Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
M&B Pagine Elettroniche
Casi indimenticabili
Tornare
a Cogne
Pediatra
di famiglia, Ferrara
Ho
passato a Cogne una delle più belle estati, quella dopo la
maturità.
Sono
tornata con la memoria a Cogne quando la stampa ci ha dato in
pasto per anni ogni giorno articoli di ogni tipo sulla vicenda
della mamma di Cogne.
E mi
è sembrato un paese brutto e diverso.
Poi
un giorno è venuta in ambulatorio per il primo controllo
una mamma con una bimba di pochi giorni: il papà la teneva
in braccio, la mamma volto serio, contratto, poche parole, ma
estrema preoccupazione per l’allattamento e alcuni dettagli
insignificanti, la mamma teneva la piccola in braccio come fosse
un pacchetto, senza guardarla, senza contenerla, senza calore.
Poco
tempo dopo mi telefona un giorno il papà dicendo se poteva
dare il latte artificiale alla piccola perché la mamma era
molto stanca e un po’ depressa; aveva già sofferto
di depressione ed era stata curata prima della gravidanza. Adesso
lo psicologo che l’aveva in cura non si era molto
allarmato.
La
rivedo ancora, controllo anche la rubrica di MB sui farmaci
antidepressivi e allattamento; consulto la mia psicologa di
fiducia; qualcosa mi dice che è meglio sospendere il latte
materno e permettere alla mamma di assumere farmaci maggiori.
Dopo
pochi giorni la situazione precipita: una prima telefonata del
padre allarmato perché la mamma, arrivata a non uscire più
di casa per timore degli estranei, si era avviata con la bimba in
carrozzina verso la ferrovia, dicendo che era stanca di vivere;
una seconda telefonata che mi avvertiva che la mamma era stata
ricoverata in “diagnosi e cura” perché trovata
una volta vicina alla finestra con la bimba, dicendo: “In
fondo con un volo non si accorgerà di niente” e una
seconda volta con le mani al collo della bimba dicendo: “Questa
bimba mi ha rovinato la vita”.
Un
brivido mi corre lungo la schiena.
Ma mi
ricordo che anche la mamma di R. ha avuto un momento simile,
anche lei è stata trovata dal papà con un coltello
da cucina molto vicino al capo del bimbo; anche lei è
stata curata e poi la situazione è andata bene.
Così
pure la mamma di V. che ora ha 7 anni; lei però, dopo fasi
alterne, è ancora in ospedale psichiatrico.
Così
pure le mamme di altri 2 miei bambini.
Mi
ricordo che, dopo alcuni mesi dal parto, le mamme di altri 3 miei
pazienti se ne sono andate di casa per sempre, rompendo i
rapporti con il bimbo e con la famiglia.
E
allora Cogne non mi è sembrata più tanto lontana.
Perché
noi pediatri dobbiamo occuparci della depressione post-partum?
Per
vari motivi:
1.
Perché spesso siamo i primi ad accorgercene, a fare
diagnosi, a renderci conto anche superficialmente della gravità.
Segni che possono farci pensare a una mamma depressa.
2.
Perché i nostri pazienti figli di mamma con depressione
sono in pericolo di vita quasi come quelli che vengono portati in
auto senza cinture.
3.
Perché le conseguenze sul bambino, a breve e a lungo
raggio, della depressione materna, sono documentate e importanti.
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