Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Dicembre 2011 - Volume XIV - numero 10
M&B Pagine Elettroniche
Il commento
La
pediatria di famiglia e il gradimento dell'utenza tra luci e ombre
Pediatra
di famiglia, Roma
Indirizzo
per corrispondenza: calia.vincenzo@gmail.com
La
ricerca di Marinello
et al pubblicata su questo numero di
Medico e Bambino
conferma i buoni rapporti fra le famiglie e i pediatri del Servizio
Sanitario Nazionale (SSN). E' una buona notizia. Dati i tempi che
corrono e l'atmosfera non proprio idilliaca che caratterizza le
relazioni fra i cittadini e i servizi pubblici, possiamo dire che si
tratta di un risultato eccezionale.
Devono
essere state
ben forti
la spinta
e le
motivazioni che
hanno animato
le migliaia
di pediatri
che, nel
volgere di
pochi anni,
fra la
fine degli
anni ‘70
e l'inizio
degli anni
‘80, crearono
dal nulla
un servizio
e
contemporaneamente
una cultura.
Devono essere
state forti
perché, come
dimostra questa
indagine, non
si sono
esaurite ancora
a distanza
di tanto
tempo.
Eppure ne
ha avute di botte la pediatria di famiglia.
Quando il
neonato SSN si ritrovò, all'improvviso, con quell'inatteso
“capitale umano” (migliaia di giovani medici, animati da voglia
di fare e da sete di sapere, che affollavano i congressi, si
riunivano in gruppi, divoravano le riviste), avrebbe potuto e dovuto
cogliere la palla al balzo: cooptare questa fonte di energia
all'interno delle nuove strutture, affidando ai pediatri di
famiglia tutto il settore delle “cure primarie” rivolte
all'infanzia. Si sarebbe costituito un servizio modello, e questa
esperienza avrebbe potuto essere anche esportata nel ben più
importante settore della medicina di famiglia.
E
invece è
andata in
un altro
modo: i
“vecchi”
servizi,
preesistenti alla
Riforma sanitaria
del '78,
sono
sopravvissuti a
lungo e
in parte
ancora
sopravvivono
(come se
il “nuovo”
servizio
pediatrico non
esistesse), le
vaccinazioni,
attività
strategica per
il SSN,
che avrebbero
dovuto essere
affidate ai
pediatri di
famiglia,
sancendone così
l'integrazione
a pieno
titolo nelle
strutture
sanitarie,
restano quasi
dappertutto
affidate ad
altri, i
piccoli ospedali
non hanno
mai voluto
cedere il
passo e
persino i
grandi ospedali
pediatrici si
sono organizzati
per fare
concorrenza alla
pediatria di
famiglia, aprendo
ambulatori e
spalancando le
porte dei
pronto soccorso
(salvo poi
lamentarsi per
l'eccessivo
afflusso).
I
Dipartimenti Materno-Infantili, che avrebbero dovuto comprendere
anche i pediatri di famiglia, tanto a lungo vagheggiati e disegnati,
non sono mai nati. E gli stessi pediatri si sono spesso adagiati,
guidati anche da un sindacalismo che non sempre e non ovunque è
stato lungimirante. E oggi si ritrovano costretti a rincorrere le
richieste sempre più assillanti (ed immotivate) di un'utenza
abituata a chiedere e ad avere di tutto e di più (gli ospedali
aprono ambulatori di pediatria generale? I pediatri di famiglia si
preparano ad organizzarsi per una disponibilità di 24 ore al
giorno).
Senza
dire che, contemporaneamente, si paventa la possibile fine di questo
servizio per mancanza di ricambio generazionale.
Ma
se guardiamo
i risultati
di questa
indagine non
possiamo che
essere ancora
fiduciosi. E
anche un
po' orgogliosi.
Perché
se quella spinta e quell'entusiasmo, nati ormai trent'anni fa,
continuano ad animare la pediatria di famiglia e la rendono così
apprezzata dai suoi utenti, qualcuno dovrà anche attribuirsene il
merito.
E, senza
falsa modestia, possiamo dire che una parte non secondaria di questo
merito spetta alla nascita, quasi contemporanea, della rivista Medico
e Bambino e della Associazione Culturale Pediatri e alla
lunga storia che ne è seguita, fatta di pubblicazioni, congressi,
attività ed iniziative le più diverse. Una vicenda unica nel
panorama della medicina in Italia, e non solo.
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