Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.

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Caso contributivo

Profilassi con vitamina D nel lattante: l’importanza di capirsi bene

Agnese Maria Addeo1,2, Benito Pio Izzo1,3, Martina Mainetti1, Simona Scorza4, Federico Marchetti1

1UOC di Pediatria e Neonatologia, Ospedale di Ravenna, AUSL della Romagna
2Scuola di Specializzazione in Pediatria, Università di Ferrara; 3Università di Bologna
4Pediatra di famiglia, Ravenna, AUSL della Romagna

Indirizzo per corrispondenza: agneseaddeo91@gmail.com

Prophylaxis with vitamin D in the infant: the importance of overcoming linguistic barriers

Key words: Newborn, Vitamin D, Intoxication, Prescription error, Social vulnerability

The paper describes a case of intoxication from vitamin D in a 35-day infant of exclusive breastfeeding life who was administered 8000 IU of vitamin D per day over 4 weeks. There was an important linguistic barrier with her mother. The clinical picture was exclusively characterized by constipation, with adequate growth. Laboratory investigations showed calcemia at upper limits (11.1 mg/dl), elevated levels of 25-OH vitamin D3 (25-OH), equal to 375 µg/l, and renal ultrasound finding compatible with microlithiasis. The clinical picture was resolved with an intravenous hydration and suspension of vitamin supplementation. The case shows that in a situation in which there is a condition of family vulnerability it is necessary to make sure that any prescription has been correctly understood.

Descriviamo un caso di intossicazione da vitamina D in una neonata di 35 giorni di vita in allattamento esclusivo al seno, a cui erano state somministrate in 4 settimane 8000 UI al giorno di vitamina D. Era presente un'importante barriera linguistica materna. Il quadro clinico era caratterizzato esclusivamente da stipsi, con accrescimento adeguato. Le indagini di laboratorio hanno evidenziato una calcemia ai limiti superiori della norma (11,1 mg/dl), con livelli elevati di 25-OH vitamina D3 (25-OH), pari a 375 µg/l e un reperto ecografico renale compatibile con microlitiasi. Il quadro clinico si è risolto con idratazione endovenosa e sospensione della supplementazione vitaminica. Il caso ci insegna che di fronte ad una situazione in cui è presente una condizione di vulnerabilità familiare è necessario essere sicuri che qualsiasi prescrizione sia stata correttamente compresa.

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