Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.

Maggio 2009 - Volume XII - numero 5

M&B Pagine Elettroniche

Casi indimenticabili


Tornare a Cogne
Bernardetta Forini
Pediatra di famiglia, Ferrara


Ho passato a Cogne una delle più belle estati, quella dopo la maturità.
Sono tornata con la memoria a Cogne quando la stampa ci ha dato in pasto per anni ogni giorno articoli di ogni tipo sulla vicenda della mamma di Cogne.
E mi è sembrato un paese brutto e diverso.
Poi un giorno è venuta in ambulatorio per il primo controllo una mamma con una bimba di pochi giorni: il papà la teneva in braccio, la mamma volto serio, contratto, poche parole, ma estrema preoccupazione per l’allattamento e alcuni dettagli insignificanti, la mamma teneva la piccola in braccio come fosse un pacchetto, senza guardarla, senza contenerla, senza calore.

Poco tempo dopo mi telefona un giorno il papà dicendo se poteva dare il latte artificiale alla piccola perché la mamma era molto stanca e un po’ depressa; aveva già sofferto di depressione ed era stata curata prima della gravidanza. Adesso lo psicologo che l’aveva in cura non si era molto allarmato.
La rivedo ancora, controllo anche la rubrica di MB sui farmaci antidepressivi e allattamento; consulto la mia psicologa di fiducia; qualcosa mi dice che è meglio sospendere il latte materno e permettere alla mamma di assumere farmaci maggiori.
Dopo pochi giorni la situazione precipita: una prima telefonata del padre allarmato perché la mamma, arrivata a non uscire più di casa per timore degli estranei, si era avviata con la bimba in carrozzina verso la ferrovia, dicendo che era stanca di vivere; una seconda telefonata che mi avvertiva che la mamma era stata ricoverata in “diagnosi e cura” perché trovata una volta vicina alla finestra con la bimba, dicendo: “In fondo con un volo non si accorgerà di niente” e una seconda volta con le mani al collo della bimba dicendo: “Questa bimba mi ha rovinato la vita”.

Un brivido mi corre lungo la schiena.
Ma mi ricordo che anche la mamma di R. ha avuto un momento simile, anche lei è stata trovata dal papà con un coltello da cucina molto vicino al capo del bimbo; anche lei è stata curata e poi la situazione è andata bene.
Così pure la mamma di V. che ora ha 7 anni; lei però, dopo fasi alterne, è ancora in ospedale psichiatrico.
Così pure le mamme di altri 2 miei bambini.
Mi ricordo che, dopo alcuni mesi dal parto, le mamme di altri 3 miei pazienti se ne sono andate di casa per sempre, rompendo i rapporti con il bimbo e con la famiglia.
E allora Cogne non mi è sembrata più tanto lontana.

Perché noi pediatri dobbiamo occuparci della depressione post-partum?
Per vari motivi:
1. Perché spesso siamo i primi ad accorgercene, a fare diagnosi, a renderci conto anche superficialmente della gravità. Segni che possono farci pensare a una mamma depressa.
2. Perché i nostri pazienti figli di mamma con depressione sono in pericolo di vita quasi come quelli che vengono portati in auto senza cinture.
3. Perché le conseguenze sul bambino, a breve e a lungo raggio, della depressione materna, sono documentate e importanti.



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B. Forini. Tornare a Cogne. Medico e Bambino pagine elettroniche 2009;12(5) https://www.medicoebambino.com/?id=IND0905_10.html