Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Giugno 2011 - Volume XIV - numero 6
M&B Pagine Elettroniche
Caso contributivo
Ipertensione
endocranica idiopatica in un ragazzo con obesità
1UO
Pediatria; 2UO Neurologia, Ospedale “Misericordia e Dolce”,
Azienda USL 4, Prato
3Scuola
di Specializzazione in Pediatria, Azienda Ospedaliero-Universitaria
“A Meyer”, Firenze
Indirizzo
per corrispondenza: amedici@usl4.toscana.it
Idiopathic
intracranial hypertension in a boy with obesity Key
words Idiopathic
intracranial hypertension, Pseudotumor cerebri, Obesity,
Acetazolamide
Abstract
A
case of Idiopathic Intracranial Hypertension (IIH) in a
13-year-old boy with obesity, who developed headache, diplopia,
vomiting and visual loss is reported. Fundus oculi examination
revealed bilateral papilloedema, while a brain tomography and a
brain magnetic resonance imaging and an angiography magnetic
resonance ruled out intracranial disease, leading to diagnosis of
IIH. Acetazolamide therapy was initiated with partial clinical
improvement; the steroid therapy associated to diet led to a
complete clinical improvement, confirmed by fundus oculi. The
peculiarity of this case regarded a relatively benign pathology
in which the presenting symptoms (headache, diplopia and
vomiting) could be due to infectious or neurosurgical conditions
of the central nervous system. The hypothesis of IIH was
confirmed by exclusion and resolved with appropriate diuretic and
dietetic therapies. |
Presentiamo
il caso di un bambino di 13 anni, obeso, con Ipertensione Endocranica
Idiopatica (IIH) esordita con cefalea, diplopia, vomito e calo del
visus. La visita oculistica evidenzia papilledema bilaterale, mentre
una TC e una RM encefaliche escludono lesioni espansive
intracraniche. È stata intrapresa terapia con acetazolamide
con parziale miglioramento clinico, per cui è stata aggiunta
terapia steroidea associata a terapia dietetica, con totale
risoluzione della sintomatologia, confermata dall’esame del
fondo oculare. La particolarità di questo caso riguarda una
patologia relativamente benigna, in cui la cefalea, la diplopia e il
vomito riconducevano in prima ipotesi a patologie infettive o a
condizioni neurochirurgiche del sistema nervoso centrale. La diagnosi
presuntiva di IIH è stata confermata per esclusione e risolta
con adeguata terapia diuretica e dietetica.
Parole
Chiave: Ipertensione endocranica Idiopatica,
Pseudotumor cerebri, obesità, Acetazolamide
L’ipertensione
endocranica idiopatica (IIH), nota anche come pseudotumor cerebri, è
una condizione caratterizzata da un aumento della pressione
endocranica in assenza di idrocefalo o lesioni occupanti spazio, a
eziologia ancora oggi sconosciuta. Sono state descritte associazioni
con l’obesità, l’ipervitaminosi A, terapie
steroidee e il sesso femminile1,2. La sintomatologia
include cefalea quotidiana, alterazioni della vista, tinnitus,
nausea, vomito, papilledema, riduzione del visus da interessamento
del nervo ottico, diplopia da paralisi del VI nervo cranico, più
raramente del III. Il percorso diagnostico prevede l’esclusione
di tutte quelle patologie che causano ipertensione endocranica nel
bambino.
Anche se
per decenni la IIH è stata considerata un quadro “benigno”,
è stato descritto un rischio significativo (sino al 25% dei
casi riportati in alcune casistiche) di deficit visivo di vario
grado, che dal 6% al 20% dei casi può essere presente al
momento della diagnosi, dovuto ad atrofia del nervo ottico già
stabilizzatosi mentre un’alterazione del campo visivo è
riportato nel 91% dei casi1-3. È pertanto
importante che la diagnosi e il trattamento di tale patologia siano
precoci.
Ragazzo
maschio, 13 anni, viene ricoverato per diplopia associata a intensa
cefalea in sede frontale, notturna e al risveglio (scala VAS 8), calo
del visus e alcuni episodi di vomito senza nausea, iniziati da circa
10 giorni; mai temperatura febbrile, né altri segni di
patologie infettive.
All’esame
obiettivo si rilevano buone condizioni generali, sensorio integro,
Coma Glasgow Scale (GCS) = 15, deambulazione regolare, non
rigidità né dolorabilità nucale, ptosi
palpebrale sinistra, diplopia con sguardo verso sinistra e in alto,
non evidenti deficit della motilità oculare, non nistagmo, non
alterazione della sensibilità facciale, pupille isocoriche
normoreagenti alla luce, segno di Mingazzini nella norma, riflessi
osteotendinei presenti e simmetrici, attività
cardio-respiratoria regolare, pressione arteriosa nella norma per
età, G2 PH2. Appare evidente l’importante soprappeso del
bambino: kg 77 (> 97°), cm 153 (25°), body mass index
[kg/m2] 33,4 (> 97°).
Gli
accertamenti di routine e i dosaggi ormonali per la funzionalità
tiroidea, paratiroidea, corticosurrenale e ipofisaria sono risultati
nella norma, negativi gli accertamenti infettivologici (titolo
antistreptolisinico e la ricerca di anticorpi contro citomegalovirus,
Ebstein-Barr virus, Toxoplasma, Mycoplasma, herpes
virus, Borrelia, Bartonella, coxsackie ed ECHO virus).
Per i
segni e i sintomi suggestivi di patologia encefalica con ipertensione
endocranica (cefalea, vomito senza nausea, diplopia, ptosi
palpebrale), vengono eseguiti una visita oculistica con esame del
fondo oculare e del campo visivo, che mette in evidenza edema
bilaterale della papilla ottica senza chiari segni di stasi venosa,
lieve riduzione, in occhio sinistro, della sensibilità
retinica nei quadranti centrali e normalità del campo visivo
periferico, e una tomografia computerizzata (TC) cranio-encefalica,
che non mostra immagini riferibili a masse intracraniche, con sistema
ventricolare di normale morfologia e dimensioni. Successivamente
vengono effettuati un elettroencefalogramma (EEG), nella norma, una
risonanza magnetica (RM) encefalica e del tronco e una RM del
distretto vascolare encefalico, che non evidenziano alterazioni
strutturali e di segnale del parenchima cerebrale sopra- e
sotto-tentoriale, delle strutture del tronco encefalico e del
distretto vascolare intracranico.
La
sintomatologia presentata dal ragazzo e la negatività degli
accertamenti, hanno fatto prospettare l’ipotesi di IIH, per cui
è stata iniziata terapia con acetazolamide, 1000 mg/die in tre
dosi.
Dopo due
giorni dall’inizio della terapia, per il persistere di cefalea
al risveglio, vomito senza nausea e edema della papilla ottica, viene
deciso di effettuare una rachicentesi in decubito laterale, per
conferma diagnostica e a scopo terapeutico, che dà esito a
fuoriuscita di liquor limpido, a pressione francamente aumentata (>
200 mm H2O), con normale contenuto di glucosio, cloruri,
proteine e cellule, che confermava il sospetto clinico prospettato.
Viene
pertanto deciso di associare all’acetazolamide, terapia
steroidea, prima con desametasone per via endovenosa (0,4 mg/kg/die)
per 4 giorni e quindi con prednisone 60 mg/die per via orale per una
settimana, con sospensione dello steroide dopo adeguata riduzione
delle dosi giornaliere, in un ulteriore settimana. Con tale regime
terapeutico, associato a un programma alimentare volto a favorire una
riduzione del peso, la diplopia, la ptosi palpebrale e la cefalea
sono scomparse in circa due settimane, mentre l’edema della
papilla si è progressivamente ridotto fino a scomparire dopo
due mesi; la terapia con acetazolamide è stata interrotta dopo
tre mesi, dopo verifica della normalità del campo visivo.
L’IIH1
è una condizione clinica caratterizzata da un aumento della
pressione intracranica in assenza di lesioni occupanti spazio,
normale composizione del liquor, normali reperti a un esame
neurologico, a eccezione di edema della papilla e, spesso, di
paralisi del VI nervo cranico, normale livello di coscienza, con
indagini laboratoristiche e/o neuroradiologiche nella norma2,4,5.
Anche se per decenni è stata considerata una situazione
“benigna”, l’IIH è gravata da un rischio
significativo (anche il 25 % in alcune casistiche) di deficit visivo
di varia entità, fino alla cecità, per la rapida e
progressiva atrofia del nervo ottico6-8.
Non è
situazione frequente, avendo un’incidenza di 0,9-2 / 100.000
nella popolazione generale, con un rapporto M/F di 8:1 nei soggetti
puberi, mentre negli individui prepuberi non viene descritta una
prevalenza di sesso; nel sesso femminile, sono più interessati
i soggetti in sovrappeso o francamente obesi5,6,8-10. Sono
stati, inoltre descritti casi in soggetti < 6 mesi di vita6.
Il
termine IIH indica una malattia a eziologia sconosciuta, ma negli
anni sono comparse, sempre più frequentemente, delle
segnalazioni associate a determinati fattori di rischio11,12
(Tabella I).
Fattori
Esogeni |
Fattori
Endogeni |
Tetracicline
Nitrofurantoina
Acido
nalidixico
Penicillina
Steroidi
(inizio trattamento e brusca sospensione)
Mesalamina
Carbonato
di litio
Amiodarone
Vitamina
A
Contraccettivi
orali
rhGH |
Obesità
Gravidanza
Irregolarità
mestruali
Sindrome
di Turner
Malattia
di Cushing
Ipertiroidismo
Ipotiroidismo
Iperaldosteronismo
Ipercoagulabilità
Anemia |
Da
voce bibliografica 2, modificata.
Sembra
che, in alcuni casi, questi fattori etiologici siano in grado in
assenza di lesioni intracraniche documentate, di aumentare la
pressione del liquor cefalorachidiano oltre i limiti considerati
normali in età pediatrica (180-200 mm H2O)2,4,5,
mentre in altri, questi stessi fattori sembra possano sollecitare
alcuni sistemi che, per una suscettibilità genetica di base,
sono mal funzionanti13-15.
I
meccanismi patogenetici dell’IIH non sono ancora perfettamente
conosciuti, ma si ipotizza che siano in gioco un’aumentata
produzione del liquor cefalorachidiano, un suo diminuito
assorbimento, un aumento del volume ematico cerebrale e un ostacolo
al deflusso venoso5,16,17.
Poiché
l’IIH può verificarsi in assenza di edema della papilla
o con valori di pressione intracranica nella norma, la sua è
una diagnosi di esclusione1-5, che viene posta seguendo i criteri di
Dandy risalenti al 193718, successivamente riproposti da
Friedman e Jacobson nel 200219 e basati su:
- sintomi clinici, aspecifici, di ipertensione endocranica come cefalea intensa frontale, che sveglia, disturbi visivi (diplopia, perdita transitoria del visus), con stato di coscienza e di intelletto nella norma (importante diagnosi differenziale con lesioni occupanti spazio)4,5,19.
- esame neurologico normale, a eccezione di edema della papilla e di paralisi del VI nervo cranico, che viene riportata nel 9-48 % dei casi5; occasionalmente si riscontrano anche paralisi del III e/o IV nervo cranico. Altri sintomi neurologici, come convulsioni, movimenti coreici, iperreflessia, dolori al collo, sono molto più rari4,5,19
- esame oftalmologico che evidenzia, nella stragrande maggioranza dei casi, una papilla da stasi, bilaterale o più raramente monolaterale4,5,19. Talvolta, la manifestazione oculistica comprende anche isotropie concomitanti, ovvero non paretiche ma probabilmente correlate a un interessamento dei centri della convergenza nel tronco encefalico20.
- normale composizione del liquor4,5,19
- indagini neuroradiologiche (TC e RM) che mostrano un sistema ventricolare non dilatato in presenza di ipertensione endocranica, segno radiologico patognomonico di IIH. Con la RM è inoltre possibile ottenere utili informazioni anche sullo stato del nervo ottico1,4,5.
Non sono
disponibili raccomandazioni terapeutiche basate sull’evidenza
per la gestione dell’IIH, in quanto non esistono studi
randomizzati, controllati e in doppio cieco sulle opzioni di
trattamento, che, in età pediatrica, prendono in
considerazione l’utilizzo di acetazolamide, corticosteroidi,
furosemide, e di ripetute punture lombari per ridurre la pressione
liquorale5,14,19,20. L’inibitore dell’anidrasi
carbonica acetazolamide viene indicato comunque universalmente come
il farmaco di prima scelta; agisce probabilmente riducendo la
produzione di liquido cefalorachidiano, e quindi, di conseguenza, la
pressione intracranica21,22. La dose di partenza è
25 mg/kg/die in tre somministrazioni, con possibile incremento, in
caso d’insufficiente risposta, fino a 100 mg/kg/die (dose max
750 mg/die fino a 12 anni, 1000 mg/die > 12 anni)23. La
terapia con acetazolamide può essere gravata dalla comparsa di
effetti collaterali (disturbi gastrointestinali, acroparestesie,
perdita di appetito, disturbi elettrolitici, acidosi metabolica,
nefrocalcinosi), generalmente dose dipendenti e conseguenti
all’alcalinizzazione dell’urina e all’acidosi
causate dal farmaco19,21. Nelle situazioni che non
rispondono all’acetazolamide o che ne ricevono importanti
effetti collaterali, viene consigliata l’associazione di
corticosteroidi per via orale (Prednisone) o, nei casi
particolarmente severi, di desametasone o metilprednisolone ad alte
dosi per via venosa, per un periodo di 2 - 6 settimane; con tale
trattamento i sintomi generalmente si attenuano e/o regrediscono
nelle prime due settimane. In situazioni di acuta, grave perdita
visiva, la combinazione di acetazolamide e metilprednisolone è
giustificata, tuttavia l’uso cronico di steroidi dovrebbe
essere evitato3,17,24.
Il
topiramato (1,5-3,0 mg/kg/die in due dosi separate, e non più
di 200 mg/die) può essere utilizzato come un farmaco di
seconda linea, in particolare per il bambino obeso. E’ un
farmaco antiepilettico con una debole attività di inibizione
dell’anidrasi carbonica. L’uso di questo farmaco è
relativamente nuovo e ha il vantaggio di soppressione dell’appetito
e perdita di peso in molti pazienti. Si tratta di un farmaco
eccellente per la cefalea cronica quotidiana ed è stato usato
in modo sicuro per anni nei bambini con epilessia. Il dosaggio
dovrebbe essere aumentato lentamente in settimane (25 mg/settimana)
per ridurre il rischio di effetti collaterali cognitivi, che sono più
comuni con aumenti di dose rapidi e alle dosi ≧ 200 mg/die3.
L’approccio chirurgico, consistente nella creazione di uno
shunt lomboperitoneale o nella fenestrazione del nervo ottico, è
indicato nei casi in cui, nonostante una vigorosa terapia medica, la
funzione visiva peggiora sensibilmente e/o l’intensa cefalea
interferisce negativamente con le attività quotidiane5,17.
L’IIH,
situazione clinica rara, deve essere considerata in diagnosi
differenziale nei casi di sospetta ipertensione endocranica, specie
se sono presenti fattori di rischio come sesso femminile e/o obesità,
per instaurare un pronto trattamento in considerazione dell’elevato
rischio di disfunzioni visive permanenti fino alla cecità
bilaterale. La particolarità di questo caso riguarda una
patologia relativamente benigna, in cui la cefalea, la diplopia e il
vomito riconducevano in prima ipotesi a patologie infettive o a
condizioni neurochirurgiche del sistema nervoso centrale.
La
diagnosi presuntiva di IIH è stata confermata per esclusione e
sulla base dell’analisi dei fattori di rischio presentati dal
nostro paziente, e la sintomatologia è stata risolta con
adeguata terapia diuretica e dietetica.
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