Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Dicembre 2009 - Volume XII - numero 10
M&B Pagine Elettroniche
Casi indimenticabili
Una
febbre da 'lasciarci la pelle'!
Clinica
Pediatrica, Università di Ferrara
Una
mattina giunge presso il nostro PS la piccola R., 3 anni, in
condizioni generali scadenti, febbrile e con una estesa eruzione
cutanea pruriginosa al volto, al tronco e nella regione genitale.
La bimba appare molto sofferente per il dolore e il prurito
diffusi, mostra inoltre una forte difficoltà ad
alimentarsi a causa di lesioni crostose emorragiche sulle labbra
e sulla mucosa orale. Viste le inconfondibili lesioni “a
coccarda” che ricoprono il corpicino della piccola, può
forse trattarsi di un eritema polimorfo?
Raccogliendo
l’anamnesi emerge che la piccola, qualche giorno prima, per
la comparsa di tonsillite febbrile, ha assunto terapia
antipiretica con ibuprofene, oltre a terapia antibiotica con
ceftibutene e terapia aerosolica con salbutamolo e beclometasone.
Il caso si fa ancora più interessante quando scopriamo che
la bimba ha presentato altri due pregressi episodi
analoghi: il primo l’anno precedente e il secondo (episodio
sospetto) 4 mesi prima, apparentemente associati ad assunzione di
paracetamolo.
Quindi
quest’ultimo sarebbe ben il terzo episodio!
La
prima volta il quadro si era presentato con febbre, rinite,
eritema maculo-papuloso e iperemia degli orifizi buccale e anale,
per cui erano stati somministrati a domicilio antistaminico,
corticosteroide e antibiotico. La situazione però non
migliorava e R. era stata quindi ricoverata presso il nostro
reparto. Durante la degenza, data l’imprecisa correlazione
tra l’assunzione di uno specifico farmaco e la comparsa
della sintomatologia, è stata indagata la possibile
eziologia infettiva attraverso l’esecuzione di sierologia
per Mycoplasma e parvovirus B19, con esito negativo. La diagnosi
formulata alla dimissione era stata “eritema polimorfo tipo
Stevens-Johnson”.
In
occasione del secondo episodio, a distanza di 4 giorni da
un’infezione delle alte vie respiratorie trattata con
tachipirina e mucolitico, era comparsa lieve eruzione cutanea ed
edema perioculare e periorale risoltisi rapidamente dopo
somministrazione di betametasone a domicilio. Durante
quest’ultimo ricovero la diagnosi di sindrome di
Stevens-Johnson viene confermata dal dermatologo e, vista
l’estensione del quadro, viene intrapresa immediatamente
terapia con cortisonico per via endovenosa, terapia antibiotica
topica e antistaminico per via orale.
Ma
qual è la causa scatenante la sindrome?
Le
recidive del quadro e il timore per un eventuale futuro episodio
analogo (potenzialmente pericoloso) impongono a questo punto
l’identificazione più approfondita dell’eziologia.
Si è quindi indagata nuovamente la sierologia per
Mycoplasma, unitamente a quella per infezione da HSV,
risultate negative.
Vista
la positività anamnestica per atopia ( in
particolare una zia materna nell’infanzia aveva avuto 4
episodi anafilattici in seguito all’assunzione di
antibiotici e antipiretici e un cugino risulta affetto da
allergia al paracetamolo), richiediamo una consulenza
allergologica dalla quale è emerso che non si trattava di
una patologia IgE-mediata.
Inoltre
si è deciso di programmare un’ulteriore
approfondimento diagnostico, a distanza dalla fase acuta,
consistente in un patch test per cercare di individuare quale sia
il vero farmaco responsabile della reazione avversa in cui R.
stava per rimetterci “la pelle”.
Con
il passare dei giorni si è assistito a un’evoluzione
crostosa delle lesioni orali e alla comparsa di aspetti
desquamativi a livello delle aree di cute erosa con una
progressiva risoluzione del quadro.
R.
viene quindi dimessa con diagnosi di “eritema polimorfo
tipo Stevens-Johnson. Terzo episodio”.
Conclusioni
L’eritema
multiforme e la sindrome di Stevens-Johnson sono forme
morbose di entità tale da rappresentare delle vere urgenze
dermatologiche con conseguenze a volte tanto gravi (per possibile
sepsi e disidratazione) quanto deturpanti, motivo per il quale
vanno immediatamente riconosciute e trattate.
Inoltre,
anche se spesso si pensa subito in modo automatico e poco
ragionato a una possibile causa farmacologica, bisogna sempre
escludere, specie in età pediatrica, un’eziologia
infettiva per evitare errori d’inquadramento diagnostico.
Importante
sottolineare che è difficile discriminare le due
eziologie dato che la maggior parte dei bambini che si
presentano all’attenzione del pediatra, hanno già
assunto terapia antibiotica e/o antipiretica in occasione di un
episodio infettivo. |
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