Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Aprile 2011 - Volume XIV - numero 4
M&B Pagine Elettroniche
Caso contributivo
Grave
deficit di vitamina B12 in una lattante
1SC
di Pediatria, PO di San Vito al Tagliamento (Pordenone), ASS 6 Friuli
Occidentale
2Neuropsichiatria
Infantile; 3Radiologia a indirizzo pediatrico, IRCCS “Burlo
Garofolo”, Trieste
Indirizzo
per corrispondenza: franco.colonna@ass6.sanita.fvg.it
Severe
vitamin B12 deficiency in a breast-fed child
Key
words Vitamin
B12, Macrocytic anemia, Psychomotor impairment
Abstract
An
11-month-old female was admitted to our hospital for anorexia,
pallor and developmental regression. She had been exclusively
breast-fed. Mother with thyroiditis, non vegetarian. Hemogram in
the baby revealed macrocytic anaemia (8.4 g/dl Hb, MCV 99); serum
folate level was normal, cobalamine level not measurable.
Subsequently, cobalamine deficiency and autoimmune gastritis were
diagnosed in her mother. Cerebral NMR revealed fronto-temporal
subatrophy. Intramuscular cobalamine injections in daily dose of
1,000 µg were given. After few days of treatment,
involuntary movements appeared (controlled by clonazepam). Later,
favourable clinical course and slow but progressive improvement
of neurological development were observed. Seven months later,
serum haemoglobin and cobalamine level were normal and cerebral
NMR almost completely normalized. We remark the importance of
macrocytosis in the diagnosis of cobalamine deficiency. |
|
Riportiamo
il caso di una lattante di 11 mesi con anoressia, pallore,
regressione psicomotoria ingravescenti e senza chiare cause,
allattata da madre in dieta libera e affetta da tiroidite. Presentava
anemia macrocitica (Hb 8,4 g/dl, MCV 99) con normali concentrazioni
sieriche di folati ma vitamina B12 indosabile e subatrofia cerebrale
fronto-temporale alla RMN. Alla madre diagnosticammo poi deficit
subclinico di B12 e gastrite autoimmune. Bimba trattata con 1000
mcg/die/im di B12. Dopo alcuni giorni manifestò movimenti
involontari similconvulsivi. Successivo decorso favorevole con
normalizzazione di emocromo, valori sierici di B12, crescita. Più
lenti ma costanti i progressi psicomotori fino a normalizzazione
completa del quadro neurologico e della RMN.
Ribadiamo
la rilevanza della macrocitosi come spia di possibile deficit di B12,
che è fondamentale anche per lo sviluppo neurologico.
Una madre
allarmata giunge in ospedale con la figlia di 11 mesi, riferendo che
la piccola non era più la stessa: si alimentava poco, era
pallida e sempre più stanca e sonnolenta.
Partiamo
dall’inizio. Nata a termine di gravidanza fisiologica con peso
appropriato, da sempre in allattamento materno esclusivo anche per
rifiuto dello svezzamento da parte della bimba, mai supplementata con
ferro o vitamine. Crescita staturo-ponderale regolare, nel primo
semestre sul 90° centile, poi rallentamento e infine arresto
della crescita dal nono mese. Negate malattie acute e sintomi
gastrointestinali. Data l’assenza di sintomi acuti i controlli
medici di routine si erano limitati al primo semestre di vita e
risultavano nella norma.
La madre
descriveva la figlia come “da sempre molto buona e che dormiva
molto”, ora però era preoccupata perché nelle
ultime settimane non sorrideva mai e piangeva sempre meno.
Approfondendo l’anamnesi le tappe dello sviluppo psicomotorio
erano state nei limiti di norma fino al settimo mese circa, poi la
piccola avrebbe gradualmente ridotto le ore di veglia, la motricità
spontanea e l’interazione. Non aveva mai gattonato e aveva una
produzione verbale minima, limitata a sempre più rari
vocalizzi.
La madre
ha 38 anni, in terapia con levotiroxina per una tiroidite di
Hashimoto e con riferita depressione post-partum. Ha un’altra
figlia e altri familiari in buone condizioni di salute.
Alla
nostra prima visita, a 11 mesi: 9430 g (50-75° centile), statura
71 cm (25-50°), c. cranica 46 cm (90°). Marcato pallore di
cute e mucose; nulla di significativo a cuore, torace e addome, in
particolare non epatosplenomegalia. Psicomotricità gravemente
patologica: ipotonica, iporeattiva, amimica, quasi assente l’aggancio
e l’inseguimento visivo. Non possibile il mantenimento della
posizione seduta in autonomia. Non evidenti deficit di lato.
Ai primi
accertamenti: riscontro di anemia con macrocitosi (GR 2.420.000/mmc,
Hb 8,4 g/dl, MCV 99, MCH 35, MCHC 35, RDW 23%, reticolociti 1%) e
aumento di bilirubina totale (1,9 mg/dL), GOT (295 U/L), GPT (87
U/L), LDH (891 U/L), ferritinemia (179 ng/ml) e sideremia (135
µg/dl). Normali gli altri esami di base tra cui emogasanalisi,
ammoniemia, elettroliti, calcemia, fosforemia, ALP, CPK, indici di
funzionalità renale, di flogosi e tiroidei. Normali anche
urine e feci (negative per sangue, steatorrea e calprotectina).
Il dato
che attirò subito la nostra attenzione fu l’anemia
macrocitica, davvero inusuale in un lattante, dato che nel secondo
semestre di vita l’MCV è normalmente compreso entro
70-75 fl.
Indagammo
pertanto le due principali cause di macrocitosi: le concentrazioni
sieriche di acido folico erano normali (14 ng/ml, VN: 3-34) mentre
quelle di vitamina B12 erano indosabili e inferiori a 83 pg/ml (VN
180-1100).
Eravamo
quindi di fronte a una lattante con deficit di vitamina B12
sintomatico, con anemia macrocitica e sintomi neurologici
ingravescenti. Quale la possibile causa?
Dall’anamnesi
nutrizionale emergevano due elementi significativi: il divezzamento
non era stato accettato dalla bimba, che era tuttora in allattamento
esclusivo al seno, e la madre seguiva da sempre un’alimentazione
varia senza restrizioni, in particolare non vegetariana.
Gli
accertamenti su di lei dimostrarono una vitamina B12 sierica
inferiore ai limiti di norma (161 pg/ml, VN 180-1100) e la normalità
di emocromo (Hb 12,5 g/dL, MCV 83), acido folico e degli anticorpi
antitransglutaminasi. Un ulteriore approfondimento portò alla
luce una sottostante gastrite atrofica con presenza di anticorpi anti
fattore intrinseco: patologia fino allora misconosciuta e che
evidentemente era la causa del malassorbimento materno di vitamina
B12. Da allora la donna fu trattata periodicamente con cobalamina im
per prevenire una franca “anemia perniciosa”.
A questo
punto la diagnosi era chiara: la lattante presentava una carenza di
vitamina B12 da insufficiente apporto, essendo allattata
esclusivamente al seno da madre con deficit subclinico di B12 per una
sottostante gastrite autoimmune.
Completammo
gli accertamenti della bimba con una RMN encefalica, risultata
nettamente patologica (Figura
1).
Iniziammo
terapia con 1000 µg/die/im di vitamina B12. Dopo la quinta
dose, raggiunti valori sierici normali di B12, si verificarono
movimenti involontari, tremori, mioclonie parcellari e persistenti
nel sonno, più evidenti all’arto superiore di sinistra,
a rima orale e lingua. L’EEG evidenziava un rallentamento
diffuso compatibile con encefalopatia. I movimenti involontari furono
ben controllati con la sospensione transitoria della somministrazione
di B12 e alcuni giorni di terapia con clonazepam e si risolsero
definitivamente entro poche settimane.
Il
decorso clinico fu poi favorevole, con rapida e definitiva
normalizzazione di emocromo, reticolociti, vitamina B12 e enzimi
epatici. L’aumento iniziale di LDH, GOT e bilirubinemia era
evidentemente secondario alla eritropoiesi inefficace e alla emolisi
tipiche del deficit di B12.
Ci fu una
rapida ripresa di appetito e crescita (1 kg in un mese!) e la bimba
accettò finalmente lo svezzamento. Più lento ma
continuo il miglioramento di espressività, tono e motricità
spontanea.
La
piccola non ebbe più sintomi neurologici acuti e gli ulteriori
accertamenti strumentali, tra cui EEG, potenziali evocati visivi e
uditivi, risultarono normali.
La RMN
encefalo di controllo, ripetuta dopo sette mesi, evidenziò un
nettissimo e perfino insperato miglioramento (Figura
2). Attualmente, a 30 mesi: crescita, appetito, umore,
relazione e esame neurologico sono praticamente normali.

Figura
1. RMN alla diagnosi: ampliamento degli spazi liquorali
periencefalici fronto-temporali e delle cavità ventricolari di
significato atrofico, lieve atrofia del verme cerebellare, corpo
calloso modicamente assottigliato, ipofisi di dimensioni ridotte e
mielinizzazione ritardata in rapporto all’ età e
corrispondente a circa 6 mesi.

Figura
2. RMN dopo 7 mesi dalla terapia con cobalamina. Non più
apprezzabile l’ampliamento degli spazi subaracnoidei e
ventricolari; sfumata iperintensità T2 a livello della
sostanza bianca periventricolare occipitale bilaterale compatibile in
prima ipotesi con aree di lieve ritardo nella maturazione mielinica.
La
carenza di vitamina B12 (cobalamina) nel primo anno di vita è
rara. Essa è essenziale per vari processi metabolici che
interessano primariamente il sistema ematopoietico e nervoso. Le
manifestazioni carenziali classiche sono infatti rappresentate dalla
associazione di anemia megaloblastica (talora coesistono leucopenia e
piastrinopenia); inappetenza, vomiti e arresto della crescita;
neuro-mielo-encefalopatia progressiva che in età pediatrica si
manifesta con arresto e poi regressione dello sviluppo, astenia,
ipotonia, atassia, movimenti involontari, poi quadri sempre più
gravi fino al coma; alterazioni del sistema nervoso centrale
caratterizzate da atrofia corticale specie fronto-temporale e ritardo
della mielinizzazione.
Quasi
sempre la concentrazione sierica di B12 è molto bassa tranne
che in alcune delle comunque rarissime malattie metaboliche con
deficit di una delle proteine implicate nell’assorbimento
intestinale, nel trasporto o nel metabolismo intracellulare della
cobalamina: argomento complesso che esula dagli scopi di questo
articolo. La ricorrenza familiare di un difetto specifico
nell’assorbimento della vitamina B12 associato a proteinuria è
infine tipico della sindrome di Imerslund1.
L’assorbimento
della B12 dipende dalla integrità anatomofunzionale dello
stomaco che produce il “fattore intrinseco”,
glicoproteina necessaria al suo assorbimento nell’ileo
terminale. Nota è la gastrite autoimmune che provoca,
tipicamente nell’adulto, deficit di fattore intrinseco,
malassorbimento e infine deficit sintomatico della B12 con
conseguente anemia perniciosa.
Ciò
è con tutta evidenza accaduto nel nostro caso che, a
posteriori, ci ha portati a far diagnosi di gastrite e deficit di
fattore intrinseco nella madre che fino a allora ignorava il
problema2.
Si noti
che la signora era affetta da tiroidite di Hashimoto, patologia non
rara e che secondo un recente studio nel 4% dei casi può
associarsi a gastrite autoimmune3.
Altre
patologie gastrointestinali potenzialmente causa di deficit di B12
sono intuitivamente rappresentate da gastrectomia, bypass o ampie
resezioni dell’ileo terminale, gravi alterazioni della mucosa
intestinale come in corso di malattie infiammatorie croniche o
celiachia4.
A parte
le suddette evenienze, la quota principale dei deficit di B12 è
ascrivibile a insufficienti apporti di cibi di origine animale
(latte, carne, pesce, uova) che sono la fonte primaria di B12, come
ad esempio in caso di diete vegetariane molto restrittive (vegan e
simili) o di grave e prolungata malnutrizione5-8.
Esiste
una correlazione positiva tra concentrazioni sieriche materne di B12
in gravidanza e nel figlio a sei mesi9. I nati da donne
ben nutrite ricevono scorte sufficienti di B12 per via
transplacentare, poi tramite il latte materno o artificiale e con
qualsiasi altro cibo di origine animale dopo lo svezzamento. Una
madre carente di B12 fornirà invece insufficienti apporti di
B12 sia al feto che poi al figlio in caso di allattamento al seno. Si
noti inoltre che la B12 è assente nella maggior parte dei
multivitaminici orali per la prima infanzia.
L’anemia
macrocitica -rarissima in pediatria- ha essenzialmente due cause
possibili e indistinguibili sulla base del solo emocromo: il deficit
di folati o di B12. Il secondo è però l’unico ad
associarsi anche a sintomi neurologici.
Il nostro
caso ci pare istruttivo perché ricorda che:
Una
macrocitosi con MCV 98 fl -come nella nostra paziente- è nei
limiti alti di normalità per un adulto e come tale può
non essere segnalata come patologica dai referti computerizzati
dell’emocromo ma è sicuramente anomala nel secondo
semestre di vita, periodo in cui l’MCV è normalmente
compreso entro 70-75 fl.
Una
macrocitosi associata a sintomi neurologici è quasi
patognomonica per deficit di B12.
Un
ritardo psicomotorio ingravescente anche con regressione dalle
precedenti acquisizioni e variamente associato a sintomi neuromotori
può essere dovuto a deficit di B12, essenziale per lo sviluppo
del sistema nervoso. È ovvia l’opportunità di
diagnosi e terapia precoce.
Un’atrofia
corticale specie fronto-temporale con ritardo della mielinizzazione
dell’encefalo può essere secondaria a deficit di B12 e
reversibile, purché tempestivamente riconosciuta10-12.
Terapie più tardive possono invece associarsi a esiti
permanenti soprattutto sul versante cognitivo.
Nel
deficit di B12 è descritta la possibile insorgenza di
movimenti involontari e/o di crisi epilettiche sia prima che durante
la correzione del deficit; non è noto esattamente il
meccanismo ma si ipotizza che ciò avvenga per una
“riattivazione” di alcune vie metaboliche cerebrali13-17.
Le crisi epilettiche a distanza delle terapia fanno invece parte
degli esiti neurologici non più reversibili.
Conflitto
di interesse: nessuno.
Messaggi
chiave (cosa abbiamo imparato)
In
un lattante con sintomi neurologici e regressione dello sviluppo
psicomotorio pensare anche a un possibile deficit di vitamina B12.
La
corretta e completa lettura dell’emocromo (anemia
macrocitica!?) risulta già molto indicativa della diagnosi,
da confermare con il dosaggio sierico della vitamina B12.
In
un lattante con sospetta o accertata carenza di vitamina B12 è
opportuno indagare anche la madre per individuare un possibile
deficit subclinico materno.
È
essenziale riconoscere tempestivamente il deficit di vitamina B12
perché la precoce correzione dello stesso può
permettere la risoluzione della sintomatologia senza esiti
neurologici a distanza. |
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