Rivista di formazione e aggiornamento di pediatri e medici operanti sul territorio e in ospedale. Fondata nel 1982, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri.
Novembre 2003 - Volume VI - numero 9
M&B Pagine Elettroniche
Avanzi
Novità,
riflessioni, contributi e proposte,
Rischio
di progressione nei bambini sieropositivi per HIV trattati o meno con
AZT.
La
frequenza di sieropositività nei bambini in Italia e in Europa
è bassa ma il problema resta dilagante in tutto il resto del
mondo. Questo lavoro cerca di valutare i fattori predittivi di
progressione a breve termine (1 anno) dell'HIV nei bambini
sieropositivi e di rispondere alla domanda circa il quando cominciare
o modificare un'eventuale terapia combinata con i farmaci
anti-retrovirali in età pediatrica. Viene portata a termine
una complicata meta-analisi degli studi compiuti in Europa e negli
States dal 1983 al 2002 (3941 bambini raccolti in 8 studi di coorte e
9 RCT) con valutazione longitudinale dei risultati raccolti.
L'esposizione dei risultati è piuttosto complessa alla luce
dei tanti bias che possono intervenire in studi tanto diversi tra
loro e del profondo mutamento scientifico avvenuto nel periodo in
studio. Ma il messaggio conclusivo è molto semplice e chiaro:
la percentuale di linfociti CD4 e la carica virale sono i due fattori
più importanti, indipendenti tra loro. Inoltre a parità
di CD4, i bambini sotto i 2 anni vanno peggio. Sopra i 2 anni il
rischio di presentare eventi tipici dell'AIDS è molto alto
se i CD4 sono <15% (il rischio di morte è alto se i CD4
sono <10%). Il rischio di progressione a distanza di 1 anno è
peggiore per cariche virali superiori a 105 copie/ml e tale marker
non era correlato all'età. Periodiche misurazioni della
carica virale non sono poi fondamentali, infatti potrebbe essere
sufficiente determinare la percentuale di CD4 con un relativamente
economico citofluorimetro. Emergono quindi valori di riferimento
utili nel bambino per decidere quando avviare, sospendere ed
eventualmente ricominciare la terapia anti-retrovirale potendo così
ridurre al minimo gli effetti collaterali dei suddetti farmaci ed
ottimizzarne l'efficacia. (The Lancet 2003;362:1605-11).
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