Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Febbraio 2011 - Volume XIV - numero 2
M&B Pagine Elettroniche
Caso contributivo
Crying
infant?... non solo coliche!
1UOC
Pediatria e Neonatologia, OORR Penisola Sorrentina, PO Vico Equense,
Asl Napoli 3 Sud
2Clinica
Ortopedica Pediatrica, AOUP Università Federico II, Napoli
3UOC
Patologia Clinica, OORR Penisola Sorrentina, P. Vico Equense, Asl
Napoli 3 Sud
Indirizzo
per la corrispondenza: gfmazzarella@libero.it
Crying
infant?... not only colic!
Key
words septic
arthritis, infant, crying, colic Abstract
A
newborn younger than 30 days old shows a clinical picture very
similar to that of colic: crying episodes, good general
conditions, exclusive breastfeeding, normal weight growth, no
temperature Despite normal laboratory values, a septic arthritis
of the hip does clearly come out in a few days. A timely
antibiotic therapy is administered and prolonged for 4 weeks to
reduce the risk of crippling consequences. Careful consideration
about uncommon disease should not be avoided, even when the
diagnosis seems to be clear. |
|
Una
bambina a poco meno di 30 giorni di vita manifesta una sintomatologia
associabile alle coliche, caratterizzata da pianto acuto episodico,
irritabilità, con condizioni generali e incremento ponderale
soddisfacenti. Dopo una settimana, dato il peggioramento della
sintomatologia, la piccola viene rivisitata dal pediatra che nota una
strana postura dell’arto inferiore sinistro. Viene rapidamente
diagnosticata un’Osteo-Artrite settica dell’anca e
iniziato un adeguato trattamento.
Carmela
(nome di fantasia), nata 25 giorni fa da una buona gravidanza
conclusasi con parto operativo associato a fenomeni neonatali
fisiologici, già da alcuni giorni non è più
tranquilla e manifesta un pianto poco consolabile in alcune ore della
giornata. Si alimenta con il solo latte della mamma, cresce bene. Me
lo avevano detto che poteva avere le coliche…dice la mamma
al pediatra il quale, convinto anche lui della diagnosi date le
apparenti ottime condizioni della piccola, dopo un bilancio di
salute, conferma il sospetto e prescrive i soliti rimedi, sperando
che i successivi due mesi vadano via veloci. Dopo 4-5 giorni la
madre, notando un peggioramento della sintomatologia (episodi di
pianto, irritabilità), pur in assenza di febbre, ricontatta il
pediatra il quale telefonicamente prescrive una differente terapia
per le coliche.
Ma dopo
altri 3-4 giorni, durante i quali la sintomatologia aumentava
progressivamente, grazie soprattutto all’insistenza dei
genitori, la piccola viene ri-visitata attentamente dal pediatra il
quale apprezza -alla sola ispezione- una postura “strana”:
la bambina manteneva la coscia sinistra iper-flessa sul bacino e
leggermente abdotta e ogni tentativo di estendere -seppure
dolcemente- l’arto provocano un sensibile aumento del pianto.
Il pediatra curante, dunque, invia immediatamente la piccola presso
il nostro Pronto Soccorso.
Al
ricovero, appare evidente anche una tumefazione rosea ma non calda
che interessa la parte prossimale dello stesso arto (Figura
1 e Figura 2). Tutto sommato,
però, la piccola non sembra avere un aspetto particolarmente
sofferente: il suo colorito è roseo, non presenta febbre, i
parametri vitali sono nella norma, si alimenta bene e non ha perso
peso rispetto ai giorni precedenti. Viene eseguita una Radiografia
del bacino che esclude lesioni ossee ma evidenzia uno “slargamento
dello spazio articolare coxo-femorale a sinistra associato a una fine
disomogeneità strutturale dell’epifisi prossimale del
femore omolateralmente”, quadro radiologico tipicamente
associato a Osteo-Artrite Settica. Viene subito praticata
un’ecografia delle anche dalla quale emerge la presenza di
“versamento articolare a sinistra che distende la capsula, a
ecostruttura disomogeneamente ipooecogena; la muscolatura
periarticolare appare lievemente ipoecogena rispetto all’arto
contro laterale; è inoltre presente ipervascolarità al
color doppler” (Figura 3).


Figura
3. Ecografia comparativa in cui si apprezza un notevole
versamento articolare a sn che distende la capsula, rispetto
all’articolazione normale a dx

Il
laboratorio d’urgenza mostra una parziale normalità
degli indici infiammatori associata a un certo grado di anemia e una
lieve neutrofilia, ma in assenza di leucocitosi: GB 11.000/mm3 (L
35%, N 51%, M 10%), GR 3.130.000/mm3, Hb 9,8 gr/dl, procalcitonina
0,06 ng/ml, proteina C reattiva, 5,6 mg/l, VES 58. Emocoltura e
urinocoltura eseguite, anch’esse all’ingresso, daranno
esito negativo.
Nell’ipotesi
di un’osteo-artrite settica, consapevoli della importanza di
una terapia tanto tempestiva quanto aggressiva per ridurre al minimo
il rischio di gravi esiti a distanza e considerata la possibile
etiologia a questa età (S. aureus, Streptococco di
gruppo B, E. coli, Haemophylus influentiae ecc.), viene
programmata atrocentesi (praticata 24 ore dopo) (Figura
4) e immediatamente iniziata terapia antibiotica e.v.:
teicoplanina 16 mg/kg/die, ampicillina-sulbactam 150 mg/kg/die,
netilmicina 7 mg/kg/die fino all’esito della coltura del
liquido articolare (dopo 10 gg, sterile); successivamente la terapia
è proseguita e.v. soltanto con teicoplanina e netilmicina per
un totale di 4 settimane1,2.

L’ipotesi
diagnostica viene confermata dalla natura dell’essudato
estratto dall’articolazione: WBC 59.000/ml, neutrofili 88%; la
coltura dà esito negativo, evento frequente associato spesso
alla precedente somministrazione di antibiotici3. Durante
la 2a giornata di ricovero compariva febbre (38.5°c per 12 ore).
Già dopo 3-4 giorni di terapia la bambina mostrava un
miglioramento della sintomatologia: riduzione degli episodi di pianto
e della irritabilità, possibilità di mobilizzarle
delicatamente l’anca senza evocare pianto acuto; relativamente
al monitoraggio strumentale, un costante controllo ecografico
evidenziava la riduzione del versamento articolare, escludendo così
la necessità di una nuova artrocentesi.
Dopo 2
settimane di trattamento antibiotico la sintomatologia era
completamente scomparsa inclusa la tumefazione cutanea (Figura
5). La
terapia è poi proseguita per 4 settimane in totale per via
e.v. e, successivamente, per una settimana con cefradina a 50
mg/kg/die in 2 dosi.

Questo
caso fa seriamente riflettere su una situazione che non raramente
impensierisce il pediatra: la presenza di una sintomatologia
frequente e di scarso impatto sulla salute del bambino, ovvero quella
associata alle “coliche”, la quale può nascondere
un evento tanto raro quanto grave3. Abitualmente, il benessere
generale del bambino, un incremento ponderale costante, l’assenza
di febbre e la mancanza di sintomi inusuali ed evidenti
tranquillizzano il pediatra, come certamente è anche giusto
che sia, ma... mai abbassare la guardia. Sta di fatto che il piccolo
lattante apirettico il quale, in assenza segni clinici evidenti,
mostri irritabilità ed episodi ripetuti di pianto, è un
evento non infrequente: su 100 di tali pazienti condotti al Pronto
Soccorso, dopo controllo clinico e approfondimento diagnostico
ematochimico e strumentale, almeno 5 possono presentare una patologia
importante (Tabella I)3. Le
principali caratteristiche della malattia sono riportate nella
Tabella II.
Patologia |
n° |
% |
Pianto
acuto (causa non dimostrabile) |
65 |
27,3 |
Infezione
virale |
49 |
20,6 |
Reflusso
Gastro-Esofageo |
30 |
12,6 |
Coliche
|
14 |
5,9 |
Gastroenterite |
12 |
5,0 |
Coliche
atipiche |
11 |
4,6 |
Stipsi |
11 |
4,6 |
Bronchiolite |
8 |
3,4 |
Problemi
di alimentazione |
7 |
2,9 |
Otite
media |
7 |
2,9 |
Ernia
inguinale riducibile |
3 |
1,3 |
Effetto
indesiderato associato a vaccinazione |
3 |
1,3 |
Frattura
della clavicola |
2 |
0,8 |
Infezione
delle vie urinarie |
2 |
0,8 |
Altro* |
14 |
5,9 |
Totale |
238 |
100,0 |
*include
1 caso per ciascuna delle seguenti patologie: cellulite, dermatite,
meteorismo, S. di West, nefrolitiasi, candidosi, pronazione dolorosa
del gomito, trauma dito del piede, atrofia muscolare spinale tipo 1,
batteriemia, calcolosi della colecisti, invaginazione intestinale,
ematoma epidurale, leucemia linfoblastica acuta (da ref 3)
Nel
nostro caso la tempestività dell’inizio della terapia,
ancor prima della certezza di laboratorio della diagnosi, è
stata di fondamentale importanza per ridurre il più possibile
le probabilità di esiti invalidanti (coinvolgimento dei nuclei
di accrescimento, accorciamento dell’arto, osteomielite).
Incidenza:
sconosciuta, comunque rara
Sintomatologia
tipica: irritabilità, immobilità
dell’articolazione, arto flesso e abdotto, tumefazione
dolorosa, spesso febbre
Gravità
e prognosi: frequenti esiti invalidanti per danni a carico
della cartilagine articolare e della cartilagine metafisaria di
accrescimento
Iter
diagnostico specifico: rx, ecografia, esame e coltura
dell’essudato aspirato dall’articolazione
Trattamento:
aggressivo e tempestivo, di lunga durata (4 settimane), con
associazioni di antibiotici. Drenaggio chirurgico |
Cosa
abbiamo imparato
Ciascuno
di noi è costantemente esposto al rischio di ipotizzare, con
maggior probabilità, le patologie che meglio conosce perché
più frequentemente incontrate nella propria quotidianità:
considerare come possibili malattie più rare, sebbene possa
sembrare “inopportuno” e raramente portare a risultati
concreti, è certamente utile e, tra l’altro,
contribuisce a mantenerci “in esercizio”.
I
genitori vanno comunque ascoltati.
La
tempestività dell’azione ripaga, anche se talvolta può
esporre al rischio di un over-treatment: dipende, come sempre, dal
rapporto costo-beneficio dell’intervento alla luce delle
ipotesi diagnostiche e dei possibili esiti sulla salute di una
diagnosi tardiva.
- Gutierrez K. Bone and joint infections in children. Pediatr Clin North Am 2005;52:779-94.
- Schwentker EP. Pediatric Septic Arthritis Surgery, Pediatrics. http://emedicine.medscape.com/article/1259337-overview (Ultimo accesso: aprile 2010).
- Freedman SB, Al-Harthy N, Thull-Freedman J. The crying infant: diagnostic testing and frequency of serious underlying disease. Pediatrics 2009;123:841–8.
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