Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Maggio 2009 - Volume XII - numero 5
M&B Pagine Elettroniche
Casi indimenticabili
Troppo
"amore" a volte fa "impazzire"
UO
Pediatria II, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana
L. è
una ragazza di 16 anni ricoverata numerose volte presso il nostro
reparto di Pediatria (10 accessi presso il Pronto Soccorso e 5
ricoveri solo nell’ultimo anno). Dall’età di
11 anni L. ha iniziato a presentare cefalea di tipo tensivo,
associata a fotofobia, per cui è stata seguita presso
l’ambulatorio di Neuropediatria, con parziale miglioramento
della sintomatologia dolorosa.
Nel
maggio 2007 viene ricoverata per un episodio lipotimico insorto a
scuola. Gli esami ematochimici, urinari, ormonali, ECG,
ecocolordoppler cardiaco, ECG holter, Tilt test, ecografia
pelvica risultano tutti nella norma.
Nel
luglio 2007, per rifiuto dell’alimentazione in corso di
episodio diarroico, si decide per un nuovo ricovero per eseguire
terapia reidratante endovenosa.
Nell’ottobre
2007 la ragazza viene nuovamente ricoverata per episodio di
“perdita di coscienza”. L’esame neurologico e
l’EEG risultano nella norma. RMN encefalo ha evidenziato
una piccola cisti aracnoidea del recesso sovrapineale.
Nel
dicembre 2007 la ragazza è stata nuovamente ricoverata per
mialgie e artralgie diffuse. Esami nella norma. Dopo qualche
giorno le sue condizioni cliniche sono migliorate spontaneamente.
Nel
giugno 2008 la ragazza viene ricoverata per la stessa
sintomatologia. In tale occasione vengono eseguiti
capillaroscopia ed ecocolordoppler arterioso e venoso degli arti
inferiori, ECG, ecocolordopplercardiaco, RX rachide
cervicale-dorsale-lombosacrale, test da sforzo ischemico con
valutazione dell’acido lattico, elettroneurografia motoria
e sensitiva, test per la tetania ed elettromiografia, che
risultano tutti nella norma.
Per
la persistenza della sintomatologia i genitori decidono
spontaneamente di condurre la ragazza presso un altro ospedale
dove, dopo l’esecuzione di un EEG che mette in evidenza
anomalie elettriche “aspecifiche”, viene iniziato
trattamento con Tegretol. In seguito a tale terapia L. riferisce
di stare meglio.
Nel
giugno 2008 la ragazza viene ricoverata nuovamente presso la
Pediatria del nostro ospedale per la seguente sintomatologia:
nausea, cacosmia, malessere generale e pallore seguito da perdita
di coscienza e stato soporoso post-critico. Durante la degenza
vengono eseguiti EEG e RMN encefalo, che risultano invariate
rispetto alla precedenti valutazioni. La ragazza continua terapia
con Tegretol, ma i dosaggi plasmatici mettono in evidenza una
estrema variabilità dei valori suggerendo una scarsa
compliance.
A
settembre 2008 nuovo ricovero per crisi lipotimica.
A
ottobre 2008 i genitori riferiscono che la figlia presenta crisi
epilettiche generalizzate settimanali nonostante la terapia con
Tegretol e affermano di aver “letto” che tale
sintomatologia potrebbe essere indicativa di malattia celiaca.
Viene fatto presente che tale patologia era stata già
esclusa in occasione dei ricoveri precedenti. Dopo circa 2
settimane la madre riferisce che la ragazza presenta dolori
addominali dopo assunzione di carboidrati e richiede, in accordo
con la figlia, l’esecuzione di una
esofago-gastro-duodenoscopia in narcosi per escludere la malattia
celiaca. Dopo il rifiuto del personale medico di eseguire tale
indagine in quanto non suffragata da una sintomatologia
appropriata per giustificare tale esame, la madre afferma di
temere che gli episodi lipotimici della ragazza siano un segno di
diabete.
Nel
novembre 2008 la paziente giunge in Clinica per un nuovo episodio
lipotimico della durata di alcuni minuti, senza perdita di
coscienza, senza perdita di feci o urine, caratterizzato da
pallore cutaneo con risoluzione spontanea dopo pochi minuti. La
madre, spaventata, chiede un nuovo ricovero della figlia. Durante
tale ricovero è stata eseguita una consulenza
neuropsichiatrica che rivelava un forte sospetto di disturbo di
simulazione. Dopo notevoli difficoltà, per rifiuto della
madre, la ragazza viene affidata ai colleghi psichiatri per un
adeguato trattamento del caso.
Commenti:
il caso presentato è indicativo di una sindrome di
Münchausen per procura, che rappresenta la più
grave forma di “ipercura”, per la quale il bambino è
sottoposto a continui e inutili accertamenti clinici e cure
inopportune, conseguenti alla convinzione errata e delirante del
genitore che proprio figlio sia malato.
In
queste situazioni il bambino tende a simulare uno stato di
malattia pur di avere garantite cure e attenzioni. Le conseguenze
più gravi di questo tipo di abuso emergono
nell’adolescenza. Il rischio che corre il ragazzo è
quello di continuare a percepire il proprio corpo come malato ed
evolvere verso strutture psicotiche.
Ciò
è quello che è probabilmente accaduto alla nostra
paziente. L., dopo essere stata sottoposta a numerosi ricoveri,
numerose indagini mediche e a terapia con farmaci antiepilettici,
forse in maniera non del tutto appropriata (dato che le “crisi
anomale” persistono nonostante la terapia) ha lasciato la
scuola, sta sempre chiusa in casa, dorme tutto il giorno e…
adesso… è ricoverata per inquadramento clinico e
impostazione terapeutica nel reparto di Psichiatria. |
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