Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Marzo 2010 - Volume XIII - numero 3
M&B Pagine Elettroniche
Casi indimenticabili
Addome
acuto a sorpresa
Pediatria
e Patologia Neonatale Ospedale di San Donà di Piave (Venezia)
J. è
una bambina di 5 anni, nata da genitori originari del Burkina
Faso, giunta presso di noi per febbre elevata (39-40 °C) da
3-4 gg poco responsiva alla terapia antipiretica, faringodinia e
dolore addominale.
Vista
inizialmente dalla pdf viene inviata dal chirurgo con il sospetto
di addome acuto. Il chirurgo esclusa una problematica di sua
pertinenza, la invia per una valutazione presso il reparto di
pediatria.
Sono
le 21.30 del 25/08 all’ingresso la bambina appare
abbattuta, astenica, presenta una lieve epatomegalia (fegato a 3
cm dall’arco), milza all’arco. Faringe iperemico con
tonsille ipertrofiche. Restante obiettività nei limiti.
Viste
le condizioni generali compromesse viene trattenuta per gli
accertamenti del caso.
Gli
esami ematici mostrano lieve anemizzazione e piastrinopenia (GB
6900, Hb 9,3 g/dl, MCV 73, piastrine 103.000), con aumento della
PCR 18,8 mg/dl, funzionalità renale, epatica e glicemia
nella norma. Rx torace ed ecografia addome nella norma.
Nelle
ore successive la bambina sembrava manifestare dolore addominale
a crisi accessuali associato a tremori con sopore nei periodi
intercritici (ma sono le ore notturne). Obiettivamente l’addome
era sempre trattabile, la diuresi presente, ma contratta. Viene
avviata reidratazione parenterale e terapia empirica con
ceftriaxone e aciclovir.
Gli
esami ematici dopo 8 h dall’ingresso mostrano un
peggioramento dell’anemizzazione e della piastrinopenia (GB
7100, Hb 9 → 8,2 g/dl, MCV 72, piastrine 44.000 →
36.000), lieve rialzo della bilirubina (bil tot 2,5 mg/dl, dir 1
mg/dl, TGO 68 U/L, TGP 21 U/L, fibrinogeno 547 mg/dl).
Funzionalità renale, pancreatica sempre nella norma.
Elettroliti nella norma. Ammoniemia nella norma.
È
sempre notte, le ore non passano mai, la bambina è sempre
altamente febbrile e la compromissione dello stato neurologico è
sempre più evidente.
Viene
chiamato il radiologo reperibile: TAC cerebrale negativa. La
bambina inizia a presentare sopore da cui si desta solo per brevi
periodi in cui si lamenta come per crisi dolorose, apre gli occhi
in risposta agli stimoli dolorosi, ma non agli stimoli verbali,
presenta trisma alla bocca, la postura con arti superiori in
flessione, ipertonici, arti inferiori ipotonici. ROT
normoelicitabili. Parametri vitali sempre stabili (PA, SaO2 in
aa, FC).
Viene
somministrato lorazepam 1 mg e si assopisce, è detesa, non
ha più crisi.
Finalmente
le prime luci dell’alba... e si accende una lampadina. È
una bambina di colore, non sarà mica stata di recente nel
Paese d’origine dei genitori? La madre allora dice che
hanno soggiornato per 1 mese e mezzo in Burkina Faso (sic!), ma
quasi un mese prima...e che la profilassi antimalarica non era
stata fatta.
Ed è
bastato uno striscio: eccoli i plasmodi. Eravamo di fronte a
una... malaria cerebrale. Chi l’avrebbe mai detto... ma non
si vedono solo in Africa?!
È
il 26/08 mattina la bambina è in Terapia Intensiva a
Padova: condizioni generali compromesse, GCS 8 (apertura degli
occhi su stimolo doloroso, risponde agli stimoli con suoni
incomprensibili, flette gli arti inferiori allo stimolo
doloroso). Emocoltura neg. Ricerca Plasmodium falciparum-DNA
positiva. Viene trasfusa all’ingresso. Viene proseguita la
terapia antibiotica con ceftriaxone (per coprire una possibile
sovrainfezione batterica) e avviata terapia con chinina base ev
(150 mg in 4 ore per tre volte al die). Data l’elevata
parassitemia (14.5%) la piccola è stata poi sedata,
intubata ed è stato posto un CVC per exanguinotrasfusione
con calo della parassitemia fino al 0,5%. Viene eseguita 2°
TAC cerebrale: negativa. La RMN cerebrale neg. È stata poi
estudata il 28/08 con progressivo miglioramento delle condizioni
generali, parametri vitali nella norma. Appare vigile, reattiva,
orientata nel tempo e nello spazio, esegue ordini semplici, ha
forza e tono muscolare nella norma. Fegato a 1-2 cm dall’arco
costale. PCR in calo.
Com’è
andata a finire?
Bene!
La piccola ha poi continuato con la chinina per via orale per 7
gg, il 30/08 all’esame parassitologico la ricerca dei
plasmodi era negativa, l’indice parassitemico pari allo O%,
negativa anche la ricerca dell’Ag di Plasmodium.
Considerate
le possibili sequele neurologiche della patologia, ha eseguito a
distanza dei test psico-attudinali per la valutazione del
linguaggio, di memoria e dell’attenzione risultati nella
norma.
Ma
non finisce qui.... J. ha un fratello di 13 anni che era a casa,
e anche lui aveva la febbre! Dopo la diagnosi di malaria nella
sorella è stato ricoverato e allo striscio rieccoli i
plasmodi! Arrivato in buone condizioni generali in reparto aveva
un’obiettività negativa. Non segni di anemizzazione
(HB12,7), solo lieve piastrinopenia (plt 114.000), con PCR in
aumento (PCR 10). Pertanto è stato trattato con chinina
solfato 500 mg per tre volte al die per os per 8 gg con risposta
immediata alla terapia.
Perché
questo caso è indimenticabile?
1.
perché si tratta di una malaria e in Italia ce ne sono
circa 1000 casi all’anno. L’agente eziologico più
frequente è P. falciparum (73% casi).
2.
perché la malaria sotto i 5 anni di età e nel
bambino non immune è un’emergenza e deve essere
trattata come tale. Infatti nel nostro caso J. ha una malaria
cerebrale da Plasmodium falciparum, l’agente eziologico più
pericoloso che può causare una malaria rapidamente
progressiva (“malaria terzana maligna”), con
complicanze multiorgano, localizzazione cerebrale, alta mortalità
(nel 20% casi), sequele con deficit psicomotori (nel 10% casi)
soprattutto in bambini < 5 anni di età e per
parassitemie >2%. Nei casi più severi con parassitemia
>10% si considera anche l’exanguinotrasfusione, come nel
nostro caso. Mentre altre specie di Plasmodium (P. ovale, P.
malariae, P. vivax) non causano generalmente malattia grave.
3.
per il periodo di incubazione di Plasmodium falciparum,
che varia tra i 7-30 gg, per cui a volte non emerge direttamente
all’anamnesi il viaggio nei Paesi endemici, per cui
soprattutto negli stranieri bisogna sempre chiedere in presenza
di febbre se vi è stato un viaggio nella loro terra
d’origine o se hanno ricevuto visite da parenti/amici che
provengono da Paesi a rischio o meno (malaria da aeroporto, da
bagaglio, da trasfusioni, vi è anche la remota possibilità
di anofele autoctona).
Cosa
abbiamo imparato?
Che
il sintomo guida è la febbre nel viaggiatore. Valorizzare
pertanto sempre nel viaggiatore la presenza di febbre associata
ad anemia e/o piastrinopenia (da emolisi e deficit midollare) e/o
splenomegalia. Gli altri sintomi tipici della malaria come tosse,
vomito, diarrea, dolori addominali a volte sono fuorvianti e
possono allontanarci dal sospetto di malaria.
Il
sospetto di malaria dovrebbe far parte della diagnosi
differenziale dei casi di febbre in viaggiatori entro 3 mesi
dalla partenza dalla zona endemica. L’assenza di parassiti
al primo esame non esclude la presenza di malaria, perché
pazienti non immuni possono essere sintomatici a livelli molto
bassi di parassitemia (che inizialmente non vengono riconosciuti
allo striscio) e perché esiste il fenomeno del sequestro
dei parassiti nei capillari splenici e cerebrali. La ricerca dei
parassiti deve essere continuata ogni 6-12 h per un totale di
48-72 h.
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