il rischio di sviluppare insulino-resistenza e adiposità nei
bambini e nei giovani adulti52-56 e predice lo sviluppo di
insulino-resistenza negli adulti57,58. Tuttavia, il ruolo
del timing del rapido aumento di peso sul rischio futuro di
sviluppare insulino-resistenza rimane controverso, con alcuni studi
che lo associano con aumento di peso nell’infanzia precoce
(0-6mesi) ed altri all’età di 2-11 anni54-56.
L’associazione
tra bambini piccoli per età gestazionale ed aumentato rischio
di obesità, insulino-resistenza e T2D è accentuata
dall’aumento di peso durante l’infanzia, con un’aumentata
percentuale di grasso corporeo52,59,60.
I
bambini pretermine hanno una ridotta insulino-sensibilità che
persiste durante l’età adulta ed è associata ad
obesità del tronco61.
Conseguenze
dell’insulino-resistenza nel bambino
Statement
16. L’insulino-resistenza è un fattore di rischio
per il prediabete e il T2D nel bambino (LOE B)
L’insulino-resistenza
e una ridotta funzione delle β-cellule sono le due componenti
chiave nella patogenesi del T2D62.
Nonostante i risultati limitati e contrastanti di studi
cross-sectional, è ben accettato che i bambini con IGT hanno
una riduzione nella secrezione insulinica rispetto a quelli
ugualmente obesi con una normale tolleranza glucidica63-65.
In alcuni studi la ridotta funzione beta cellulare è stata
associata con livelli simili di insulino-sensibilità63-65,
mentre in altri, adolescenti obesi con IGT presentavano una maggiore
insulino-resistenza rispetto agli adolescenti con normale tolleranza
al glucosio ed un simile grado di adiposità32,66.
Tuttavia ci sono dati di studi longitudinali molto limitati su come
l’insulino-resistenza predica lo sviluppo di IGT e di T2D. Un
recente studio longitudinale ha mostrato che adolescenti obesi che
progredivano verso IGT, manifestavano principalmente difetti precoci
nella funzione β-cellulare, che venivano poi aggravati da un
progressivo declino dell’insulino-sensibilità67.
Statement
17. L'insulino-resistenza è associata con la sindrome
metabolica e con fattori di rischio metabolici e cardiovascolari (LOE
A)
A
prescindere dalla definizione di sindrome metabolica utilizzata,
l'insulino-resistenza ed elevati valori di insulina sono associati
con l’insieme di fattori di rischio cardio-metabolici che
caratterizzano la sindrome metabolica in una varietà di gruppi
etnici7,68,69.
Non ci
sono studi che abbiano valutato direttamente in vivo
l'insulino-sensibilità in rapporto con la presenza di
alterazioni aterosclerotiche durante l'infanzia. Osservazioni molto
limitate suggeriscono una relazione tra HOMA i livelli di insulina a
digiuno e l’ispessimento della parete vascolare e nei
bambini70. Tuttavia, si è proposto un ruolo per
l'insulino-resistenza nello sviluppo di anomalie precoci della parete
vasale basato sulle osservazioni che biomarkers circolanti di
disfunzione endoteliale sono aumentati, mentre l' adiponectina, una
adipocitochina anti-aterogenica, è ridotta nei bambini più
insulino-resistenti71.
Trattamento
Statement
18. La dieta e i farmaci che riducono il peso migliorano
l'insulino-sensibilità attraverso la perdita di peso ed altri
meccanismi (LOE B)
L'assunzione
di grassi alimentari influenza l'insulino-sensibilità, con il
più consistente effetto correlato al fatto che un aumentato
introito di grassi alimentari riduce l'insulino-sensibilità
piuttosto che un ridotto introito di grassi alimentari aumenta
l'insulino-sensibilità35,72. Tuttavia, un effetto
consistente della qualità dei grassi sull'insulino-sensibilità
non è stato trovato in 41 studi condotti su adulti, per lo più
a causa di limiti nel disegno degli studi che ne limita
l'interpretazione dei risultati73. Un elevato introito di
fibre nella dieta è stato associato con una maggiore
insulino-sensibilità e perdita di peso, mentre un ridotto
introito è stato associato ad una ridotta
insulino-sensibilità74. Il riscontro di
miglioramenti nell'insulino-sensibilità in adolescenti in
associazione con una dieta a basso indice glicemico è in
contraddizione con l’elevato numero di studi negli adulti in
cui non è stato riscontrato un effetto consistente di tale
tipo di dieta sull’insulino-sensibilità75-77.
Sebbene
ci siano delle similitudini tra un dieta a basso indice glicemico ed
una dieta a scarso contenuto di carboidrati, non ci sono studi che
abbiano valutato l’impatto di quest’ultimo tipo di
sull’insulino-sensibilità nei bambini. Negli adolescenti
sottoposti ad una dieta ricca di fibre o ad una dieta a basso indice
glicemico, è stata riscontrata una perdita di peso e un
miglioramento nell’insulino-sensibilità. Non è
chiaro se il miglioramento dell’insulino-sensibilità sia
dovuto alla perdita di peso, alla dieta o ad una combinazione di
questi fattori.
Pochi
studi hanno esaminato l’impatto di una dieta ipocalorica
sull’insulino-sensibilità nei bambini, tuttavia, studi
eseguiti sugli adulti hanno mostrato una perdita di peso variabile ed
un miglioramento nell’insulino-sensibilità. I farmaci
dimagranti come la sibutramina e l’orlistat portano ad un
aumento dell’insulino-sensibilità con una riduzione del
peso di circa 0.6 DS in bambini ed adolescenti78-80.
Statement
19. L’esercizio fisico ed il fitness migliorano
l’insulino-sensibilità negli adolescenti attraverso la
perdita di peso ed anche meccanismi indipendenti dalla perdita di
peso (LOE A)
Sono
pochi gli studi specifici che esplorano l’impatto
dell’esercizio e il meccanismo d’azione
sull’insulino-resistenza. Programmi sullo stile di vita che
includono esercizi controllati possono migliorare i livelli di
insulinemia a digiuno rapidamente, circa 2 settimane prima di una
perdita di peso misurabile e mantenuti per almeno 9 mesi81,82.
Inoltre l’intervento sullo stile di vita migliora la
composizione corporea senza un cambiamento nel peso corporeo83.
Studi disponibili suggeriscono che il fitness può giocare un
ruolo più importante della riduzione del BMI sul miglioramento
dell’insulino-sensibilità negli adolescenti obesi84.
Non sono disponibili studi adeguati per differenziare l’effetto
di una singola sessione di esercizio sull’insulino-sensibilità
rispetto ad un regime di allenamento. Appare esserci un miglioramento
dell’insulino-sensibilità con un regime prescritto di
esercizi aerobici e una combinazione di allenamento aerobico e di
resistenza85,86. Tuttavia ci sono evidenze inadeguate
circa la forma ottimale dell’esercizio. Si è mostrato
che l’intensità dell’esercizio non è
correlata con l’insulino-sensibilità. Dopo la cessazione
dell’esercizio, i migliori livelli di insulino-sensibilità
ritornano ai valori preesistenti e ci può anche essere un
fenomeno rebound con una maggior insulino-resistenza82.
Statement
20. L’intervento multifattoriale sullo stile di vita negli
adolescenti migliora la sensibilità insulinica più
delle singole componenti dello stile di vita (LOE B)
Ci sono
dati limitati che mostrano che gli effetti della nutrizione,
dell’esercizio e modifiche comportamentali associati hanno un
effetto maggiore e più prolungato sull’insulino-sensibilità
che ogni singolo componente87. Studi randomizzati a breve
termine sull’intervento sullo stile di vita (dieta ed esercizio
fisico) in ragazze adolescenti obese hanno mostrato un miglioramento
dell’insulino-sensibilità rispetto al non intervento88.
Statement
21. La metformina migliora l’insulino-sensibilità
negli adolescenti (LOE B)
E’
stato mostrato che la metformina migliora l’insulino-sensibilità
negli adolescenti con T2D e nelle ragazze con PCOS, giustificando
così la considerazione della metformina come strumento
terapeutico in questi disordini89,90. Ci sono dati
conflittuali sull’influenza della metformina
sull’insulino-sensibilità in pazienti con T2D trattati
con insulina ed insulino-resistenti91.
La
sicurezza e l’efficacia della metformina nella gestione dei
bambini con T2D è stata confermata utilizzando il controllo
glicemico come indice di insulino-sensibilità89,92.
Tuttavia, altri dati hanno identificato che le misure di stile di
vita e della dieta possono essere almeno efficaci come la metformina
in questi pazienti91.
Si è
mostrato che la metformina è efficace nel migliorare
l’insulino-sensibilità nelle ragazze obese con PCOS e
IGT90, ma non nelle ragazze obese con PCOS ma senza IGT93.
Nelle adolescenti non obese con PCOS, una terapia combinata con
metformina e flutamide migliora l’insulino-sensibilità94.
Sia la flutamide che la metformina sembrano essere necessarie per
ottenere un’efficacia massima su parametri quali
l’insulino-sensibilità e nel migliorare la composizione
corporea (95).
Tuttavia
dovrebbe essere stressato il concetto che la metformina non è
stata approvata per il trattamento dei bambini con
insulino-resistenza; perciò sono necessari trials appropriati,
ben disegnati e controllati.
Prevenzione
Statement
22. L’obesità materna, il diabete gestazionale, il
fumo in gravidanza e la malnutrizione materna dovrebbero essere
prevenuti per ridurre il rischio di obesità ed
insulino-resistenza nei bambini (LOE A).
Tutti i
fattori che possono compromettere l’accrescimento fetale sono
potenziali bersagli per programmi preventivi volti a prevenire
l’obesità e l’insulino-resistenza nel bambino. I
più comuni ed importanti tra tali fattori sono l’obesità
materna, il diabete gestazionale, la malnutrizione materna ed il fumo
in gravidanza49,96-99.
Statement
23. L’allattamento al seno
dovrebbe essere promosso attraverso interventi di sanità
pubblica come un fattore per ridurre la prevalenza dell’obesità
e potenzialmente anche l’insulino-resistenza nella vita futura.
Inoltre, continui consigli sull’alimentazione a partire dallo
svezzamento hanno il potenziale di prevenire l’insulino-resistenza
a lungo termine (LOE B)
Non
ci sono dati specifici su una relazione diretta tra l’allattamento
al seno e la prevenzione dell’insulino-resistenza, ma
considerando la ben nota associazione tra obesità e riduzione
dell’insulino-sensibilità, l’allattamento al seno
deve essere promosso100,101.
Dato il
forte legame tra obesità ed insulino-resistenza, l’impatto
di interventi dietetici usato per prevenire l’obesità è
stato valutato anche per i suoi effetti sull’insulino-resistenza101.
Un aumentato introito di grassi saturi è stato associato ad
una ridotta insulino-sensibilità nei bambini35. Una
dieta sana con pochi grassi saturi e colesterolo, iniziata in bambini
dall’età di 7 mesi, è stata associata con un
effetto positivo sull’insulino-sensibilità all’età
di 9 anni102.
Statement
24. L’identificazione dei bambini
già di età prescolare a rischio di obesità è
fondamentale insieme alla promozione di programmi per prevenire un
eccessivo aumento di peso. L’attività fisica come mezzo
per aumentare l’insulino-sensibilità è una
componente importante di ogni intervento (LOE B)
I giovani
adulti nati pretermine hanno una ridotta insulino-sensibilità
rispetto ai controlli e la rapidità nell’aumento
ponderale durante l’infanzia è associata con una ridotta
insulino-sensibilità nell’età adulta103.
L’ ‘adiposity rebound’ è un marker sensibile
per il rischio di sviluppare obesità e le sue complicanze, e
pertanto deve essere prevenuta55,104.
Basandosi
sui dati disponibili riguardo gli effetti benefici dell’attività
fisica su misure surrogate di insulino-sensibilità, come
l’insulinemia a digiuno e l’HOMA85,105,
l’attività fisica dovrebbe essere promossa, sebbene per
ulteriori studi basato sui migliori metodi di valutare
l’insulino-sensibilità sono necessari per validare tali
dati.
CONCLUSIONI
Dati
emergenti indicano che l’insulino-resistenza è una
condizione comune nei bambini e adolescenti, richiedendo pertanto di
essere tenuta in considerazione già in età pediatrica.
La
presente consensus ha evidenziato che manca un chiaro cut-off su come
definire l’insulino-resistenza e che misure surrogate per
valutarla, come l’insulina basale o indici basati su formule
che includono insulina e glicemie basali sono poco sensibili. Inoltre
tale consensus ha evidenziato che sulla base dei criteri attuali per
lo screening, non c’è giustificazione per uno screening
generale nei bambini per l’insulino-resistenza, inclusi i
bambini obesi. Tuttavia, appare evidente che strategie preventive
dovrebbero essere iniziate già dai primi anni di vita e che
per quanto riguarda il trattamento, modifiche dello stile di vita,
inclusi dieta e esercizio fisico, dovrebbero essere considerate come
primo step, mentre il ricorso alla metformina dovrebbe essere
riservato a casi selezionati.
La
consensus ha evidenziato la necessità di ulteriori studi per
determinare il miglior modo per valutare l’insulino-resistenza
durante l’ infanzia e l’adolescenza. In particolare, è
necessario standardizzare i metodi di determinazione dell’insulina
e cercare di individuare biomarker surrogati validi durante
l’infanzia e l’adolescenza. C’è
inoltre bisogno di studi ben condotti che mirino a valutare strategie
preventive da iniziare già in epoca prenatale, durante la
gravidanza, e che si estendano poi al periodo postnatale attraverso
tutta l’infanzia e l’adolescenza. Ulteriori
studi sono anche necessari per valutare il ruolo di variazioni dello
stile di vita, includenti dieta e esercizio fisico e di farmaci, nel
trattamento dell’insulino-resistenza nell’infanzia.
Messaggi
Chiave
L’insulino-resistenza
è una condizione emergente in età pediatrica,
soprattutto in rapporto alla crescente epidemia dell’obesità.
Nel
bambino mancano cut-off che permettano di definire la condizione di
insulino-resistenza.
Vari
sono i fattori di rischio per l’insulino-resistenza: obesità,
appartenenza a minoranze etniche, pubertà, basso e alto peso
alla nascita, diabete gestazionale.
Non vi
sono metodi semplici, facilmente applicabili per valutare
l’insulino-sensibilità nel bambino. L’uso
dell’insulinemia basale non è applicabile per via di
limiti delle metodiche di misurazione e dell’assenza di
percentili di riferimento.
Prevenzione
e trattamento dell’insulino-resistenza nel bambino si basano
soprattutto su modifiche dello stile di vita, mentre il ricorso a
farmaci come metformina, è limitato a casi selezionati.
Tabella
1. Gradazione dell’evidenza
Livelli
di evidenza
Descrizione
A
1)
Chiara evidenza derivante da studi ben condotti, generalizzabili,
randomizzati, controllati, con adeguato potere, che includono:
-
studi multicentrici
-
meta-analisi includenti valutazione qualitativa
-
evidenza chiara non sperimentale derivante dal Center for
Evidence-Based Medicine a Oxford
2)
Evidenza di supporto derivante da studi ben condotti,
randomizzati, controllati, che includono:
-
studi ben condotti in 1 o più istituti
B
1)
Evidenza di supporto derivante da studi di coorte ben condotti,
che includono:
-
studi prospettici di coorte o registri
-
meta-analisi di studi di coorte
2)
Evidenza di supporto derivante da studi caso-controllo ben
condotti
C
1)
Evidenza di supporto derivante da studi
scarsamente controllati o non controllati, che includono:
-
studi clinici randomizzati con 1 o più limiti metodologici
maggiori o 3 o più limiti minori che inficiano i risultati
-
studi osservazionali con alto potenziale
per bias
-
casi clinici o casistiche
2)
Evidenza conflittuale con il peso
dell’evidenza che supporta la raccomandazione
E
1)
Opione dell’esperto
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