Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Novembre 2010 - Volume XIII - numero 9
M&B Pagine Elettroniche
Fin da Piccoli
Bilinguismo
precoce e impatto sullo sviluppo cognitivo e sociocognitivo
Per
approfondire: Centro per la Salute del Bambino – ONLUS
http://www.csbonlus.org/?CONTENT=NEWS&newID=87
C
i
è sembrato importante far conoscere due revisioni in merito
alla questione degli effetti del bilinguismo precoce e curate
rispettivamente da Ellen Bialystok (Second language/bilingualism
at an early age with emphasis on early cognitive developmennt) e
da Elena Nicoladis, Monique Charbonnier e Anamaria Popescu (Second
language/bilingualism at an early age with emphasis on early
socio-cognitive and socio-emotional development) della York
University in Canada. Trattandosi di revisioni di più studi,
non sono accompagnate dall’abituale scheda di approfondimento.
Gli effetti del bilinguismo precoce sullo sviluppo dei bambini hanno
costituito a lungo un fattore di preoccupazione per genitori ed
educatori sulla base della opinione, un tempo prevalente, che questo
potesse interferire con lo sviluppo cognitivo e linguistico e le
performance scolastiche.

Tale
punto di vista è stato completamente capovolto in uno studio
(Elizabeth Peal e Wallec E. Lambert. The relation of bilinguism to
intelligence. Psychology Monographs 1962: vol 76:27) che ha
dimostrato una generale superiorità dei bilingui rispetto i
monolingui in un ampio raggio di prove di intelligenza e risultati
scolastici. La questione è diventata oggi ancora più
importante in quanto i paesi sono diventati in parte significativa
multiculturali e multilingui, le scuole sono frequentate da un numero
crescente di bambini per i quali la lingua prevalente del paese
ospite non è la loro madrelingua. Quindi è necessario
che sia i genitori che gli operatori della salute e gli educatori
conoscano le varie sfaccettature del problema e le sue implicazioni
pratiche. Gli studi a cui si riferiscono le revisioni (l’una
dedicata prevalentemente agli aspetti cognitivi e l’altra agli
aspetti socio-emozionali, e tuttavia presentate assieme per evitare
ridondanze e facilitare la lettura) sono stati condotti su bambini
degli anni prescolastici o dei primi anni di scuola primaria. Con lo
scopo di dare una risposta a quattro quesiti fondamentali: 1)
ci sono differenze tra bambini monolingui e bilingui nello sviluppo
cognitivo? 2) ci sono differenze tra bambini monolingui e bilingui
nelle loro capacità di comprendere i bisogni comunicativi
degli altri? 3) come possiamo spiegare queste differenze? 4) esistono
differenze anche per quanto riguarda lo sviluppo del linguaggio
emotivo?
I
risultati degli studi disponibili in proposito così
come riassunti dagli Autori delle revisioni indicano che:
1) i
bambini bilingui tendono ad avere un vocabolario più ridotto
in ciascuna lingua rispetto ai bambini monolingui, tuttavia non solo
questa differenza tende a scomparire nel tempo, ma la comprensione
della struttura linguistica - nota come consapevolezza
metalinguistica - è altrettanto buona o migliore. Inoltre i
bilingui raggiungono punteggi più altri in vari test di
abilità cognitiva, in particolare quelli che riflettono la
flessibilità mentale, la capacità di risolvere
problemi, la capacità di distinguere fra somiglianze fonetiche
e somiglianze semantiche. Una delle possibili spiegazioni per questo
vantaggio è che i bambini bilingui devono imparare a ridurre
le interferenze tra i due linguaggi arricchendo quindi le funzioni
cerebrali relative. Inoltre il bilinguismo allena i bambini a
focalizzare la loro attenzione sulle diverse variabili del contesto.
Queste competenze rappresentative possono aiutare i bambini nella
comunicazione; ad esempio, conoscere due o più parole che
definiscono lo stesso concetto aiuta i bambini a comprendere che le
cose possono essere rappresentate in più di un modo e quindi a
migliorare la comprensione dei punti di vista altrui.
2) In
ogni caso l’acquisizione delle competenze di literacy in questi
bambini dipende dalla relazione esistente tra le due lingue,
risultando diversa a seconda che le due lingue abbiano strutture
simili, ad esempio inglese e francese, nel qual caso l’acquisizione
del vocabolario sarà più rapida, o completamente
diverse, come il cinese e l’hindi. Gli studi si riferiscono
prevalentemente al primo caso, tendendo a evidenziare che quando le
due lingue sono completamente diverse si attenuano sia i pochi
svantaggi che i molti vantaggi, ma la ricerca è ancora
insufficiente a trarre conclusioni. Gli effetti migliori si ottengono
in ogni caso quando effettivamente si tratti di acquisizione
contemporanea di due lingue, che vengono quindi parlate al bambino
sin dalla nascita o comunque nei primi due-tre anni di vita, e non
l’una appresa successivamente all’altra. Importante è
anche l’atteggiamento sia all’interno della famiglia che
nella comunità (scuola ecc.) nei confronti delle due lingue
poiché l’effetto è tanto migliore quanto entrambe
le lingue sono valorizzate. E’ infine ovvio che le competenze
in ciascuna lingua possono cambiare nel tempo in rapporto
all’esposizione alla stessa lingua. Tutto questo porta a
raccomandare la massima attenzione a considerare tutti questi fattori
di contesto quando ci si trovi a valutare un bambino in un contesto
multilingue. Va anche ribadito che per quanto riguarda le performance
scolastiche queste dipendono primariamente dalle competenze acquisite
nel linguaggio in cui avviene l’istruzione, cosa che va presa
in considerazione all’atto della valutazione delle reali
competenze e potenzialità di questi bambini.
3)
L’impatto sullo sviluppo socio-emotivo è stato oggetto
di molta minore attenzione. Esistono delle ricerche recenti che
dimostrano l’impatto sulla comprensione delle emozioni in
relazione allo sviluppo del linguaggio degli adulti e quindi
sarebbero utili ulteriori studi in questa direzione. Può avere
inoltre una certa importanza pratica essere coscienti del fatto che
le memorie codificate nella lingua materna sono emotivamente più
forti e che la memoria di (e la capacità di riferire)
specifici eventi è legata in qualche modo al contesto
linguistico in cui tali eventi si sono verificati. Certo è che
i bambini bilingui capiscono più facilmente che un problema di
comunicazione può essere dovuto ad un problema di comprensione
linguistica e, come si è detto, che esistono modi diversi di
rappresentare le cose.
Conclusioni
Le
ricerche effettuate dimostrano che il bilinguismo precoce costituisce
una esperienza significativa con degli effetti di rilievo sullo
sviluppo del bambino. L’ aspetto più significativo è
che il bilinguismo, qualora reale e supportato dal contesto
famigliare e sociale, è una forza positiva che migliora lo
sviluppo cognitivo e linguistico, migliora la capacità dei
bambini di risolvere problemi e, cosa ancora più interessante,
migliora lo sviluppo socio-cognitivo nel senso che facilita la
comprensione delle differenze e delle altrui prospettive, incluse le
difficoltà di linguaggio.
Per
chi è il messaggio
Per i
pediatri e altre figure professionali dedicate all’infanzia,
per gli educatori e per coloro che sono responsabili delle politiche
generali dell’istruzione e dell’educazione: è
evidente che i risultati di questi studi dimostrano che i genitori
possono essere incoraggiati a parlare la loro madrelingua a scuola e
nel contempo ad esporre i loro bambini alla lingua prevalente del
paese ospitante. Tutto questo in un’ottica di valorizzazione
non solo di entrambe le lingue ma anche delle identità
culturali che le hanno generate. Per coloro che si occupano di
diagnosticare eventuali ritardi e disturbi specifici
dell’apprendimento, tali studi fanno derivare la
raccomandazione di tener conto dei possibili iniziali ritardi
nell’acquisizione del vocabolario in una o entrambe le lingue,
soprattutto se questa non è stata appresa fin dai primissimi
anni e se in qualche modo non è sorretta dal contesto
famigliare o viceversa da quello scolastico. Tutto questo anche alla
luce delle differenze di cui si è detto tra lingue che hanno
simili strutture linguistiche e lingue che invece sono
sostanzialmente diverse. Psicologi eventualmente chiamati ad
affrontare aspetti psicosociali dovranno infine tener conto
dell’impatto del bilinguismo sulla capacità di esprimere
emozioni attuali e riferite al passato.
Giorgio Tamburlini
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